Agostino e san Giovanni: affresco a Tolentino
ANNO 1258
Anni di Christo 1258 - della Religione 872
1 - Andavano le cose della Chiesa, e dell'Italia, molto male in quest'Anno; imperochè Manfredo nella Sicilia, et anche nella Grecia, e nella Siria, faceva il peggio, che sapeva fare per sconvolgere ogni cosa; e l'empio Ezzelino, gonfio per la vittoria ottenuta l'Anno avanti, ancor carcerato teneva il Legato Apostolico, con gli altri Personaggi fatti prigioni, incrudelendo, come un Demonio, contro li suoi nemici, di sorte tale, che havendo inteso, che li Padovani gli s'erano ribellati, arrabbiato, fece horribilmente morire, con mille stratj, intorno a dodici mila di quelli innocenti, che militavano nel di lui barbaro Esercito. Li Genovesi, il Pisani, e li Veneti, guerreggiando importunamente fra di loro per causa de' confini, furono cagione, che le cose di Terra Santa, e dell'Imperio Greco, si riducessero, quasi che all'estreme miserie. Non mancava però in tanto il buon Pontefice Alessandro di riparare, se non altro, a tanti disordini, col suo celeste zelo, e spetialmente intorno a quelle cose, che spettavano alla cattolica Fede, che però condannò in quest'Anno un certo Libro d'un tale Giovanni da Parma, in cui contenevansi molti errori. Così il Bzovio, l'Igliescas, lo Spondano, et altri Historici della Chiesa, e del Mondo.
2 - Ma vediamo, che beneficj facesse all'Ordine nostro in quest'Anno lo stesso Santo Pontefice, e registriamoli, come habbiamo fatto de gli altri, in questo luogo; primieramente, ritroviamo, che essendo stato richiesto con humile istanza da' nostri PP. di Foligno a volersi degnare d'agiutarli nella fabbrica della loro Chiesa, e Convento, che non era ancora finita, essendo che essi, per la loro povertà, non trovavano il modo di poterla così presto terminare; il pietoso Pastore, mosso a pietà delle miserie di que' buoni Padri, li concesse una limosina di 500 lire, la quale in que' tempi faceva una buona somma; la Bolla di questa Concessione generosa fu diretta al Priore, et a' Frati del suddetto Convento di S. Agostino di Foligno, e fu data in Viterbo a' 9 di Febraio, l'Anno quarto del suo Pontificato, che viene appunto a cadere in quest'Anno del 1258; questa Bolla poi si conserva nell'Archivio del mentovato Convento, ove dice il P. Errera d'haverla letta anch'egli.
3 - Costa parimente di certo, che lo stesso Pontefice havendo donato all'Ordine nostro il Monistero di S. Bartolomeo di Gestinga, che era già stato dell'Ordine del P. S. Benedetto nella Diocesi di Grosseto nello stato di Siena, né havendone mai potuto prendere il possesso la Religione, forse per la sua debolezza, ciò inteso dalla Santità Sua, e volendo in ogni conto, che la sua donatione havesse il preteso, e dovuto effetto, per tanto ordinò in quest'anno al Cardinale Riccardo di S. Arcangelo Protettore di tutto l'Ordine, che dovesse in oni modo fare ogni sforzo, per porre in possesso di quel convento il suddetto Ordine de gli Eremitani di S. Agostino. Fu data la Bolla di questa Commissione al predetto Cardinale diretta, in Viterbo a' 10 d'Aprile, e questa si conserva nel nostro Archivio Generale di Roma quello poi, che impediva all'Ordine nostro, acciò non prendesse il possesso del detto Monistero, era un certo Berengario Monaco di S. Antimo: leggesi questa bolla nel Bollario Agostiniano a car.30 et è del tenore, che siegue:
Alexander Episcopus Servus Servorum Dei.
4 - Dilecto filio Riccardo S. Angeli Diacono Cardinali, salutem, et Apostolicam benedictionem. Sic Ordo Fr. Eremitarum S. Augustini a suis primordijs (gratia cooperante Divina) de virtute in virtutem successive profecit, quod velut lignum fructiferum, in Ecclesiae agro plantatum flores proferens copiosius honestatis, et producens uberius fructum vitae praecelsa Regularis Observatiae sanctimonia, et praeclaris virtutum operibus spetialiter extitit insignitum; unde nos, qui sumus in agro ipso cultores (licet immeriti) a Domino deputati praedictum Ordinem grandi favore prosequimur, et profectum, ac augmentum ipsius libenter iugis diligentiae studio procuramus, ut idem semper Apostolicae gratiae rore perfusus, tam in spiritualibus, quam in temporalibus laudabilia continue (auctore Dominio) suspiciat incrementa. Hinc est, quod nos Generalis Prioris, et Fratrum ipsius Ordinis commodis paterna solicitudine intendentes, ac volentes, ut sentiant sibi Apostolicae Sedis dexteram liberalem, ipsorum, et tuis cum existas Patronus eiusdem Ordinis precibus annuentes, Monasterium S. Bartolomaei de Gestinga Ordinis S. Benedicti Grosetanae Dioecesis, ad nos, et Romanam Ecclesiam pertinens mediante cum omnibus Iuribus, Possessionibus, et Pertinentijs suis eis, et per eos dicto Ordini, de Fratrum nostrorum consilio, de spetiali gratia, per nostras litteras duximus conferendum, decernentes irritum, et inane, si secus de ipso Monasterio, eiusve Iuribus, Possessionibus, et Pertinentijs, per quemcumque, aut quoscumque, nostra, vel quavis alia auctoritate contigerit attentari. Quo circa discretioni tuae per Apostolica scripta madamus, quatenus praedictos priorem, et fratres, vel ipsorum procuratorem eorum nomine in corporalem Possessionem Monasterij, iurium, Possessionum, et Pertinentiarum praedictorum per te, vel per alium inducas, et tuearis inductos, amoto ab eodem Monasterio Berengario Monaco S. Antimi, qui illud detinere dicitur occupatum, et quolibet alio detentore. Contradictores per Censuram Ecclesiasticam (appellatione postposita) compescendo, non obstante, si personis aliquibus a Sede Apostolica sit indultum, quod interdici, suspendi, vel excocommunicari non possint per litteras Apostolicas, non facientes de indulto huiusmodi mentionem, et qualibet alia praefactae Sedis Indulgentia, per quam effectus praesentium impediri valeat, vel differri. Invocato ad hoc, si necesse fuerit, auxilio brachij saecularis. Dat. Viterbij 4 Idus Aprilis, Pontificatus nostri Anno 4.
