Agostino e san Giovanni: affresco a Tolentino
ANNO 1277
Anni di Christo 1277 - del secolo XXIV - della Religione 891
1 - Erano appena trascorsi otto Mesi, doppo la Creatione del nostro Sommo Pontefice Giovanni XXI, quando stando egli nel suo Palazzo di Viterbo ben lontano dalla morte, secondo il suo pensiero, anzi con gran speranza di vivere lungo tempo, conforme haveva pur poco dianzi, con la sua Astrologia, nella quale era peritissimo, tolto ad indovinare, all'improviso cadde una fabbrica nuova, che haveva egli fatta fare pure all'hora di fresco nel suddetto suo Palazzo, dalla quale, improvisamente oppresso, e quasi totalmente infranto, e fracassato, fu gran miracolo, che non restasse incontanente morto; sopravisse però intorno a quindici, o venti giorni, nel termine de' quali, doppo havere presi con gran divotione, i Santi Sacramenti della Chiesa, rese l'Anima sua, come si spera, nelle mani del Creatore. Essendo poi vacata la Santa Sede per lo spatio di ben 6 Mesi, e più, fu surrogato in suo luogo il Cardinale Orsino, che si fece chiamare col nome di Nicola III, e dicono gli Autori, e spetialmente lo Spondano, che era questo Pontefice di così buoni costumi, che chiamavasi per antonomasia, il Composto.
2 - Morì finalmente in quest'Anno il sacrilego Hermanno, che fu empio Istitutore della scelerata Setta de' Fraticelli, li quali con nome tale si chiamarono dal volgo, perché que' malvagi, fingendo d'essere Religiosi del Terz'Ordine di S. Francesco, erano in effetto perfidissimi Eretici, li quali commettevano sceleragini inaudite, massime in materia di senso, e le battezzavano per sagrosante; erano nemici della Chiesa, e del Pontefice, et insomma non v'era malvagità, e sacrileggio, che non commettesero; de' quali Eretici, et Eresia, scrivono di proposito il Prateolo, il Gualterio, Bernardo Lutemburgense, et altri. E qui s'avvertì, che questi sono stati malamente confusi con i Beguardi, et i Beguini, li quali uscirono alcun tempo, doppo fuori delle caverne orrende dell'Inferno ad infettare il Mondo con le loro Eresie. Nota però lo Spondano, che il Corpo del sopramentovato Hermanno 20 Anni doppo la sua morte, fu fatto diseppelire per Ordine di Bonifaccio VIII, il quale in oltre lo fece publicamente abbruggiare, come Eretico infame. E qui mi giova d'aggiungere, che in quest'Anno nella Provincia della Svevia, una Fanciulla d'otto Anni partorì un figliolo, cosa in vero portentosa; tanto si legge appunto nelli Annali di Svevia.
3 - Mentre i Cardinali stavano in Conclave per creare il Pontefice, anche i nostri Padri verso gli 8 di Settembre, cominciarono a radunarsi da tutte le parti del Mondo, nella medesima Città di Viterbo, per celebrare il Capitolo generalissimo, e creare il nuovo Generale, o pure per confirmare il vecchio; e perché era Sedia Vacante, dice il Panfilo nella sua Cronica, che li Cardinali, et altri Prelati, che si trovavano all'hora in gran numero in quella Corte, favorirono grandemente quel Capitolo, intervenendo sovente alle publiche funtioni delle Prediche e Dispute, che nella nostra Chiesa si facevano, perochè forsi in questo tempo la Clausura del Conclave non era così stretta e rigorosa, come ne'nostri, ne'quali, quando una volta vi sono entrati i Cardinali, non ne possono più fuori uscire, se non in caso di pericolosa infirmità, ed anche con fatica. Soggiunge di vantaggio lo stesso Autore, che essendo molto ben nota a tutto il sacro Collegio, la faconda eloquenza del Generale Francesco, li fu per tanto da esso ordinato, che dovesse a quel gran Congresso di Porporati, fare un'eloquente oratione intorno alla futura Elettione del nuovo Pontefice, il che fece egli con gran maraviglia ed applauso universale.
4 - Ridottosi poi anche i Padri Capitolari nel loro Capitolo per creare il Generale, dopo varj discorsi, come a tuti fosse molto ben nota la Giustitia e la Prudenza, la Carità e l'Integrità del Generale Francesco, tutti uno ore, conclusero, che non si venisse ad altra elettione, ma che si dovesse per altri tre Anni confirmare nell'Officio Francesco; essere troppo noti i progressi fatti da tutta la Religione, sotto il governo di quel Prelato; doversi pensare, che i Soggetti buoni sono rari; esser molto difficile il trovare un Padre nel quale tutte le parti più degne, che in un'ottimo prelato si ricercano, vedendosi riscontrare in grado eminente, come in Francesco; doversi dunque ringratiare il Signore, che tal Pastore gli haveva concesso, ed essere necessario di pregarlo con istantissime preghiere a volerli concedere lunga vita per publico benefitio di tutta la Religione. Fu dunque confirmato con giubilo, e contento universale de' Padri, benchè egli con grande humiltà, più volte ricusasse di più oltre procedere in quella così pesante carica. Fu creato in questo Capitolo Provinciale della Romana Provincia, il P. F. Leonardo da Viterbo, Lettore insigne di Teologia, di cui altre volte habbiamo favellato.
