Agostino e san Giovanni: affresco a Tolentino
ADDITIONI AL TOMO QUARTO
Nell'Anno 1203 aggiungi dopo il numero 19.
20- In questo tempo fu necessitato a trasferirsi in Firenze, per cagione delle Guerre quasi continue, un Monistero di Monache nostre il quale per longo tempo era stato sopra d'un Monte, lontano dalla detta Città 16 miglia, chiamato Monte Spertole; e perché le dette Monache fondarono un nuovo Monistero dentro della Città in un luogo, ove prima era una famosa Hosteria, chiamata della Candela, perciò il detto Monistero cominciò anch'egli a denominarsi della Candela, sebene hoggidì chiamasi corrottamente di Candeli. La sua vera antica origine non si puole di certo sapere, attesochè, per un'innondatione grande del fiume Arno, successa in Firenze l'anno 1560 l'acque gettarono per terra l'Archivio del Convento, e si perdettero tutte le Scritture, di sorte tale, che non v'è rimasta fuori che la Traditione, poco dianzi accennata, della loro venuta dal Convento di Monte Spertole, a quello della Candela di Firenze intorno all'accennato anno 1203. Questo Monistero è uno de' principali della Città, e vivono le Monache con molta osservanza, et hanno buon entrate da mantenere abbondevolmente il numero prefisso, e limitato di 80 Religiose. La Chiesa è dedicata all'Assontione di Maria Vergine Santissima, e la Dedicatione di quella si celebra a 22 di Luglio, non si sa precisamente in qual anno ella fosse fatta. Vivono poi le dette Monache sotto l'ubbidienza dell'Ordinario et hanno per Confessore un Prete Secolare; tanto, e non più ho io potuto ricavare da una Relatione inviatami dalle dette Madri.
Nell'Anno 1237 aggiungi dopo il numero 2.
3 - Godefrido Enschenio, e Daniele Papebrochio nel Tomo 2 delle Vite de' Santi del Mese d'Aprile sotto il giorno undecimo, a carte 61, producono la Vita d'un Santo Eremita Ofnaburgense per nome Rainero, o Riniero, il quale sotto il penultimo anno del Pontificato d'Innocenzo III fecesi racchiudere in una Cella nella sua Patria d'Ofnabruc, ove stette, facendo rigorosissima penitenza, anni 22 e finalmente in questo del 1237 santamente morendo, fece felice passaggio al Paradiso. Soggiungono li detti Autori nel Commentario, che fanno alla Vita di questo Beato Servo di Dio, che Arnoldo Vuion, Ugo Menardo, il Dorganio, et altri Autori Benedittini, stimano, che questo Eremita fosse dell'Ordine loro di S. Benedetto, che però hanno inserita la di lui Vita ne' loroAnnali e Martirologi; ma certo a mio giudicio, con poco, anzi con niun fondamento; attesochè, come ottimamente insegna Francesco Suarez nel Tomo 4 de Religione nel lib. 2 al cap. 8 li Religiosi di S. Benedetto già mai in tempo alcuno sono stati chiamati col nome d'Eremiti, come costa chiaramente dal modo di parlare, che di quell'Ordine fanno le Leggi, così Civili, come Canoniche, e l'Historie così sagre, come profane; ecco le sue parole: Religiosi S. Benedicti nunquam vocati sunt Eremitae, ut constat ex modo loquendi, tam Iurium quam Historiarum.
4 - Si che dunque il B. Rainero Eremita, o Solitario, se fu Regolare, non puote essere, congruamente parlando, Benedittino, ma ben sì più tosto, e con molta congruenza Agostiniano; attesochè, come ampiamente dimostrassimo sotto l'Anno di Christo 1601 dal numero 6 fino al 30 un' Eremita, che sia Regolare, antonomasticamente s'intende per un Agostiniano; laonde io torno a replicare, che se il B. Raniero fu veramente Eremita Regolare, non puote essere d'altr'Ordine, che del nostro Agostiniano; e se alcuno dicesse, che se fosse stato Agostiniano, et havesse volsuto essere racchiuso in una Cella, si haverebbe fatto racchiudere nel suo Convento; ma a questa tacita replica rispondiamo, che in quel tempo la nostra Religione non haveva ancor fondato Monistero in Ofnabruc, né ve lo fondò se non verso il tempo del Pontificato di Bonifacio VIII come in quel tempo vedremo. Supposte dunque queste nostre ragioni assai più vive, e migliori di quelle de' PP. Benedettini, daremo quivi un brieve saggio di questo Beato Eremita, rimettendoci però in tutto, e per tutto, quanto al di lui vero Istituto alla verità.
Vita, Morte, e Miracoli del Beato Rainero Eremita d'Ofnabruc.
5 - Se bene questo Beato Servo del Signore, si suppone, che nascesse nella Città d'Ofnabruc nella Provincia di Vesfalia, non v'è però alcun Autore, che scriva alcuna cosa delle qualità de' suoi Genitori, ma solo cominciano a riferire, che essendo egli in età adulta, si fece racchiudere in una Cella angusta, vicino alla Porta maggiore della Cattedrale della suddetta Città, dal Vescovo di quella, che Gherbardo, o come altri, Gerardo chiamavasi, e fu poi anche Vescovo di Brema; non dicono però se egli era Secolare, o pure Religioso, quando si fece racchiudere; ma io certamente mi persuado, che egli fosse Religioso, e di qualche tempo; attesochè, per intraprendere una vita così stretta e penitente, come fu quella, che fece il detto Eremita in quella Cella, fa di mestieri, che egli prima per qualche spatio di tempo esercitato si fosse in quella sorte di vita, imperociochè è trito il commune Adagio, che dice: Nemo repente sit summus. Hor già gli è certo poi che [pag. 654] la vita, che fece in quella Cella, non fu da Incipiente, né da semplice Proficiente, ma da Perfetto vero; si che se egli fu veramente vero Religioso Regolare, come lo suppongono li PP. Benedettini, mentre lo fanno dell'Ordine loro, benchè senza alcun stabile fondamento, come habbiamo dimostrato di sopra, fa dunque di mestieri, che qualche tempo prima egli si fosse fatto Religioso in qualche nostro Convento d'alcuna delle Provincie della Germania, et in quello esercitato si fosse nella vita Religiosa, con molte austerezze, e penitenze; e che poi ispirato da Dio, con licenza de' suoi Superiori, se ne passasse in Ofnabruc, e si facesse dal sudetto Vescovo racchiudere nell'accennata Cella.
6 - Ma vediamo, et osserviamo insieme i gravissimi rigori delle penitenze, che nella detta Cella egli praticò nello spatio di 22 anni. Primieramente dunque dicono tutti gli Autori della di lui Vita, che si vestì con una Corazza di ferro su la nuda carne, e sopra di quella, in vece di camiscia, una veste di sacco ben rozzo, e grosso, sopra della quale portava un Giacco di maglia molto pesante, che grandemente l'aggravava, e sopra del detto Giacco portava poi una Tonaca di panno ordinario, e questa certo doveva essere l'Habito della Religione; nell'Inverno poi sforzato dal rigore della stagione freddissima in quelle parti, si copriva con una Pelliccia, ma questa poco, o nulla li giovava; hor vestito in questa guisa, chi non lo raffigura per un novello S. Guglielmo Agostiniano?