5 - Questo Convento di S. Bartolomeo, il quale dal Papa nella prodotta Bolla, viene chiamato di Gestinga, chiamavasi anche di Sestenga, et hoggidì, con vocabolo corrotto, chiamasi di Sestica; era già fondato nel piano d'una Terra, che si chiama Colonna, et anticamente chiamavasi Sestegna; hor questo poi essendo stato distrutto dalle Guerre, fu, indi a qualche tempo, riedificato più vicino alla detta terra: in progresso poi di tempo, per causa di certe liti, che insorsero fra il Vesc. di Grosseto, et i Monaci del detto Monistero, li quali non volevano pagare certe Decime al detto Vescovo, furono per ciò licentiati dal mentovato Monistero, il quale poi in quest'Anno fu concesso alla nostra Religione dal generoso Alessandro. S'è poi sempre conservato il detto Monistero, come membro della Provincia di Siena, fino all'Anno 1545, nel quale fu donato al Convento di S. Agostino di Siena; il che era stato prima fatto, con la conferma ancora di Alessandro VI sotto l'Anno del 1503, quale in quel tempo, a Dio piacendo, produrremo; tanto per appunto habbiamo cavato da alcune fedeli Relationi trasmessemi in quest'Anno del 1670 dal P. Maestro Marcellino da Siena, Priore del Convento di S. Agostino, qual dice d'havere ciò cavato da gl'Istromenti, et altre Scritture autentiche, che si conservano nell'Archivio dell'accennato Monistero di S. Agostino.
6 - Concesse parimente il Santo Pontefice con una sua Bolla espressa a' Frati nostri di S. Margherita della Fontana, poco tratto fuori dalla Città di Reggio nella Lombardia, facoltà di potere ricevere in qualità di limosina, per i loro bisogni, danari, fatti, ed acquistati per via di usure, da' quali però fossero incerti li Padroni, fino al numero di lire 300 Imperiali; e ciò poi con le clausule consuete d'altre Bolle simili. Fu poi data questa in Viterbo alli 11 di Maggio, l'Anno 4 del suo Pontificato, cioè di Christo 1258 il di cui tenore è questo, che siegue:
Alexander Episcopus Servus Servorum Dei.
7 - Dilectis filijs, Priori, et Fratribus Eremitis S. Margheritae de Fontana Regiensis Ord. S. Augustini, salutem, et Apostolicam benedictionem. Vestrae meritis Religionis inducimur, ut vos prosequamur gratia, quae vestris necessitabus esse dignoscitur opportuna. Hinc est quod nos vestris supplicationibus inclinati, ut de usuris, et rapinis, et alijs male acquisitis, dummodo ij, quibus ipsorum restitutio fieri debeat, omnino inveniri, et sciri non possint, nec non de redemptionibus Votorum auctoritate Dioecesanorum prius factis per limitationem dumtaxat, excepto usque ad summam trecentarum librarum Imperialum recipere valeatis, auctoritate nobis praesentium duximus concedendum, si pro similium receptione alias non scitis a nobis huiusmodi gratiam consecuti. Ita quod, si aliquid de libris ipsis dimiseritis, vel restitueritis, aut dederitis illis a quibus eas receperitis, huiusmodi dimissum restitutum, seu datum nihil ad liberationem earum prosit, nec quantum ad illud habeantur aliquantenus absoluti. Nulli ergo omnino hominum liceat hanc paginam nostrae concessionis instringere, vel ei ausu temerario contraire. Si quis autem hoc attemptare praesumpserint indignationem Omnipotentis Dei, et Beatorum Petri et Pauli Apostolorum eius se noverit incursurum. Datum Viterbij 5 Idus Maij, Pontificatus nostri Anno 4.
8 - Notassimo nell'Anno scorso del 1257 sotto il num. 28, una Bolla, o Privilegio, nel quale, e col quale la Santità Sua esimeva tutti li Conventi, e Religiosi dello Stato, e Territorio di Pisa, da qual si voglia Taglia, Tassa, Decima, od altra Impositione, che li potesse essere imposta da qual si voglia Legato, o Nuncio Apostolico, et anche da qual si sia altro Prelato o Ministro Ecclesiastico. Hora in quest'Anno tornò ad esimere insieme co' Conventi dello Stato, o Territorio anche quelli, che erano nella Città dalle Procure imposte, o da imporsi da' Legati medesimi, o vogliam dire Nuncj della S. Sede, né che siano tenuti tampoco a contribuire alcuna cosa; né meno a ciò possino essere sforzati per qual si voglia Bolla Apostolica, nella quale anche si deroghi a qual si sia Indulto impetrato, o da impetrarsi, se in quella espressamente non si fa mentione particolare de gli Eremiti, e dell'Ordine loro insieme con questo Privilegio d'Indulgenza; e se per avventura fulminassero li detti Prelati Scommuniche contro de' detti Eremiti, o altre Censure, le dichiara egli il buon Pontefice, nulle, e di verun valore. Fu data questa Bolla in Viterbo a' 7 di Luglio, l'Anno 4 del suo Pontificato, e la registra l'Empoli nel suo Bollario, e l'originale si conserva nell'Archivio di Roma.
Alexander Episcopus Servus Servorum Dei.