5 - Gli è da credere certissimamente, che anche fossero creati tutti gli altri Provinciali di tutte l'altre Provincie dell'Ordine, massime di qua da' Monti, ma noi non potiamo rendere conto se non di quelli della Provincia Romana, perché i Registri Generali dell'Ordine di questi tempi non si ritrovano, e quella poca contezza, che de' Capitoli anche Generali andiamo dando, la caviamo da quel Registro antico della sudetta Provincia Romana, il quale essendo anch'egli stato perso per lungo tempo, alla fine fu per mio avviso, et industria ritrovato l'Anno 1649, mentre stavo predicando in Roma nella nostra Chiesa di S. Agostino, che né meno potressimo scrivere queste poche notitie, che in quello habbiamo ritrovate.
6 - Ma torniamo a dire qualche cosa del buon Pontefice eletto, per quanto spetta ad un favore singolare, che egli, quasi subito creato Pontefice, si compiacque di fare alla nostra Religione, in ordine a' Capitoli Generali; havendo egli dunque considerate le gravi, e religiose funtioni fatte da' nostri Padri nel loro Capitolo Generale celebrato nella Città di Viterbo, ove era egli pure all'hora stato eletto Papa, e conoscendo altresì le gravissime spese, che in somiglianti radunanze necessariamente facevansi motu proprio, con una sua Bolla gratiosa, concesse Indulgenza di quaranta giorni a tutti que' Fedeli, li quali pentiti e Confessati, daranno qualche aiuto, e soccorso alli nostri padri radunati ne' Capitoli Generali, et anche a quelli, che asisteranno alle loro Prediche fatte nelle loro Chiese in tempo de' suddetti Capitoli, e ciò per otto giorni continui; tanto per appunto testifica Ambrosio Coriolano nella sua brieve Cronica, e precisamente nel Cattalogo de' Privilegi; il quale aggiunge, che questa Bolla comincia: Pium, et consonum aequitati, etc. E soggiunge, che questa Bolla nel suo tempo conservavavasi nell'Archivio del Convento di Ratisbona nella Provincia di Baviera.
7 - Il nostro eruditissimo P. Errera nel Tomo 2 del suo Alfabeto Agostiniano, trattando del Convento di S. Agostino di Pavia, nella quinta Classe della Lettera P. dalla pagina 302 fino alla 306 se bene è di parere, che la religione havesse Monistero nella detta Città, prima, che Giovanni XXII ad istanza del B. Guglielmo da Cremona Generale di tutto l'Ordine nostro, concedesse con una sua Bolla al sudetto Generale, et in consequenza all'Ordine nell'anno di Christo 1327 di poter fondare un Convento vicino et attaccato alla Chiesa di S. Pietro in Cielo d'Oro, nella quale riposa il Corpo Sagrosanto del nostro Beatissimo Patriarca S. Agostino, indotto a così sentire, per un testimonio, che produce il P. Gabriele Penotto, d'un certo Baltassarre Crivelli Podestà di Pavia, il quale volendo persuadere al Papa ad istanza de' Canonici regolari di S. Croce di Mortara, che risiedevano nel Monistero di S. Pietro suddetto, a volere annullare la Gratia fatta da Sua Santità a nostri Padri Agostiniani di fondare il mentovato Convento attaccato alla predetta Chiesa di S. Pietro, asserendo, che era cosa facile, che succedesse qualche gran scandalo nel tentare una così grande impresa; avvegnachè, per la sola semplice nuova della detta Concessione ottenuta da' nostri Padri, poco v'era mancato, che il Popolo di Pavia non si fosse sollevato contro il Convento delli detti nostri Eremiti di Pavia; si che, dice l'Errera, e' costa, che prima della detta Concessione di Giovanni Papa, havevano li nostri religiosi un Convento nella detta Città; ben'è vero, ch'egli poi candidamente concessa di non sapere quanto prima havesse ivi fondato quel Convento la Religione.
