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Conventi agostiniani: Montebruno

La chiesa e il convento

La chiesa e il convento di Montebruno

 

 

CONVENTO AGOSTINIANO A MONTEBRUNO

 

 

 

Il Santuario di Nostra Signora di Montebruno fu costruito nel 1486 sulla sponda di destra del fiume su iniziativa del frate agostiniano Battista Poggi a ricordo della miracolosa apparizione della Vergine avvenuta nel 1478 ad un pastorello muto. Riacquistata la parola, il ragazzo annunciò il prodigio richiamando sul luogo la popolazione che trovò su un tronco di faggio una statua della Vergine che oggi è collocata sull'altare maggiore.

Della presenza del Santuario ci ha lasciato un ricordo anche il Giustiniani: "E passato il giogo quale è distante dal mare quindeci miglia, si trova di là al piede di quello Montebruno, col Monastero dei soccolanti di S. Agostino, monastero di gran devotione, vicino al quale ha origine il fiume Trebia."

La chiesa, a tre navate, rivela nelle arcate ogivali l'origine tardo-quattrocentesca con uno stile di aspetto gotico, ma la ridondante decorazione in stucchi dorati e la sostituzione dei pilastri alle colonne, il grandioso altare in marmi policromi evidenziano i pesanti apporti dello stile barocco.

La facciata del santuario fu ricostruita in stile neoclassico, con lesene e timpano in cotto, nel 1897. Al suo interno è conservato un antico Crocifisso in legno seicentesco, una tela di Scuola Ligure dello stesso secolo, una tela di Agostino Ratti del 1750 e un antico confessionale del 1600. Al centro del presbiterio s'innalza la nicchia in cui è custodita l'immagine venerata della Vergine, che consiste in un'arcaica statua lignea. Sul lato di sinistra si può osservare un affresco di Giovanni Quinzio (1832-1918) che racconta la storia del fatto prodigioso all'origine della nascita del Santuario.

Nel coro, dove sono stalli lignei seicenteschi, si trova un riquadro ad affresco raffigurante il Battesimo di Sant'Agostino, attribuito a Ottavio Semino (1520-1604). Nel convento degli Agostiniani è interessante la sala del refettorio, oggi trasformata in cappella, con l'affresco dell'Ultima Cena sulla parete di fondo, di autore ignoto del Cinquecento. Da ricordare anche un episodio della vita di Sant'Agostino sulla parete opposta.

Dal granaio del convento del Santuario è stato ricavato la spazio dove è allestito il Museo di cultura contadina dell'Alta Val Trebbia.

Nel santuario trovano posto sette altari. Oltre a quello principale dedicato alla Vergine, vi sono altari dedicati a S. Antonio Abate, S. Giuseppe, San Nicola da Tolentino, Nostra Signora della Consolazione, S. Tommaso da Villanova e quello del SS. Crocifisso. Oltre alla famiglia dei Conti Fieschi che ai tempi della fondazione del Santuario era feudataria delle terre, fra i benefattori vanno ricordati i Principi Doria che nel 1612 ampliarono il convento. "Oltre a ciò gli avea già fatto dono della piazza il 25 dicembre dell'anno 1566 il chiaro Pagano Doria. "

Nel 1738 il R. P. Bernardo Isola da Rovegno, essendo devotissimo alla Nostra Signora di Montebruno fece costruire a proprie spese la sacrestia. Nel 1749 fece erigere la cappella di San Giuseppe e l'anno successivo la scalinata in marmo bianco.

 

 

 

CONVENTO E CHIESA DI NOSTRA SIGNORA

di Andrea Leonardi

 

 

Il complesso è costruito in posizione isolata sulla riva destra del fiume Trebbia "e vi è per passarlo il suo ponte in pietra" (Relazione sullo stato dei conventi, 1650, c. 86). Trattandosi di un monastero finito, la Relazione del 1650 è eccezionalmente dettagliata: "il claustro è quadrato, a piano di esso vi è il refettorio, cucina, capitolo, dispensa, granaro, mandraccio e panetteria con forno e di sotto la cantina e altre stanze. In mezzo al claustro la sua cisterna e da un lato di detto monastero vi è una stanza per il fieno e la legna e sopra li claustri vi è il dormitorio con suo numero di camere abitabili venti, con sue logge attorno per uso dei padri e forestieri". Grazie all'intervento del principe Giovanni Andrea Doria I (1539-1606), il convento risulta completato nella parte verso tramontana già nel 1612. Nella descrizione di Antonio Pitto del 1878 (Storia del santuario di Montebruno, p. 36), la chiesa, a tre navate, è detta "di architettura antica, come dicono gotica".

In realtà, la chiesa aveva avuto fin dal Seicento lavori notevoli, attualmente si presenta suddivisa per mezzo di arcate ogivali su pilastri. La decorazione della facciata è del 1897, quella del campanile del 1905. Interventi ottocenteschi hanno interessato anche il convento: la sala capitolare risulta a un certo punto trasformata in teatrino e parte del monastero in scuole. Il chiostro, sostenuto da rozzi pilastri, è ridotto a corte rustica. La chiesa presenta un eccezionale altare con ricca decorazione in marmo, stucco e colonne tortili. Il refettorio, collocato nel lato del chiostro perpendicolare all'abside della chiesa conserva i restaurati affreschi cinquecenteschi.