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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Settecento: Serpotta GiacomoPITTORI: Serpotta Giacomo
Agostino monaco e teologo
GIACOMO SERPOTTA
1711-1729
Palermo, chiesa di S. Agostino
Agostino monaco e grande teologo
Si tratta di un pregevole stucco che fu eseguito da Giacomo Serpotta per la chiesa di sant'Agostino a Palermo. La scena rappresentata è piuttosto inusuale e originale nella struttura compositiva. Il santo, dall'aspetto molto giovanile è vestito con un monaco agostiniano: con la mano sinistra tiene un grande libro aperto, mentre con la destra aperta a cinque dita vuole accompagnare lo sforzo espositivo. Ai suoi piedi due angioletti si guardano con ingenuità tenendo un libro chiuso. Quella che sembra una grande nuvola avvolge Agostino e i due angioletti. Giacomo Serpotta nacque a Palermo nel 1656 e morì nella stessa città nel 1732. Fu un ottimo scultore e decoratore; il principale esponente di una famiglia di scultori siciliani. I suoi metodi per la generazione dell'illusione della prospettiva e delle sue disposizioni asimmetriche decorazioni di due o più indipendenti si sono trasformati in principi di base del sistema del ornamentale usato dagli artisti tedeschi del periodo di Rococo.
Gli oratori decorati a Palermo da Serpotta, rimasti intatti nel corso del tempo, costituiscono l'esempio più alto della produzione artistica del Serpotta. Ricordiamo soprattutto l'oratorio di S. Lorenzo (1699-1706) con storie dei SS. Lorenzo e Francesco, l'oratorio del Rosario in S. Domenico, (1710-1717); l'oratorio del Rosario in S. Cita (1686-1718), con la celeberrima scultura sulla parete all'ingresso con i misteri del Rosario e la scena della battaglia di Lepanto.
Nel 1680 realizza la statua equestre di Carlo II a Messina, oggi scomparsa. Al 1711-20 risale l'intervento in S. Agostino, l'impresa più monumentale e difficile della sua carriera, a motivo delle dimensioni della chiesa. Verso il 1723 realizza le statue allegoriche della basilica di S. Francesco, mentre al 1729 risale l'ultimo intervento dell'artista a Palermo, cioè la decorazione plastica del presbiterio della chiesa di S. Matteo, sede della Congregazione del Miseremini, di cui Serpotta faceva parte. Giacomo Serpotta muore il 27 febbraio del 1732 dopo aver completato la decorazione dell'oratorio di S. Francesco di Paola (distrutto nel 1942) e il suo corpo verrà tumulato per disposizione testamentaria nella chiesa di S. Matteo al Cassaro.
La arte passerà, sia pure con minore ispirazione, al figlio Procopio e da questi al nipote Giovan Maria, figura minore ma testimone dell'attività di questa famiglia di artigiani-artisti fino alla prima metà del secolo XIX.
Agostino dopo il suo ritorno in Africa condusse una vita appartata prima a Tagaste nella sua città natale e poi anche a Cartagine. In questo periodo, assieme ad amici, fonda delle piccole comunità, che sono le prime esperienze di quelle che diventeranno negli anni seguenti dei veri e propri monasteri. L'iconografia agostiniana ha sempre privilegiato, specialmente alle origini della fondazione dell'ordine agostiniano nel XIII secolo la figura dell'Agostino monaco, riconoscendo nel santo l'autentico fondatore dell'ordine stesso. In queste rappresentazioni il santo appare con la tradizionale veste nera dei monaci agostiniani.
Ricevuta la grazia, insieme con altri concittadini e amici che ugualmente servivano a Dio, volle tornare in Africa, alla sua casa e ai suoi campi. Tornato, vi rimase circa tre anni; e dopo aver ceduto quei beni, insieme con quelli che gli erano vicini viveva per Dio, con digiuni preghiere buone opere, meditando notte e giorno la legge del Signore. 3. 2. E tutto ciò che Dio faceva comprendere a lui che meditava e pregava, egli faceva conoscere a presenti e assenti con discorsi e libri.
POSSIDIO, Vita beati Augustini 3, 1.