7 - E non contento di vestire Habiti così penosi, si studiava inoltre di mortificare, e tormentare tutte le membra del corpo con catenelle, et anelle di ferro, il collo, le braccia, le mani, i piedi, le gambe, le dita, a segno, che era cosa horribile da vedersi; e se alcuno l'interrogava, perché tanto crudelmente tormentava la sua povera humanità, rispondeva, che ciò faceva per provare in se stesso in qualche parte l'attrocissima Passione di Giesù Christo. Li suoi digiuni poi erano così frequenti, che si potevano chiamare continui; attesochè egli non mangiava mai in tutto l'anno Carne, ne Latticinij di sorte alcuna; il Lunedì, Mercoledì, e Sabbato mangiava Pane di Segala, e beveva un poco di Cervosa, o Birra; la Domenica, Martedì, e Giovedì, mangiava per regalarsi una Minestra d'erbe condita con aglio; nel Venerdì poi, e nelle quattroTempora, et altre Vigilie dell'anno il suo cibo e bevanda era Pane di Segala, et acqua. Nelle Feste solenni mangiava qualche poco di Pesce, e questo non senza consiglio del Confessore, e si recava a scrupolo il cibarsi con un Pane di formento; et era tanto puntuale nell'osservanza della santa Astinenza e Digiuno, che se tal volta per causa d'infirmità era necessitato a mangiare qualche Latticinio, doppo che haveva ricuperata la sanità, stava tanti giorni di mangiare Pesci, et altre cose solite, quanti erano stati quelli, ne' quali erasi cibato di Latticinij.
8 - Quanto poi all'esercitio dell'oratione, potiamo dire parimente, che era così continua, che anche ne' giorni più lunghi dell'Estate, che appena gli avanzava tempo da reficiarsi col suo scarsissimo cibo; l'orationi poi, che cotidianamente faceva, oltre l'Hore Canoniche del giorno, consistevano nel recitare con gran divotione e spirito, l'Officio dello Spirito Santo, e della B. Vergine, e poscia appresso recitava tutto il Salterio; e poi il rimanente in altre orationi vocali e mentali, di sorte tale, che consumava ben'è sovente, insieme col giorno, anche tutta la notte, senza quasi mai prendere riposo, e se il sonno l'assaliva dormiva qualche poco sedendo; haveva però un picciolo Letticiuolo, con un legno a traverso di quello, et un altro pure di legno per guanciale, che li davano più pena, che riposo; era in somma un vivo ritratto della Penitenza. Io non parlo punto delle discipline, con le quali del continuo flagellava il suo innocentissimo Corpo, né di altre così fatte austerezze, con le quali quasi incessamente lo mortificava e lo tormentava, per renderlo, come uno schiavo, soggetto alla ragione, perchè sarebbe un non volere mai finire; [pag. 655] solo aggiungerò, che quantunque fosse così del continuo occupatone ne' suoi santi esercitij spirituali, non mancava però di partecipare gli atti della sua carità con correggere i Peccatori anche costituiti in stato nobile e cospicuo. Confessavasi poi ordinariamente, e Comunicavasi in tutte le Feste dell'Anno, et in tutti i giorni di Lunedì, Mercoledì, e Venerdì.
9 - Havendo dunque il Beato Rainero perseverato con invitta costanza in una vita così aspra, e penitente, per lo spatio d'anni 22 alla perfine volendolo il benedetto Iddio premiare con la sua eterna Gloria, li rivelò il giorno e l'hora nella quale egli doveva passare da questo Mondo al Cielo; poscia infermatosi per alcuni pochi giorni, fece rompere la sua angusta clausura per haver campo di potere ricevere tuuti i Santi Sacramenti della Chiesa; doppo la qual funtione sano di mente fino all'ultimo spirito, e finalmente fra le braccia del Priore de' PP.Domenicani di Brema, e del suo Compagno, e del Decano, e di molti altri Chierici della Cattedrale, rese purissima Anima sua nelle mani del suo benignissimo Iddio, che creata l'haveva. Successe poi la santa morte di questo Beato Servo dell'Altissimo nel giorno undecimo d'Aprile; e se bene non si recita l'Officio Divino, né si celebra la Messa nel giorno della sua Festa, nulladimeno fin dal tempo della sua beata morte ha sempre goduto il titolo, non solamente di Beato, ma anche di Santo appresso molti, et in conseguenza altresì il publico culto; che però si vedono tuttavia appesi al suo Sepolcro, non solo tutti gl'Istromenti delle sue asprissime penitenze, ma etiamdio varj Voti vi si scorgono offerti dalla divotione, e pietà di molti, che per la di Lui intercessione hanno in varj tempi ottenute molte gratie, e favori miracolosi dalla Divina Bontà, de' quali ne produrremo quivi alcuni de' più singolari.
10 - Il primo de' quali si è, che subito morto il Beato, un Canonico della Cattedrale, per nome Hermano, che era ivi presente, essendo fieramente tormentato da un'eccessivo dolore di denti, appena accostò la Mascella offesa ad una di quelle del Beato, quando subito in un istante rimase affatto libero dal dolore. Essendosi parimente sommerso il figlio d'una povera Donna in un fiume su l'hora di nona, non così tosto hebbe la buona Madre implorato l'agiuto divino, e quello di F. Rainero con alcune sue Compagne, quando, ecco, che su l'hora del Vespro, per l'intercessione del Servo di Dio, il morto Fanciullo rissuscitò. Un altro pover'huomo essendo stato morsicato da un velenoso Ragno, e stando, in gran pericolo, fu raccomandato da suoi Parenti con calde preghiere al B. F. Raniero, havendo anch'egli fatto lo stesso, promettendo d'andare con cinque Compagni a visitare il suo Sepolcro; e subito fatto il Voto venne il Beato alla Casa dell'Infermo, il quale, tutto che prima fosse sordo di molto tempo l'udì prima ch'entrasse nella Camera, entrato poi li toccò il collo, ove era il male, e li disse, che già era sano; e così fu, imperochè non solo restò sano della morsicatura, ma etiamdio della sordità. Li Canonici altresì della Cattedrale d'Ofnabruc, ritrovandosi strettamente oprressi da un grandissimo travaglio, dal quale non sapevano trovare il modo di liberarsi, presero consiglio di far voto al Beato Religioso, che se per sua intercessione erano da quello liberati, haverebbero di lui, ogn'anno, celebrata la Commemoratione, come de' Vecovi si costuma; e subito fatto il detto Voto ottennero la sospirata gratia.
