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PITTORI: Tommaso da Modena

Agostino vescovo e dottore della Chiesa di Tommaso da Modena

Agostino vescovo e dottore della Chiesa

 

 

TOMMASO DA MODENA

1326-1379

Venezia, Biblioteca Marciana, ms. Lat. II 60

 

Agostino vescovo e dottore della Chiesa

 

 

 

 

La miniatura è tratta dal libro Orationes ee meditationibus et ex soliloquiis, dipinto sul finire del '400. Il testo è oggi conservato alla Biblioteca Marciana a Venezia. La scena immaginata da Tommaso da Modena è semplice: Agostino è ritto in piedi in mezzo a un paesaggio poco significativo. Due piccole montagne si stagliano all'orizzonte di prati verdi con rari alberi senza foglie. Agostino è vestito da vescovo, ha in mano il bastone pastorale mentre con l'altra regge un libro chiuso. In testa ha una mitra e un nimbo. La barba è lunga e grigia, il viso piuttosto segnato dal tempo rivela attenzione e meditazione.

Il santo viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6

 

 

Tommaso da Modena

Tommaso da Modena, pseudonimo di Tommaso Barisini (Modena, 1326 - 1379), fu pittore e miniatore italiano. Abbiamo ben poche informazioni sulla sua attività giovanile, cui vanno ascritti alcuni affreschi nel Duomo di Modena e due notevoli tavolette a Modena presso la Galleria Estense ed a Bologna presso la Pinacoteca.

In questa città Tommaso recepì il naturalismo della scuola locale, ma non fu influenzato dalle esperienze più originali come l'espressionismo di Vitale da Bologna. Molto importante è la successiva attività a Treviso che si sviluppò a varie riprese. A una prima fase (1352) risalgono i 40 ritratti di domenicani nella Sala capitolare del Convento di San Nicolò; successivi sono gli affreschi sui pilastri dell'attigua chiesa, come San Gerolamo e Sant'Agnese. Soprattutto nella serie dei Ritratti di Domenicani dimostrò una pittura realisticamente concreta, che non trova riscontro in artisti coevi. Tommaso in questa occasione ritrasse quaranta membri illustri dell'ordine, ciascuno seduto al suo scranno, in pose reali e così significativamente caratterizzate da far pensare che si sia servito di modelli, magari gli stessi frati del convento. Negli affreschi sono raffigurati uomini giovani e meno giovani, ciascuno occupato in un attività diversa che si esprime con gesti eloquenti e peculiari. Il realismo arriva a tal punto da raffigurare qualcuno con le sue malattie, qualcun altro con la barba incolta, tanto da avere un campionario di personaggi dove, per la prima volta, viene tentato uno studio psicologico.

Nel 1355 Tommaso dipinse delle tavolette per la moglie dell'imperatore Carlo IV, a testimoniare l'altissima fama della quale godeva, opere che si trovano al Castello di Karlstein. La migliore vena narrativa venne espressa anche nelle Storie di Sant'Orsola nella chiesa di Santa Margherita, che risalgono al 1360-1366, oggi nella chiesa di Santa Caterina. La forma è vivace ed immediata, la mimica varia ed efficace, la varietà dei personaggi e dei costumi è amplissima. Altre opere sono conservate a Baltimora, Treviso, Verona e Modena. Di grande importanza sono pure le sue miniature che hanno trattato spesso la figura di Agostino.