9 - Dilectis filijs, Prioribus, et Fratribus Eremitis Ord. S. Augustini per Pisanam Civitatem, et Dioecesim Constitutis, salutem, et Apostolicam benedictionem. Inducunt nos vestrae Religionis merita, ut vos illa prosequamur Gratia, quam vobis fore cognoverimus opportunam. Hinc est quod Nos attendentes, quod vos, qui Bonis temporalibus minime abundatis, Iesu Christo obsequio vos totaliter deputastis, ut vos, vel aliqui vestrum, ad praestandas aliquas procurationes Legatis, seu Nuntijs Sedis Apostolicae impositas, aut etiam imponendas, vel ad contribuendum in eis minime teneamini; nec ad id compelli possitis per aliquas Litteras Sedis eiusdem, quantumcunque praecise scribatur in eis, impetratas, seum impetrandas, quem de Eremitis, et Ordine vestro, ac Indulgentia huismodi plenam, et expressam, non fecerit mentionem; etiamsi contineantur in eis, quod ille, cui mandatur procuratio, exhiberi, tam exemptos, quam non exemptos, ad eam sibi praestandam, vel contribuendam in ipsa compellere valeat, Indulgentia qualibet non obsante, Devotioni vestrae auctoritate praesentium indulgemus, Excommunicationis, Suspensionis, et Interdicti Sententias, si quas contra tenorem concessionis huiusmodi, in vos, vel aliquem vestrum, per quoscumque promulgari contigerit, decernentes, irritas, et inanes. Datum Viterbij nonis Iulij, Pontificatus nostri Anno 4.
10 - Da questa Bolla, e dall'altra simile a questa, che producessimo l'Anno scorso del 1257 manifestamente si deduce, che li nostri Religiosi erano molto travagliati nella Città, e Diocesi di Pisa, in riguardo di queste gravezze, et impositioni Apostoliche; imperochè, non ostante, che la Religione havesse tant'altri Conventi in tutto il rimanente dell'Italia, anzi pure di tutta Europa, et anche fuori, non si legge però, e non si ritrovava, che altrove fossero cotanto molestati a segno che fossero necessitati di ricorrere alla S. Sede, per ottenere Privilegi da diffendersi dalle molestie de' Ministri di quella; il che potiamo credere, che forse avvenisse, perchè veramente nella Città, Stato, e Diocesi di Pisa, più, che in altra parte, o paese, vi doveva essere maggior quantità di Conventi, e di Frati. Ma in fine la bontà del caritativo Sommo Pontefice, generosamente li liberò da tutte le molestie di que' suoi Officiali, a' quali forse pareva aspra cosa, che tanti Religiosi in un solo paese vi fossero, che non pagassero le dette Tasse, o Impositioni.
11 - Nè fu minore il travaglio, e la molestia, dalla quale liberò parimente in quest'Anno, il buon Pontefice Alessandro, li nostri Padri de' SS. Giacomo e Filippo di Savena fuori di Bologna un solo getto di pietra; per intelligenza della qual cosa, gli è da sapersi, che quando li nostri Padri antichi (fossero poi questi veri Eremiti del nostro P. S. Agostino, li quali poi volontariamente si sottoponessero alla nuova Congregatione, e Riforma del B. Gio. Buono, come vogliono alcuni, con non poca probabilità, o pure veri Giamboniti, come altri stimano) hebbero da fondare il suddetto Convento di S. Giacomo e Filippo di Savena, per ottenere di ciò fare la facoltà dal Vescovo, e dal suo Capitolo, come strettamente in que' tempi era necessario, fu prima d'huopo, che promettessero con Scrittura, et Istromento giurato, al Vescovo, e Capitolo di quel tempo, di sempre riconoscere esso, et i suoi Successori per loro Superiori maggiori, e di non accettare, nè ubbidire ad alcun Priore eletto di quella Casa, se prima presentato non si fosse avanti il dettoVescovo pro tempore, e da esso non fosse stato confirmato; d'essere altresì visitati, corretti, e castigati dal medesimo, e da' suoi Successori e ciò, che maggiormente rilieva, volle, che in oltre promettessero con giuramento di non mai procurare dalla S. Sede alcun Privilegio contrario alle suddette promesse; e caso, che mai lo procurassero, et ottenessero, non se ne dovessero, o potessero però già mai in verun conto servire. Questa è per appunto la serie de' Capitoli che passarono fra il suddetto Vescovo di Bologna e suo Capitolo, et i nostri Padri di Savena, prima, che fondassero il detto loro Convento.
12 - In conformità dunque di queste così fatte promesse e patti stabiliti, caminarono lungo tempo in buona pace que' buoni e semplici Religiosi, col suddetto Vescovo e Capitolo; ma essendosi poi fatta, per ordine di papa Alessandro IV la Grande Unione Generale di tutta la nostra Eremitica Religione et aggregare ad esso le tante, e varie Congregationi, che militavano in qualità d'Eremitane anch'esse sotto la Regola del nostro grande Agostino; et avendola in conseguenza il glorioso Pontefice, dichiarata immune, libera e totalmente esente, così in tutto, come in ogni sua parte, dalla soggettione de' Vescovi e altri Prelati di S. Chiesa, ponendola totalmente sotto la sua immediata Cura, Patrocinio, e Protettione; quindi li suddetti nostri Padri pretesero, che ciò anche di loro e del suo Convento intendere si dovesse; già che erano anch'essi, con quel suo Convento, un membro non ignobile di quel gran Corpo. Ma non volendo ciò intendere, o capire li suddetti, Vescovo e Capitolo, in riguardo delle strette promesse fatteli di non di servirsi d'alcun Privilegio, etc. fu perciò necessario, che ricorressero a' piedi del magnanimo Alessandro, affinchè con l'autorità sua facesse il detto Vescovo quietare; et in effetto non rimasero deluse le loro speranze, perochè non così tosto egli ebbe letto il loro supplichevole Memoriale, quando subito spedì a favor loro una gratiosa Bolla, nella quale derogando con la sua Pontificia autorità, alle soprascritte promesse e patti fatti e passati fra essi et il Vescovo e Capitolo suddetti, gli esentò e liberò totalmente dalla soggettione di quelli, privilegiandoli alla maniera, che fatto aveva tutti gli altri dell'Ordine, tanto in universale, quanto in particolare, in ogni miglior modo e forma possibile. Fu poi data questa Bolla in Viterbo alli 11 di Luglio, l'Anno 4 del suo Pontificato, e si conserva in questo nostro archivio di Bologna, il di cui tenore é il seguente:
Alexander Episcopus Servus Servorum Dei.
