Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Trecento: Tommaso da Modena

PITTORI: Tommaso da Modena

Agostino in ginocchio dinanzi al Cristo in trono di Tommaso da Modena

Agostino in ginocchio dinanzi al Cristo in trono

 

 

TOMMASO DA MODENA

1326-1379

Venezia, Biblioteca Marciana, ms. Lat. II 60

 

Agostino in ginocchio dinanzi al Cristo in trono

 

 

 

 

Questa miniatura ha uno speciale tono cromatico che rende un poco più viva una scena che di per sé è piuttosto statica e leziosamente narrativa. Tommaso da Modena la dipinse fra il 1482 e il 1505. Il manoscritto è oggi conservato alla Biblioteca Marciana a Venezia. All'azzurro del cielo si contrappone una serie di tonalità giallastre terrestri: il Cristo è assiso in trono e mostra ad Agostino le proprie stimmate in segno di pace. Agostino se ne sta in ginocchio vestito da vescovo, con la mitra in testa e il bastone pastorale: ha una lunga barba bianca e le mani sono congiunte in preghiera.

La tesi più profonda e più frequente dell'ecclesiologia agostiniana è quella della Chiesa, Corpo mistico di Cristo o della Chiesa-comunione, comunione dei membri con Cristo e tra loro. C'era da aspettarsi che il vescovo d'Ippona, parlando della preghiera, ne traesse tutte le conseguenze. Lo fece, infatti, e con tanta insistenza e abbondanza da destare meraviglia in chi non conosca il teologo e il mistico Agostino, che fu un grande innamorato di Cristo. Tali conseguenze trasse soprattutto nell'immensa opera delle Esposizioni sui Salmi, in cui è dominante la spiegazione cristologica ed ecclesiologica. In essi egli sente la voce di Cristo e la voce della Chiesa: di Cristo che parla in nome del suo Corpo mistico, della Chiesa che, unita al suo Capo, loda, implora, canta lungo il pellegrinaggio terreno:

" Dobbiamo sentire ormai nota e familiare, come fosse la nostra, la sua voce in ogni salmo, sia che canti o che gema, si allieti nella speranza o sospiri nella realtà ". Una sintesi di quest'aspetto della preghiera cristiana, così caro al vescovo d'Ippona, si trova all'inizio del commento al Salmo 105. Vi si legge: " Il Signore nostro Gesù Cristo è colui che prega per noi, che prega in noi, che è pregato da noi. Prega per noi come nostro sacerdote, prega in noi come nostro capo, è pregato da noi come nostro Dio. Riconosciamo in lui la nostra voce e noi la sua ". Sintesi stupenda, segno di acume e di maturità di pensiero. L'oratore continua spiegando: " Noi preghiamo rivolti a Lui, preghiamo per mezzo di Lui, preghiamo in Lui. Ciò che diciamo, lo diciamo con lui ed egli lo dice con noi ... è Cristo che parla e sono io che parlo ". E ammonisce: " Non dire nulla senza di Lui ed Egli non dice nulla senza di te."

Ammonimento severo insieme e consolante, che riassume l'aspetto più profondo della nostra preghiera, la quale o è unita a Cristo o non è cristiana.

 

 

Tommaso da Modena

Tommaso da Modena, pseudonimo di Tommaso Barisini (Modena, 1326 - 1379), fu pittore e miniatore italiano. Abbiamo ben poche informazioni sulla sua attività giovanile, cui vanno ascritti alcuni affreschi nel Duomo di Modena e due notevoli tavolette a Modena presso la Galleria Estense ed a Bologna presso la Pinacoteca.

In questa città Tommaso recepì il naturalismo della scuola locale, ma non fu influenzato dalle esperienze più originali come l'espressionismo di Vitale da Bologna. Molto importante è la successiva attività a Treviso che si sviluppò a varie riprese. A una prima fase (1352) risalgono i 40 ritratti di domenicani nella Sala capitolare del Convento di San Nicolò; successivi sono gli affreschi sui pilastri dell'attigua chiesa, come San Gerolamo e Sant'Agnese. Soprattutto nella serie dei Ritratti di Domenicani dimostrò una pittura realisticamente concreta, che non trova riscontro in artisti coevi. Tommaso in questa occasione ritrasse quaranta membri illustri dell'ordine, ciascuno seduto al suo scranno, in pose reali e così significativamente caratterizzate da far pensare che si sia servito di modelli, magari gli stessi frati del convento. Negli affreschi sono raffigurati uomini giovani e meno giovani, ciascuno occupato in un attività diversa che si esprime con gesti eloquenti e peculiari. Il realismo arriva a tal punto da raffigurare qualcuno con le sue malattie, qualcun altro con la barba incolta, tanto da avere un campionario di personaggi dove, per la prima volta, viene tentato uno studio psicologico.

Nel 1355 Tommaso dipinse delle tavolette per la moglie dell'imperatore Carlo IV, a testimoniare l'altissima fama della quale godeva, opere che si trovano al Castello di Karlstein. La migliore vena narrativa venne espressa anche nelle Storie di Sant'Orsola nella chiesa di Santa Margherita, che risalgono al 1360-1366, oggi nella chiesa di Santa Caterina. La forma è vivace ed immediata, la mimica varia ed efficace, la varietà dei personaggi e dei costumi è amplissima. Altre opere sono conservate a Baltimora, Treviso, Verona e Modena. Di grande importanza sono pure le sue miniature che hanno trattato spesso la figura di Agostino.