8 - Hor sia lodato Iddio, che quello, che non puote con la sua gran diligenza, haver sorte di trovare questo gran valent'Huomo, abbiamo havuto fortuna noi di rinvenirlo in quest'anno del 1670 per mezzo d'un Giovinetto Studente nel Convento nostro di S. Agostino di Pavia, per nome F. Vigilio Ruffini da Trento, molto prattico nell'indagar le cose antiche di quell'Archivio. Devesi dunque sapere (come accennassimo ancora assai chiaraménte sotto l'anno 1222 e molto più sotto quello del 1254, ove trattassimo dell'ingresso reale de' nostri Padri antichi, nella Chiesa e Convento di S. Mustiola) che essendo forse, e senza forse, stati cacciati via li nostri Eremiti, insieme co' Padri Benedettini dal nostro sopramentovato Convento di S. Pietro in Ciel d'Oro, come anche nel sopradetto Anno 1222 al n. 10 notassimo, andarono alloggiando, hora in questa, hora in quella parte della detta Città, dove trovavano chi gli accertasse, per modo di provisione, fin tanto, che potessero ritrovare un qualche luogo, ove fondare un nuovo Monistero per loro domicilio e stanza; ma come l'occasioni di ciò fare non fossero così pronte, stettero molti anni a ritrovare luogo fermo, anche per modo di prestanza, e questo fu verso l'Anno per lo meno del 1254 in cui, come all'hora scrivessimo di proposito, ottennero per loro domicilio, la canonica di S. Mustiola sudetta, dalla quale, eccettuatone il Prevosto, se n'erano partiti gli altri Preti, che vi dimoravano, e ciò a cagione della povertà della detta Chiesa. Habbiamo poi detto, che per lo meno entrarono li nostri Padri nel detto luogo di S. Mustiola. Nell'anno 1254 perchè era Vescovo di Pavia nel tempo, che v'entrarono un tal Reobaldo Cipolla, il quale, allo scrivere del Dotto Ughelli nel primo Tomo della sua Italia Sagra in Ecclesia Papiensi, morì nell'anno 1254 et egli appunto prestò il suo consenso alla detta entrata de' nostri in Santa Mustiola.
9 - Essendo poi stati sopra 20 anni, e forse 25 nel sudetto luogo imprestito, e per modo di provisione, né havendo mai trovato luogo a proposito per fondarvi un Convento per essi, finalmente pregarono, istantemente il Prevosto della detta Chiesa, che chiamavasi Guido, et il vicario del Vescovo che era absente, e tutto il Capitolo della Cattedrale a volerli concedere liberamente la detta Chiesa, e Luogo di S. Mustiola, affinchè potessero ivi fondare un Monistero conforme al loro bisogno; per la qual cosa essendo molto pronti li detti Signori, ciascheduno per la sua parte, a sodisfare li detti Padri, e richiedendosi, per ciò fare una particolar licenza del Vescovo, li scrisse per tanto il mentovato suo Vicario, che era ancora Archidiacono della Cattedrale, et Hospino chiamavasi, e quel buon Prelato ben tosto li mandò la detta licenza, la quale fra poco daremo inserta nell'Istromento della Donatione, che poco appresso seguì della detta Chiesa e Luogo di S. Mustiola.
10 - Havendo dunque havuta il Vicario del detto Vescovo, e tutti gli altri, a' quali spettava, la licenza di fare questo contratto di Donatione, si raddunarono insieme, e finalmente fecero la detta Donatione alli sudetti Padri del predetto luogo e Chiesa di S. Mustiola, con alcuni patti e conventioni notati nell'Istromento, il quale fu celebrato, e rogato in quest'anno del 1277 a' 2 del Mese d'Aprile in Pavia in giorno di Venerdì. Il tenore poi del detto Istromento é il seguente:
11 - Anno Nativitatis Domini 1277 Indictione 5, die Veneris, secundo Mensis Aprilis in Papia Dominus Magister Hospinus Archidiaconus Papiae, et Vicarius D. Guidonis, Dei Gratia Episcopi Papiensis, habens Litteras, et generalem Administrationem, et Procurationem Episcopatus sui in Traslatione, seu etiam Permutatione facienda de Ecclesia S. Mustiolae Papiae, ut apparebat Litteris sigillatis dicti Domini Episcopi, quarum Litterarum tenor hic est. Frater Guido miseratione Divina Episcopus Papiensis Viro Venerabili, et discreto Magistro Hospino Archidiacono, et Vicario suo in sincera dilectione salutem. In Traslatione, seu Permutatione facienda de Ecclesia S. Mustiolae Papiensis totaliter et integraliter committimus vices nostras. In cuius rei Testimonium praesentes Litteras nostri Sigilli munimine fecimus roborari. Dat. Cremae sexto Mensis Februarij. Et Dominus Guido Praepositus dictae Ecclasiae S. Mustiolae, et Capitulum Maioris Ecclesiae Papien., in simul congregatum ad tractandum de statu Ecclesiae supradictae, et providendo secundum