11 - La Priora del nostro Monistero della nobil Terra di Quereneib, essendo fieramente addolorata per il male tormentoso dei Calcoli, si raccomandò anch'ella con gran fede al Beato Rainero, ed ottenne la bramata santità. Un'altra Monaca, forse anch'essa dello stesso Ordine di S. Agostino, havendo postosi nella bocca un Ago casualmente, questo per gran disgratia, fu da essa ingiottito, laonde essendosi fermato quello nella gola, li dava gran tormento, ma appena hebbe la buona Religiosa, insieme con altre sue Compagne [pag. 656] implorato l'agiuto del Beato, quando ben tosto, con gran facilità lo sputò fuori della bocca. Insomma dicono gli Autori sopracitati, che sono in tanto numero li Miracoli fatti dal Beato Rainero, o Riniero, che sarebbero bastanti per riempire un buon Volume: Benedictus Deus in sanctis suis. Con questa occasione habbiamo guadagnata la cognitione del sopramentovato Monistero di Quereneimb di sagre Vergini Agostiniane nella Vesfalia.
Nell'Anno 1240 aggiungi doppo il numero 24.
25 - Per quanto si può cavare dagli Atti della Vita del nostro Beato Gregorio da Verrucchio, gli è certo, che prima, che egli si facesse nostro Religioso, la Religione haveva fuori della detta Terra un picciolo Conventino, ove stavano due, o tre Religiosi, dell'origine del quale non potiamo dare alcuna certa notitia; questo solo potiamo dire, che quando il detto Beato prese risolutione di farsi nostro Religioso, la di lui Madre, che anch'essa Monaca Tertiaria divenne, fattasi donare da una Compagnia spirituale un Oratorio, che era poco fuori di Verrucchio, sotto l'invocatione della B. Vergine di Consolatione, ivi con le loro facoltà fondarono un nuovo Convento, molto più grande del primo, nel quale poi il B. Gregorio prese l'Habito in quest'Anno, essendo egli in età d' Anni 15 e la Madre di lui, che era in età di Anni 45 prese l' Habito di Terziaria, nel quale morì doppo 10 anni, la dove il di lei Figlio 103 ne sopravisse.
Nell'Anno 1245 aggiungi doppo il numero 10.
11 - Quando nel Tomo 4 sotto il numero 10 io diedi relatione della Chiesa di S. Benedetto posta nel Monte Suppiano, poco lungi dalla Città d'Amelia nella Provincia dell'Umbria, donata all'Ordine nostro da un certo Galgano, e non Giuliano (come ivi male informato notai) Carlei, e da alcuni altri li quali havevano Ius nella detta Chiesa, e Monte; io non hebbi in mio potere l'Istromento della detta Donatione, ma solamente ne cavai il racconto da ciò, che scritto n'haveva il nostro Errera nel Tomo primo del suo Alfabeto Agostiano a car 68 e perciò in vece di Monte Suppiano scrissi come fatto haveva il detto Autore, Monte Serpiano; come altresì in vece di Galgano Carlei, e degli altri, che concorsero alla detta Donatione feci mentione solamente del suddetto Galgano, soto nome però falso di Giuliano. Hora dunque, che, per la diligenza, e zelo del P. Bacciliere F. Nicola Gratiani d'Amelia, mi è stata trasmessa la copia dell'Istomento della detta Donatione fatta all'Ordine nostro della suddetta Chiesa, così dal mentovato Carlei, come da tutti gli altri, che havevano giuridittione nella detta Chiesa, e Monte Suppiano, che erano molti esistenti in vari luoghi, voglio perciò, a perpetua memoria di questi nostri Benefattori, registrare qui la detta copia insieme col possesso datone a F. Pace da Gubbio dell'Ordine Eremitano di S. Agostino, Procuratore in quel tempo del Convento, o luogo di Narni. Il tenore poi del detto Istromento, rogato, e scritto da Giovanni Almerici da Orto publico Notaio è il seguente:
In Nomine Domini Amen.
12 - Hae sunt Donationes, Concessiones, Traditiones, et Possessiones factae Fratri Paci de Eugubio Ordinis Fratrum Eremitarum S. Augustini pro se, et successoribus suis Fratribus Eremitarum S. Augustini, Procuratori eiusdem Ordinis, et Conventus de Narnia factae pro novo loco capiendo in districtu, seu Territorio Ameliae de Ecclesia, seu in Ecclesia Sancti Benedicti, sita in Monte Suppiano districtus praedicti, in hunc modum. Ego Galganus Carleij videns fragilitatem meam, timens casum mortis, consideransque destructionem Ecclesiae Sancti Benedicti, ne videam quae iam inceperunt, quia Pecudes, et Bestiae [pag. 657] domesticae, et syluestres eamdem destruere et turpare, ac etiam eius bona consumere inceperunt. Tibi Fratri Paci dono, concedo, trado, et promitto, et Ordini Sancti Augustini, et Fratribus eiusdem Ordinis, et te, et eosdem Fratres eiusdem Ordinis in Rectorem, et Rectores eligo, postulo, et peto, flagito, atque voco, ut tu, et Fratres tui Ordinis intrent, capiant, teneant, possideant, et pertractent, ut vestram Ecclesiam possessionem, et rem, et de ea facere quidquid ego praedictus Galganus facere possem, tantum plus, quantum tu, et Fratres tui Ordinis estis, et sitis Rectores, Gubernatores, et Possesores amore Dei, et salutis animarum meorum vivorum, et mortuorum. Hae donationes factae sunt in Civitate Ameliae ante Domum ipsius Galgani coram his testibus, Ser Presbytero Ioanne, et Ugolino Thomassi. Anno Domini millesimo ducentesimo quadragesimo quinto, Indictione tertia, tempore Innocentij Papae Quarti, Anno eiusdem secundo, Mensis Aprilis die nona exunte. Eodem modo Uffreducius de memoria, Raynerius eius nepos, Manfredus, et Raynerius, et Bonconte eiusdem loci Patroni dictae Ecclesiae S. Benedicti dicto Fratri Paci eiusdem Ordinis S. Augustini recipienti pro praedicto Ordine, et Fratribus, ut Procuratori concesserunt, donaverunt, et tradiderunt pro supradictis causis praedictam Ecclesiam cum omnibus Iuribus, et pertinentijs suis coram Donadeo de Lugnano, Soldano de Memoia, Nicolao de Cese. Actum in Castro Memoris eodem tempore supradicto, die praedicta. Eodem Anno et Mense, Robertus, et Helfus Domini de Careno considerantes destructionem Ecclesiae supradictae S. Benedicti de dicto loco, et districtu Ameliae sitae in Monte Suppiano, et timentes, ne ira Dei veniret super eos, dederunt, donaverunt et concesserunt, atque tradiderunt omne Ius, et actionem eidem Fratri Paci recipienti, ut supradictum est, quod, et quas habuerunt, vel habere visi fuerunt, ut ipse, et eius Fratres Ordinis supradicti dictam Ecclesiam intrare, et eius bona in omnes, et omni tamquam in suas, sua bona, et hoc fecerunt pro Deo, et animabus suis, et salute omnium suorum, et