13 - Dilectis filiis, priori et conventui fratrum Ecclesiae S. Iacobi de Savena iuxta circlam Civitatis Bononiae Ordin. S. Augustini, salutem et Apostolicam Beneditionem. Intelleximus, quod dudum Ven. Fr. noster .... Episcopus Bononiensis et Bononiensis Ecclesiae Capitulum, ante Unionem factam de vobis cum aliis vestri Ordinis Fratribus non prius aedificandi Ecclesiam vestram licentiam vobis concedere voluerunt, quam vos, et fratres ipsius Ecclesiae, priorem, quem eligent sibi pro tempore, ipsi Episcopo, ac suis successoribus praesentabunt pro confirmationis munere; et quod idem Episcopus, ac successores eius, corrigere, ac visitare Priorem, ac Fratres eiusdem Ecclesiae, qui pro tempore fuerint et punire pro suae voluntatis libito valeant: necnon et alia quaedam, eodem Episcopo pro se et suo Capitulo stipulante sibi firmiter promisistis; et adiecistis promissioni huiusmodi, quod contra promissa, vel eorum aliquod, nullas litteras, seu Indulgentias, impetraretis a Sede Apostolica, nec uteremini etiam impetratis, renunciantes nihilominus quibuscunque litteris et Indulgentiis Apostolicis impetratis, per quas vobis in praemissis posset aliquod suffragium provenire. Verum, quia postmodum specialibus privilegiis et Indulgentiis, Sedes eadem vos munivit, nos attendentes, quod Ordini vestro non congruebant promissa, vestris supplicationibus inclinati, auctoritate vobis praesentium indulgemus, ut, praemissis nequaquam obstantibus, gaudere possitis Privilegiis et Indulgentiis vobis ab Apostolica Sede concessis et concedendis. Nulli ergo omnino hominum liceat, etc. Datum Viterbii 5 Idus Iulii, Pontificatus nostri Anno 4.
14 - Questa Bolla per se stessa è così chiara, e distinta, che non ha bisogno d'alcuna dichiaratione; solo debbo avvertire, che il nostro Ghirardacci, con tutti quelli, che l'hanno seguito, s'ingannò all'ingrosso (il che avvertimmo ancora sotto l'Anno 1218 alli n. 10 et 11) mentre nel suo primo Tomo delle Storie di Bologna, scrisse, senz'alcun fondamento, che la detta Chiesa e Convento, furono fondati da' Padri Humigliati; essendo certissimo, che li primi Fondatori furono li nostri Padri, come con ogni evidenza si cava dalla data Bolla, in cui dice chiaramente il Pontefice, che, non prima vollero il Vescovo, et il suo Capitolo darli licenza di edificare la loro Chiesa, etc.: non prius aedificandi Ecclesiam vestram licentiam vobis concedere voluerunt, quam vos, etc., il che tanto maggiormente si convince, quanto che e' costa, come dimostrassimo ne' luoghi, e numeri accennati, che gli Humigliati stavano in quel Monistero, e Chiesa doppo il nostro ingresso nella Città, e vi stettero per lungo tempo. E se bene nella detta Bolla non si registra il nome del Vescovo, nulladimeno, se è vero ciò, che scrive il Masini nella sua Bologna Perlustrata a car. 297, che fosse fondato questo Convento l'Anno 1218, era Vescovo Arrigo della Fratta, Famiglia, che hoggidì si chiama de' Montalbani. Gli è ben vero però, che doppo ottenuto questo Privilegio, poco si fermarono li nostri Padri nel detto Convento di Savena, perochè indi a sei Anni soli se ne passarono dentro della Città, ove fondarono un altro più magnifico Convento nella Strada di S. Donato, dedicato a S. Giacomo Maggiore, et al P. S. Agostino, il quale tuttavia si conserva più che mai insigne, et illustre doppo 411 Anni, del quale bene a lungo trattaremo sotto l'Anno del 1264 in cui fondato fu.
15 - Ma passiamo da Bologna a Milano, per vedere campeggiare, anzi pure lampeggiare la Carità del nostro Santo Pastore, a pro e beneficio de' nostri Padri di S. Marco; l'occasione poi fu, che essendo quelli non poco molestati, e travagliati da alcuni poco timorati di Dio, come doppo mille ammonitioni, vedessero i poveri Padri, che erano incorrigibili, ricorsero a' piedi di Sua Santità, per implorare il suo potente Patrocinio contro di que' malvagi; e di vero non fu vano il loro ricorso, perochè subito il Papa spedì all'Abbate di S. Simpliciano dell'Ord. di S. Benedetto, una sua Bolla, nella quale gli ordinò, che a forza dell'Ecclesiastiche Censure, dovesse far desistere que' Miscredenti, dalla molestia, che davano a que' Servi di Dio; fu data questa Bolla alli 4 di Maggio in Viterbo, l'Anno quarto del suo Pontificato; tanto scrive, ed attesta il dotto Errera nel Tomo 2 del suo Alfabeto Agostiniano a car. 105.