supra, ut Reformatores ipsius in spiritualibus ad hoc, ut Domino possit melius in dicta Ecclesia in spiritualibus deserviri, dictus D. Archidiaconus, et Vicarius, et spetialis Delegatus D. Guidonis Dei Gratia Episcopus, et Episcopatus Papiae, nomine ipsius Episcopi, et Episcopatus, et D. Giudo Praepositus dictae Ecclesiae S. Mustiolae, de consensu, et voluntate Capituli maioris Ecclesiae Papiae et infrascriptorum Canonicorum, scilicet praedicti D. Magistri Hospini Archidiaconi, D. Iohannis Archipresbyteri, maioris Ecclesie Papiensis, D. Comitis Conradi de Lomello, D. Othonis de Beccaria, D. Burgundij de Canevanova, et D. Martini Insinbardi, ibi praesentium, et vocatorum more solito. Considerantes, quod dicta Ecclesia Sanctae Mustiolae, tam longo tempore, ex ratione Talliarum, eidem Ecclesiae impositarum per Apostolicam Sedem, et eius Legatos, et Episcopos, et communis Papiae onoribus in tantum depressa est, quod ipsa Ecclesia, iam sunt anni viginti, et plures fuit Servitoribus, et Ministris, et Clericis saecularibus, in temporalibus, et spiritualibus destituta, excepto dicto D. Guidone Praeposito, qui ibidem, propter ipsius Ecclesiae paupertatem, ac inopiam a dicto tempore citra morari non potuit, nec eidem in spiritualibus Domino deservire; et in dicta Ecclesia Religiosos Viros, et Religiosum Ordinem, et Conventum Fratrum Eremitarum S. Augustini recepisse; qui Fratres a dicto tempore citra ibidem in Domino se laudabiliter habuerunt, bonae memoriae quondam D. Reobaldi Episcopi Papiensis accedente consensu. Et recolentes dicti D. Archidiaconus, et Vicarius, et Praepositus, atque Capitulum istud, quod sacram Religionem plantatam fovere tenetur quilibet iuxta Canonicas sanctiones, et considerantes, ac videntes, qualiter dictorum Fratrum, et dicti Ordinis sancta plantatio, ex quo ipsa quasi Vitis fructifera, et ipsa quasi Vinea Domini pro temporibus pullulavit, et palmites longe, lateque producens ad mortifera circumquaque venena pellenda, flores protulit, et verbo praedicationis, et vitae exemplo odores effudit, in tantum, quod per religionem, ac piam devotionem fidelium, prope dictam Ecclesiam flos hiuismodi sanctimodem honestatis in Domino est plantatus, et per eos Fratres posse dictae Ecclesiae in Domino, ac divinis officiis melius, et commodius, quam per alios deserviri, ac dictum Praepositum Guidonem velle, nec posse propter ipsius paupertatem, in dicta Ecclesia commorari, nec etiam aliquos saeculares Clericos in dicta Ecclesia constitutos, per quos possit in dicta Ecclesia in spiritualibus deserviri, ad honorem Dei, et ob reverentiam S. Augustini, et Apostolicae Sedis, in cuius Ordine, et reverentia dictus Ordo, et dicta Religio est plantata, de voluntate, et consensu dicti Capituli, et dictum Capitulum, una cum dicto Archidiacono, et Vicario, et Praeposito concesserunt, applicaverunt dictam Ecclesiam S. Mustiolae, una cum Caemeterio ipsius, et cum aliquantulo Horti, et iuribus Platae, ac Donationem fecerunt in perpetum Fratri Uberto de Novaria, Priori dicti Ordinis, et Conventus S. Augustini nomine ipsius Ordinis, et conventus eo modo, quo dicti Fratres, et dictus Ordo, et Conventus, et eius Successores habeant, teneant, et possideant, et gaudeant, et quasi praedictam Ecclesiam, Caemeterium, et Hortum, et iura Platearum, cum accessibus, et ingressibus, et regressibus, et omnibus iuribus ipsius Ecclesiae Caemeterio, et Horto pertinentibus, seu spectantibus in perpetuum, et faciant quidquid voluerint sine contradictione istororum Praepositi, Archidiaconi, Capituli, et Episcopatus Papiensis, ac cum eorum defensione ab omni Persona cum ratione, et concesserunt eidem Priori nomine dicti Ordinis, et Conventus liberam, et generalem administrationem dictae Ecclesiae, et Cameterij, et omnium aliarum rerum eisdem, ecclesiae, et Caemeterio adiacentium, et quas dicti Fratres in praesenti possident, et quas erunt de Caetero pia devotione Fidelium adepturi; quam Donationem, et Concessionem dictus Vicarius nomine dicti Episcopi, et Episcopatus, et dictum Capitulum, et Praepositus fecerunt, salvis dicto Episcopo, et eius Successoribus, et integris reservatis universis his, et singulis quae ratione iuris Episcoppalis Episcopo de iure competunt, non tamen, ut per hoc ea, quae sunt, de lege Diocesana, vel iurisdictionis existunt, seu alio modo ad Diocesanum Episcopum pertinere noscuntur, per dictum Episcopum nec per eius Sucessores, nec per