Percorso : HOME > Monachesimo agostiniano > Conventualismo > Monasteri > Spagna > Lluca

Conventi agostiniani spagnoli: Lluca

 

 

L'INSEDIAMENTO DI LLUCA

 

 

 

Monastero di S. Maria

Antico priorato canonico con annessa chiesa risalente alla fine del XII secolo, con una navata e tre absidi. Nel corso dei secoli ha subito varie alterazioni architettoniche: è restato intatto il suo magnifico chiostro romanico di piccole dimensioni, ma ornato con colonne e capitelli assai belli con temi vegetali e animali. Le origini del paese di Lluçà si ascrivono all'anno 879. E' probabile che in quel IX secolo sia stata costruita una prima chiesa. In tempi successivi, in età medioevale, forse esisteva una comunità iberica o un convento Lucensis romanico, che tuttavia non è stato finora localizzato. Può darsi che attorno a questo primitivo nucleo sia sorte alcune case. Il Castello di Lluçà, que diede il nome alla regione del Lluçanès, é documentato nell'anno 905 nell'atto di consacrazione della chiesa di Santa Maria.

 

Resti del castello

Resti del castello

 

Il castello di Lluçà

Il primo membro conosciuto di questa famiglia è Sunifredo di Lluçà, morto nel 988. Questi nobili di Lluçà divennero feudatari dei conti di Barcellona, dalla metà del secolo XI vi troviamo installati i Merlès. Berenguer Sunifredo di Lluçà divenne vescovo di Vic e arcivescovo di Tarragona. Sua sorella Guisla sposò Berenguer Ramon I, conte di Barcellona. Questa famiglia di nobili si estinse con Elisenda de Lluçà, sposatasi nel 1256 con Bernat, signore del castello di Saportella. I Bernat aprirono gravi conflitti sia col vescovo di Vic sia col re.

Per questo fu pubblicamente scomunicato con l'affissione di cartelli al mercato di Vic e nonostante avesse giurato fedeltà al vescovo, continuò a minacciare chi portava prove dei suoi delitti. Catturato, si ribellò contro Giacomo I, poi litigò con Pietro il Grande per il possesso del castello che teneva in pugno. Questo episodio provocò nel 1279 la reazione delle truppe del re che distrussero il suo castello. Nel XIV secolo si incontrano i Fenollet, visconti d'Illa nel Roussillon, che vendono la baronia di Lluçà ai Pinós, che più tardi passa ai Peguera. A partire da questo momento le pessime relazioni fra baronia e popolazione di Lluçà provocano continui ricorsi alla giurisdizione reale. Così alla fine del XV secolo, quando il castello fu distrutto durante la guerra civile, la baronia venne incorporata dalla Corona. Qualche anno più tardi fu creata la regione del Lluçanès. A metà del XVI secolo i Pinós ricomprano la baronia, che però rivendono agli Agulló. Finalmente nel 1611 essa fu riacquisita da re. Del castello di Lluçà oggi non resta che un muro sul lato nord con una finestra, due camere sul lato a meridione di forma rettangolare. Una sala più piccola sembra essere stata una cisterna: altri muri, piuttosto malconci, permettono di ipotizzare che la pianta quasi triangolare del castello era stata adattata alle condizioni del terreno. I resti datano al XII-XIV secolo. A fianco del castello sopravvive una bella chiesa che risale sicuramente all'anno 988. E' una chiesa molto particolare poichè è l'unica in tutta la Catalogna ad avere una pianta circolare. A est si alza l'abside, mentre a ovest si apre il portale d'entrata. Due finestre permettono alla luce di penetrare e di illuminare la cupola rotonda.

Lluçà annovera sia una patrimonio di chiese romaniche notevole (Santa Maria de Lluçà con il suo chiostro e le sue pitture) sia il Castello, facendone un luogo di turismo culturale di primo piano in Catalogna. Il Romanico presente a Lluçà risale ai secoli dall'XI al XIII e fu realizzato con lo stile del primo romanico o romanico lombardo, che si pone approssimativamente fra gli anni 1035 - 1100.

 

La chiesa romanica di santa Maria

La chiesa romanica

 

La Canonica di Santa Maria

Santa Maria de Lluçà è un vero gioiello del romanico nella regione del Lluçanès, non tanto per la grandezza quanto per la sua storia e i documenti artistici che vi si conservano. Si scoprono ad esempio la bellissima Porta Ferrada, il Chiostro con i suoi 22 capitelli, le sepolture con le iscrizioni in lingua latina, le pitture murali, la rettoria, una statua della Vergine Maria e molto altro.