16 - Da un'altra Bolla dello stesso Pontefice, data e spedita in Viterbo sotto il giorno quinto di Luglio, veniamo certificati dell'esistenza d'alcune Chiese e Conventi dell'Ordine nostro ne' contorni della grande e nobil terra di Norsia nell'Umbria; perochè in questa Bolla, come attesta lo stesso Errera, sopracitato nello stesso Tomo 2 a car.202, fa mentione il Papa de' Frati Eremitani di S. Eustasio, di S. Biagio, di S. Giusta, e di S. Egidio; dal che il suddetto autore nel citato luogo ne argomenta l'antichità del nostro convento di S. Agostino situato dentro della Terra sudetta di Norsia, come che vedendo, che tanti Conventi si ritrovavano nel di lei contorno, ben si crede di certo, che con quelli vada connumerato l'accennato della Terra; congettura ragionevole in vero, ma che però non convince la certezza del fatto; anzi più tosto io stimarei, che quello della Terra non fosse ancora stato fondato, ma che doppoi da gli Habitatori di que' piccioli, più tosto Romitorj, che Conventi, fosse doppo la Grande Unione, in questo tempo, forse fondato, per trasferirvisi dentro, lasciati quelli della Campagna, già che sappiamo, che doppo la Grande Unione, quasi in ogni parte, li nostri Religiosi procuravano di partirsi da gli Eremi, e dalle Solitudini, et entrare nelle Città, Terre, e Castella, et altri luoghi habitati per fondarvi nuovi Conventi; che è quanto ci occorre di dire intorno a questi piccioli Conventi del territorio di Norsia.
17 - Ma riferiamo un altro gran favore, che fece questo benigno Pontefice al nostro Monistero antico di Viterbo, mentre la Santità Sua dimorava nella detta Città, e fu, che nel secondo giorno di Giugno, doppo havere fatta Consagrare la Chiesa nostra dedicata alla Santissima Trinità, et alla B. V. celebrando poi egli la Messa solenne nell'Altare Maggiore, quello ancora Consagrò; e ciò costa prima per un'Istromento publico, il quale, fino al giorno d'hoggi tuttavia si conserva nell'Archivio di quella santa Casa, in cui nel giorno primo di Luglio dell'Anno 1291, nell'Inditione 4, Pellegrino di Vanzo Capellano di Nicola IV, e per la Santa Romana Chiesa Rettore Generale in Spirituale, tanto del Patrimonio di S. Pietro nella Toscana, quanto della Città di Rieti, e suo Distretto, rogati alcuni Testimonj, dichiara, come Papa Alessandro IV, insieme col Sagro Collegio de' Cardinali, nel giorno primo di Giugno in quest'Anno del 1258, havendo prima fatta consagrare la Chiesa la notte antecedente, dal Cardinale Odone Vescovo Tusculano, la mattina poi egli in giorno di Domenica, entrando nella Chiesa suddetta, doppo havere celebrata solennemente la Messa, e predicata altresì la Divina parola ad una gran moltitudine di Popolo, Consagrò finalmente, l'Altare Maggiore ad honore, e riverenza di Dio, della B.V. e della Santiss. Trinità, concedendo in oltre a tutti quelli, che erano stati presenti non solo, ma anche a tutti quelli, che ogn'Anno nella Sagra di quella Chiesa, fino alla Festa della Natività della B.V. visitata l'havessero, pentiti, Confessati, e Communicati, Indulgenza di tre Anni, e tre Quarantene, se faranno da Viterbo, e quattro, se Forestieri.
18 - Anzi soggiunge il diligente, et erudito Historiografo, e Cronista dell'Ordine nostro, Fra Gioralamo Romano Spaguolo, in una Historia manoscritta, che lasciò doppo la sua morte, molte volte citata dal nostro Errera, parlando di questa Consagratione, dice, che questo gran favore fatto dal Pontefice Alessandro alla suddetta nostra Chiesa di Viterbo, pur anco, fino a' giorni nostri, intagliato a Lettere maiuscule, si legge in un'antica Pietra avanti la Porta della detta Chiesa, e dice in questa maniera: Alexander quartus Pontifex Maximus Anno 1258 Iunij 2 consecrari fecit Ecclesiam Sanctissimae Trinitatis de Viterbio, in qua degunt Fratres Sancti Augustini, ab Illustrissimo, et Reverendissimo Cardinali Odone, Dei gratia Episcopo Tusculano; et altero die mane, praesentibus suis Cardinalibus, et pluribus Episcopis, ut moris est, solemniter, indutis suis ornamentis, praefatus Summus Pontifex Maius Altare praedictae Ecclesiae ad laudem Omnipotentis Dei, et honorem Individuae Sanctissimae Trinitatis, et Sanctissimae Virginis Mariae.
19 - Intorno a questa antica memoria, altro non mi resta da ponderare, fuori che quest'una cosa sola, che tra l'Istromento di Pellegrino di Vanzo sopradetto, e la Memoria accennata, vi corre suario d'un giorno, perochè quegli dice, che la Sagra si fece dal Papa nel giorno primo di Giugno, e la Memoria intagliata avanti la Porta della Chiesa, afferma, che fu fatta alli 2, ma questo forse sarà stato errore di chi trascrisse la detta Memoria. Solo da questo segnalato favore potiamo finalmente raccogliere, quanto fosse sviscerato l'Amore, che questo Santo Pontefice portava all'Ordine nostro, mentre volle in propria persona quella nostra Chiesa Consagrare, funtione, che di rado sogliono fare li Sommi Pontefici.