dictum Archidiaconum, et Capitulum contra dictos Fratres, et Ordinem necnon dictam Ecclesiam, et Caemeterium supradictum, et ad alia appenditia, quae in praesentiarum existunt, vel, Deo concedente, de caetero ibidem dicti Fratres, et Ordo poterunt adipisci, non debeant exerceri, vel eo quod dicta Ecclesia Parochialis existit, teneri aliter, vel distringi, quam Fratres Praedicatores, et Minores, vel eorum Eremitarum Conventus arctari, vel teneri, et eorum Ecclesiae, vel Caemeteria, consueverunt. Salvis semper Immunitatibus, Exemptionibus, et Privilegijs, dicto Ordini, et Fratribus Sancti Augustini per Apostolicam Sedem, et eius Legatos indultis, et concessis, ita quod occasione praedictae Concessionis, et Donationis, et Ecclesiae nullum fiat praeiuditium dictis Fratribus, et Ordini quantum ad Immunitates Privilegia, et Exemptiones eis indultas. Et ex nunc dictus Vicarius nomine dicti Episcopi, et Episcopatus, et, dictus Praepositus, de consensu dicti Capituli, et ipsum Capitulum renunciaverunt omni Iuri, et Privilegio eis competenti in dictis Ecclesia Cementerio, et Horto, et quolibet ipsorum. Item hoc stetit, et actum fuit in praedictum Priorem nomine praedicti Ordinis, rt Conventus ex una parte, et praedictum Praepositum Guidonem ex altera, quod si appareret praedicta concessa, et donata, seu aliqua de predictis aliquo casu evinci, vel imbrigari, de iure dicto Priori nomine dicti Ordinis, et dicto Ordini, quod stabit nomine dictae Ecclesiae in auctoritate, et dedefensione ab omni Persona cum ratione, et si defendere non potuerit, et damnum inde habuerint totum ipsum damnum, ei isto nomine solvere, ac restituere promisit simul cum expensis omnibus, quae fient pro ipso damno petendo. Credendo eis isto nomine in suo dicto sine Sacramento faciendo, de expensis, et praedictis omnibus, et singulis faciendis, attendendis, et observandis omnia bona dictae Ecclesiae S. Mustiola, tam presentia, quam futura eidem Priori nomine dicti Ordinis, et Conventus pignori obligavit; et salvo, quod si appareret aliquod Fictum dari debere alicui Personae universitati Ecclesiae, vel Collegio, quod dictus Prior nomine dicti Ordinis debeat, et teneatur illud Fictum solvere de toto tempore quo deberetur a tempore quo venerunt dicti Fratres ad habitandum in dicta Ecclesia S. Mustiolae, et de hinc in antea, et dictus Praepositus nomine dictae Ecclesiae teneatur solvere dictum Fictum, si quod appareret a praedicto tempore retro, quia sic stetit inter eos, etc. Et inde dicti Vicarius, Praepositus, et Caputulum hanc cartam fieri praeceperunt. Interfuerunt Isnardus Mangiaria, Victor Mediabarba, et Joannes de Cavassio de Laude Testes, etc. Ego Isnardus Mangaria Notarius Sacri Palatii hanc Cartam traditam, a quandam Fratre Gregorio Patre meo cuius Breviaria sunt mihi commissa scripsi, etc.
12 - Questa è per appunto la copia fedele dell'Istromento della Concessione, o Donatione, che fece il Prevosto di Santa Mustiola insieme con il Vicario del Vescovo di Pavia, e col Capitolo della Cattedrale della detta Chiesa, e Luogo di Santa Mustiola, a' nostri Padri li quali havevano habitato in quello, già per prima, come anche l'istromento si dice, per lo spatio almeno di 24 anni, come habbiamo dimostrato di sopra, e se bene questo Contratto, o per meglio dire, questa Concessione, o Donatione, fu fatta dalli sudetti Signori, con buona gratia, e licenza del Vescovo data al suo Vicario, et inserta anche nel predetto Istromento da essi, come abbiamo veduto, nulladimeno li nostri Padri, acciò questa Scrittura fosse per ogni lato stabile e ferma, e non mai in alcun tempo si potesse rescindere, hebbero per bene di farla confirmare, et autenticare maggiormente dallo stesso Vescovo; ma perchè egli non era in Pavia, ma se ne stava nella Romana Corte in Viterbo, scrissero per tanto al nostro Reverendiss. P. Generale F. Francesco da Reggio, il quale anch'egli ivi si ritrovava con i più principali Padri dell'Ordine, per celebrare il Capitolo Generale di cui più sopra habbiamo discorso, affinchè procurasse d'ottenere la detta Conferma dal sudetto Vescovo, et egli havendo passato l'ufficio con quel Prelato, ottenne subito quanto bramava, imperochè quel buon Prelato, si compiacque di confirmare, e d'autenticare il soprascritto Istromento, con quest'altro, che siegue:
