Percorso : HOME > Monachesimo agostiniano > Conventualismo > Monasteri > Italia > Crema > Nico Ciampelli

CONVENTI agostinianI: Crema

Provincia di sant'Agostino ovvero Lombarda da Orbis Augustrinianum di Lubin

 

 

LE ORIGINI DELLA CONGREGAZIONE OSSERVANTE DI LOMBARDIA. CONVENTO DI S. AGOSTINO DI CREMA E I SUOI PROTAGONISTI. UNA RICERCA BIBLIOGRAFICA ED ARCHIVISTICA

di Nico Ciampelli

 

 

 

1. Nota introduttiva

 

Il presente lavoro sull'origine e lo sviluppo della Congregazione Osservante di Lombardia (che rientra nella nascita delle undici Congregazioni dell'Osservanza, sorte nell'Ordine Agostiniano tra il 1387 e il 1511), non pretende di essere una dettagliata ricostruzione della loro storia interna, che a tutt'oggi non potrebbe essere ancora scritta in maniera particolareggiata per mancanza del rinvenimento di una documentazione integrale e attendibile del periodo, ma cercherà di approfondire la relazione esistente tra l'origine dell'Osservanza lombarda e il convento di S. Agostino a Crema. La nascita del convento di S. Agostino a Crema, si colloca in epoca basso medievale, in un panorama fondamentale per lo sviluppo delle Congregazioni Osservanti, in particolare per quanto riguarda quella lombarda, una fraternità religiosa sbocciata in seno alla regola di S. Agostino. È bene ricordare che tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento si introdusse in pianta stabile, e allo stesso modo sperimentale la riforma nei conventi italiani.

La genesi degli Ordini mendicanti, avvenuta tra il XII e il XIII secolo, diede un impulso vigoroso alla crescita dell'Osservanza Regolare, più evidente nella prima metà del Quattrocento. Come sottolinea con dovizia di causa Franco Cardini, in una serie documentaria a tema sulla Nascita degli ordini religiosi, dalla prima crociata a S. Luigi IX di Francia, apparsa agli inizi del terzo millennio, "Tali ordini traevano origine da primitive confraternite giurate, ma del tutto volontarie, di laici che si facevano una promessa reciproca, una promessa sostenuta da un valore, da un significato religioso, nonostante non fossero state legittimate ancora dalla Chiesa" [1]. L'Osservanza Regolare Agostiniana, può a buona ragione, essere considerata l'applicazione epigona trasmessa dai nuovi Ordini mendicanti, e da quei religiosi che diventano in breve tempo i protagonisti di una profonda e durevole influenza esercitata internamente all'apparato della chiesa dedito all'amministrazione temporale e alla cure d'anime. "La storia degli ordini monastici e religiosi costituisce un capitolo essenziale della storia sociale e politica, oltre che naturalmente della storia ecclesiastica e spirituale, del medioevo" [2].

 

 

2. Il contesto europeo tra la fine del XIV e la prima metà del XV secolo

 

In questa sede, volendo in qualche modo porre in luce il retroterra storico dell'Osservanza lombarda, non si può esimere dal delineare anzitutto il quadro politico-teologico da cui usciva il papato dopo la sofferta quarantena del Grande Scisma. Tra il 1377 e il 1378 erano maturati due grandi eventi: i papi lasciarono Avignone e la chiesa si spaccò in due. Non era la prima volta che la chiesa si trovava in una condizione di scisma, ma certamente in questa occasione pesò molto anche la situazione di conflitto tra gli Stati europei coinvolti nella guerra tra Francia e Inghilterra. Lo scontro si protrasse dalla fine del Trecento ai primi decenni del secolo successivo. Le forze erano equilibrate ed era difficile trovare una soluzione, anche perché alla morte di uno dei due papi ognuno dei due partiti rieleggeva il proprio, e così un francese succedeva a un francese che rimaneva ad Avignone, un italiano succedeva a un italiano che regnava a Roma. Solo l'indizione di un concilio presso Costanza nel 1414 (nel frattempo un gruppo di cardinali che si erano riuniti a Pisa nel 1409, aveva tentato la risoluzione della controversia, eleggendo un terzo pontefice) ricompose le divisioni esistenti [3]. Era facile costatare, come anche gli Ordini religiosi fossero direttamente coinvolti nella questione e profondamente divisi sulla sua risoluzione. In quel tempo e per tutti i trentanove anni dello scisma, una certa chiarezza era difficile da raggiungere. Si trattò per l'intero sistema ecclesiale e per la chiesa di un evento traumatico, poichè le conseguenze immediate furono disastrose, papa e antipapa avevano creato collegi cardinalizi antagonisti e nominato nelle stesse sedi e monasteri, vescovi e abati rivali. Per ironia della sorte era all'obbedienza romana che le cose non andavano bene. Il regime di Avignone non era mai stato interamente smantellato, e contava tre generazioni di esperienza in campo amministrativo e di archiviazione dei dati. La figura del papa era più quella di un capo amministrativo. Egli era il vicario di Cristo, il detentore delle chiavi del cielo. Fonte del diritto di vescovi e arcivescovi a esercitare i loro poteri spirituali, corte suprema di consultazione delle controversie dottrinali, il papa era necessario alla vita della chiesa, e l'obbedienza a un falso papa consegnava gli individui ad un cupo oblio che si rifletteva sulla fioritura delle Osservanze Regolari [4]. L'eletto Martino V Colonna, uomo vigoroso, abile e politicamente astuto, iniziò un'opera di restauro sia nella gestione della curia che nel controllo rigoroso dei porporati e degli Ordini religiosi, che sarà portata avanti ancor più vigorosamente dai successori, delineando così, alla metà nel XVII secolo, la Roma che oggi conosciamo [5].

 

 

1.3 La nascita delle Osservanze Regolari

 

In questa prospettiva, per una comprensione adeguata dell'etimologia e della semantica relativa al termine 'Osservanza Regolare', si è preso in esame l'epiteto, costituito grammaticalmente da un sostantivo deverbale e da un aggettivo sostantivo, con l'aspetto primario della vita francescana delle origini, determinato da un passaggio del capitolo X della Regola Bollata di S. Francesco di Assisi: 'Osservare spiritualmente la regola' [6]. In seguito all'inclinazione critica assunta dal sostantivo 'spirituali', derivato dall'avverbio pocanzi citato, nella seconda metà del XIV secolo, le riforme francescane, vengono qualificate con il sostantivo deverbale 'Osservanti'. Nel corso dei cinquecento anni successivi, in maniera progressiva, il sintagma 'Regolare Osservanza', assume l'essenziale designazione della ciclicità quotidiana della vita religiosa, scandita dagli spazi di preghiera, dalla condivisione della vita comunitaria comune e del lavoro conviviale. Con la celebrazione del Concilio Vaticano II, si manifestò tutta la crisi del lessico propriamente utilizzato, sotto forma di sovrabbondante esteriorità correlata all'applicazione epigona trasmessa dagli Ordini mendicanti. Parimenti, se l'inizio del dinamismo delle Congregazioni Osservanti, era legato alle originarie fondazioni di S. Francesco di Assisi e di S. Domenico di Guzman, per alcuni artefici della storia della chiesa, un primo declino fece la sua comparsa già durante lo svolgimento dei lavori del Concilio di Lione del 1274, proclamato nel tentativo di ristabilire l'unità religiosa con la chiesa ortodossa d'Oriente, nella cui terza sessione del 4 giugno, furono presentate e lette dodici 'costituzioni di riforma', rivolte soprattutto al clero e ai laici [7]. Il Gutierrez nella Storia dell'Ordine di Sant'Agostino [8], non lesina di sottolineare come altri autori storici, evidenzino una fioritura più lunga delle osservanze fino alla fine dello stesso secolo e addirittura al primo quarto del secolo successivo. Ma non si tratterebbe di concetti e interpretazioni soggettive così differenti da risultare incomparabili, piuttosto di modalità di recepire le trasformazioni e i mutamenti comparati tra le diverse generazioni nel corso dei decenni. Il Concilio lionese, così, rappresentò un naturale spartiacque tra le diverse formazioni osservanti, che non erano più quelle meramente legate alla genesi francescana ma, avevano raggiunto un più alto grado di maturità adempiente e conformità spirituale rispetto a quelle della prima metà del XIV secolo. Non che mancassero i riflessi negativi all'interno delle comunità religiose, come ne è ampiamente dimostrato dalla natura sanzionatoria dei canoni, inseriti nelle 'costituzionali degli Ordini mendicanti' e degli 'atti capitolari' che nella maggior parte dei casi si sono conservati in buone condizioni e sono giunti ai nostri giorni. Le 'prime costituzioni agostiniane', furono pubblicate dal capitolo generale che si celebrò a Ratisbona nel 1290 ma, le composizioni erano già state proposte ed emanate dal capitolo di Orvieto del 1284 e confermate dal successivo capitolo che si tenne a Firenze nel 1287 [9]. In particolare, l'attenzione si soffermò tanto sulla condotta di vita dei priori conventuali, che avrebbero dovuto per primi dare il buon esempio di perfetta integrazione comunitaria in coro e nel refettorio, quanto sui maestri e i lettori, a cui era richiesto al di fuori dell'insegnamento e della predicazione la veglia notturna e la recita del mattutino e infine sugli altri membri della comunità che si erano resi protagonisti di comportamenti disdicevoli e scandalosi per l'Ordine e avrebbero dovuto essere recuperati ad un comportamento consono all'abito indossato. In presenza di condotte malevoli e immorali da parte dei religiosi, questi dovevano essere immediatamente giudicati, puniti e adeguatamente castigati, sovente con la detenzione e le dure pene corporali. Si raccomandava di mantenere sempre l'onore della religione e la prudenza dei comportamenti in maniera da evitare che i malumori degli insoddisfatti si tramutassero in disordini e confusione di ogni genere. Il timore dell'interdizione dai sacramenti e dell'allontanamento dalla chiesa erano le imprudenze più castigate, altresì i definitori del capitolo del 1292, credettero fosse loro dovere limitarle in qualche modo con il decreto Antiquores quae extant diffinitiones Capitulorum Generalium Ordinis [10]:

 

"Item, ut omnes frates scire possint, ex quibus et in quibus, excomunicationes incurrunt, excomunicationes de falsa accusatione, de licteris informatoriis sine nomine et cognomine, de informatione apud personas extraneas, nec non de apostatis, volumus inviolabiliter remanere. Ceteras autem excomunicationes ordinis annulla mus"  [11]

 

Le pene commissionate ai religiosi sotto forme diversificate (detenzioni, ammonimenti, pene minori), avevano lo scopo di mantenere e ristabilire la disciplina - laddove venisse meno - delle Osservanze, delineare le prospettive per la cancellazione di tutte le imperfezioni, provvedere all'attuazione dei canoni corretti di giustizia statuale, valutare la concessione delle licenze per indossare l'abito talare e l'accettazione di nuovi giovani al noviziato. Se le gravi colpe potevano essere punite addirittura con l'espulsione dall'Ordine sine ulla spe receptionis [12], un contributo fondamentale per conservare e ripristinare l'Osservanza, fu certamente dato dai visitatori generali e da quelli provinciali, in forza dell'autorità che le 'costituzioni' fornivano loro. Si comprende l'importanza di questi uffici nell'Ordine per la conservazione della disciplina, se si tiene in conto quanto ordinava la legge sulla loro elezione e attività:

 

"Che questo incarico non si affidasse se non a religiosi prudenti e zelanti della giustizia, che sapessero correggere gli abusi in conformità alle Costituzioni e che nei casi dubbi non decidessero senza aver ascoltato i religiosi prudenti della comunità. Dovevano inoltre presentare al capitolo una relazione dei casi difficili che avevano lasciato senza soluzione" [13].