20 - Ma già, che così di buon proposito siamo entrati a favellare dell'insigne Convento di Viterbo per la prima volta, non potiamo di meno di non fare qualche poco di mentione della sua antichità, e de gli Huomini più Illustri, che l'hanno grandemente honorato. Quanto all'antichità, gli è certo, che egli è molto più antico di questo tempo; perochè in quest'Anno egli era in così perfetto, e pieno stato, che meritò, che un Pontefice Massimo consagrasse insieme con l'accennato Cardinale, la di lui Chiesa, et Altare maggiore; ben'è vero, che io mi faccio a credere, che non fosse gran tempo, che fosse stato fondato nella Città, essendo prima stato già per lungo tempo fuori in qualche Eremo, o Solitudine, a noi ignota. Quanto poi a gli Huomini Illustri, ne ha havuti due fra gli altri, che vagliono per cento: il primo fu il B. Giacomo, il quale, oltre la santità della vita, fu uno de' maggiori Teologi del suo tempo, et un Predicatore celeberrimo; per le quali sue rarissime Doti, meritò d'essere eletto Arcivescovo, prima della Città di Benevento, e poscia ad istanza di Carlo II, Re di Napoli, Arcivescovo ancora di questa famosissima, e bellissima Città; e qui notare si deve, che questi fu l'unico Religioso de gli Ordini Mendicanti, che ricevesse l'honore di quella gran Dignità, peroche né prima, né doppo, alcun'altro de gli Ordini suddetti, è stato Arcivescovo di quella nobilissima Metropoli. In secondo, luogo ci giova di registrare il grand'Egidio Canisio, che fu in tutte le Scienze eminentissimo, possessore delle quattro lingue, Latina, Greca, Hebraica, e Caldica, peritissimo, Religioso anch'egli di santa vita, che poi per tante sue virtù, e rare bontà, riuscì non pure Provinciale, e Procuratore Generale; ma di vantaggio ancora fu eletto Generale di tutto l'Ordine, et anche finalmente Eminentiss. Cardinale di S. Chiesa, e Patriarca di Costantinopoli; oltre di questi fiorirono anche nella Santità il B. Giovanni da Viterbo, di cui narra gran cose il B. Giordano di Sassonia nel lib.2 al cap.3; Bartolomeo da Viterbo Vescovo di Neopoli nell'Africa; Angelo Scardeoni Vescovo di Todi; due Girolami, un altro Egidio, et un Sisto, tutti celebri, chi per la Dottrina, et il sapere, e chi per la bontà de' costumi, de' quali tutti ci riserbiamo di favellare più di proposito, e più diffusamente, ne' loro tempi, e luoghi dovuti.
21 - Ma lasciamo per hora Viterbo, et anche l'Italia tutta, e passiamocene nelle rimote parti della Spagna, e spetialmente nel nobilissimo Regno d'Aragona, a ponderare una pietosa Donatione, che fece alla Chiesa, e Monistero nostro di Santa Maria dell'Isola Formentera (della quale parlassimo ancora nell'Anno scorso, con occasione di riferire un'altra Donatione fatta alla medesima Chiesa, e Monistero dal Re D. Giacomo Primo di santa memoria) da un tale Guglielmo di Montegrino Sagrista della S. Chiesa di Girona; l'Istromento della quale Donatione, si conserva altresì, come l'altro, nell'Archivio del Convento d'Alzira nel Regno di Valenza, al quale furono applicati, come già scivessimo, tutt'i beni, et anche le Scritture del suddetto Convento della Formentera. La Donatione poi consiste in alcune Case, e Beni stabili, et é del tenore seguente:
22 - Noverint universi, quod nos Guillelmus de Montegrino Gerundinus Sacrista, per Nos, et Successores nostros, ob remedium Animae nostrae, et parentum nostrorum damus, et offerimus Deo, et gloriosae Virgini Mariae, eius Matri, et vobis Fratri Gamuelli, tenenti locum Arnulfi Prioris Provincialis Fratrum Erem. S. Augustini in Hispania, et Successoribus vestris, ac Monasterio S. Mariae de Formentaria dicti Ordinis in perpetuum, integras Domus Aiola Insulae de Formentaria, cum arboribus, nemoribus, et pasculis, sicut usant, caput usque ad planum, et hortum similiter nostrum praesentialiter, qui est in Alqueria, quae vocatur Arenal: omnia inquam praedicta damus vobis, cum introitibus, et exitibus, tam per Mare, quam per Terram; et quod possitis ducere vestrum Bestiar ad aquandum ad Aquam, quae est in loco, qui vocatur ... Haec inquam omnia Insulae, et singula damus Deo, et Ordini supradicto, ad habendum, tenendum possidendum, et expletandum, franche, libere, et perpetuo, dum dictus Ordo videtur durare in Insula supradicta; ita quod vos, et Successores vestri nunquam possitis praedicta, aut parte eorum dividere, aut aliquo vendere, vel alienare; sed semper praedicta omnia teneatis integre usui, et utilitati Ordinis vestri memorati. Actum est hoc 3 nonas Aprilis, Anno Domini 1258. Ego Petrus de Armentia sripsi hoc de mandato Bernardi de Vicco publici Gerundensis Notarij. Signum + Raimundus de Casiano tenens locum Bernardi publici Gerundensis Notarij, subscribo.
23 - Sopra questo Istromento io faccio due considerationi, la prima è, che nella Spagna non v'era per avventura fuori, che un solo Provinciale, il quale poi, per la vastità di que' Regni, teneva forse in ogn'uno di quelli, per lo meno, un suo Vicario, o Luogotenente, come appunto si cava da questa Scrittura, ove si dice, che F. Arnolfo era Provinciale in Ispagna, e suo Luogotenente nel Principato di Cattalogna era F. Gamuelle, alla maniera appunto, che facevasi ne' tre Regni d'Inghilterra, Scotia, et Hibernia, ne' quali non v'era, fuori, che un solo Provinciale, ma che poi haveva molti Vicarj, e Luogotenenti Provinciali, avanti, che il sacrilego Arrigo Ottavo con la sua Scismatica, et Ereticale Apostasia, esterminasse, insieme con la Cattolica Fede, tutte le sagre Religioni.
24 - L'altra Consideratione, che io faccio sopra il soprascritto Istromento è comune anche al dotto Errera, et è questa, che nel detto Istromento viene chiamato il detto Provinciale di Spagna col nome d'Arnolfo, e pure nell'Istromento, che producessimo nell'Anno scorso del Re D. Giacomo Primo, chiamasi F. Arnaldo; che però il detto P. Errera è di parere, che lo Scrittore di questo secondo Istromento errasse nel scrivere il detto nome; o pure, che forse nell'Anno scorso doveva essere Provinciale F. Arnaldo, et in quest'Anno poi al detto Arnaldo succedesse F. Arnolfo; Io però più tosto inclino alla prima opinione. Ma siasi, come si voglia, a noi basta di sapere la carità usata da questo Ecclesiastico verso la nosta Religione; che del rimanente poi poco importa, che il Provinciale suddetto si chiamasse Arnolfo, od Arnaldo.