13 - In Nomine Domini Amen. Anno a Nativitate eiusdem Domini, millesimo ducentesimo septuagesimo septimo, Indictione 5, die prima Mensis Septembris, in praesentia mei Notarij, et testium infrascriptorum. Ven. Pater d. Guido, Dei gratia Episcopus Papiens, ei constituto, quod Archidiaconus, et Archipraesbyter, et Capitulum Ecclesiae maioris Papiensis, et quidam Praepositus Ecclesiae S. Mustiolae de Papia intuitu elemosynae, et pietatis, et conteplatione Divinae remunerationis, concesserunt, donaverunt, et dederunt dictam Ecclesiam S. Mustiolae, cum omnibus Domibus, et Hortis ipsius Ecclesiae eidem adiacentibus, Religionis Viris Priori, et Fratribus Eremitis Ordinis S. Augustini; et ipsius Donationis, Dationis, et Concessionis eidem d. Episcopus habens notitiam pleniorem, ad supplicationem Religiosi Viri Domini Fratris Francisci Prioris Generalis Fratrum Eremitarum praedicti Ordinis S. Augustini praefatas Donationem, Concessionem, et Dationem ratificavit, et ex scientia confirmavit, et approbavit. Et si quis defectus in Donatione, seu Datione, et Concessione praedictis fuit, supplevit ex ordinaria potestate. Et insuper desiderans idem Ven. Pater D. Episcopus, quod in eodem loco S. Mustiolae Religio dictorum Fratrum Eremitarum liberius augeatur, et quod ipsi liberi, et exempti possint serventius, et melius vacare Deo, et saluti Animarum, ipsam Ecclesiam Sanctae Mustiolae cum Hortis, et Domibus ei adiacentibus, et Fratres, qui nunc sunt, et pro tempore fuerint in dicta Ecclesia exemit ab utraque lege, tam Diocesana, quam Iuridisdictionis, constituens etiam, quod dicta Ecclesia, et Fratres, qui sunt, et pro tempore fuerint in dicta Ecclesia eidem Episcopo, et Successoribus suis, et eisdem Archidiacono, et Capitulo, ac Ecclesiae Papiensi, ad aliquem Censum Praestandum, seu servitium aliquod, de caetero, non teneantur, a quibus ipsam Ecclesiam, et ipsos Fratres omnino liberavit, et absolvit, et liberos constituit, et immunes. Et quidquid Iuris in ipsa Ecclesia idem Episcopus, seu Ecclesia Papiensis habet, donavit, et concesit dicto Priori recipienti vice, et nomine Fratrum Eremitarum Ordinis supradicti. Quibus omnibus dictus Dominus Prior (scilicet Generalis) interfuit, et omnia, et singula supradicta pro Ordine Fratrum Eremitarum, et pro ipsis Fratribus acceptavit, et eadem benigne, cum gratiarum actione recepit. Actum, et datum Viterbij, in Domo, in qua morabatur praedictus Dominus Episcopus iuxta Ecclesia Sanctae Crucis Viterbiij. Interfuerunt Testes Frater Bonensegna de Regio, et F. Matthaeus de Viterbio Ordinis Fratrum Eremitarum, Fr. Bonus Monacus Sancti Sepulcri Papiensis Ordinis Vallisumbrosae, Enricus de Ragerio Episcopatus Papiensis, Iacobus Rainaldi de Viterbio, et Franciscus de Albaris Clericus Papiensis, et familiaris Magistri Angeli de Urbe Advocati in Curia, vocati, et Rogati. In quorum omnium Testium, et munimen praedictus D. Episcopus praesenti Instrumento suum Sigillum mandavit apponi. Et ego Bonus Albertus de Regio Sacrosanctae Romanae Ecclesiae auctoritate Notarius Publicus praedictis interfui, audivi, et Rogatus scripsi, et in publicam formam redegi.
14 - Da questi due così chiari, così antichi, e famosi Istromenti, come con ogni più, che chiara evidenza si prova, che l'Ordine nostro degli Eremiti di S. Agostino, é più antico in Pavia dell'anno 1254, come ancora dimostrassimo, non solo in detto anno, ma molto più sotto gli anni 725 1153 e 1222, così poi all'incontro manifestistissimamente si convince di poco vero, per non dire apocrifa, una non so quale Scrittura, o Squarcio di Cronica, che produce il Penotto nel Libro primo della sua tripartita Historica al cap. 63. Sotto il num. 4, a car. 211 qual dice d'haver trascritta da un certo Libro da un tal Celso Maffei suo Concanonico, nella qual Cronica si dice, che essendo Abbate di S. Pietro in Cielo d'Oro, un tal Filippo, che fu creato Abbate nel 1310, vennero a Pavia per la prima volta li nostri Padri Eremiti, li quali, havendo inteso, che v'era una Chiesa nella detta Città, nella quale riposava il corpo del P. S. Agostino, subito andarono a ritrovare l'Abbate, e lo pregarono a concederli un poco di luogo vicino al Monistero loro, per ivi fabbricarsi alcune Stanzette, per potere spesso venerare il Corpo di quel Beato Padre; dopo le picciole stanze, dice la detta Cronica, che ve n'aggiunsero delle più grandi, et in fine formarono una gran Casa; così servendo alla detta Chiesa, a poco a poco di semplici Servi, pretesero di divenire Patroni, come li Canonici, et a questo effetto impetrarono una