Santa Maria, nel secolo XII si trasformò in canonica agostiniana che riuscì a sopravvivere grazie alle donazioni degli abitanti di Lluçà. La canonica incominciò la sua decadenza verso il XIV secolo finchè scomparve nel XV secolo in seguito alle distruzioni provocate dai terremoti del 1428 e 1448, e che distrussero il campanile, la volta della chiesa e la facciata. Dal 1592 i canonici furono soppressi dal papa, cosicchè il monastero fu unito ai canonici della Cattedrale di Barcellona, che diventarono gli amministratori di questi beni fino alla metà del XIX secolo. I suoi tesori artistici e le sue sculture fortunatamente non furono distrutti durante la guerra civile spagnola e nell'anno 1956 furono scoperte delle pitture gotiche a muro poste sotto il coro della chiesa vicino a dipendenze antiche annesse al chiostro. Altre opere, come la pala d'altare, o il Cristo policromo sono stati trasferiti nel Museo arcivescovile di Vic.

Bibliografia: Pladevall Antoni, Santa Maria de Lluçà. Antiga canònica agustiniana, Vic, 1997

 

Lluçanès e Lluçà

Il toponimo Lluçanès deriva indubbiamente da Lluçà, che durante il medioevo fu sede di una importante baronia. L'origine della parola Lluçà è di origine latina come la maggior parte della lingua catalana. Il termine proverrebbe del nome personale romano LUCIUS. La prima descrizione topografica del luogo si trova in un documento dell'anno 905, dove si trova la dicitura diu «kastro Lucano» che possiamo tradurre ‘nel castello di LUCIUS’. In altri documenti si ritrova anche Luza (sec. XI), Luçano (1108), Petrum de Luciano (1174) o Lluça (1359). Fra i municipi del Lluçanès che rivelano la presenza medioevale di monaci agostiniani è rimasto il toponimo di Sant Agustí de Lluçanès.

 

Consacrazione di S. Maria

La consacrazione della chiesa di S. Maria de Lluçà, fu voluta dal vescovo de Vic, Idelguer, il 22 maggio dell'anno 905. La chiesa si trovava alle pendici del castri de Luzano, cioè ai piedi dell'attuale castello di Lluçà. Fu eretta dal prete Vininza e fu pagata dai suoi parrocchiani. Era formata da una sola navata e un emiciclo dove accanto all'abside esisteva una absidiola. Santa Maria divenne capopieve di varie chiese suffraganee fra cui San Pietro di Torroella o del Grau, Santa Eulàlia di Puig-oriol, Sant 'Agustino de Lluçanès, San Clemente della Riba e San Cristoforo di Borrassers. Nel X secolo le terre lluçaneses erano dunque organizzate in una comunità con a capo Santa Maria de Lluçà.

Fra il 1170 e il 1190 vi fu una ristrutturazione. La nuova chiesa fu ricostruita in stile romanico. C'erano tre altari nell'abside principale e due altari laterali dedicati a Santa Maria, a San Giovanni e a san Michele. Quelli di Santa Maria Maddalena e quello dedicato a san'Agostino sono tardivi e risalgono al 1270. All'altare di Santa Maria Maddalena fu portata l'invocazione a San Vincenzo, dopo l'abbandono della cappella del castello. La ricostruzione fece di santa Maria una chiesa molto grande, di cui qualche elemento è giunto sino a noi. Si può affermare che attorno al 1150 a Lluçà non c'era un parroco, ma che le celebrazioni nella chiesa erano assicurate da uno o più sacerdoti. Dai testamenti dei Signori di Lluçà, che considerano la chiesa come una propria parrocchia, pare che preferissero il monastero di Ripoll.

A partire dal 1154 incominciarono a farsi inumare a Lluçà. Ce lo attesta il testamento di Bernat Guillem de Lluçà. E' a partire dal 1168 che si scopre la prima comunità di canonici assieme al primo priore, padre Pietro de Sagàs. Essi si impegnano nella comunità grazie ad adeguate donazioni. Si suppone che le più cospicui derivassero dai Signori di Lluçà. Il XIII secolo segna il periodo di maggior splendore della canonica che riceve importanti donazioni dai possidenti locali. Per farsi una idea dell'importanza dell'influenza religiosa di santa Maria in questo secolo basta vedere che la maggior parte dei canonici erano figli dei principali proprietari terrieri. La canonica agostiniana era sotto la protezione dei de l'Estany e beneficiavano dei loro beni. La prosperità di quegli anni permise di affrescare l'altare con pitture che oggi sono conservate nel Museo vescovile di Vic e sono opera di un anonimo Maestro di Vic. Si tratta di un'opera di eccezionale cromatismo e una delle più belle pitture del romanico catalano. A partire dal 1330 cominciò la decadenza spirituale ed economica, tanto che nel 1357 nel monastero risiedevano solo tre canonici assieme al priore e a un novizio. Inoltre alcuni terremoti che colpirono la Catalogna fra il 1428 e il 1448 provocarono ingenti danni alla chiesa abbattendo la navata centrale. Nell'anno 1592 il papa soppresse i canonici agostiniani in Catalogna e quelli di Lluçà furono uniti alla Casa della Carità di Barcellona che ne incamerò i beni.