 

 

1.4. La Congregazione Osservante di Lombardia

 

La Congregazione Osservante di Lombardia, la cui storia è anche la più nota - tra le storie di tutte le congregazioni italiane - per merito dei suoi cronisti Alghisi e Calvi [14], superò di gran lunga le altre congregazioni per estensione, attività e numero di uomini illustri [15]. La sua istituzione avvenne intorno al 1422, quando Agostino Favaroni, priore generale dell'Ordine Agostiniano dal 1419 al 1431 [16], elevò Paolo Vivaldi riformatore del convento di S. Agostino di Genova, affidandogli nello stesso anno l'ufficio di vicario e deputato sopra i conventi di S. Tecla, S. Maria in Belvedere e S. Maria di Cella sempre in terra ligure con l'incarico leggiadro di introdurre l'adempimento dell'Osservanza nei tre conventi in ragione delle sue particolari doti personali:

 

"Fatto religioso, come diede sempre nell'anno della sua approvazione, chiarissimi segni della sua futura santità [...] essendo egli specialmente dotato di uno squisito talento nel predicare la parola di Dio, fu dà superiori di sua Congregazione di Lombardia applicato a quel tanto ministero" [17]

 

Non è di secondaria importanza la citazione dei tre conventi genovesi, poiché come riportato dal Torelli, e in conformità al suo commento di seguito esplicitato, dal triduo edificale di S. Tecla, S. Maria in Belvedere e S. Maria di Cella, fu istituito il primo nucleo da cui nacque in seguito la Congregazione Osservante di Lombardia:

 

"E qui mi giova di avvertire, che se bene comunemente si firma, che il Beato Giovanni Rocco da Pavia fosse il primo Istitutore dell'Osservanza di Lombardia, e che il primo Convento della detta Osservanza fosse quello di Crema, nondimeno non è però così, in perciò che il primo fu il sopramenzionato frate Paolo Vivaldi, genovese, e i primi Conventi della detta Osservanza furono li tre sopraccennati di S. Tecla, di S. Maria della Cella, e di S. Maria di Belvedere dentro, e fuori di Genova" [18]

 

È evidente come la posizione del Torelli, per altro non del tutto estranea dai commenti di altri illustri cronisti coevi, rimetta in parziale discussione la tesi di Donato Calvi, per cui la primigenia fondazione della Congregazione Osservante di Lombardia, attestata attraverso il registro del Priore generale dell'Ordine Agostiniano, Gerardo da Rimini, nella pagina del 4 aprile 1439, «nella quale veniva disposto l'invio di un nuovo priore al Convento di Crema affinchè facesse rispettare pienamente l'Osservanza che era stata precedentemente introdotta in detto convento», sia da suddividere tra Giovanni Rocco da Pavia, Giovanni da Novara e Giorgio da Cremona, tralasciando in maniera impropria o verosimilmente dovuta alle scarse notizie, la figura di Paolo Vivaldi.

 

"L'Osservanza Regolare, che in quel nuovo monastero era stata introdotta, come pensa il Calvi, dal Beato Giovanni Rocco da Pavia, e dal Beato Giovanni da Novara, ò come pure più certo dal Beato Giorgio sopradetto di Cremona [...]; non seppe ritrovare un soggetto più abile a potere ciò più felicemente eseguire, quanto lo stesso primo istruttore della detta Osservanza nell'accennato convento" [19].

 

Paolo Vivaldi, già figlio spirituale dell'antico convento di S. Tecla, ricopre quindi un ruolo non di poco conto in ambito ligure - lombardo, in cui si distingue particolarmente per la sua zelante e intransigente volontà di promozione delle regole dell'Osservanza, a cui era stato chiamato l'ultimo giorno del mese di Febbraio del 1422 dal padre generale agostiniano, Agostino Favaroni, che lo aveva fedelmente trascritto nel suo registro personale [20]:

 

"Di poter accettare per la nostra religione la chiesa di S. Maria de Cellis, oggi volgarmente chiamata della Cella, nella non meno nobile, che deliziosa Villa di S. Pietro d'Arena vicino a Genova; e di aver cura specialmente di quella, e di tutte l'altre cose ad essa spettanti, fin tanto che fosse fatta altra provvisione, ò dal Vene. Padre Matteo d'Indtrodoco, ò dal Capitolo dei frati dell'Osservanze d'Italia" [21].

 

Qualche mese più tardi, sempre dalle pagine del registro del padre generale, estrapolate il giorno 20 maggio e il 20 dicembre, si legge tra le righe che: "L'accennato generale agostiniano deputò lo stesso Paolo visitatore, e riformatore generale del sopramenzionato convento di S. Tecla. E sotto il giorno 20 di dicembre lo crea, e lo nomina vicario generale dello stesso monastero, e degli altri luoghi dell'Osservanza fuori di Genova, cioè di S. Maria di Belvedere (che aveva più di 100 anni di antichità, e che oggi è membro di S. Agostino) e di quello di S. Maria della Cella in S. Pietro d'Arena con la stessa autorità, che aveva F. Matteo d'Introdoco" [22].

 

L'attività del Vivaldi dalla Liguria si spostò ben presto alla Lombardia, dove venne segnalato impropriamente un anonimo benefattore dell'Ordine che cedette un terreno e dei beni agli agostiniani per fondare un convento a Crema. L'identità del misterioso filantropo o meglio dei facoltosi mecenati furono presto svelati, quando il priore generale dell'Ordine Agostiniano, Gerardo da Rimini (eletto nel 1431), il 4 aprile del 1439, nominò Giovanni Rocco da Pavia rettore della nuova fondazione; il 7 dello stesso mese gli diede facoltà di vendere con il consiglio di cinque benefattori [23] «la terza parte dei beni donati all'Ordine da Giovanni Tommaso da Vimercati e dal signor duca di Milano, Filippo Maria Visconti, a condizione che il denaro ottenuto da tale vendita si impegnasse per la costruzione della chiesa e del convento del nostro ordine nella Terra di Crema, e che vi si introducesse l'osservanza regolare» [24]. Era il preludio per la riforma agostiniana in Lombardia e per la fondazione nella suddetta cittadina di Crema della nuova Congregazione dell'Osservanza.

 

 

1.5. Le origini del convento agostiniano di Crema

 

Il 4 aprile 1439 vide alla luce, di conseguenza, il convento agostiniano di Crema in base all'esecuzione del testamento redatto da Giovanni Tommaso da Vimercati il 15 ottobre 1422, che aveva disposto che la sua considerevole fortuna passasse alla provincia lombarda dell'Ordine Agostiniano» [25]. Ne rendono testimonianza alcuni documenti reperiti nell'Archivio Generale dell'Ordine Agostiniano situato nella Curia Generalizia in Roma, nel fondo Archivio Generale dell'Ordine, serie Notizie circa le Provincie Congregazioni e Conventi di tutta la nostra religione, in un Sommario degli atti nelli capitoli e definitori generali della Congregazione Agostiniana Osservante di Lombardia dall'anno 1439 sino all'anno 1664 [...]:

 

"La Congregazione Osservante di Lombardia ebbe la sua origine nella città di Crema, mentre correva l'anno 1439 di nostra salute da alcuni religiosi agostiniani, quelli desiderosi di servire a Dio con maggior strettezza ed osservanza regolare, ritirati in Crema, e d'in di licenziati quelli pochi religiosi, che riusavano sottoporre il collo al giogo di una rigorosa, ma desueta osservanza, diedero l'abito a diversi, che aspiravano alla perfezione, e tanto s'avrebbero in numero, che in breve spazio di tempo ottennero più conventi" [26].

 

