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PITTORI: Simone Martini

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa nel Polittico di Santa Caterina di Martini Simone

Agostino vescovo (a destra) nel Polittico di Santa Caterina

 

 

SIMONE MARTINI

1320

Pisa, Museo Nazionale di San Matteo

 

Polittico di Santa Caterina con la Vergine e santi

 

 

 

 

Simone Martini nasce a Siena nel 1284, della sua formazione artistica si sa poco. In molti critici suppongono che egli fosse allievo del pittore Duccio di Buoninsegna. Martini Simone è stato uno degli artisti più originali e più influenti della scuola di Senese. Alle tecniche per indicare lo spazio tridimensionale sviluppate da Duccio di Buoninsegna, Simone aggiunge il profilo raffinato della linea e la serenità dei sentimenti. In Toscana eseguì alcuni importanti lavori, tra cui un polittico per la chiesa di Santa Caterina d'Alessandria (1320) a Pisa (oggi conservato nel Museo Nazionale Di San Matteo della medesima città) e un altro, oggi smembrato, per San Domenico di Orvieto. Simone Martini ha vissuto in Assisi per un certo tempo, dove ha prodotto uno dei suoi affreschi più grandi, che illustra le scene dalla vita di san Martino. Nel 1339, su richiesta del papa Benedetto XII, va ad Avignone, dove ha eseguito gli affreschi nel palazzo papale e nella cattedrale.

Il Museo Nazionale di san Matteo a Pisa conserva questa che è la più grande pala mai realizzata da Simone Martini. Essa è composta da sette elementi principali. Agostino si trova nella predella assieme a san Tommaso d'Aquino nel terz'ultimo scomparto a destra. Martini ci propone in questo caso una rappresentazione iconografica tradizionale del santo, in cui prevalgono i suoi attributi vescovili, con bastone, libro in mano, mitra ed abiti riccamente elaborati.

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6

 

 

Simone Martini

Simone Martini nasce a Siena nel 1284. Si suppone che sia stato allievo di Duccio da Buoninsegna. Del 1315 è la sua prima Maestà a Siena. Martini è ancora molto giovane, ma sicuramente è già un pittore qualificato. Nel 1321, l'affresco verrà ritoccato dallo stesso autore: un documento del 1317 attesta il pagamento a suo favore da parte di Roberto d'Angiò, forse come ricompensa per la tavola che raffigura San Ludovico di Tolosa (fratello di Roberto) che incorona il d'Angiò. In quegli anni il pittore lavora alla decorazione della cappella di San Martino nella Basilica Inferiore di San Francesco ad Assisi. Considerata la più alta espressione dei valori cortesi e cavallereschi, la cappella rappresenta un perfetto connubio tra valori religiosi e laicità. Nel 1319 la presenza di Martini è attestata a Pisa, dove dipinge un polittico per la chiesa del convento di Santa Caterina. Dal 1320 in poi il pittore e la sua bottega producono molti altri politici di pregio, oggi disseminati in numerose città del mondo, da Orvieto a Boston, a Cambridge. Numerosi documenti evidenziano un continuo rapporto di lavoro con la città di Siena. Del 1328 è l'affresco dedicato a Guidoricco da Fogliano, conquistatore di Montemassico, un'opera che fronteggia la Maestà nel Palazzo pubblico. Nel 1333 Martini giunge a Firenze, dove dipinge l'Annunciazione oggi agli Uffizi. Negli anni successivi, probabilmente a partire dal 1339, il pittore si trasferisce ad Avignone, presso la Corte papale dove trascorrerà il resto della vita. Egli lavora per papa Benedetto XII, producendo opere in gran parte perdute. Fa eccezione un polittico dedicato a Napoleone Orsini. Martini è il primo artista a portare oltralpe lo stile artistico italiano. La sua presenza in Francia è di fondamentale importanza poichè ha contribuito alla nascita di un gotico internazionale, che si diffonde grazie all'opera dei miniatori. Anche Martini è un miniatore: ne conserviamo il frontespizio di un manoscritto di Virgilio con note di Petrarca. Il pittore muore ad Avignone nel 1344.