Nel secolo XVII la chiesa fu trasformata in una chiesa mariana, fu innalzato un nuovo campanile, fu rimodellata la facciata, costruita una più moderna sagrestia: ma già nel Seicento nuove trasformazioni investirono la struttura della chiesa in ossequio al nuovo gusto barocco. Della struttura originaria sopravvivono solo alcune tombe antropomorfe, ma nel 1967, dopo una discussione, si decise di riportare la chiesa alla sua struttura primitiva del secolo XII. Si è potuto così salvare gran parte degli affreschi, così come molte sculture che fanno di questa chiesa un esempio unico del romanico catalano.

 

Il chiostro del monastero

Chiostro del monastero

 

Il chiostro

In antico si entrava da una porta aperta sulla nave principale della chiesa, ma dal 1969 è stata aperta un'altra porta a metà nave con lo scopo di recuperare degli altari laterali. Il chiostro ha una forma irregolare che ricorda un parallelogrammo dalle dimensioni di circa 6,45 x 7,40 x 6,75 x 5,60 m.

Le quattro gallerie sono supportate da 18 archi sostenuti da 22 colonne cui corrispondono 22 capitelli, cui vanno aggiunti quattro capitelli e quattro colonne dei piloni laterali. Dei 22 capitelli, 20 sono scolpiti sia con motivi animali che vegetali che richiamano il chiostro di Ripoll. Per questa ragione si ipotizza che il chiostro sia stato costruito nella stessa epoca e cioè fra il 1172 e il 1206. Quando si ricostruì il chiostro vennero scoperte molte tombe antropomorfe, alcune recenti ed altre molto antiche. Vi furono rinvenute ossa in gran quantità e alcune antiche monete, in particolare quattro fiorini d'oro del XIV secolo. Alcune di esse conservano delle iscrizioni: una parla di un certo messer de Bernat de Merlès, che fu canonico nel 1242, un'altra ricorda il canonico Ramon Casovers, un personaggio molto attivo per il monastero. L'esistenza di tombe all'interno del monastero era abituale, poiché si sotterravano nei pressi del monastero in particolare i benefattori insigni o della comunità.

 

Gli affreschi

Una delle più grandi attrazioni della chiesa di Lluçà, sono i famosi affreschi che si sono conservati in una sala del monastero. In effetti si tratta di uno dei migliori esempi di pittura catalana che segna il punto di passaggio dalla pittura romanica a quella gotica. Sarebbero stati eseguiti nel corso del XIV secolo in un periodo di crisi artistica per il paese e di scarsa produzione pittorica.

Le pitture decoravano la parte inferiore del coro della chiesa. In epoca più tarda, probabilmente in relazione alle ristrutturazioni del XVII secolo, vennero ricoperti e si procedette a una ridipintura in armonia con il resto della chiesa. E' probabile che in quella occasione siano stati compromessi vari elementi pittorici e in special modo la fascia inferiore che cadeva sotto il coro, già di per sè deteriorata per l'umidità del suolo. Le antiche pitture furono riscoperte nel 1954, tuttavia il restauro durò fino al 1961. Gli affreschi furono esposti a Barcellona e a Madrid ricevendo molti apprezzamenti. Principalmente sono composti da frammenti di muro di superficie disuguale, che attirano l'attenzione non solo per il colore, ma pure per lo stato di conservazione e la snellezza della composizione. Il suo autore le concepì come una unica composizione con il Cristo al centro della volta e altre scene che si sviluppano sulle costolature. La prima presenta una serie di scene che illustrano la vita di Cristo a partire dall'episodio dell'Annunciazione fino alla discesa dello Spirito Santo. Sulla seconda invece viene narrata la vita di sant'Agostino, di cui si è conservato un piccolo frammento.

Particolare degli affreschi

Gli affreschi

Il Cristo è stato raffigurato seduto mentre con una mano regge la sfera del mondo e con l'altra benedice. Lo contornano degli angeli, i quattro evangelisti con i loro simboli, di cui si sono conservati l'aquila di san Giovanni e l'angelo di san Luca. A la destra del Cristo c'era un retablo che riproduceva scene della sua vita. Partendo dall'alto si trovava: la Visitazione, la nascita, l'Adorazione del re, la fuga in Egitto, il bacio di Giuda, la Flagellazione, la Via crucis, la resurrezione, l'Ascensione e la discesa dello Spirito Santo. Alla fine delle pitture di Cristo, narrata in due fasce, inizia una rappresentazione dell'albero del Paradiso e di un battesimo operato da un vescovo, scena centrale anche Sant'Agostino come dottore, e associata la fondazione di un monastero dove sono raffigurati alcuni canonici che ascoltano il Santo, la vestizione di un novizio e uno spaccapietre che con alcuni maestri d'opera costruiscono la chiesa. Nel registro inferiore si trova una sola scena con la Passione di Cristo. Il Cristo centrale misura 1,80 x 1,95 m. mentre la tavola della vita di Cristo è grande 2,30 x 4,30 m. Il dipinto relativo a Sant'Agostino misura invece 2,22 x 2,77 m. Esistono altri quattro frammenti che però sono molto piccoli.