Gli agostiniani godevano anche della protezione della famiglia Visconti, non solo al tempo del duca Filippo Maria, ma anche in quello di sua figlia Bianca Maria, che proseguendo le tradizioni del padre si dimostrò sempre uno strenuo difensore degli osservanti di Lombardia. Quest'ultima, sposa di Francesco Sforza, si impegnò affinchè il convento di S. Maria Incoronata di Milano, che si trovava al di fuori delle mura cittadine, fosse istituto come 'fondazione osservante'. Il primo capitolo tenuto nel convento riformato, il 15 dicembre 1445, mostra che l'intera comunità proveniva da Crema e comprendeva tra i suoi adepti anche Agostino Cazzuli di cui parleremo più avanti [27]. In questo quadro storico, appare più controversa la storia di Giovanni Tommaso da Vimercati e della sua blasonata famiglia. Un membro della suddetta famiglia, un certo Latino, aveva a più riprese disonorato la dignità e il prestigio dei Vimercati, attuando regolarmente la pratica dell'usura. A questo spregevole comportamento aveva dato seguito il suo unico figlio Giovanni che incrementò benefici e rendite famigliari in maniera impudica [28]. A sua volta, alla scomparsa di Giovanni, l'unico figlio Giovanni Tommaso, divenuto erede di un patrimonio considerevole, ma contrariamente ai predecessori dotato di una particolare coscienza sensibile e timorato di Dio, seppur nella consapevolezza degli agevoli e lauti guadagni di un nobile mercante, aveva percepito la necessità di una redenzione spirituale che potesse placare i tormenti dell'animo e sanare i rimorsi delle malefatte. L'avvicinarsi della dipartita terrena in età giovanile, lo aveva consigliato precocemente a rogare il citato testamento del 15 ottobre 1422 per riscattare i torti dell'avido padre. La contessa Terni De Gregori, nella composizione del suo scritto Agostino da Crema, Agente Sforzesco, avvenuta durante gli anni del soggiorno lombardo nella prima metà del Novecento, aveva ricostruito in forza delle fonti a sua disposizione, una versione del lascito testamentario, - ad integrazione di quelle più generali del Gutierrez e del Torelli -, inizialmente non destinato in maniera esplicita alla «costruzione di un convento e una chiesa dell'Ordine Agostiniano in Terra di Crema», ma alla reperibilità e al risarcimento delle vittime dello sconsiderato comportamento paterno. Ai frati di S. Agostino sarebbe stato destinato il palazzo residenziale, a condizione che la vita conventuale fosse disciplinata da una ferrea 'regola osservante', per redimere i comportamenti immorali e facinorosi di alcuni religiosi. Non fu così semplice per l'Ordine Agostiniano reclamare le legittime spettanze dovute, in forza delle turbolenti controversie e di vere e proprie ostilità che si scatenarono tra la cupidigia dei parenti del Vimercati, sostenuti dal priore dei domenicani, e prima di tutto della Camera Ducale milanese. Il primo provvedimento adottato dalla Camera Ducale, - il potere forte deputato alla risoluzione delle questioni notarili e giuridiche -, fu quello di confiscare il patrimonio del Vimercati, in un periodo di particolare difficoltà economica del ducato milanese. Il prestigio dei Visconti era declinato rapidamente, benché le speranze riposte in Filippo Maria, che nel 1442 impiantò una produzione di seta favorendo il trasferimento a Milano di un'attiva colonia di setaioli fiorentini, andassero irrimediabilmente perdute con la sua morte senza eredi avvenuta nel 1445 in cui la città attraversò una crisi economica e politica allo stesso tempo cruenta [29]. Le accorate suppliche dei frati agostiniani, però, trovarono presto il favore del duca Filippo Maria, che acconsentì al generoso dono dei beni lasciati da Giovanni Tommaso Vimercati, rimuovendo gli impedimenti che fino a quel momento avevano lasciato la situazione in fase di stallo. I religiosi dell'Ordine Agostiniano avevano trovato alloggio in quella che sarebbe diventata, con il passare del tempo, una delle provincie cardine degli agostiniani in Italia. La presenza della Congregazione degli Eremitani di S. Agostino a Crema, può quindi a buona ragione definirsi alquanto arcaica. Gioseffo Panfilo [30], vescovo di Segni e sagrista apostolico, nella sua opera più importante, la Breve Cronica Agostiniana, alla carta 77 parla del Convento di Crema, affermando che nella «suddetta città, fu fondato dal Beato Giovanni Rocco da Pavia e da Bartolomeo Cazuli da Crema [31], con i danari lasciati per testamento a tale effetto da Tommaso da Vimercato da Crema». La questione della donazione viene evidenziata anche dal Panfilo nella seconda metà del Trecento, in cui si fa riferimento diretto a una somma pecuniaria non quantificata, diversamente rispetto alle considerazioni espresse da Luigi Torelli nel tomo VII pubblicato a Bologna nel 1682 in cui si parla di un'eredità di beni e non di moneta sonante. Se è paradossalmente accertato che la fondazione del convento sia avvenuta grazie alla generosa elargizione di Giovanni Tommaso da Vimercati e dal duca milanese Filippo Maria Visconti, legato alla postilla che obbligava necessariamente l'impiego dell'usufrutto donato per la costruzione di una chiesa e un convento, non è altrettanto chiaro e accertato quale sia stata la forma di questo lascito, se beni da destinare alla vendita, terreni da utilizzare alla costruzione o solamente conquibus da impiegare. Un confronto di più ampia portata viene sottolineato e confermato dalla già citata nota del padre generale Gerardo da Rimini del 7 aprile 1439, ripresa da Gioseffo Panfilo, che integra quanto riferito in precedenza con la seguente narrazione:

 

"Nel registro di quest'anno il generale Gerardo da Rimini, il quale sotto il giorno 7 di aprile concede licenza a M. F. Giovanni Rocco da Pavia di poter insieme con cinque secolari vendere e alienare la terza parte dei beni, che aveva lasciati per testamento il signor Giovanni Tomaso da Vicomercato; e che aveva altresì donati per la fabbrica della chiesa, e convento dei Crema l'Illustrissimo Sig. D. Filippo Maria Duca di Milano; e si dichiara il suddetto generale, che vuole precisamente, che quel danaro si spenda nella sola fabbrica della chiesa, e convento suddetto, nel quale debba farli l'Osservanza Regolare" [32].

 

Due brevi osservazioni si possono avanzare al riguardo: una prima relativa all'indicazione di cinque secolari, plausibilmente laici a sostegno della licenza concessa al beato Giovanni Rocco da Pavia per la definizione della costruzione del complesso edificale, e una seconda sull'assunzione di tale onere da parte esclusiva della nuova Osservanza Regolare di Lombardia. Alla luce di questi principi teorici e di queste vicende storiche, vengono esaminati in particolare alcuni aspetti specifici affioranti nell'opera seicentesca di Torelli e in quella più attuale di padre David Gutierrez dedicata alla Storia dell'Ordine di Sant'Agostino nel medioevo. A tal riguardo, va tenuta presente la discrepanza che emerge tra l'indicazione del rettore della nuova fondazione e principale fautore della diffusione della riforma osservante nei conventi di Lombardia e Liguria, Giovanni Rocco da Pavia menzionato dal Torelli e il rettore del Convento Giorgio da Cremona fornita da Gioseffo Panfilo. In quest'ultimo caso, è necessario segnalare che il priore generale agostiniano, Gerardo da Rimini, aveva raccomandato il giorno 4 aprile a Giorgio da Cremona, qui indicato come rettore del convento, che «introducesse e mantenesse nel detto convento la menzionata Osservanza Regolare, come abbiamo motivato più sopra di quest'anno medesimo, trattando di questa spedizione fatta dal generale nella persona del beato suddetto» [33]. I dubbi sulle divergenze della reggenza del Convento tra i due autori, vengono fugati poco dopo un'attenta consultazione dell'opera del Torelli, in cui viene ipotizzata l'erronea interpretazione e la disattenta lettura dei registri del padre generale da parte di Donato Calvi da Bergamo, peraltro, trascritta nel suo testo più importante Delle memorie istoriche della Congregazione Osservante di Lombardia pubblicato a Milano nel 1669 [34], relativo a un dettagliato studio sulla vita di Giorgio da Cremona, da cui emergerebbe la fondazione della Congregazione Osservante di Lombardia unicamente da parte di Giovanni Rocco da Pavia, ma la nomina a rettore da parte del detto Giorgio da Cremona:

 

"Da quanto abbiamo qui riferito dai Registri dell'Ordine, evidentemente si cava, e si deduce, che il P. Calvi da Bergamo, quando scrisse la vita del Beato Giorgio, e trattò del suo felice passaggio all'Osservanza Regolare di Lombardia, non fu bene informato, perché non lesse i registri dell'Ordine, e anche l'alfabeto dell'Herrera, perché se letti gli avesse, avrebbe ritrovato ciò, che abbiamo noi qui da quelli trascritti, cioè, che il B. Giorgio fu il primo, che per ordine del generale della religione introducesse l'Osservanza Regolare nel Convento di Crema, anche prima che si fabbricasse di nuovo" [35].

 

Oggi è accertato da uno studio recente, pubblicato in quattro tomi nella seconda metà del Novecento, dal padre David Gutierrez, e dalla sua consultazione presso l'Archivio Generale Agostiniano della Curia Generalizia, del fondo dell'Archivio Generale dell'Ordine e della serie dei Registri dei Reverendissimi Padri Generali, in particolare dei Regesta RR. PP. Augustiniani de Roma et Gerardi Ariminensis (1430-1439) che l'introduzione dell'Osservanza in Lombardia avvenne grazie ad una collaborazione simultanea e allo stesso modo distinta tra Paolo Vivaldi, che per primo la introdusse ai conventi liguri, tra Giovanni Rocco da Pavia, nominato rettore della fondazione, e dei suoi collaboratori più stretti, Giovanni da Novara e il più volte ricordato Giorgio da Cremona. Susseguente dal punto di vista meramente cronologico, per quanto concerne la seconda metà del XV secolo, ma non meno importante per quanto riguarda il governo della Congregazione, sarebbe stata la figura di Agostino Cazzuli che sarà delineata in prospettiva a partire dalla metà del Quattrocento. Pertanto, al di là della preoccupazione di legittimare giuridicamente la nascita dell'Osservanza lombarda, i riferimenti di ordine storico, non lasciano spazio ad ulteriori discussioni, ed in meno di un decennio la riforma che assunse una rinnovata fioritura da Crema si estese in altri sette conventi in Lombardia e Liguria sotto la direzione di Giovanni Rocco, Giovanni da Novara e Giorgio da Cremona.

 

 

1.6. Giovanni Caccia da Novara, Giovanni Rocco e Giorgio da Cremona

 

Giovanni da Novara, al secolo Giovanni Caccia, dopo aver ricoperto diverse cariche all'interno dell'Ordine Agostiniano divenne priore del Convento di S. Marco a Milano che abbandonò nel 1440 per affiancarsi a Giovanni Rocco da Pavia nell'opera di riforma dell'Ordine che questi aveva intrapreso. Il movimento riformatore aveva l'obiettivo principale di introdurre nella vita conventuale, l'Osservanza Regolare, che potesse delineare i canoni di preghiera, disciplina e fraternità comunitaria. Divenne priore del Convento di Crema nel 1441, ma il suo governo durò poco, poiché fu chiamato a Bergamo per occuparsi di introdurre e far conoscere l'Osservanza nel convento di S. Agostino di quella città [36]. Prese parte attiva alla vita della Congregazione e in qualità di definitore, partecipò nel 1449 al capitolo generale dell'Osservanza Regolare che si tenne nell'eremo di Montespecchio, uno dei maggiori centri della predicazione agostiniana a partite dal XIII secolo, nella Diocesi di Siena in Toscana «a fine di stabilir il modo de loro governi, assegnarli conveniente capo, ridurle all'uniformità dell'habito, riti, et cerimonie, et prefiggerli quelle leggi, che sarebbero più opportune, et necessarie giudicate»:

 

"Correva il secolo quinto decimo dalla nascita di Cristo, et decimo terminato della Congregazione, quando l'Agostiniana religione in più Congregazioni d'osservanza divisa, vedeva ne figli rinnovate le vecchie glorie della madre, et nella diversità de novelli germogli, le proprie grandezze ringiovanite [...]. Canonici, Monaci, Minori, Carmelitani, Serviti, Geronimiani o in tutto il corpo dell'ordine, o per qualche parte si sottoposero all'osservanza. Lo stesso nell'ordine Eremitano del P. S. Agostino fu d'alcuni de più zelanti suoi professori eseguito [...]. Et nella Lombardia la nostra, che pur dall'origine il nome di Congregazione di Lombardia ha conservato [...]. variavano nella forma dello scapolare, della tonaca, della cappa, fin della cintura, et scarpe; nonostante fosse ugualmente a tutti: Cor unum, et anima una in Deum; e tutti indifferentemente la regola professassero, et instituito del Patriarca S. Agostino" [37].