mortuorum. Actum fuit hoc in Castro Careni coram his testibus Senebaldo Petri, Iontula Andreae, Cardanucio Bartoli de dicta Terra die 21 Maij. Eodem Anno, et tempore, et Mense Iunij die nona. Ego Henricus Penconij considerans destructionem Ecclesiae S. Benedicti de Monte Suppiano, timens ne ira Dei descenderet super eum, donavi, concessi, et dedi omne Ius, et omnem actionem, quod, et quam habet, vel habere videtur, ipsi prae dicto Fratri Paci eiusdem Ordinis, et Fratribus de eodem Ordine recipienti pro se, et eisdem Fratribus ad officiandam, tenendam, conservandam eandem Ecclesiam S. Benedicti sitam in dicto Monte pro salute animarum, statuque vivorum, et mortuorum, et ad honorem Dei Omnipotentis, gloriamque Sanctae Matris Ecclesiae Romanae. Actum in Totano die praescripta coram his Testibus Quintavalle, et Petro Henrigi de dicto loco. Eodem Anno, et Mense praedicto, die praescripta ante Ecclesiam S. Martini de Totano coram Henrico Penconi; et Rubeo Perguli, Ser Offreducius promisit, et concessit, dedit, et tradidit praedicto modo, et rationibus eidem Fratri Paci omnia Iura praefatae Ecclesiae. Eodem tempre, et die praedicti Mensis decima praesentibus praedicto Rubeo Perguli, et Laurentio Bellefonte, Bonifacio de Montorio, Domina Albabruna Nutrix filiorum, et filiarum tutoris nomine pro eisdem, concessit, dedit, tradidit, et commisit omnia Iura, et actiones sui ipsius, et filiorum suorum prostratu, pace, et salute corporum et animarum vivorum, et mortuorum ipsi Fratri Paci iam nominato, et pro dicta causa, seu causis, et consolatione, et commodo Ordinis, et Fratrum S. Augustini. Domina Giulia, Domina Giuditta, et Viatrice filia sua, et Domina Sibilia pro Iuribus suis promiserunt, concesserunt, dederunt, atque [pag. 658] tradiderunt fecundum quod fecerat Albabruna eidem Fratri Paci recipienti pro praedictis causis, et promittenti pro eodem modo. Eodem tempore, et die praedicta praedicti Mensis praesentibus Rubeo Perguli, Gennario, et Perino Pauli in Castro S. Pancratij D. Aegidius praedicto modo dedit, concessit, et tradidit omnia sua Iura, Actiones, quae habet, vel habere videtur in dicta Ecclesia S. Benedicti de Monte Suppiano praedicto, districtus dicti Ameliae. Item in Apotheca Ioannis Manni Martini praesente Presbytero Petro Priore S. Ioannis de Massano, et Falconcello Beraldi, Manfredus Abbassacontis, Nicolaus Terribilis Petroni, et Patarentes Ecclesiae Sancti Benedicti de Monte Suppiano dederunt, concesserunt, atque tradiderunt praedicto Fratri Paci recipienti pro se, et Fratribus S. Augustini Iura, et Actiones, quae, et quas habuerunt, et habere visi fuerunt in dicta Ecclesia, et ipsius Ecclesiae bonis, sicut Galganus praedictus concesserat. Item Benincasa Honorij cessit, et concessit praedicto modo, ut Galganus Carleij eodem tempore, et die Iunij 12 in Apotheca Iacobi Nicolae, presente Ugolino Galgani, Presbytero Petro praedicto Priore S. Ioannis, et Simeone Pilocti. Uffreducius Cazzocti dedit, tradidit, et concessit ipsi Fratri Paci praedicto modo, et pro praedictis causis, ut Galganus Carleij superscriptus. Eodem die coram praedictis, et in praedicto loco. Carolus, et Andrea Abbasbassacontis dederunt, concesserunt, atque tradiderunt omnia sua iura, et actiones ipsi Fratri Paci, ut Manfredus Frater eorum concesserat pro praedictis causis. Item Offreducius Rainaldi Cardinalis promisit, dedit, concessit, et tradidit omnia Iura, et Actiones, quae habeat in dicta Ecclesia S. Benedicti de Monte Suppiano, et bonis ipsius Ecclesiae annexis coram supradictis Testibus Ugolino Galgani, Presbytero Petro Priore S. Ioannis, et Simeone Pilocti ipsi Fratri Paci recipienti nomine, ut supra. Item Simeon Gerardini concessit eidem Fratri Paci eodem modo supradictus Offreducius coram praedictis Testibus. Eodem die, et loco praedicto coram praedicto Priore S. Ioannis, Henricus Penconis, Ioannes Berni Bonacursi dedit, concessit, donavit, et tradidit eodem modo, pro praedictis Causis, praedicto Fratri Paci omnia Iura, et Actiones, quae, et quas habeat, et habere visus est Iure patronatus in dicta Ecclesia S. Benedicti de Monte Suppiano dicti districtus Ameliae. Eodem die in domo Episcopali coram Rainaldo Donadei, et Nicolao de Cese, Bonacursus Manfredutij promisit, dedit, concessit, et tradidit ipsi Fratri Paci omnia iura sua, et actiones, quae et quas habuit, et habere visus est in dicta Ecclesia, et Bonis ipsius Ecclesiae annexis, recipienti nomine suprascripto, ut Galganus Carlei promisit. Eodem die Ser Curtius promisit, dedit, concessit, donavit, et tradidit omnia sua Iura et Actiones, quae et quas habet, antedicta in dicta Ecclesia, et Bonis eiusdem Ecclesiae ipsi Fratri Paci praedicto modo, ut Galganus Carleij. Item Domina Gambolina Procuratrix dicti Domini Maffei, et Nutrix filiorum suorum promisit, dedit, donavit, atque tradidit, et concessit eidem Fratri Paci omnia Iura, Actiones, quae, et quas habet, et habere videtur in dicta Ecclesia S. Benedicti de Monte Suppiano praedicto eodem modo, ut Galganus Carleij promiserat ipsi Fratri Paci, et Fratribus ipsius Fratris Pacis Ordinis. Actum in Domo ipsius praesentibus Petro Albani, et Nocolao de Cese. Item praedicto modo Druica Francisconis dedit, donavit, concessit, atque tradidit ipsi Fratri Paci omnia sua Iura, et Actiones, quae et quas habet, habuit, et habere visa est in Ecclesia S. Benedicti de Monte Suppiano, ut Galganus Carleij dederat, concesserat. Actum in Civitate Ortana praesentibus Ioanne Viglielmi, Iacobo Racterij, et Scagno Compagudis. Ego Magister Ioannes Almeritij de Orto Imperiali auctoritate Notarius, has Donationes, Concessiones, Dationes, atque Traditiones sic vidi, audivi, sensi, et praecepi fieri, singulisque interfui Rogatus scribere eas omnes, [pag. 659] et singulas super, et publicavi, signumque meum aposui consuetum ad petitionem, et instantiam ipsius praedicti Fratris Pacis Ordinis antedicti S. Augustini. Actum, et Completum in Episcopali Palatio Ortano, sub Anno Domini 1245 temporibus Domini Innocentij Papae Quarti Mensis Septembris die decima octava, Indictione 3, praesentibus infracriptis testibus, Presbytero Ioanne Capellano S. Mariae de Orto, Lucio Manfredi de Orto, et Petro Mattei, de Magliano fidelibus testibus ad haec vocatis, et Rogatis.
