Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Settecento: Orelli Giuseppe

PITTORI: Orelli Giuseppe

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

ORELLI GIUSEPPE

1770-1780

Cene, chiesa di san Zenone

 

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

Giuseppe Orelli dipinse questo sant'Agostino nella seconda metà del Settecento nella chiesa parrocchiale di Cene. Di antica costruzione  la chiesa parrocchiale, dedicata a San Zenone fu edificata nel 1142. Ricostruita nel 1749 dall'architetto Luca Lucchini di Certenago, venne ampliata nel 1929.

La pittura è stata eseguita con la tecnica ad affresco ed è in buono stato di conservazione. Il santo vi appare nella sua dignità episcopale seduto mentre tiene aperto un gran libro. In testa porta la mitra e secondo la consuetudine del secolo il viso è coperto da una folta barba e baffi.

Agostino viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.

Il primo a parlare di Agostino come Dottore della Chiesa fu Beda il Venerabile che lo elencò assieme ai santi Gerolamo, Ambrogio e Gregorio papa in un suo scritto dell'VIII secolo. Questo elenco fu approvato il 24 settembre 1294 con lettera di conferma liturgica di papa Bonifacio VIII stilata ad Anagni.

 

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6

 

 

Orelli Giuseppe Antonio Felice

Nasce a Locarno nel 1706 e vi muore attorno al 1776, figlio di Baldassarre, pittore e decoratore, capostipite di una bottega operante in territorio ticinese e lombardo, e di Annunciata Maria Teresa Tuone. Avviato dal padre all'attività artistica, studiò e si formò probabilmente a Milano. Il suo trasferimento a Bergamo, attorno alla metà del XVIII secolo, inaugura la fase di maggiore attività della sua bottega, cui collaborarono i figli Baldassarre e Vincenzo Angelo. Alla produzione di affreschi e pale per le chiese bergamasche si aggiunsero pitture decorative per le residenze dell'aristocrazia lombarda. Numerose sono anche le sue opere attestate in patria, dove rientrò nel 1768. L'opera di Orelli, tra i più significativi esponenti del Settecento pittorico ticinese, si inserisce nella corrente del barocchetto lombardo.