25 - In questo medesimo Anno li nostri Padri, che habitavano nel Monistero della Santissima Trinità, e di S. Giovanni fuori della Città di Siena poco tratto, in un luogo detto alle Ripe di Laterino, per havere occasione di potere più da vicino assistere all'aiuto dell'Anime di quella nobilissima Patria; chiesero per tanto, et ottenero dall'eccelsa Republica un luogo su la cima del Colle di S. Agata, detto ancora della Castellaccia, vicino alla Porta chiamata dell'Arco; et in quello ben tosto diedero con molta diligenza a fondare un nuovo Monistero, il quale poi riuscì molto magnifico, et è quello per appunto, che hoggi vediamo così grande, nobile, e maestoso, col titolo del nostro glorioso Patriarca S. Agostino; dal quale poi ne sono sempre usciti, e più che mai n'escono Huomini molto Illustri, e segnalati, così nella bontà, come nella dottrina, e nel sapere; de' quali, li più principali sono stati, Alessandro Mancini, che fu eletto Generale di tutto l'Ordine in Roma l'Anno del 1598; Matteo Lutti Vescovo di Calcedonia l'Anno del 1433; Pietro di Matteo Vescovo pure d Calcedonia l'Anno 1404 e Pietro de' Rossi, che si rese molto celebre per la sua Dottrina, e sapere, e per l'Opere divolgate. Et in questo nostro felicissimo tempo regge, e governa in qualita di Generale supremo tutta la Religione, il Reverendiss. P. M. Nicola Oliva, figlio anch'egli di questo celebro Monistero, essendo prima stato Regente de' primi Studj d'Italia, Provinciale della sua Provincia di Siena, et ultimamente Compagno del Reverendiss. Generale Valvasori nella visita di Francia, e poi in fine Procuratore Generale di tutto l'Ordine. Nella Chiesa poi del detto Monistero si conserva il Corpo del B. Agostino Novello, il quale ogn'Anno nel primo, e secondo giorno di Pentecoste viene honorato con publico culto; e finalmente in questo Monistero vi si sono celebrati sei Capitoli Generali. Delle quali cose tutte più distintamente trattaremo ne' loro proprj tempi, e luoghi, a Dio piacendo.
26 - Conservasi pure altresì in assai buon'essere, e stato, in questo tempo, il picciolo Convento di Brancoli, o con altro titolo, di S. Maria dell'Eremita nella Diocesi di Pisa; tanto appunto dice costare da alcune Scritture di quest'Anno il P. Cesare Franciotti nella sua Historia di Lucca; et afferma altresì il P. Errera, che dura la memoria di questo Convento fino all'Anno 1389 ne' Registri generali della Religione. Questo Monistero prima della Grande Unione era membro dell'Ordine, o Congregatione di S. Agostino nella Toscana; e nell'Istromento da noi prodotto sotto l'Anno del 1251, che fu stipulato nel Capitolato Generale di quell'Ordine nell'Anno suddetto nel Convento di S. Salvatore di Cascina, il suo Priore tiene il nono luogo, e chiamavasi F. Mauro; hora non sappiamo, se più si conservi, o no.
27 - Acquistò parimente in quest'Anno la Provincia dell'Umbria, e la Religione un nuovo Convento, e fu quello di Gualdo Cattanio, terra non ignobile di quella felicissima Regione. La fondatione poi passò nella seguente maniera. Haveva, alcuni anni prima preso l'habito della nostra Religione un Cittadino di questa Terra per nome Ugolino, il quale però traheva l'origine dalla terra di Bevagna; e perchè s'era vestito in un Convento molto osservante, il cui nome non spiega Lodovico Giacobilli, dal cui Libro de' Santi dell'Umbria habbiamo presa questa notitia, fece perciò in brieve un così grande, e smisurato profitto nella Santità della vita, che ben tosto ne volò la fama, non solo per tutta quella Provincia dell'Umbria, ma per l'Italia tutta altresì; ma spetialmente in Gualdo Patria del Servo di Dio: per la qual cosa desiderosi i suoi Compatrioti d'haverlo essi fra di loro, e di godere, più da vicino, e partecipare del buon'esempio della sua tanto celebrata, e decantata bontà, pensarono, che ciò facilmente haverebbero potuto conseguire, se havessero procurato di fabbricare nella loro Terra un Convento alla Religione Agostiniana: havendo dunque stabilito di così fare, supplicarono, per mezzo d'un loro Messagiero, che a Roma, a bello studio, spedirono all'Abbate, et a' Monaci di S. Pancratio di Roma dell'Ordine di S. Benedetto, affinchè si compiacessero di concederli una Chiesa, et un Convento, che essi, poco avanti, havevano lasciato dentro della loro Terra di Gualdo, col titolo appunto di S. Benedetto: la qual cosa essendoli stata cortesemente concessa, furono introdotti nel detto Convento li Padri dell'Ordine nostro; e fra gli altri, che vi vennero a stantiare, uno fu il buon frate Ugolino, il quale appunto era stato l'unico scopo di questa Fondatione; e ciò successe in quest'anno del 1258. Fu poi subito risarcita la Chiesa, et il Convento; et indi a poco, li sopramentovati Monaci di S. Pancratio, raguagliati della gran bontà di que' Padri di Gualdo, a' quali havevano concessa la loro Chiesa e Monistero, e spetialmente della gran Santità di F. Ugolino, donarono ancora alli stessi Religiosi, la Chiesa Parocchiale di S. Maria d'Adiumera fuori di Gualdo Cattanio, con il Cimiterio, et Orto, con altri suoi Beni; e da Ferdinando Patriarca di Gierusalemme, amministratore del Vescovato di Spoleto, hebbe altresì, poco appresso, in dono la Chiesa Parrocchiale di S. Martino di Rodione nel Territorio di Bevagna. Quello, che poi seguisse del buon Servo di Dio Ugolino, quando succedesse la di lui beata morte; come Iddio, per la di lui intercessione, operasse molti Miracoli; e com'egli, per la Santità sua, s'aquistasse il glorioso titolo di Beato, così nella Religione, come fuori, lo diremo, a Dio piacendo ne'suoi proprj luoghi, e tempi.