 

Si può affermare con certezza, che la Congregazione Osservante di Lombardia assunse una precisa fisionomia proprio nel detto capitolo, che da quel momento in poi comprese i conventi di Bergamo, Crema, Cremona, Como, Genova, Milano. Il Calvi ne rende testimonianza in questi termini:

 

"L'anno dunque 1449, sotto li 10 Maggio si celebrò il famoso Capitolo con l'intervento del medesimo P. Generale, che deputò il suo Vicario Capitolare il Beato Padre Giovanni Rocco di Pavia venutovi per nome della sua Congregazione di Lombardia insieme coi Padri Maestri Giovanni di Novara, et Giorgio di Cremona [...].Si rinnovò in questo Capitolo la controversia se meglio fosse unir le Congregazioni tutte in un solo corpo assegnandoli un capo solo, che governasse, onde fossero nell'ordine due Generali, uno de Conventuali, l'altro de gl'osservanti, o se meglio si fossero potute, et con minor confusione conservare separate sotto il reggimento di Vicari particolari, che tutti poi riconoscessero un solo P. Generale, qual capo supremo dell'ordine" [38].

 

Nel corso del capitolo generale di Montespecchio, venne soprattutto riaffermato un aspetto fondamentale: 'la condizione indipendente delle singole congregazioni'. Nella località toscana, in sostanza, il 10 maggio 1449, venne confermato lo status separato della Congregazione lombarda con il convento di Crema, che fu assunto come casa madre e centro dell'Osservanza, della quale il Cazzuli ne fu eletto priore [39]. Restò inoltre definito che «ciascuna delle Congregazioni avesse il suo proprio vicario generale, sotto il di cui indirizzo si avesse a propagare l'osservanza» [40], e che la presidenza dei futuri capitoli fosse assegnata «al più vecchio dei passati definitori, e questa legge fu dalla Congregazione accettata» [41]. La suddetta risoluzione capitolare trovò immediata applicazione nel capitolo celebrato a Milano nel 1453 in cui il presidente Giovanni da Novara, che era il più vecchio definitore del precedente capitolo, e «tale conformità fu rispettata senza mai interromperla sino al capitolo celebrato in Brescia nel 1498, quando il padre generale Arcangelo di Gallarate, terzo definitore, in vigore di un Breve emanato da Alessandro VI, fu egli stesso presidente in quel capitolo» [42]. Ulteriori documenti che interessano il convento di Crema, sono stati rintracciati nei secoli successivi nel secondo volume delle Notizie della Congregazione di Lombardia conservato nell'Archivio Generale Agostiniano per quanto riguarda alcune visite effettuate dal priore di S. Maria del Popolo, Teodoro Quaglia, in particolare in una lettera autografa che scrive al cardinale San Vitale, Giovanni Ricci, sulla «necessità che il vicario generale della Congregazione lombarda andasse a Genova per far renonzia di quel convento» [43], verosimilmente ancora legato alla Congregazione Osservante di Lombardia. Il legame che avevamo sottolineato inizialmente tra le provincie agostiniane della Liguria e della Lombardia, sembra nuovamente riaffiorare meramente in queste questioni conventuali puramente governative. Ma si trovano in detto volume, anche testimonianze di come alcuni religiosi di Crema nel 1548, abbiano manifestato qualità e virtù eccelse per aver «predicato giusta quaresima nella terra di Gazuolo» [Gazzuolo, località nei pressi di Mantova] [44]. L'altro personaggio principale della 'riforma osservante' era Giorgio da Cremona, «ricco più di virtù che di anni» [45]. Il suddetto fu nominato vicario della nuova Congregazione proprio in questo capitolo, quando il generale Giuliano Falciglia di Salemi, diede 'costituzione giuridica alle cinque Congregazioni osservanti', che esistevano già nelle penisola [46]. Il primo vicario generale dell'Osservanza di Lombardia, celebrato anche dal Calvi, grazie ai meriti che aveva manifestato a partire dalla fanciullezza, benché adornato dall'origine nobiliare della famiglia Lazzuoli e dalla carriera religiosa all'interno dell'Ordine Agostiniano a cui fu chiamato nel corso della sua vita, viene ricordato in maniera perentoria:

 

"Abbracciato l'Istituto dell'Agostiniana Religione, così celermente s'avanzò ne studi delle scienze, che solo pareva sapere, ciò che dispersamente era penetrato dagli altri; che perciò dal P. Generale dell'ordine i suoi progressi favoriti, corse in breve corso d'anni la carriera de più riguardevoli onori, pria disposto in Lettore, Baccelliere, et Cursore, successivamente l'anno 1434 in Maestro, et Reggente, poscia amministratore della Prioranza di Padova, et nello stesso Convento Reggente; indi Visitatore Generale nel suo Convento di Cremona, et Presidente nel Capitolo provinciale di Lombardia, datosi in ogni officio a conoscere nel sapere, et prudenza di pochi pari, perchè nel sapere, prudenza, a massimi si ugualiava" [47].

 

Qualche decennio dopo, anche Luigi Torelli, non si dimenticò nella sua disamina sulla storia agostiniana delle doti di questo brillante giovane dedito all'obbedienza, alla continenza, alla mortificazione, alla sobrietà, all'umiltà, all'astinenza, alla povertà, amabile nella predicazione e sensibile alla carità misericordiosa, nelle considerazioni illustrate per il 1439: "Fioriva in questo tempo nella famosa provincia di Lombardia un Venerabile Servo di Dio, figlio dell'insigne convento di Cremona per nome Giorgio, il quale com'era un celeberrimo maestro così nella Sacra Teologia, come nelle altre scienze naturali, e gran professore altresì dè Sacri Canoni; così com'era un grande amatore della Regolare Osservanza, à segno tale, che volendo il generale Gerardo in quest'anno mandare un superiore al Convento di Crema affinchè desse l'ultima mano all'Osservanza Regolare [...] [48]. Nel giro di quindici anni si assistette progressivamente alla scomparsa dei protagonisti in scena. Giorgio da Cremona, morì a Milano nel 1451 [49], durante la peste che in quell'anno spopolò la capitale lombarda, Giovanni Rocco passò a miglior vita nel 1461 e nel 1466 venne a mancare l'altro promotore dell'osservanza lombarda Giovanni da Novara. I tre si distinsero come predicatori e insegnarono teologia nei vari studi agostiniani. Giovanni Rocco da Pavia, aveva accettato di buon grado l'invito del padre generale Gerardo da Rimini, di lasciare l'insegnamento per promuovere la riforma della sua provincia e divenire un predicatore efficace dell'osservanza. Il suo esempio fu seguito a breve distanza dagli altri suoi coadiutori e fondatori simultanei della Congregazione lombarda [50]. La qualifica di edotti predicatori e allo stesso modo di eruditi letterati, nella quale i riformati di Lombardia si distinsero tra i confratelli delle altre congregazioni d'Italia, si può attribuire alla maggior parte dei nominati vicari, giacchè quasi tutti quelli di questo periodo figurano tra gli scriptores agostiniani più attivi. Tra questi emerge un personaggio che segnerà in maniera indelebile, con molteplici incarichi e cariche, i successivi quarantacinque anni della Congregazione Osservante di Lombardia: Agostino Cazzuli.

 

 

1.7. Agostino Cazzuli o Agostino da Crema

Priore in vari conventi, specialmente a Crema, Milano e Cremona, definitore, visitatore, presidente del capitolo, e per sette volte come vicario generale della Congregazione a partire per la prima volta dal 1451 fino al 1488. Agostino da Crema, al secolo, Cazuli o Cazzuli, rappresentò l'essenza e l'anima della Congregazione Osservante di Lombardia per quasi mezzo secolo. La contessa britannica Winifred Terni de Gregory, nella prima metà del Novecento, aveva de facto ritenuto veritiere le osservazioni dello storico e apologista Donato Calvi, che aveva per sommi capi narrato la vita esemplare di Agostino, costruttore di chiese e conventi, amministratore oculato, predicatore di eccezionale eloquenza e fervore, pur lasciando la porta socchiusa alla ricerca e all'esame di altri documenti. Il Cazzuli, nacque verosimilmente intorno al 1423 a Crema, da una famiglia antica il cui ramo era fiorito e radicato in Lombardia già a partire dal XII secolo, come dimostrerebbe, tra l'altro, una piccola località, Capergnanica nei dintorni di Crema, dove furono rinvenuti alcuni antichi documenti che parlano di un certo Lantelmo Cazzuli, console di Crema e di Jacopo notaio nel 1332 che avevano nello stemma araldico famigliare il simbolo di una mestola da minestra che in dialetto cremasco si chiamava cassùl, da cui proverrebbe il cognome di diversi personaggi del luogo e del nostro Agostino da Crema. É noto che non solo per i membri di alcuni Ordini religiosi ma anche per i comuni cittadini, fino al XVII secolo e anche per parte del XVIII [51], si intendeva l'identificazione di una persona o la redazione di atti notarili attraverso un ordine alfabetico relativo al proprio nome e che i cambiamenti di alcune consonanti o vocali o l'errata trascrizione da parte di un ufficiale comunale comportata significative alterazioni nell'anagrafica originaria. Questo renderebbe comprensibile l'origine del cognome Cazzuli. La località di Carpegnanica sarebbe menzionata a partire dal 1192 in un diploma imperiale con il quale l'imperatore Enrico VI Hohenstaufen del Sacro Romano Impero riconobbe a Cremona la giurisdizione sulle località poste tra i fiumi Adda e Serio presso Crema, nella cosiddetta Insula Fulcheria [52]. I natali di Agostino furono celebrati anche dal Calvi, che nella sua esposizione riferisce anche rare notizie del fratello maggiore Bartolomeo, che rappresentò il primo esempio di spiritualità che il giovane Agostino seguì, quando entrò nel 1441 nel nuovo convento dell'Osservanza Regolare, fondato a Crema insieme al detto fratello.

 

"Dalla piccola, ma però notabile, et doviziosa Città all'ora Castello di Crema trasse l'origine Agostino, et dalla Famiglia Cazzuli non dozzinale in quei tempi. Ebbe fratello quel Bartolomeo, che precedendolo quantunque d'età minore nell'ingresso dell'ordine lo precorse ancora nell'acquisto della gloria chiamato il primogenito de fonti dell'osservanza, et con titolo di Beato comunemente venerato" [53].