13 - Questa è la copia germana dell'Istromento di Donatione, che fecero alla nostra Religione in quest'anno del 1245 in mano di F. Pace da Gubbio, Procuratore del Convento nostro di Narni, della Chiesa, e luogo di S. Benedetto di Monte Suppiano, poco fuori d'Amelia, Galgano Carlei e gli altri suoi Compagni, nel detto Istromento mentovati, acciò ivi fondasse la Religione un Monistero. E di vero se ben pare, che dal mentovato Istromento si cavi con evidenza, che l'Ordine nostro non haveva alcun Convento né dentro, nè fuori della detta Città d'Amelia, nulladimeno il sopramentovato Padre Gratiani nella sua Relatione inviatami dell'antichità dell'Ordine nostro in Amelia, espressamente dice, essere antica e commune traditione di quella Città, che la nostra Religione hebbe già, molto prima di questo tempo, un altro Monistero sotto il Titolo di Santa Romana; nel quale fra gli altri molti Soggetti, che l'illustrarono, così con la santita della vita, come con altre virtuose qualità, più illustre si rese, un certo Santo Religioso, per nome Taddeo, il quale viene communemente chiamato col nome di Santo. E nota il suddetto P. Gratiani, che nell'accennato Convento suo d'Amelia, da tempo immemorabile, fra figli di quello, sempre v'è stato qualche Religioso, il quale in memoria di quel Santo s'è chiamato col nome di Taddeo, et hoggidì per appunto il Priore di quella Nobil Casa chiamasi Taddeo.
14 - Et a proposito di questo S. Taddeo, che fiorì nel mentovato Convento di Santa Romana, soggiunge il Gratiani, che Dionigio Clementini, Cittadino d'Amelia molto versato nell'antiche memorie della sua Patria, nel Libro che compose nell'Antichità, e delle Famiglie, e Soggetti più Illustri di quella, parlando del nostro S. Taddeo espressamente dice, che già ne' tempi andati se ne recitava l'Officio, attestando d'haver ciò veduto notato in un antico Breviario mezzo lacerato, il quale si conservava nel nostro Convento in una cassa con molte Scritture. Dice, però il sopracitato Gratiani, che hoggidì questo Breviario più non si vede, perché restò abbruggiato con molte delle dette Scritture da un'huomo maligno nemico mortale di quel Monistero, ad onta però del Demonio si conservano nell'Archivio di quello molte nobili Scritture, e specialmente alcune Bolle Apostoliche molto decorose, fra le quali ve ne sono due di Bonifacio IX di grande importanza, delle quali mi giova quivi di farne anticipata memoria. In una poi di quelle concede a tutti quelli, che visitaranno nel giorno festivo del P. S. Agostino, Confessati, e Communicati, la Chiesa nostra d'Amelia, che guadagnino quella medesima Indulgenza, che godono quelli, che visitano la Portiuncula d'Assisi nel primo e secondo giorno d'Agosto. L'altra Bolla poi contiene un'ampia facoltà concessa al Priore del detto Monistero, di potere deputare alcuni Confessori, tanto Regolari, quanto Secolari, con potestà d'assolvere da tutti i Casi, da quali assolvere possono li Penitentieri delle Basiliche principali di Roma.
15 - Oltre il suddetto S. Taddeo, che fu figlio del primo Convento di Santa Romana, ha poi havuto il Convento, che hoggidì si conserva, il B. Giovanni detto volgarmente da Rieti, perché ivi morì, ma fu però figlio del Convento d'Amelia, nella Chiesa del quale riposa il Corpo della sua B. Sorella Lucia, de' quali entrambi habbiamo registrate in questo Tomo 5 le Vite. Ha parimente dati due Vescovi alla sua Patria, e Chiesa [pag. 660] Cattedrale d'Amelia, cioè il P. Maestro Andrea Moriconi, non Mericani, come lo chiama l'Ughelli, il quale anche tace la Religione Agostiniana, di cui fu professore; e questi fu eletto da Bonifacio IX l'anno 1399 e l'altro fu Maestro Ugolino Nacci creato da Eugenio IV nell'Anno 1443. Non parlo d'altri Huomini di minor conto, perché mi riserbo di favellarne ne' loro luoghi proprj. Nella Chiesa poi del detto Convento si conservano moltissime Reliquie, delle quali ne darò parimente, nel suo dovuto tempo, il Catalogo.
Nell'Anno 1246 aggiungi doppo il numero primo.
2 - Havendo nell'anno scorso la nosta Religione ricevuto in dono da Galgano Carlei, e da altri suoi Compagni il Luogo e la Chiesa di S. Benedetto nel Monte Suppiano, posta e situata poco tratto fuori della Città d'Amelia nella Provincia dell'Umbria, e quantunque di questa Donatione ne fosse formato un'Istromento publico molto stabile, et autentico, nulladimeno affinchè si rendesse anche più stabile, per maggior cautela, procurò F. Pace, che la detta Donatione fosse anche approvata dal Legato Apostolico di quelle parti, il quale in questo tempo era Rainerio Capocchio Diacono Cardinale di Santa Maria in Cosmedin, il quale con un suo gratioso Diploma sodisfece ampiamente al desiderio della sudetta nostra Religione. Fu poi dato questo Diploma in un luogo chiamato Mansiano nell'ultimo giorno di Marzo di quest'anno 1246 e si conserva originale nell'Archivio del Convento d'Amelia; la di cui copia, trasmessaci dal P. Gratiani, è del seguente tenore: Raynerius miseratione Divina S. Mariae in Cosmedin Diaconus Cardinalis per Patrimonium in Thuscia, Ducatus Spoleti, et Marchia Anconitana Vicem Domini Papae gerens.
3 - Dilectis in Christo Fratri Paci, et alijs Fratribus Eremitis Ordinis S. Augustini, salutem. Cum sicut accepimus, et nobis veritate pateat omni modo praesertim per Patronos, et Patarentes Ecclesiae S. Benedicti de Monte Suppiano, sitae in Territorio, sive districtu Ameliae, eiusdemque Diaecesis. Ipsam iam praedictam Ecclesiam cum omnibus suis iuribus, actionibus, et pertinentiis vobis fuisse concessam per ipsos Patronos, et Patarentes, et cum ipsa Ecclesia, et ipsius situs sit vobis locus aptus sub regulari habitu Domino famulandi, quia ipsi Ecclesiae commodum maximum dicitur provenire. Idcirco dictas concessiones, donationes, atque promissiones, seu commissiones confirmantes, ac etiam approbantes, ipsam Ecclesiam vobis cum omnibus suis iuribus, actionibus, et pertinentijs duximus canonice concedendam. In cuius rei Testimonium praesentes Litteras vobis nostri Sigilli munimine fecimus roboari. Datum apud Mansianum Anno Domini 1246 temporibus Domini Innocentij Papae Quarti. Die ultima Martij Indictione quarta.