28 - Anche li nostri Padri d'Ascoli nella Marca d'Ancona, intrapresero un Trattato con i Canonici di S. Giovanni in Laterano di Roma, per mezzo di due loro Religiosi colà inviati da essi, sopra la Chiesa di S. Tomaso della detta Città d'Ascoli; e questo Trattato fu maneggiato alli 12 di Gennaio di quest'Anno, con certi patti, e conditioni, ma non hebbero poi alcun'effetto; che Trattato fosse questo, non lo spiega il Dotto Errera, il quale ciò, come di passaggio accenna nel primo Tomo del suo Alfabeto a car. 217. Io però mi persuado, che forse li nostri Padri havevano intentione di mutar sito, e posto, e rifondare un altro nuovo Convento, o nella Chiesa suddetta di S. Tomaso, o pure vicino a quella; ma perchè spettava a' Canonici del Laterano, per tanto bisognò trattare con essi; ma perchè forse li patti, e le conditioni, che volevano li detti Canonici, erano troppo gravi, et esorbitanti, perciò li nostri Padri hebbero per meglio di restare nel loro antico Convento, e così nulla si concluse.
29 - Ma se li Padri d'Ascoli non poterono concludere co' Signori Canonici del Laterano il passaggio del loro Monistero alla Chiesa di S. Tomaso, hebbero ben fortuna li nostri Padri di S. Martino di Tortona, di concludere con il Vescovo, et i Canonici di quella Cattedrale, il passaggio loro dentro della Città, ove in quest'Anno si trasferirono, et in un bellissimo sito posto nel bel mezzo della Città, edificarono il Monistero nobile della Santiss. Trinità, il quale hoggidì pure è uno de' principali della Provincia di Lombardia; et io mi ricordo d'haver letta una Scrittura esistente nell'Archivio di questo Convento, mentre in quello alloggiai l'Anno 1669, nel mio passaggio a Genova, ove dovevo Predicare in quell'Anno, nella quale Scrittura v'erano sottoscritti nove Sacerdoti, che stavano ivi di stanza in quest'Anno del 1258 e quest'appunto è l'antichità di questo Convento.
30 - Ma terminiamo hormai quest'Anno del 1258 con la morte di Gualtiero Chiavello, Signore della nobile, e famosa Terra di Fabriano, il quale, come già notassimo, e scrivessimo sotto l'Anno del 1216, fondò per la nostra Religione in quell'Anno, il grande, e maestoso Convento di S. Maria, hoggidì volgarmente chiamato di S. Agostino, e fu il di lui Cadavere sepellito nell'istessa nostra, e sua Chiesa, e la di lui Anima, piamente crediamo, che fosse da gli Angeli portata in Cielo a ricevere il premio dovuto alla di lui, per appunto, celestiale carità. Habbiamo fatta quivi honorata memoria di questo pijssimo Prencipe, per mostrarli uno, benchè picciolo, segno della gratitudine, che conserva verso di lui la nostra Religione, per i grandi, e singolari beneficj ricevuti dalla sua pietosissima mano.
31 - Doppo la morte di quest'ottimo Signore, li successe nel Dominio di quella sua Terra, e Stato, Alberghetto suo figlio, il quale, per farsi conoscere non meno herede della sua gran pietà, che dello stato di così famoso Genitore, volendo cingere di nuove Mura la detta sua Terra, hebbe per bene d'includere dentro di quel nuovo recinto il nostro Monistero, affinchè con maggior comodo, così de' Religiosi, come de' Secolari suoi Sudditi, meglio fare si potesse il servitio di Dio. Quanto tempo poi sopravvivesse questo nostro nuovo Benefattore, quali beneficj precisamente, a quel suo Convento, oltre dell'accennato, et anche alla Religione facesse, perchè non lo lasciarono registrato li nostri antichi Padri, perciò non ne potiamo noi in questo luogo dare più copioso ragguaglio.
32 - E qui aggiungere dobbiamo un'altra Bolla d'Alessandro IV, pure hora da noi ritrovata, a pro del Convento di Reggio, la quale contiene, la facoltà di potere celebrare nell'Altare portatile; e ciò dice di fare il Pontefice in conformità di un'altra gratia simile concessa a' Padri di quel Convento da Innocenzo IV; questa Bolla poi fu data anch'ella in Viterbo a' 18 Maggio di questo medesimo Anno 1258, e si conserva nell'Archivio del suddetto Convento di Reggio, la di cui copia fedele è la seguente:
Alexander Episcopus Servus Servorum Dei.
33 - Dilectis filijs, Priori, et Fratribus Domus de Fontanis Reginis Ordinis S. Augustini, salutem, et Apostolicam benedictionem. Devotionis augmentum vobis Deo propitio provenire confidimus si super ijs, quae pie cupitis Nos benignos ad gratiam habeatis. Hinc est, quod Nos humilitatis vestrae praecibus inclinati, ad instar foelicis recodationis Innocentij Papae praedecessoris nostri, auctoritate vobis praesentium indulgemus, ut in locis, et Oratorijs vestriscum portatili Altari possitis Missarum solemnia, et alia Divina Officia celebrare, omni Parochiali iure Parochialibus Ecclesijs reservato. Et ne de iure huiusmodi possit aliqua quaestio sub oriri, illud circa oblationes, decimas, et premitias intelligimus, quae a Laicis solent Clericis exhiberi; quibus defraudari nolumus Parochiales Ecclesias occasione Indulgentiae supradictae. Nulli ergo, etc. Datum Viterbij 14 Kal. Iunij, Pontificatus nostri Anno 4.