 

Da un resoconto generale redatto da Agostino, citato dai redattori dell'epoca e andato quasi certamente perduto, lo stesso religioso si diletta nel riferire il suo ingresso in età fanciullesca nell'Ordine Eremitano di S. Agostino, di cui ne rende testimonianza ancora il Calvi:

 

"Abbracciò l'Istituto di questa S. Congregazione Agostino l'anno del Signore 1441, ne a pena si conobbe religioso, che fu stimato nella religione perfetto. Di tanto avanzandosi in brevissimo corso di tempo nel merito, et sapere, che in esso quasi in celata radice ammiravano tutti il dolce germoglio di quell'eccellenza religiosa, che poi lo rese a tutta l'Italia riguardevole" [54].

 

Secondo Pietro da Terni, cronista di Crema del XVI secolo, Agostino e Bartolomeo non godevano di buona salute e poco dopo, furono trasferiti dai loro superiori nella casa agostiniana di Bergamo, dove contribuirono a riportare quel convento all'Osservanza Regolare. Il territorio pedemontano e la vicinanza ai monti che consentivano di evitare la persistente afa estiva del territorio milanese e trarre benefici della salubrità dell'aria non evitarono però il decesso di Bartolomeo e il ritorno di Agostino al convento di Crema [55]. Del periodo seriano così si espresse Donato Calvi:

 

"Mandato da superiori con il fratello a Bergamo per ricuperare col beneficio di quell'aria, et sotto la cura di peritissimi Medici la sanità smarrita acquistò con sua modestia, umiltà, devozione, et incontaminata vita il Monastero di S. Agostino della detta Città alla sua Congregazione, quell'ora veduta quei nobili, et cittadini rifiorir in Agostino, et Bartolomeo la purità, et innocenza dell'istituto primiero Agostiniano, et Bartolomeo la purità, et innocenza dell'istituto primiero Agostiniano, con pubblico decreto stabilimmo non convenire la cura del loro Convento di S. Agostino ad altri che a quelli, che con la esemplarità de costumi imitavano la santa vita d'Agostino" [56].

 

A questo punto è bene analizzare, in modo specifico, la posizione di Agostino dopo il capitolo generale dell'Osservanza agostiniana celebrato nel 1449, in cui Crema fu adibita a casa madre della Congregazione Osservante di Lombardia e residenza del vicario generale. Nel secondo capitolo della Congregazione Osservante di Lombardia, deputato dal priore generale Giuliano Falciglia da Salemi e celebrato nel monastero di S. Andrea a Ferrara nel 1451, Agostino da Crema fu investito della carica di Vicario generale.

 

"Così in Ferrara sotto li 13 Giugno congregati, essendo Vicario del Capitolo per elezione speciale del Padre Generale il Beato Padre Agostino di Crema, et Definitori li PP. Tomaso di Novara, Gregorio di Pavia, Pacifico di Crema, et Filippo di Bergamo restò eletto. Et confermato in Vicario Generale della Congregazione il sopranominato Agostino, che poi altre volte ne tempi susseguenti resse l'osservanza [...]" [57].

 

Curiosamente il detto monastero di S. Andrea non faceva formalmente ancora parte della Congregazione di Lombardia e il capitolo dell'Osservanza avrebbe dovuto tenersi nel Convento di Como. La partecipazione dei religiosi dell'Ordine, fu piuttosto consistente e di elevato spessore morale:

 

"Frati della Congregazione vi si mandassero de più degni, et segnalati, che con le virtù, et esempio potessero quel nobile congresso onorare. Procurò incontrar le soddisfazioni del buon Prelato il Padre Vicario Generale, onde per la via del Po cinquanta Religiosi nostri verso Ferrara s'incamminarono, et fra questi i principali dell'osservanza per ivi celebrare il proprio Capitolo, et provvedere di nuovo Capo la Congregazione" [58].

 

Il nuovo delegato palesò immediatamente un'abilità di governo della Congregazione che gli valse l'ampio consenso non solo del padre generale ma anche dei suoi più stretti collaboratori. La sua rilevante attività, l'opera valida e accorta nella sua funzione di vicario «qual tanto prudente, et santamente la moderò, che reso fu degno d'esser confermato in officio anco nel capitolo susseguente di Crema 1452» [59], indussero il padre generale a revocare la disposizione per cui nessun vicario potesse restare in carica più di un anno e concedere una speciale dispensa, contro il divieto previsto dalla costituzione della provincia lombarda, raccomandando ai frati della Congregazione di rieleggere Agostino anche per il 1452 [60]. A tal riguardo, il padre generale, Giuliano Falciglia, inviò una lettera da Bologna, al capitolo che si stava svolgendo nella città estense, in cui può apprezzarsi la versione originale, rinvenuta presso l'Archivio Generale Agostiniano di Roma, nel fondo Archivio Generale dell'Ordine, serie Notizie circa le Provincie, Congregazioni e Conventi di tutta la nostra religione, partendo dalla datazione topica e cronica, Bononiae 4 februarii 1451 [61] e pubblicata nell'opera contenente la trascrizione delle pagine del registro e dei regesti del padre generale Giuliano da Salemi:

 

Scriptimus litteras fratri augustino, vicario observantiarum in hac provintia, qual iter non intendebamus quod recederet de conventu Creme et quod, si pot festum pasce magistri provintie velent super seder de celebrazione capituli, qualiter contenti remanebamus; addentes quod, ubi volebant capere unum conventum novum in Tortona, quod nos dabamus sibi autoritatem, dummodo de antiquo non se intromicteret datum. Item missimus eis litteram vicariatus pro capitulo celebrando in qua instituimus nostrum vicarium magistrum Iohannes Rochum si antem aliquo legiptimo impedimento non potuisset interesse, relinquimus antiquiorem diffinitorem, hortan es eos quod, si vellent reeliger fratrem augustinum de Crema, contenti remanebamus non obstantibus quibusconque diffinitionibus capituli Monti Speculi" [62].

 

Anche il Calvi, in questa circostanza, esaltò le virtù di Agostino che prefiguravano una brillante carriera in seno all'Ordine Agostiniano, denotando uno spessore colto, riservato, laboriosissimo ma allo stesso modo autoritario, diretto e che dava e mostra di volersi rimboccare le maniche senza timori reverenziali per alcuno.

 

"Veruntamen toto corde hortamur vos ut Fr. Augustinum de Crema quem rectorem peruigilem, et gubernatorem perspicuum cognoscimus, ac dignum circumspecta providentia, ac vitae probitatis, ut a fide dignis viris accepimus, eundem Vicarium vestrum religere dignemini, non abstantibus quibuscumque aeundem nobis repraesentant, ut ad vestrorum regimen de eodem inclinemur. Dispensantes super dispositionibus factis videlicet, quod nullus Vicarius possit ultra duos annos, imo volumus, quod si ipsum Benincaterinacontigerit reelegi, quod supradictum officium exrcere possit" [63].

 

Sembra si adattasse perfettamente alla circostanza una delle argute riflessioni di Caterina Benincasa, per scovare «una brigata di santi uomini in cui trovare virtù, che non temano la morte, non mirassero la grandezza, ma siano solo pastori che con sollecitudine governino le pecorelle». I tempi e le situazioni erano diverse - il pontificato di Urbano VI eletto nell'aprile del 1378 -, ma si legavano perfettamente al nostro Agostino da Crema. La reggenza della Congregazione lombarda in qualità di vicario non era che l'inizio, grazie anche al favore e alla fiducia che ricevette da parte di Bianca Maria Visconti alla morte di Giorgio da Cremona [64]. Nella posizione di vicario generale e priore del convento di Crema aveva un'ampia possibilità di spostamenti e contatti all'interno della provincia lombarda che denotarono un'indole particolarmente adatta a redimere le controversie che affioravano continuamente tra il ducato di Milano e la Repubblica di Venezia. In modo sostanziale operò come un agente per conto degli Sforza durante i negoziati che precedettero la pace di Lodi e come mediatore nella questione del possesso di Crema. Il trattato firmato nell'aprile del 1454 nella città fondata da Federico Barbarossa, pose fine alla disputa avviata per la successione del ducato di Milano. L'intesa avrebbe garantito quaranta anni di pace tra i maggiori Stati italiani, stabilendo i canoni del cosiddetto principio dell'equilibrio in base alla quale la diplomazia avrebbe scongiurato nuove ostilità. Francesco Sforza divenne signore di Milano [65] e Venezia recuperò i territori del settentrione tra i quali era inclusa la città di Crema [66]. Quest'ultima, dominata prima dai Visconti e in seguito da Giorgio Benzoni, già nel 1447 passò sotto il controllo di Venezia che la mantenne fino al 1797 all'arrivo delle truppe francesi. Il Cazzuli aveva il privilegio di riassumere in un'unica persona le cariche di vicario provinciale e priore conventuale, due aspetti assegnati a religiosi spesso in aperto contrasto nell'esercizio del potere. Difatti, a partire dagli anni sessanta del Quattrocento si intensificarono le dispute e le controversie tra i vari superiori dell'Ordine e i vicari delle Congregazioni. Nessuno più di Agostino da Crema era in grado di immedesimarsi nelle pretese di quei superiori che volevano mantenere inalterata l'autorità fornita dalla costituzioni dell'Ordine e dai vicari che invece pretendevano, nel rispetto dell'Osservanza, di estendere la propria autonomia in forza della diretta dipendenza dal generalato che poteva collocare religiosi conventuali nelle case delle congregazioni e religiosi osservanti nelle case dei conventuali, con detrimento certo dell'osservantismo [67]. Nel 1469, i rapporti tra i superiori e i vicari avevano raggiunto il culmine delle tensioni e necessitava apporvi un rimedio. Il priore generale Guglielmo Becchi e Agostino Cazzuli, vicario della Congregazione di Lombardia, si ritrovarono in casa del cardinale protettore Guglielmo d'Estouteville, arcivescovo di Rouen, e cercarono di ristabilire le relazioni di fraternità [68]. Un accorso ritenuto insufficiente per i padri definitori del capitolo generale del 1470 che giudicarono necessaria una norma comune per tutti con questo decreto,

 

Quae supersunt ex actis capituli generalis Ordinis Eremitarum Sancti Augustini., Bononiae celebrati an. 1470 [69]: "Item, quia frates observantiejam multos provinciarum conventus occupaverunt, ne malum hoe nimis se diffundat, ordinamus quod reverendissimus pater generalis et procurator ad expensas ordinis obtineant bullam juxta formam bullarum ob tentarum per frates predicatores et munores de conventibus conventualium per observantinos non capienti" [70].