4 - Con questo Diploma poi, come con ogni più chiara evidenza si convince, che la nostra Religione in questi tempi, di molti anni anteriore alla grand'Unione generale, fioriva nell'Italia in molti Monisteri con il glorioso Titolo degli Eremiti dell'ordine di S. Agostino; così poi non si sa sotto qual Congregatione militasse così questo Convento d'Amelia, come quelli di Narno e di Gubbio, mentovati nell'Istromento del Carlei, da noi prodotto nell'anno scorso; già che gli è certo, che nell'Italia vi erano quattro Congregationi dell'Ordine essentiale degli Eremiti di S. Agostino, come nel Tomo 4, precisamente sotto l'anno di Christo 1256 et anche altrove ampiamente dimostrassimo, cioè quella de' Guglielmiti, quella degli Eremiti di Montefolio, quella della Toscana, e quella di Romagna, e di Lombardia. Certo è, che non furono della Congregatione di Toscana, perché niuno degli accennati tre Monisteri si vede registrato in quell'Istromento, che producessimo [pag. 661] sotto l'anno 1251 nel Tomo quarto, in cui appunto registrato si leggono tutti i Monisteri della sudetta Congregatione di Toscana. Dell'altre tre non v'è congettura ragionevole, che ci persuada, che possino essere stati membri, laonde incliniamo a credere, che si governassero da se stessi, come facevano molti altri, e specialmente quello di S. Maria del Popolo di Roma, quello di Perugia, et altri di diversi luoghi. Come poi il suddetto Convento di S. Benedetto di Monte Suppiano, doppo, che i nostri Padri hebbero fondato un altro Convento dentro della Città, fosse occupato da alcuni poco timorati di Dio, e poscia ricuperato; e di nuovo occupato da' Canonici della cattedrale d'Amelia, per il che insorsero poi gravissime liti fra essi, et i nostri Padri, le quali, doppo tanti anni ancora durano, lo scriveremo, col divino favore, ne' loro tempi, e luoghi proportionati.
Nell'Anno 1254 aggiungi doppo il numero 17.
18 - Quanto habbiamo scritto nelli tre numeri passati, ci giova di quivi aggiungere una molto sensata, et erudita Relatione dell'Antichità di questo nostro Insigne Monistero di S. Agostino di Perugia, trasmessaci doppo stampato il Tomo 4 dal P. Maestro Ottaviano Ferretti insigne Teologo, et Alunno del detto Convento, per mano del P. Maestro Dionigio Savelli dal Borgo S. Sepolcro hora Priore di quella nobil Casa; la qual Relatione si fonda sopra il Testimonio d'alcuni Autori Perugini molto accreditati, e sopra l'antichità della fabrica vecchia dell'accennato Monistero, come altresì sopra la traditione commune, et antichissima di quella Città. Il Tenore poi della mentovata Relatione è il seguente:
Relatione del Convento di Perugia.
19 - La traditione porta, e li Scrittori, che trattano della Città di Perugia, in particolare il Crispolti, affermano, essere il Convento di S. Agostino assai antico, e che i primi introdotti nella detta Città fossero quegli Eremitani, che dimoravano nel distretto di Solfagnano, Castello di Perugia, lontano dalla Città sei miglia in circa. E tanto trovasi registrato nel Libro delle memorie del Convento Agostiniano di Perugia, mancando intorno a ciò Bolle Ponteficie, et Episcopali, forse perdute in occasione di Pestilenze e di Guerra. Parimente senza chiari riscontri di Bolle, si giudica probabilmente, che li Religiosi di Solfagnano fossero dell'antichissima Congregatione Agostiniana di Centocelle, quale perseverava nel tempo di Papa Gregorio IV circa l'anno del Signore 827, stando sotto l'ubbidienza del Provinciale di Roma nel 1275, come nota Girolamo Romano ne' Manoscritti; et ivi di quel tempo si fece il Capitolo della Provincia Romana; ed ivi di nuovo fu celebrato il Capitolo nel 1290, in cui fu fatto Provinciale F. Paolo Perugino. Occorrendo la Traslatione del Corpo del nostro gran Padre, e Patriarca Agostino da Sardegna a Pavia (che fu nel 725 l'ultimo di Febraio) i Perugini, mossi dalla divotione verso il Padre S. Agostino, chiamarono que' Religiosi alla Città, assignandoli luogo, fabricandoli Chiesa, conforme narra Monsig. Gio. Battista Lauro nella sua Perugia Augusta manoscritta originale lib. 2, le di cui parole sono le seguenti: Devectum ex Insula Sardinia Ticinum S. Augustini Corpus summam nostris venerationem ingessit, cui mox illi amplissimam Aedem (adiecto sodalium Caetu) sacrorum gratia religiosissime dedicarunt. Nè mancano riscontri probabili circa l'assertione del Lauro. Primieramente nelle mura vecchie del convento (ab immemorabili tempore fino al presente) si vede in pietra grande bicubitale il Grifo, Arme di Perugia, quale implicitamente dinota essere la fabrica fatta a spese del Commune di Perugia, e così stima il Crispolti lib. I. part. 2. Capit. 25 della sua Perugia Augusta, et anco lo conferma l'antica Traditione. [Pag. 662] Secondariamente ogn'anno nel giorno Festivo del P. S. Agostino si fa solennissima Processione alla Chiesa dell'istesso, con gran concorso di Popolo, intervenendovi Monsig. Vescovo, il Governatore, Confraternite, ambi i due Cleri, e tutti i Religiosi Mendicanti della Città; né di questa Processione si trova il tempo, quando fosse istituita, onde argomenta grande antichità, e che sia vero, quanto scrive il Lauro circa l'accennata divotione delli Perugini verso il Santo Padre. Inoltre il vedere molte Lapide marmoree levate dalle Sepolture nel 1268 in occasione, quasi di total fabrica della Chiesa, sotto Clemente IV (che perciò concede Indulgenza omnibus porrigentibus adiutrices manus) con caratteri Gottici, e molti etruschi, fa argomentare, che detta Chiesa fosse antichissima, e fatta di quel tempo, che srive il Lauro; attesochè non par verisimile, che detta Chiesa si rimodernasse, se antica, e labile non si trovava di lungo tempo; et in tempo del 1268 non si usavano tali caratteri, conforme appare nelle Scritture, e ne' Libri publici della Città, et in altre Lapide di Sepolture. Ancora nel 1257 essendo Sommo Pontefice Alessandro IV (qualche pur concede Indulgenza porrigentibus adiutrices manus) si fabricava il Convento di S. Agostino di Perugia, e nella Bolla non si fa mentione, che gli Agostiniani di quel tempo fossero introdotti, né si tratta di Pietra fondamentale, né di dar principio al Convento, ma solo si dice per la fabrica; e questa era per modo di rifacimento, il che è manifesto a qualunque riflette alle mura vecchie, e quelle, che nell'anno 1257 aggiunte furono. Che poi la detta fabrica antica della Chiesa fosse grande (conforme