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Dottori della Chiesa con i Simboli dei quattro evangelisti e il Cristo Redentore benedicente
VITALE DA BOLOGNA
1325-1375
Vicenza, chiesa di sant'Agostino
Dottori della Chiesa con i Simboli dei quattro evangelisti e il Cristo Redentore benedicente
L'affresco dipinto da Vitale da Bologna a metà Trecento per la chiesa di sant'Agostino a Vicenza ci presenta le figure dei quattro Dottori della Chiesa con i simboli dei quattro Evangelisti cui si aggiunge un Cristo benedicente.
Agostino viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.
Il primo a parlare di Agostino come Dottore della Chiesa fu Beda il Venerabile che lo elencò assieme ai santi Gerolamo, Ambrogio e Gregorio papa in un suo scritto dell'VIII secolo. Questo elenco fu approvato il 24 settembre 1294 con lettera di conferma liturgica di papa Bonifacio VIII stilata ad Anagni.
La chiesa di sant'Agostino è in stile romanico e sorge nella frazione omonima urbana di Vicenza. L'edificio ricorda che qui sorgeva un'abbazia - con chiesa, convento e chiostro - che ebbe vita movimentata. Su edifici preesistenti, l'abbazia fu costruita dai Francescani fra il 1322 e il 1357, e, alla fine del secolo, fu oggetto di contesa fra l'ordine di San Giovanni di Gerusalemme e la curia vescovile di Vicenza. Nel Quattrocento il complesso fu assegnato ai Canonici di San Giorgio in Alga, guidati da Lorenzo Giustiniani, che poi divenne patriarca di Venezia e quindi santo. Con la soppressione del monastero - avvenuta nel 1668 - il complesso cadde in rovina. Il convento ebbe un crollo nel corso dell'Ottocento e la chiesa fu chiusa nel 1899. Dopo un primo restauro - iniziato nei primi anni del Novecento, ma terminato negli anni '40 - la chiesa fu riaperta al culto.
Vitale degli Equi detto Vitale da Bologna
Sono scarne le notizie di Vitale da Bologna (1308-1361), che viene considerato uno dei massimi artisti della cultura figurativa trecentesca. Si forma nella sensibilità del gotico bolognese. A Bologna è attivo dal 1330 e in questa città esegue lavori per la cappella Odofredi nel convento di San Francesco. Successivamente esegue l'Ultima cena, un affresco staccato e conservato alla Pinacoteca di Bologna e per il convento dei Francescani di Bologna realizza l'affresco della Resurrezione. In queste pitture Vitale esprime un'interpretazione del gotico molto personale, con accenti di drammaticità e di forte cromatismo. Inizia a dipingere gli affreschi nella chiesa di Santa Maria o Santa Apollonia di Mezzaratta e le tavole dell'Oratorio di Santa Maria dei Denti, ma è costretto a interrompere l'opera forse a causa della peste. Abbandona Bologna per trasferirsi a Udine, dove esegue gli affreschi con le Storie di S. Nicolò nel Duomo di Udine (1349-1350). Ritornato a Bologna in Santa Maria dei Servi dipinge gli affreschi con le Storie della Vergine e della Maddalena. Lavora saltuariamente anche all'Abbazia di Pomposa, dove affresca le Storie di Sant'Eustachio nella calotta dell'abside. In questo periodo Vitale riesce a costruisce un rapporto più pieno tra figure e ambiente descrivendo con più umanità i personaggi. Abbandona i legami con l'arte gotica, per seguire i nuovi riferimenti dell'arte giottesca. Questi ultimi elementi diventano evidenti nel Polittico di S. Salvatore del 1353, in cui è ancora vivace la presenza di più maniere che caratterizzano l'arte di Vitale.