Bolla da Giovanni XXII l'anno del 1327 che comincia Veneranda Sanctorum Patrum, etc. Questo é il contenuto della sudetta Cronica, la quale per ogni lato, non solo sospetta, ma totalmente apocrifa si fa conoscere; imperochè dalli due prodotti Istromenti evidentemente si convince, che li nostri Padri, prima del 1310 erano antichi in Pavia, perochè più di 60 anni avanti havevano cominciato ad habitare nella chiesa, e Convento di S. Mustiola, dunque è falso ciò, che dice la detta Cronica, cioè, che essendo Abbate quel P. D. Filippo, che fu creato del 1310 entrarono li nostri Padri nella Città di Pavia; é falsissima poi anche per l'altro capo, ove dice, che li nostri Padri sudetti cominciarono a fabbricare vicino al monistero di S. Pietro, come Servi, e poi verso 1327 si vollero fare Patroni, come li Canonici, con l'autorità di Giovanni XXII imperochè, anzi quivi v'é un'aperta contraditione in adiecto, avvegnachè s'havessero fabbricato un Convento con licenza dell'Abbate sudetto, a che proposito poi havrebbero essi procurato appresso il Papa di fabbricarne, e di fondarne un'altro, come appunto dalla Bolla si cava, che ne ottenero la licenza dal detto Sommo Pontefice? Leggasi spetialmente dal Paragrafo 4 fino al 9 inclusive, e prima del detto anno 1327 troverassi, che li nostri Padri non havevano luogo alcuno vicino alla detta Chiesa, e Monistero, e solo lo cominciarono a fondare doppo ottenuta la predetta Bolla da Giovanni XXII gli é ben però vero, che quando si stavano li Benedittini, vi stavano ancora li nostri Eremiti, con buona gratia delli detti Padri, come dimostrassimo, con chiare Scritture sotto il 1153 et anche altrove, ma doppo poi, che Papa Honorio III ne cacciò i Benedettini, e v'introdusse li Canonici Regolari di S. Croce di Mortara, ne fossimo forsi cacciati ancor noi; e se per avventura ne fossimo cacciati, ciò non successe così subito: non vi stassimo però lungo tempo, ma solo fin tanto, che potessimo ritrovare qualch'altro luogo opportuno, il che al più tardi seguì, quando fosssimo raccolti nella Chiesa e Luogo di S. Mustiola dal Prevosto di quella, verso l'anno di Christo 1254 al più tardi.
15 - E per maggiore conferma di quanto habbiamo detto verso il fine del numero passato, s'osservi, che nel progresso dell'Istromento primo della donatione di S. Mustiola, sempre quel Priore non si chiama assolutamente Priore del Convento di Santa Mustiola, ma ben sì Priore del Convento di S. Agostino; nel che per mio credere si ha relatione al Priorato antico della Chiesa ov'erano stati prima que' Padri Eremiti, ov'era il Corpo del P. Agostino, la quale, se bene per i Padri Benedettini chiamavasi di S. Pietro in Cielo d'Oro, per i nostri però dovevasi chiamare di S. Agostino, si come appunto sempre da che vi sono entrati li Padri Canonici, sempre per essi s'é parimente chiamata, e tuttavia si chiama di S. Pietro in Cielo d'Oro, e per noi sempre s'é chiamata, e tuttavia si chiama di S. Agostino; e ciò basti per hora haver detto di questo Monistero di S. Mustiola, del quale non hebbe notitia così esatta il P. Errera, quando ne trattò nel Tomo 2 del suo Alfabeto a carte 311 nella quinta Classe della Lettera P., perochè ivi dice di non ne havere ritrovata notitia più antica dell'anno 1419 tutto perche egli non vidde, né hebbe cognitione delli due Istromenti, che noi habbiamo ultimamente prodotti; né tampoco del Registro del P. Generale Gregorio da Rimini, nel quale sotto l'Anno 1357 si fa mentione del sudetto Monistero; ma in fatti egli é verissimo il commune adaggio, che dice, non omnia possimus omnes.
16 - Attendevano in questo tempo li nostri Padri di Napoli a tirare avanti la fabbrica, così della Chiesa, come del Convento, già molti anni prima incominciata, come a suo tempo vedessimo, ma, e per la povertà, et anche per mancanza di sito, non potevano finire il Chiostro, che però hebbero per bene il ricorrere dal Re Carlo, la di cui pietà verso dell'Ordine havevano tant'altre volte sperimentata, e supplicacarlo, che si degnasse di concedere loro un certo sito inutile, e vacuo, che a nulla serviva, per poter dare felice compimento al Chiostro sopradetto incominciato; il che havendo fatto, egli che era divotissimo dell'Ordine, e molto caritativo, subitamente concesse loro quanto bramavano; e tutto ciò costa dal Registro Regio di quest'anno nell'Inditione 6, a car. 138, e lo riferisce il Padre Errera nel Tomo secondo del suo Alfabeto.