scrive Monsig. Lauro) gl'istessi vestigj rimasti, e riuniti gli aggiunti, ne fanno dimostratione fino al presente giorno; e però tanto la Chiesa, quanto il Convento dalli Scrittori di Perugia Augusta si stimano antichissimi. Solo Don Ferdinando Ughelli nella sua Italia Sagra de Episcopis Perus. num.36; si mostra contrario a tanta antichità del Convento di S. Agostino, scrivendo, che Frigerio (quale resse la Chiesa di Perugia dall'Anno 1246 fino al 1254) assegnò luogo a Francescani, et a gli Agostiniani, etc. Ma l'Ughelli s'inganna (sia detto con sua pace) se egli intende, che da Frigerio siano stati introdotti in Perugia i Francescani, e gli Agostiani; poiché li Francescani Minori Conventuali erano prima di Frigerio di Perugia, come è fama, et osserva il Crispolti lib. I. par. 2 cap. 26, essendo loro introdotti, mentre era in questa vita il Serafico Padre S. Francesco nel luogo della Città in Porta di S. Angelo, hora detto S. Francesco delle Donne, et in questo luogo dimorarno circa undici anni, ed ha fama, che per tre anni ancora vi stasse il Serafico Santo Padre. Nel 1230 detti Francescani cominciano a fabbricare in Porta S. Susanna il Conveto, e Chiesa, la di cui Pietra fondamentale fu posta da Sinibaldo Fieschi, quale nel 1243 fu assunto al Pontificato col nome d'Innocenzo IV, e di ciò detto Pontefice in una sua Bolla fa piena testimonianza con queste parole: Nos itaque, qui in eodem loco in quo Ecclesiam construere intenditis, primarium posuimus Lapidem, dum adhuc in Minoribus constituti essemus, vestris supplicationibus inclinati, etc. Che poi né anco Frigerio habbia introdotti gli Agostiniani, si prova con evidenza, poiché gli Agostiniani in Perugia precedono alli Francescani (a tempore immemorabili) conforme costa per giuridica Decisione in favore delli stessi Agostiniani, data in occasione di Lite sopra la precedenza del disputare, pretendendola i PP. Francescani per la scuola di Scoto. La precedenza, che tengono gli Agostiniani sopra li PP.francescani, non è fondata in Privilegio, come quella de' Domenicani ex motu proprio Pij V, né anco si fonda nella dignità della Chiesa, che ha cura d'Anime, come alcune Religioni più moderne; dunque detta precedenza si fonda nella più antica possessione del [pag. 663] luogo della Città, e per essere prima introdotti; che se gli Agostiniani l'havessero presa senza ragione, ancora li Padri Conventuali l'haverebbero litigata. Resta hora il dichiarare quanto scrive l'Ughelli nel numero 36 predetto; cioè, che il luogo da Frigerio fosse permesso a gli Agostiniani, non altro fu, che dar licenza alli frati d'ampliare la Clausura, e di pter comprare alcune Case aderenti al convento, acciò restasse da ogni parte isolato; et anco con il consenso della Città, che si serrasse un Vicolo, per cui era l'adito al Pozzo grande, quale prima era pubblico; ma questa permissione non è primaria introduttione; e questo basti per accennare l'antichità del Convento di Perugia.
20 - Da questa Relatione, come si deduce con chiara evidenza la grande antichità del sudetto nostro Convento di Perugia, così io ne ricavo, che il P. Luca Vadingo non hebbe intiera cognitione dell'antichità della sua Serafica Religione nella detta Città di Perugia, non solo in quanto al primo ingresso essentiale, ma etiamdio in quanto a gli accessorj più gravi, e specialmente quanto al getto della prima Pietra, fatto dal Card. Sinibaldo Fieschi, che fu poi Sommo Pontefice col nome d'Innocenzo IV, il che certamente successe prima dell'anno 1243, anzi ha del verisimile, che succedesse verso il 1230 s'è vero ciò, che scrive il Padre Ferretti nella sua Relatione, cioè, che li PP. Francescani dassero principio al loro Convento in Porta S. Susanna nel detto anno 1230 già che egli gettò nelle Fondamenta la prima Pietra, come si deduce apertamente dal Testo, che produce d'una Bolla dell'accennato Pontefice, della quale non hebbe alcuna notitia il sudetto Vadingo.
21 - Averto in oltre, che se bene il sudetto Ferretti congettura, che il nostro Monistero di Perugia, così quando stette per lungo tempo nel vicino contorno del Castello di Solfagnana, come anco poco doppo, che fu introdotto dentro della Città, stasse soggetto alla Congregatione di Centocelle, e poscia in progresso di tempo al Provinciale della Provincia Romana; nulladimeno io assolutamente dico, che quanto al primo punto, se bene ha del probabile, non è però certo, massime prima della grande Unione generale, nel qual tempo è certissimo, che moltissimi Monisteri, così dentro, come fuori d'Italia, da per se stessi governavansi. Quanto poi al secondo punto gli è più che vero ciò, che egli scrive, che fosse, cioè membro nobile della Romana Provincia doppo la grande Unione, e che di quella Provincia fosse Provinciale nel 1290 il Ven. Servo di Dio F. Paolo da Perugia, il quale poi, essendo Vicario Generale di tutto l'Ordine santamente morì nel fine dell'anno 1291 e che poi staccatosi dalla detta Provincia nell'Anno del Signore 1333 divenne poi con sua gran gloria, capo nobilissimo non solo della Provincia dell'Umbria, ma etiamdio della Riformata Congregatione, da quello, denominata Perugina.
Nel medesimo Anno aggiungi doppo il numero 20.
21 - In quest'anno medesimo Bartolomeo Vorati Vescovo di Spoleto, gran Servo di Dio (a cui l'Abbate Ughelli nel Tomo primo della sua Italia Sagra alla col. 176 num. 38 dà titolo di Padre de' Poveri) mosso a pietà de' poveri Infermi, e de' Fanciulli esposti ispirato da Dio, fondò nella suddetta sua Citta di Spoleto un Monistero di Monache nostre Agostiniane, al quale si compiacque d'assegnare il Titolo della Stella, perché guardando appunto a caso, o per meglio dire, per divino volere, nel fondo d'un Pozzo, che si era cavato nel detto Monistero, vidde una risplendente Stella; et appresso di quello fece fabbricare l'Hospitale per gli accennati Infermi poveri, e per li suddetti Bambini esposti; del quale Hospitale volle, che havessero cura le dette Monache Agostiniane. In questo Monistero stimasi per certo, che nel suo bel principio prendesse l'Habito nostro Eremitano la Beata Marina da Spoleto [pag. 664] denominata Vallarina, che fu figlia di Silvestro Petrocciani nobile Cittadino Spoletano; di questa Serva di Dio tornaremo più volte a favellare, col divino favore, negli anni a venire. Vedi Lodovico Iacobilli Tomo primo de'suoi Santi dell'Umbria a carte 644.
Nell'Anno 1256 aggiungi doppo il numero 67.
