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PITTORI: Tommaso da Modena

Agostino in trono parla con un suo monaco in preghiera di Tommaso da Modena

Agostino in trono parla con un suo monaco in preghiera

 

 

TOMMASO DA MODENA

1326-1379

Venezia, Biblioteca Marciana, ms. Lat. II 60

 

Agostino in trono parla con un suo monaco in preghiera

 

 

 

 

La miniatura è tratta dal libro Orationes ex meditationibus et ex soliloquiis conservato alla Biblioteca Marciana a Venezia. La scena ci presenta un monaco in saio nero in ginocchio e in preghiera dinanzi ad Agostino seduto sulla cattedra episcopale che sta impartendo indicazioni al giovane frate.

La nascita dell'Ordine agostiniano, soprattutto nel Trecento e Quattrocento, costituì un forte stimolo alla produzione iconografica che celebrava le attività e i lavori quotidiani che contraddistinguevano la vita nei monasteri medioevali. I miniaturisti e i pittori cercarono inoltre di riprodurre fedelmente i rapporti che intercorsero fra Agostino e le sue comunità monastiche con l'evidente scopo di sottolineare la continuità fra gli antichi e i contemporanei insediamenti monastici.

Quando arriva a scrivere che i monaci si sostengono con il lavoro delle proprie mani, aggiunge press'a poco un discorso come il seguente. Questi monaci praticano dei digiuni veramente incredibili, non rifocillando il corpo che una volta al giorno al fare della sera. Si può spiegare tale digiuno a partire dal loro lavoro manuale? Per vivere e per avere beni da mettere in comune si guadagnano i mezzi con il lavoro delle proprie mani e - qualcuno potrebbe pensare - lavorano talmente tanto da dedicarsi per questo alla pratica del digiuno. Sbaglia chi pensasse in questo modo : nella loro vita monastica il digiuno entra non per motivo economico, e neanche come ideale ascetico nel senso di un mezzo cioè che permette di avvicinarsi a Dio perché diventato l'uomo più libero delle cose di questo mondo.

Essi vivono un digiuno che, certamente, ha un rigore ascetico, ma a ben guardare esso non è altro che la traduzione ascetica della regola di carità che troviamo affermata nelle Lettere di Paolo.

Anche se l'Ordine agostiniano è abitualmente conosciuto come Ordine di Sant'Agostino (Ordo Sancti Augustini, OSA), Agostino non ne è il fondatore. Fu papa Alessandro IV a volerlo, ma questo non significa che non ci sia un vitale e spirituale rapporto tra Agostino e l'OSA, poichè è possibile provare la continuità storica tra Agostino e l'OSA. Dopo la conquista araba del nord d'Africa nel secolo VII, il monachesimo agostiniano si trasferì e si sviluppò in Europa. I movimenti eremitici dei secoli XII e XII, che avevano segnato una reazione contro il declino dell'ideale monastico delle abbazie, furono chiamati dai Papi all'apostolato nelle crescenti città.

Così i Papi segnalarono il ruolo apostolico anche agli eremiti agostiniani. A questo scopo il Papa Alessandro IV proclamò il 9 aprile 1256, nella bolla Licet Ecclesiae Catholicae l'unione degli eremiti della Tuscia, dei Giamboniti, degli eremiti del Brettino, dei Guglielmiti e di altri eremiti di sant'Agostino. Questa unione è conosciuta come la grande unione (Magna Unio). Il nuovo Ordine ottenne i privilegi degli Ordini mendicanti, e si diffuse per quasi tutta l'Europa.

Alla fine del medioevo c'erano circa 2.000 conventi, con 30.000 membri. L'attività del nuovo Ordine fu prevalentemente lo studio e la predicazione. Unirono la vita contemplativa e quell'attiva, la perfezione individuale si cercava attraverso la preghiera e la pratica dei voti, e la santificazione del prossimo per un largo esercizio dell'attività apostolica.

 

 

Tommaso da Modena

Tommaso da Modena, pseudonimo di Tommaso Barisini (Modena, 1326 - 1379), fu pittore e miniatore italiano. Abbiamo ben poche informazioni sulla sua attività giovanile, cui vanno ascritti alcuni affreschi nel Duomo di Modena e due notevoli tavolette a Modena presso la Galleria Estense ed a Bologna presso la Pinacoteca.

In questa città Tommaso recepì il naturalismo della scuola locale, ma non fu influenzato dalle esperienze più originali come l'espressionismo di Vitale da Bologna. Molto importante è la successiva attività a Treviso che si sviluppò a varie riprese. A una prima fase (1352) risalgono i 40 ritratti di domenicani nella Sala capitolare del Convento di San Nicolò; successivi sono gli affreschi sui pilastri dell'attigua chiesa, come San Gerolamo e Sant'Agnese. Soprattutto nella serie dei Ritratti di Domenicani dimostrò una pittura realisticamente concreta, che non trova riscontro in artisti coevi. Tommaso in questa occasione ritrasse quaranta membri illustri dell'ordine, ciascuno seduto al suo scranno, in pose reali e così significativamente caratterizzate da far pensare che si sia servito di modelli, magari gli stessi frati del convento. Negli affreschi sono raffigurati uomini giovani e meno giovani, ciascuno occupato in un attività diversa che si esprime con gesti eloquenti e peculiari. Il realismo arriva a tal punto da raffigurare qualcuno con le sue malattie, qualcun altro con la barba incolta, tanto da avere un campionario di personaggi dove, per la prima volta, viene tentato uno studio psicologico.

Nel 1355 Tommaso dipinse delle tavolette per la moglie dell'imperatore Carlo IV, a testimoniare l'altissima fama della quale godeva, opere che si trovano al Castello di Karlstein. La migliore vena narrativa venne espressa anche nelle Storie di Sant'Orsola nella chiesa di Santa Margherita, che risalgono al 1360-1366, oggi nella chiesa di Santa Caterina. La forma è vivace ed immediata, la mimica varia ed efficace, la varietà dei personaggi e dei costumi è amplissima. Altre opere sono conservate a Baltimora, Treviso, Verona e Modena. Di grande importanza sono pure le sue miniature che hanno trattato spesso la figura di Agostino.