17 - Ma mentre il Convento di Napoli viene in questa guisa, con Reggia liberalità edificato, per lo contrario, il povero Monistero di Nurvembure nella Germania, dalla barbara crudeltà d'un Popolo tumultuante, resta miseramente distrutto, senza che pure il Re (forse di Boemia, ch'altro Re, ch'io sappia, non v'era in questo tempo nella Germania) che in quel Paese si ritrovava, dicesse alcuna cosa, o facesse pure un minimo risentimento. Raccontasi questa improvisa distruttione ne gli Annali Colmariensi de' Padri Domenicani, sotto di quest'anno nella guisa seguente: Destructa fuit Domus S. Augustini in Nurvembure a Populo, Rege minime prohibente. Da quali furie poi fosse agitato, e per ciò fare quel Popolo sacrilego, non lo dicono i sudetti Annali Colmariensi mentovati di sopra.
18 - Fu però in quest'anno medesimo rifarcito, e ritrovato vantaggiosamente, questo danno con la Fondazione d'un più degno e più nobile Monistero, nella nobilissima città di Basilea. Li Fondatori furono li Padri di Mulhusem, li quali trasferiti in quella famosa Città, essendo forse da quella stati invitati, ivi diedero principio al Monistero suddetto. Viene questo successo riferito parimente dalli detti Padri Colmariensi, nel primo Tomo degli annali della Germania con queste parole: De Anno 1277 Fratres S. Augustini de Mulhusem se transtulerunt ad Basileam. Nelle quali parole, se bene pare a prima faccia, che vogliono accennare questi Padri Annalisti, che li suddetti Padri quando girono a fondare il convento di Basilea, abbandonassero il veccio Monistero loro di Mulhusem, nulladimeno costa dai registri più moderni dell'Ordine, che la cosa non fu così; perochè sotto l'anno 1422 il B. Agostino Romano Generale in quel tempo, nel giorno 27 d'Ottobre, fa menzione di questo convento di Mulhusem, e dice che in quello vi fioriva l'osservanza Regolare, ed era Vicario Generale di quello, il Lettore F. Giovanni d'Herde Priore del monistero della Città di Friburgo inferiore, ed anche sotto l'anno 1391. Fassi memoria nei Registri del Generale Bartolomeo da Venezia, d'un certo F. Federico figlio del Convento di Mulhusem, creato all'ora Vescovo della Chiesa Tullense nella Provincia di Treveri da Bonifacio IX dalle quali cose evidentemente si cava, che quando i nostri Padri di Mulhusem si trasferirono in Basilea, non furono tutti, ma parte, e non abbandonarono altrimente il pimo Monistero.
19 - In questo medesimo Anno fu fondato un nobile Hospitale in una Terra detta in Latino Silvaducensis, nella Brabanza, come certamente stimo, nel quale Hospitale, cominciarono a servire a vicenda li Religiosi dell'uno, e l'altro stesso dell'Ordine di S. Agostino, et i maschi proseguirono nel santo e pietoso ministero fino all'anno del Signore 1376 così scrive nel Tomo primo de' suoi Annali di Brabanza Francesco Hareo a car. 289, ove parlando della Fondatione di questo Hospitale, dice le seguenti parole: Anno 1277 in eodem oppido (scilicet Silveducensi Nosocomium maius sumpsit initium subservientibus utriusque sexus Religionis Ordinis S. Augustini, sed Anno 1376 Augustiniani Viri submoti sunt, si recte supputat Gramaius. Da questo Testimonio ragionevolmente potiamo argomentare, che in questa Terra vi fosse un Convento di Frati, et un altro di Suore dell'Ordine nostro; se poi hora alcuno più ve ne sia, non lo potiamo sapere, perché gli Autori suddetti non ne parlano di vantaggio.
20 - Il convento di Como, è più antico di questo tempo, perochè precede quello de' PP. Francescani, il quale essendo prima fondato in un sito stretto et angusto, fu poi in quest'anno fondato in un sito più commmodo donatoli da alcune pietose Donne, come scrive il P. F. Luca Vadingo nel Tomo 2 in quest'anno al num. 24 e sotto l'anno 1279 produce una Bolla di Papa Nicola III, che tutto ciò conferma. Forse questo nostro Convento era prima dell'Ordine de' Poveri Cattolici, col quale s'unì al nostro l'anno 1256 come nel detto anno ampiamente scrivessimo.
21 - Afferma ancora il Dottissimo P. Maestro Pietro del Campo nel primo Tomo della sua Historia Generale Agostiniana, alla pagina 270, che in quest'anno medesimo fu da Papa Nicola III confirmato sotto della nostra Regola di S. Agostino, l'Ordine de' Frati detti della Penitenza di S. Maria Maddalena, fondato o riformato, dice egli, nel Vescovato di Marsiglia, da un certo F. Beltrando, o Beltrano, Francese, huomo di molta santità, e virtù; l'Habito di questi Religiosi non era in altra cosa differente da quello de' Padri Capuccini, fuori che nella Cintola, che era non di fune, ma di cuoio. Tratta anche di questa Religione il Barbosa de Iure Ecclesiastico universali a car. 500; se poi questa Religione hoggidì più si ritrovi in essere, o pure, se in progresso di tempo si estinguesse, e quando la di lei estinione succedesse, niuno ne parla.