 

La fama assunta da Agostino da Crema, tuttavia, non era dovuta solamente alle sue doti politiche e mediatorie, bensì anche a quelle di divulgazione dell'Osservanza Regolare nella provincia lombarda, dove nondimeno si occupò della direzione dei principali monasteri come della fondazione di nuovi. È il caso dell'istituzione di una comunità di religiose femminili integrata alla Congregazione Osservante di Lombardia con l'edificazione di un convento di suore dedicato a Santa Monica e narrato dal Calvi, «fondò il nobilissimo Monastero di Vergini detto di Santa Monica nella Città di Crema, ove allo scrivere del Vescovo segnino cento, et più Monache servivano l'eterno sposo Gesù Cristo» [71].

La notizia è riportata nel registro del padre generale Giuliano Falciglia di Salemi con una scrittura del 25 maggio 1452 in Roma:

 

"Cum frater Augustinus de Crema, vicarius observanti e huius provincie, construxerit monasterium quoddam sanctarum monialium sub titulo Sancte Monice in Crema, civitate sua, et speret in nonnullis aliis locis alia construere, imo voluimus quod ipset am quam vicarius dicte observantie de dictis monasteriis curam et gubernationem haberent et sibi succedentes vicarii dicte observantie, et succederent, et dedimus ipsis autoritatem illam quam supra ipsos frates habent; et noluimus inhibentes in meritum sancte obedientie et sub pena rebellionis, quod aliquis alius nobis inferior impediant se, nec impedire presumeret de dictis monasteriis, nisi per dictum vicarium vel per suos successores foret commissum" [72].

 

Definitore, visitatore, presidente e moderatore di numerosi capitoli, predicatore eccellentissimo, conquistò in breve tempo grande fama di eloquenza come divulgatore del Vangelo tanto che nel 1461 il Beato Giovanni Rocco da Pavia, all'epoca nuovamente vicario generale della Congregazione di Lombardia gli concesse la patente di predicare e la piena facoltà di accettare novizi in qualunque città meta della sua missione pastorale. Agostino morì a Crema nel 1495 nel convento che aveva contribuito a incrementare con la sua sapienza, l'intelletto e la fede. Il Torelli celebra l'esistenza del Cazzuli con un eloquente omaggio:

"Nacque dunque questo buon religioso in Crema in terra nobile in quel tempo e ora città non ignobile fatta tale dal nostro gran concittadino Gregorio XIII della nobilissima casa Boncompagni: i suoi genitori, finchè non si sappiano li nomi loro, furono di casa Cazzuli famiglia molto onorata; ebbe un fratello che prima di lui, allo scrivere del Calvi prese abito agostiniano, il quale visse poco tempo, ma con tanta santità e bontà di costumi, e virtù che viene comunemente chiamato col titolo di Beato. Egli poi con l'esempio del suo santo fratello, ispirato da Dio, prese altresì l'abito tanto della religione del convento di Crema, nel quale due anni avanti aveva gettato le fondamenta della regolare Osservanza di Lombardia per ordine del generale Gerardo da Rimini, il Beato Giorgio da Cremona; e fu così grande lo spirito di devozione con il quale il santo giovinetto prese quell'abito sacro agostiniano, che ben congetturarono questi buoni padri la santa riuscita, che doveva fare Agostino a proprio, e beneficio della nascente congregazione, come poi in effetti seguì a segno tale, che sebbene non fu di quella istituzione, fu però gran propagatore della medesima" [73].

 

 

1.8. Conclusioni

In ultimo, per concludere il nostro saggio, sembra opportuno riportare lo stralcio di un articolo di Padre Benigno Van Luijk, pubblicato nella rivista scientifica Augustiniana dell'Istituto Storico Agostiniano nel 1968 [74], che illustrava con particolari ancora attuali la storia della documentazione inerente la Congregazione Osservante di Lombardia. Questo articolo è la continuazione della serie «sources italiennes pour l'histoire générale de l'Ordre des Augustins», che fu pubblicata tra il 1953 e il 1959 sempre dalla rivista Augustiniana [75].

 

"Dopo l'unione della Congregazione di Lombardia all'Ordine degli Eremiti di S. Agostino nel 1815 la gran parte dei suoi archivi si trova nell'Archivio Generale dell'Ordine a Roma, mentre alcuni volumi di questi archivi, si trovano presso l'Archivio di Stato a Roma. Seguendo la stessa procedura di ricostruzione degli antichi archivi [76], usato nelle pubblicazioni relative agli Archivi Generali dell'Ordine, ripresenteremo in questo lavoro l'indice di quelli dei Procuratori Generali della Congregazione agostiniana osservante di Lombardia. Come nel 1780 padre Tommaso Bonasoli (1734-1801) ha catalogato gli Archivi dell'Ordine e quelli del convento di S. Agostino nel 1778, padre Tommaso Verani (1729-1803) ha lavorato nel convento di S. Maria del Popolo. La riorganizzazione degli archivi suddetti fu ordinata dal capitolo della Congregazione, celebrata a Cremona nel 1770. [...]. Come sintesi storica ha redatto l'Indice dell'Archivio della Procureria Generale dei Padri Agostiniani della Congregazione di Lombardia nel Convento di S. Maria del Popolo di Roma, cioè un Dizionario storico della sua Congregazione. [...]. Gli Archivi dei Vicari Generali non sono stati ancora ritrovati, ne segue che il materiale conservato a S. Maria del Popolo, cioè gli archivi dei Procuratori Generali, possiede di fatto un valore di grande rilevanza. Fortunatamente si sono ben conservati e noi conosciamo le sue ricchezze grazie ai lavori degli archivisti Alghisi e Verani. Oltre alla sintesi storica, intitolata Indice, che contiene anche il riassunto dell'inventario degli antichi archivi della Congregazione, padre Verani ha redatto un estratto dei principali codici antichi".

 

Per evitare equivoci conseguenti a sovrapposizioni storiche, si è deciso nel corso della nostra analisi, di seguire un filone cronologico sulla fedeltà al contesto storico fornito dalle fonti archivistiche e bibliografiche, in modo da poter focalizzare l'attenzione sulla prima formazione della Congregazione Osservante di Lombardia. É evidente che ancora molto lavoro sarà da compiere per ricostruire in maniera ancora più dettagliata le vicende della medesima Congregazione, ma gli archivi sono tesori da esplorare in continuazione in cui ogni giorno possono fuoriuscire dal sommerso documenti fondamentali per confermare tesi o riformulare nuove ipotesi, perchè «costituiscono la fonte più importante per la conoscenza del passato» [77], che fornisce i fondamentali pilastri e quella forte identità in cui l'Ordine Agostiniano si è sviluppato nel corso dei secoli. Mi sia consentito esprimente un particolare e affettuoso ringraziamento all'Archivista Generale dell'Ordine Agostiniano, padre Luis Marín de San Martín, religioso di squisita e vasta sapienza e di fine intelletto, per la sua preziosa e imprescindibile collaborazione senza la quale non sarebbe stata possibile la realizzazione di questo articolo.

 

 

 

 

Note

 

(1) - Franco Cardini, Nascita degli ordini religiosi, Rai educational, Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche 

(2) - Marcel Pacaut, Monaci e religiosi nel medioevo, Bologna, Il Mulino, 2007

(3) - Gabriella Piccinni, Il Medioevo, Milano, Bruno Mondadori, p. 224

(4) - Eamon Duffy, La Grande storia dei papi. Santi, peccatori, vicari di Cristo, Milano, Mondadori, 2001, pp. 205-206.

(5) - John O'Malley, Storia dei Papi, Roma, Fazi editore, 2011, pp. 174-178

(6) - Kajetan Esser, o.f.m., La Bolla del nostro signore papa Onorio III sulla Regola dei Frati Minori, Padova, Edizioni Messaggero Padova, 1982, pp. 462-469. Testo latino trascritto da Gli Scritti di S. Francesco D'Assisi.

(7) - Conciliorum oecumenicorum decreta, a cura di Giuseppe Alberigo, Istituto Scienze Religiose, Bologna, 1973, pp. 309-331. Cfr. Historia de Los Concilios Ecumenicos (Storia dei Concili Ecumenci), Salamanca, Ediciones Sigueme, 1993, pp. 239-249.  

(8) - David Gutierrez, Gli Agostiniani nel medioevo (1256-1356), vol. I, parte I, Roma, Institutum Ordinis Fratrum S. Augustini, 1986, pp. 162-163

(9) - David Gutierrez, Gli Agostiniani nel medioevo (1256-1356), op. cit., p. 106.

(10) - «Definizioni dei capitoli generali dell'Ordine».

(11) - Ivi, p. 163. «Affinchè i nostri religiosi possano sapere perché e quando incorrono nella scomunica, vogliamo che rimangano inviolabilmente in vigore le scomuniche per falsa accusa, per lettere anonime infamatorie, per diffamazione presso persone estranee all'Ordine e per apostasia, ma annulliamo tutte le altre scomuniche delle nostre leggi». Per un quadro più completo dei decreti capitolari in questione si consulti la rivista ufficiale dell'Ordine Agostiniano, Analecta Augustiniana, vol. II (1907-1908), Roma, Administratio e Directio, Via del S. Uffizio, 1, 1908, pp. 337-338.

(12) - «Senza alcuna speranza di riaccoglimento»

(13) - Constitutiones Ratisbonenses (chiamate cosi perché promulgate nel capitolo di Ratisbona del 1290). Capitolo XLI. Per l'Ordine Eremitano di S. Agostino è possibile visionare l'Enciclopedia dell'Arte Medievale (1994)

(14) - Fulgenzio Alghisi, Cronicon Congregationis S. Augustini de Observantia Lombardie, ms, I; Donato Calvi, Delle memorie istoriche della Congregazione Osservante di Lombardia dell'Ordine Eremitano di S. Agostino, Milano, 1669, pp. 63-69.

(15) - David Gutierrez, Gli Agostiniani nel medioevo (1357-1517), vol. I, parte II, Roma, Institutum Ordinis Fratrum S. Augustini, 1987, p. 142. Cfr. David Gutierrez, Gli studi dell'Ordine Agostiniano dal medioevo ad oggi (Los estudios en la orden agostiniana desde la edad media hasta la contemporanea) in Analecta Augustiniana, vol. XXXIII (1970), pp. 75-149

(16) - Catalogus Ordinis Sancti Augustuni O.s.a. Status Ordinis die 1 martii 2011, Roma, Curia Generalis Augustiniana, 2011, p. 596. Eletto nel capitolo generale di Asti nel 1419, fu priore generale degli Agostiniani tra il 1419 e il 1431. Papa Eugenio IV lo elesse arcivescovo di Nazareth in Barletta nel 1431, dove rimase fino al 1443, anno in cui morì. Cfr. Hierarchia Catholica Medii Aevi, ab anno 1431 usque ad annum 1503 perducta, Editio Altera, Libraria e Regensbergiana, Monasterii, 1914, p. 200.