I primi due ornavano la parte anteriore del semicerchio del coro e mantenevano la sua forma. Per quanto frammentari, si può però riconoscere la figura di San Jordi, mentre l'altra pittura propone un personaggio quasi nudo. Le due ultime scene che si distendono fra le parti laterali sotto il coro raffigurano un angelo e un giovane in preghiera, dietro una donna inginocchiata con le mani giunte.

A Lluçà si può trovare anche dell'altro di grande importanza e cioè l'antico rivestimento dell'altare. Si tratta di uno dei pezzi più pregiati del Museo Episcopale di Vic. E' composto da tre tavole dipinte che servivano per ricoprire il davanti e i lati dell'altare romanico. La tavola centrale è utilizzata come una porta: i dipinti propongono la Vergine con un bambino sulle ginocchia e un pomo nella mano destra. Le quattro scene dei compartimenti laterali della tavola davanti propongono gli episodi dell'Annunciazione, dell'Epifania, della Fuga in Egitto. C'è una predominanza dei colori nei rivestimenti laterali dell'altare. uno di essi raffigura l'Incoronazione della Vergine, seduta a fianco del trono di Cristo, che si inclina verso di lei e le posa la corona in testa. All'altro lato si vedono la Vergine e San Giovanni seduti presso il trono avvolti dai doni dello Spirito Santo.

L'autore di quest'opera è conosciuto come Maestro di Lluçà, che dipinse anche gli affreschi di Sant Pau de Casserres e di Puigreig. L'opera può essere datata attorno al 1250.

 

Le sculture

Le sculture che si trovano a Lluçà sono una immagine di Santa Maria che si trova sull'altare, un candelabro in ferro battuto, una croce di legno e una cassetta di reliquie. L'immagine di Santa Maria fu rovinata durante la guerra Civile. La devozione e le donazioni a santa maria sono note già dal 972. Più tardi con il monastero le donazioni continueranno. Tuttavia l'immagine della Vergine non è documentata fino al 1229. La ritroviamo negli anni 1317, 1381 e il 22 maggio 1556 quando le fu posta in capo la corona dorata. Di questa immagine parlano diverse visite pastorali che mostrano grande ammirazione per la sua bellezza. Artisticamente la statua è un'opera che risale all'età romanica degli ultimi tempi, verso cioè il XIII secolo.

La scultura era alta 67 cm, in legno e la vergine si mostrava in trono con una piccola seggiola circolare. La Vergine portava una tunica dorata e un mantello vermiglio sulle spalle. Il suo capo, mutilato per essere stato rigato dall'antica corona, veniva coperto con un piccolo velo bianco con molte pieghe verticali. Il suo Bambino, vestito con una tunica dorata, stava seduto in grembo alla Vergine, sopra le ginocchia. Gesù con una mano sosteneva un libro aperto, mentre con l'altra, mutilata, doveva benedire. In una occasione, a Santa Maria, si cercò di sostituire gli antichi vestiti con altri nuovi per poter vestire meglio la statua. Tuttavia la vecchia postura indica che teneva la mano poco sopra Gesù, e con l'altra doveva reggere un pomo o una pigna. Con il braccio, che si fa risalire al secolo XVII, teneva in mano un fiore o uno scettro. Vicini al costato della Vergine apparivano dei canonici inginocchiati.

La Croce di legno si trova al Museo Episcopale di Vic dal 1898. Il lego policromo è una antica croce processionale alta 0,88 m. Vi appare l'immagine di Cristo che è stata dipinta direttamente sul legno. In questa opera appare marcata l'influenza bizantina che già annuncia il gotico. Fu dipinta nell'epoca finale del romanico, nella seconda metà del XIII sec. L'iconografia della "Maiestas Domini" veniva dall'Oriente e probabilmente furono i commercianti siriaci che introdussero questa tipologia in Occidente. Le Maestà romaniche rappresentavano il Cristo trionfante, per cui la tunica e i vestiti erano di colore blu e rosso, entrambi colori simbolo di potere. SEmbra che l'opera sia stata prodotta da un intagliatore di Vic.