(17) - Luigi Torelli, Secoli Agostiniani, overo Historia Generale del Sagro Ordine Eremitano del gran dottore di Santa Chiesa S. Aurelio Agostino, viscovo d'Hippona, Tomo VII, Bologna, Giacomo Monti, 1682, p. 489-490

(18) - Luigi Torelli, Secoli Agostiniani..., op. cit., Tomo VI, Bologna, Giacomo Monti, 1680, p. 540

(19) - Luigi Torelli, Secoli Agostiniani..., op. cit., Tomo VI, Bologna, Giacomo Monti, 1680, p. 707

(20) - Aga (= Archivio Generale dell'Ordine di S. Agostino, Curia Generalizia Agostiniana), Fondo Archivio Generale dell'Ordine, serie Dd, Registri dei PP. Reverendissimi Generali, f. 264, Regesta R.P. Giovanni Belluomini

(21) - Luigi Torelli, Secoli Agostiniani..., op. cit., Tomo VI, Bologna, Giacomo Monti, 1680, p. 540

(22) - Ibidem

(23) - David Gutierrez, Gli Agostiniani nel medioevo (1357-1517), vol. I, parte II, op. cit., pp. 142-143. 

(24) - Aga, Fondo Archivio generale dell'Ordine, serie Dd 5, f. 43r, 43v. Regesta RR. PP. Augustiniani de Roma et Gerardi Ariminensis (1430-1439)

(25) - Katherine Walsh, Cazzuli, Agostino, Dizionario Biografico degli Italiani, volume XXIII (1979), Roma, 1979, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, pp. 182-184.

(26) - Aga, Fondo Archivio Generale dell'Ordine, serie Notizie circa le Provincie Congregazioni e Conventi di tutta la nostra religione, Aa 3, Notitiae Congregationis Lombardiae, vol. II, f. 580r.

(27) - Ibidem

(28) - W. Terni De Gregory, Agostino da Crema, agente sforzesco

(29) - Gabriella Piccinni, Il Medioevo, Milano, Bruno Mondadori, p. 236. 

(30) - Luigi Torelli, Secoli Agostiniani..., op. cit., Tomo V, Bologna, Giacomo Monti, 1678, p. 332

(31) - Bartolomeo Cazzuli era il fratello maggiore di Agostino. Il detto Agostino, eletto vicario della Congregazione Osservante nel capitolo generale dell'Osservanza Agostiniana d'Italia, nel maggio del 1449 divenne il nuovo priore del Convento di Crema.

(32) - Luigi Torelli, Secoli Agostiniani ... op. cit., pp. 709-710

(33) - Ibidem

(34) - Donato Calvi, Delle memorie istoriche della Congregazione Osservante di Lombardia dell'Ordine Eremitano di S. Agostino, Milano, 1669, pp. 63-69

(35) - Luigi Torelli, Secoli Agostiniani... op. cit., pp. 709-710

(36) - Gabriella Bartolini, Caccia, Giovanni (Giovanni da Novara), Dizionario Biografico degli Italiani, volume XV (1972), Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1972

(37) - Donato Calvi, Delle memorie istoriche ... op. cit., pp. 53-54

(38) - Ivi, p. 55.

(39) - Donato Calvi, Delle memorie istoriche ... op. cit., pp. 63-69. Cfr Katherine Walsh, Cazzuli, Agostino, Dizionario Biografico degli Italiani, op. cit., pp. 182-184

(40) - Aga, Aa 3, Notitiae Congregationis Lombardiae, vol. II, f. 580v

(41) - Aga, Aa 3, Notitiae Congregationis Lombardiae, vol. II, f. 581r.

(42) - Aga, Aa 3, Notitiae Congregationis Lombardiae, vol. II, f. 581v. Alessandro VI, nel Breve Apostolico dato li 26 Marzo 1498, aveva prorogato l'autorità del padre generale per tutto il tempo che fosse durato il capitolo, in virtù dei privilegi precedentemente convessi alla Congregazione Leccetana da papa Eugenio IV

(43) - Aga, Aa 3, Notitiae Congregationis Lombardiae, vol. II, f. 658r.

(44) - Aga, Aa 3, Notitiae Congregationis Lombardiae, vol. II, f. 713r.

(45) - Tommaso Herrera, Alphabetum Augustunianum in quo praeclara Eremiti Ordinis germina at que virorum et feminarum domicilia recensentur (voll. I-II), volume I, Madrid, 1644, p. 286.

(46) - David Gutierrez, Gli Agostiniani nel medioevo (1357-1517)... op. cit., p. 143.

(47) - Donato Calvi, Delle memorie istoriche ... op. cit., pp. 35-36.

(48) - Luigi Torelli, Secoli Agostiniani... op. cit., volume VI, p. 707

(49) - In quell'anno raggiunge il suo apice l'epidemia magna, la peste iniziata a Milano poco prima del 1450. Secondo lo storico Giovanni Simonetta, muoiono di peste nella città meneghina circa 30.000 persone.

(50) - «Haec sunt illustria initia celebris quondam congregationis Lombardiae, quae a Georgio et Ioanne - viris sanctis - enutrita et educata, fructus dedit ingentes in tempore suo» (Questi sono gli inizi della famosa congregazione una volta illustre della Lombardia, da cui Giorgio e Giovanni - santi uomini - cresciuti ed educati, davano ingenti contributi) in Tommaso Herrera, Alphabetum Augustunianum, op. cit., I, p. 384-385.

(51) - Elio Lodolini, Archivistica. Principi e problemi, Milano, Franco Angeli, pp. 150-151

(52) - Falconi, IV, p. 183, n. 709, 1978-1979.

(53) - Donato Calvi, Delle memorie istoriche ... op. cit., pp. 63

(54) - Ivi, p. 64.

(55) - Katherine Walsh, Cazzuli, Agostino, Dizionario Biografico degli Italiani, volume XXIII (1979), Roma, 1979, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, pp. 182-184.

(56) - Donato Calvi, Delle memorie istoriche ... op. cit., pp. 64.

(57) - Ivi, p. 62

(58) - Ibidem.

(59) - Ivi, p. 64

(60) - W. Terni De Gregory, Agostino da Crema agente sforzesco. Vedi anche Katherine Walsh, Cazzuli, Agostino, Dizionario Biografico degli Italiani, volume XXIII (1979), Roma, 1979, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, pp. 182-184.

(61) - Bononiae=Bologna

(62) - Daniela Gionta, Iuliani de Salem O.s.a., Registrum Generalatus 1451-1459. Roma, Institutum Historicum Augustinianum, Roma, 1994, pp. 4-5. Scritto redatto per frate Agostino, vicario della Congregazione Osservante di Lombardia, circa il convento di Crema, le disposizioni per il nuovo capitolo da celebrarsi a Tortona e l'investitura ad Agostino per eventuali impedimenti di Giovanni Rocco.

(63) - Donato Calvi, Delle memorie istoriche ... op. cit., p. 65. Tuttavia vi incoraggiamo con tutto il cuore frate Agostino da Crema a vigilare in verità della vita integerrima affinchè nessuno possa ricoprire la carica di vicario per più di due anni.

(64) - Per la protezione concessa da Bianca Maria Visconti Sforza alla Congregazione lombarda, e in particolare al Cazzuli, soprattutto per il ruolo di mediatore svolta a Crema e dei suoi frati nelle negoziazioni diplomatiche tra Milano e Venezia in seguito alla guerra che si riaccese nel 1471 si può consultare, Katherine Walsh, The observant congregationis of the Augustinian friars in Italy c. 1385 - c. 1465 (Le Congregationis osservanti dei frati agostiniani in Italia 1385-1465) (D. Phil. Diss.), University of Oxford, 1972; Ead., La Congregazione riformata di Monte Ortone nel Veneto, «Rivista di storia della chiesa in Italia», 43 (1989), 95.

(65) - Francesco Sforza fu duca di Milano dal 1450 al 1460. Un fondamentale quadro storico della presenza sforzesca a Milano si può trovare in F. Cognasso, La Repubblica di S. Ambrogio in Storia di Milano, VI. Il ducato visconteo e la Repubblica ambrosiana (1392-1450), Milano, 1955, pp. 387-448.

(66) - Matthew E. Bunson, Dizionario Universale del Medioevo, volume II, Roma, Newton & Compton, 2002, pp. 674-675

(67) - David Gutierrez, Gli Agostiniani nel medioevo (1357-1517)... op. cit., p. 165-166.

(68) - Luigi Torelli, Secoli Agostiniani... op. cit., volume VII, pp. 183-188. Accordo successivamente approvato da papa Paolo II

(69) - Gli atti sopravvissuti del capitolo generale dell'Ordine dei Eremiti di S. Agostino, celebrato a Bologna

(70) - «Similmente, per quanto i religiosi dell'osservanza abbiano già occupato molti conventi delle provincie, perché questo male non si diffonda oltre, disponiamo che il nostro padre generale con il suo procuratore, a spese dell'Ordine, richiedano una bolla, come quelle che hanno ottenuto i domenicani e i francescani, perché le case dei religiosi conventuali non siano occupate dai cosiddetti osservanti». Per un quadro più completo dei decreti capitolari in questione si consulti la rivista ufficiale dell'Ordine Agostiniano, Analecta Augustiniana, vol. VII (1917-1918), Roma, Administratio e Directio, Via del S. Uffizio, 1, 1917, pp. 165-212. In particolare si veda la p. 167. Costitutiones Ordinis Fratrum Eremitarum Sancti Augustini, Quorum seriem sequens, Romae, Antonio Blado, 1551

(71) -Donato Calvi, Delle memorie istoriche ... op. cit., p. 66 .

(72) - Daniela Gionta, Iuliani de Salem O.s.a., Registrum Generalatus 1451-1459..., p. 10. Agostino da Crema circa la protezione e cura del monastero femminile di Crema sotto il titolo di S. Monica.

(73) - Luigi Torelli, Secoli Agostiniani... op. cit., volume VII, pp. 438-439. Si pu7ò consultare un profilo più dettagliato anche alle pp. 440-445

(74) - P. Benigno Van Luijk, O.s.a., Congregazione di Lombardia, tratto da Les Archives de la Congrégation de Lombardie et du couvent de S. Maria del Popolo à Rome in Augustiniana, XVIII (1968), Lovanii, Istitutum Historicum Augustinianum, 1968, pp. 100-115

(75) - Augustiniana III (1953), Heverlee-Leuven, Augustijns Historisch Instituut, 1953, pp. 128-139; pp. 314-327; IV (1954), Lovanii, Istitutum Historicum Augustinianum, 1954, pp. 98-106; pp. 185- 195; VIII (1958), Lovanii, Istitutum Historicum Augustinianum, 1958, pp. 397-424; IX (1959), Lovanii, Istitutum Historicum Augustinianum, 1959, pp. 183-202 76.

(76) - Vedere Augustiniana VIII (1958), pp. 397-400; IX (1959), pp. 183-202)

(77) - Elio Lodolini, Archivistica. Principi e problemi, Milano, Franco Angeli, p. 14

 

 

 

 

Metodologie e metodi

Il lavoro bibliografico redatto è legato a uno specifico campo di ricerca storica, che in qualità di archivista ecclesiastico dell'Ordine di S. Agostino, dottorando in Scienze del documento e laureato in storia, si è rivelato di particolare interesse e stimolo per il sottoscritto. Altresì il periodo storico compreso tra la fine del Trecento e la seconda metà del Quattrocento, proprio per la particolarità dei documenti bibliografici e archivistici riguardanti la storia dell'Ordine Agostiniano è meritevole di attenzione, con nuove analisi e riflessioni da parte del mondo della ricerca. Le vicende e gli avvenimenti delle Congregazioni Osservanti, spesso sono rimaste sospese tra la carenza dell'edito e l'abbondanza dell'inedito, attraverso una selezione di opere e di edizioni. Per programmare un articolo, fin dall'inizio bisogna identificare non solo una definizione del concetto di repertorio e un preciso standard di citazioni ma soprattutto una determinata metodologia di lavoro che sarà suddivisa ed evidenziata come segue:

1. Definizione dell'argomento

2. Scopo della Bibliografia

3. Delimitazione del campo

4. Ricognizione delle fonti: - Fonti disponibili, - Fonti Bibliografiche, Fonti Catalografiche, - Fonti Commerciali, - Fonti Relazionali,- Fonti Archivistiche

5. Individuazione delle edizioni

6. Censimento degli esemplari

7. Scelta delle forme editoriali

8. Scelta dei criteri descrittivi

9. Descrizione degli esemplari

10. Descrizione delle copie ideali

 

 

Fonti archivistiche

Aga, Fondo Archivio Generale dell'Ordine, serie Dd,

Registri dei PP. Reverendissimi Generali, f. 264, Regesta R.P. Giovanni Belluomini.

Aga, Fondo Archivio Generale dell'Ordine, serie Dd 5, f. 43r, 43v. Regesta RR. PP. Augustiniani de Roma et Gerardi Ariminensis (1430-1439).

Aga, Fondo Archivio Generale dell'Ordine, Aa 3, Notitiae Congregationis Lombardiae, vol. II, f. 580r.

Aga, Fondo Archivio Generale dell'Ordine, Aa 3, Notitiae Congregationis Lombardiae, vol. II, f. 580v.

Aga, Fondo Archivio Generale dell'Ordine, Aa 3, Notitiae Congregationis Lombardiae, vol. II, f. 581r.

Aga, Fondo Archivio Generale dell'Ordine, Aa 3, Notitiae Congregationis Lombardiae, vol. II, f. 581v.

Aga, Fondo Archivio Generale dell'Ordine, Aa 3, Notitiae Congregationis Lombardiae, vol. II, f. 658r.

Aga, Fondo Archivio Generale dell'Ordine, Aa 3, Notitiae Congregationis Lombardiae, vol. II, f. 713r.

 

 

Fonti bibliografiche

 

Bibliografia generale

Fulgenzio Alghisi, Cronicon Congregationis S. Augustini de Observantia Lombardie anno 1655 collectum.

Matthew E. Bunson, Dizionario Universale del Medioevo, volume II, Roma, Newton & Compton, 2002.

Donato Calvi, Delle memorie istoriche della Congregazione Osservante di Lombardia dell'Ordine Eremitano di S. Agostino, Milano, 1669.

Franco Cardini, Nascita degli ordini religiosi, Rai educational, Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche.

F. Cognasso, La Repubblica di S. Ambrogio in Storia di Milano, VI. Il ducato visconteo e la Repubblica ambrosiana (1392-1450), Milano, 1955.

A. De Meijer, M. Schrama, Bibliographie historique de l'Ordre de Saint Augustin 1945-1975 in Augustiniana XXVI (1976), pp. 39-40. Vedi anche nella bibliografia riviste. - Antonio Gandolfo, Dissertatio historica de ducentis celeberrimus augustinianis scriptoribus, Roma, 1704.

Daniela Gionta, Iuliani de Salem O.s.a., Registrum Generalatus 1451-1459. Roma, Institutum Historicum Augustinianum, Roma, 1994.

W. Terni De Gregory, Agostino da Crema agente sforzesco, Crema 1950. Vedi anche Katherine Walsh, Cazzuli, Agostino, Dizionario Biografico degli Italiani, volume XXIII (1979), Roma, 1979, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, pp. 182-184.

Eamon Duffy, La Grande storia dei papi. Santi, peccatori, vicari di Cristo, Milano, Mondadori, 2001.

Kajetan Esser, o.f.m., La Bolla del nostro signore papa Onorio III sulla Regola dei Frati Minori, Padova, Edizioni Messaggero Padova, 1982. Testo latino trascritto da Gli Scritti di S. Francesco D'Assisi.

Lorenzo Orsacchio da Empoli, Bullarium Ordinis eremitarum sancti Augustini, Roma, 1628.

David Gutierrez, Gli Agostiniani nel medioevo (1256-1356), vol. I, parte I, Roma, Institutum Ordinis Fratrum S. Augustini, 1986.

David Gutierrez, Gli Agostiniani nel medioevo (1357-1517), vol. I, parte II, Roma, Institutum Ordinis Fratrum S. Augustini, 1987.

Giuseppe Lanteri, Postrema saecula sex religionis augustinianae, I-II, Tolentino 1858-1859.

Elio Lodolini, Archivistica. Principi e problemi, Milano, Franco Angeli.- Agostino Lubin, Orbis Augustinianus, Parigi, 1672.

John O'Malley, Storia dei Papi, Roma, Fazi editore, 2011.

Marcel Pacaut, Monaci e religiosi nel medioevo, Bologna, Il Mulino, 2007.Giuseppe Pamphilus, Chronica Ordinis fratrum eremitarum sancti Augustini, Roma, 1581.

Davide Aurelio Perini, Bibliographia augustiniana, I-IV, Firenze, 1929-1938.

Gabriella Piccinni, Il Medioevo, Milano, Bruno Mondadori.

P. Benigno Van Luijk, O.s.a., Congregazione di Lombardia, tratto da Les Archives de la Congrégation de Lombardie et du couvent de S. Maria del Popolo à Rome in Augustiniana, XVIII (1968), Lovanii, Istitutum Historicum Augustinianum, 1968.

 

 

Decreti e costituzioni

Catalogus Ordinis Sancti Augustuni O.s.a. Status Ordinis die 1 martii 2011, Roma, Curia Generalis Augustiniana, 2011.

Conciliorum oecumenicorum decreta, a cura di Giuseppe Alberigo, Istituto Scienze Religiose, Bologna, 1973, pp. 309-331. Cfr. Historia de Los Concilios Ecumenicos (Storia dei Concili Ecumenci), Salamanca, Ediciones Sigueme, 1993.

Constitutiones Ratisbonenses (chiamate cosi perché promulgate nel capitolo di Ratisbona del 1290). Capitolo XLI. Per l'Ordine Eremitano di S. Agostino è possibile visionare l'Enciclopedia dell'Arte Medievale (1994).

Constitutiones Ordinis eremitarum sancti Augustini, Venezia, 1508.

 

 

Repertori

Donato Calvi, Delle memorie istoriche della Congregazione Osservante di Lombardia dell'Ordine Eremitano di S. Agostino, Milano, 1669.

Tommaso Herrera, Alphabetum Augustunianum in quo praeclara Eremiti Ordinis germina at que virorum et feminarum domicilia recensentur (voll. I-II), volume I, Madrid, 1644. Hierarchia Catholica Medii Aevi, ab anno 1431 usque ad annum 1503 perducta, Editio Altera, Libraria e Regensbergiana, Monasterii, 1914.

Luigi Torelli, Secoli Agostiniani, overo Historia Generale del Sagro Ordine Eremitano del gran dottore di Santa Chiesa S. Aurelio Agostino, viscovo d'Hippona, Tomo VII, Bologna, Giacomo Monti, 1682.

 

 

Voci biografiche

Gabriella Bartolini, Caccia, Giovanni (Giovanni da Novara), Dizionario Biografico degli Italiani, volume XV (1972), Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1972.

 Katherine Walsh, Cazzuli, Agostino, Dizionario Biografico degli Italiani, volume XXIII (1979), Roma, 1979, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.

 

 

Dizionari e enciclopedie

Dictionnaire d'histoire et de géographie eccléstiques, Parigi, 1912 ss.

Dizionario degli istituti di perfezione, Roma, 1974 ss.

Dictionnaire de spiritualité, Parigi 1932 ss.

Enciclopedia Cattolica, Roma, 1949-1954

 

 

Riviste e periodici

Augustiniana III (1953), Heverlee-Leuven, Augustijns Historisch Instituut, 1953, pp. 128-139; pp. 314-327.

Augustiniana IV (1954), Lovanii, Istitutum Historicum Augustinianum, 1954, pp. 98-106; pp. 185-195.

Augustiuniana VIII (1958), Lovanii, Istitutum Historicum Augustinianum, 1958, pp. 397-424.

Augustiniana IX (1959), Lovanii, Istitutum Historicum Augustinianum, 1959, pp. 183-202.

Augustiniana XXXIII (1970), Lovanii, Istitutum Historicum Augustinianum, 1970, pp. 75-149.

Augustiniana XXVI (1976), pp. 39-40. Voce correlata in A. De Meijer, M. Schrama, Bibliographie historique de l'Ordre de Saint Augustin 1945-1975.

Congregazione riformata di Monte Ortone nel Veneto, «Rivista di storia della chiesa in Italia», 43 (1989), 95. Voce correlata di Katherine Walsh, The observant congregationis of the Augustinian friars in Italy c. 1385 - c. 1465 (Le Congregationis osservanti dei frati agostiniani in Italia 1385-1465) (D. Phil. Diss.), University of Oxford, 1972.