68 - Prima però, che produciamo la suddetta Cessione fatta dal mentovato Provinciale, fa di mestieri, che quivi registriamo un Diploma del Card. Riccardo di S. Angelo Protettore di tutto l'Ordine unito, nel quale dichiara essere intentione della Santa Mente di Papa Alessandro IV che l'Ordine de' poveri Cattolici dovesse unirsi, et incorporarsi all'Ordine nostro Agostiniano con tutti li Monisteri, et i Beni mobili, et immobili, che possedeva, e che così il Capo di quelli, come tutti gli altri suoi Sudditi, lasciato l'Habito loro antico, dovessero prendere quello degli Eremiti di S. Agostino con molte altre clausole necessarie. Fu poi dato questo Diploma nel Laterano a 24 di Maggio in quest'Anno del 1256, e poi consegnato al P. Generale il Beato Lanfranco di Milano, questi poi lo diede a F. Giacomo da Cremona, Procuratore Generale dell'Ordine, e lo spedì a Milano con suo Mandato di Procura, e con altre Lettere Patenti, acciochè a nome suo richiedesse la detta Unione, et incorporatione all'Ordine nostro di quell'Ordine de Poveri Cattolici. Essendo dunque giunto a Milano, et havendo presentato il Diploma del Cardinale suddetto al Provinciale de' mentovati Poveri Cattolici con l'intervento d'un publico Notaio, ed alcuni Testimonj nell'Oratorio, o Chiesa di quell'Ordine, che haveva il titolo di S. Agostino, si lesse il Diploma, e nello stesso luogo si pose in esecutione quanto si commandava nel detto Diploma, delle quali attioni se ne rogò in un pubblico Istromento l'ccennato Notaio, il quale inserì nello stesso il Diploma. Fu poi rogato questo Istromento a 16 di Luglio in quest'nno medesimo. La copia poi, così dell'stromento, come del Diploma, è questa che siegue:
In Nomine Domini Amen.
69 - Anno a Nativitate eiusdem etc. 1256 die Mercurij 16 Kal. Augusti Indictione 14 in Oratorio, sive Ecclesia loci Sancti Augustini Fratrum Pauperum Catholicorum, sita super fossatum Communis Mediolani inter Portam Orientalem, et Pusterlam Montis Fortis. Cum Frater Iacobus de Cremona, Syndicus Religiosi viri Fratris Lanfranchi de Mediolano Generalis Prioris fratrum Eremitarum Sancti Augustini, sicut per patentes Litteras sigillo Prioris eiusdem sigillatas, et Litteras quasdam patentes D. Ricardi Dei gratia Sancti Angeli Diaconi Cardinalis, ex quibus sigillum eiusdem dependebat, in quo sculpta erat figura unius Angeli, et sub pedibus eius figura unius Draconis, et circa figuram ipsam scriptum erat + S. Ricardi Dei gratia Diaconi Cardinalis, et quarum litterarum tenor infrascriptus, etc. Fratri Nicolao, et Fratribus, sive Conventui Fratrum supradicti Loci S. Augustini, cuius, et quorum nomine infra continentur, obtulisset, et in quibus, vel quas idem Dominus Cardinalis Priori, et Fratribus, et alijs Prioribus, et Fratribus coram constitutis in Provincia Lombardiae ex parte Domini Alexandri Papae Quarti praecipiebat, ut ipsi Ordinis praedicti ordini Fratrum Eremitarum se ipsos, et eorum Domos, et Loca, et Bona omnia mobilia, et immobilia, et iura quaelibet ad eos, sive ad eorum Domos quocunque iure, vel modo spectantia dare, et offerre, tradere, incorporare, et unire deberent. Hinc est, quod Frater Nicolaus praedicti loci S. Augustini Prior, praesentibus, et volentibus, et consentientibus, nemine contradicente, Fratribus omnibus eiusdem Sancti Augustini Conventualibus scilicet F. Ambrosio Clappa, F. Zanino, F. Alberto de Cremona, F. Gasparo, et F. Zanellino, praeter quos in dicto loco Sancti Augustini nullus alius Frater Conventualis residentiam facit, nec est de eorum Conventu, vel Capitulo, ut dixerunt, et ipsi Prior, et Fratres, atque Capitulum supradicti Domini Cardinalis Litteris, et Mandatis humiliter obedire volentes, praedicto Fratri Iacobo praecipienti nomine dicti Fratris Lanfranci Generalis, Prioris dicti Ordinis, et ipsius Ordinis, seu nominis, et ad partem Loci, sive Domus Sancti Marci Mediolanensis Fratrum eiusdem Ordinis, sive de ipso Ordine se ipsos, et eorum Locum, sive Domos, et omnia sua bona mobilia, et immobilia, et iura ad eos, sive ad dictum Locum quocumque iure, vel modo spectantia, dederunt, obtulerunt, tradiderunt, incorporaverunt, et univerunt, transferentes se ipsos, et eorum, et dicti Loci bona qualibet, substantia qualicumque subsistant, et iura omnia incorporationis, et unionis praedicti Ordinis, et Constituentes se, nomine dicti Syndici, praecipientis nomine dictorum Generalis Prioris Ordinis, seu praedicti Loci Sancti Marci de ipso Ordine praedicta omnia possidere, etc. Donec idem Syndicus supradicto nomine, seu ipse Generalis Prior, et Ordo, et dicta Domus, seu Locus, aut Conventus Sancti Marci de praedictis omnibus bonis, et iuribus, et loco, et quolibet eorum, tamquam de re sua facere, quidquid eorum voluntati placuerit, et eis videbitur exepedire. Insuper praedictus Frater Nicolaus Prior, et praedicti omnes Fratres de praedicto Loco S. Augustini in manibus praedicti Fratris Iacobi, praecipientis nomine dicti Generalis Prioris, seu ipsi Fratri Iacobo eiusdem Prioris Generalis nomine manualem obedientiam promiserunt, exuentes Habitum, quem gestabant, et induentes de manibus praedicti Fratris Iacobi, Syndici dicti Generalis Prioris, Habitum praedicti Ordinis Fratrum Eremitarum, scilicet Cucullas nigras, cum Corigijs desuper Cinctis, abrenuntiantes ipsi primo Habitui, et renuntiantes omni iuri, tam Canonico, quam Civili, et omni Concilio, et Constitutioni, et cuilibet Privilegio, cuiscumque tenoris existat, et omni consuetudini, et auxilio, et omni tempori, et cuilibet exceptioni, quibus ipsi, vel eorum aliquis ab hac datione, seu dato, et oblatione, et incorporatione, et unione, et translatione, vel aliquo eorum possunt, aut possent ullo modo, vel ingenio eximi, vel absolvi, vel cum eis in aliquo praedictorum, vel per interpositionem aliquam dispensari, vel posset praedicto negotio in aliquo derogari, vel obviari, aut eius executio impediri. Dicentes, et obtestantes, quod praedicta omnia, quae faciunt, et fecerunt animarum cuislibet eorum saluti, expedit cum ipsi vitam, et Ordinem arctiorem, et cohabitationem resumpserint, et bono universali, atque necessario eorum Ordini sociati sint, et uniti, et pristinus eorum status pro utriusque habitationis eorum salute, ac provisione fuerit dispositus auctoritate Domini Cardinalis antedicti, et vigore litterarum eiusdem domini Cardinalis, tenor cuis litterae talis est: Ricardus miseratione Divina Sancti Angeli Diaconus Cardinalis, Religiosis viris provinciali, et Conventualibus Prioribus, Conventibus quoque, ac Fratribus universis Pauperibus Catholicis Ordinis Sancti Augustini in Lombardia constitutis coram in Domino salutem. Licet Regina, quae in vestitu deaurato dexterae excelsi astitisse circumamicta varietate scribitur, praesens intelligatur Ecclesia, quae in vitae huius exilio pollet varietate Virtutum, et postmodum in Patria honore, et gloria coronatur, ipsa tamen Ecclesia sic in vario filiorum eius ornatu gloriatur, ut et fidelibus virtutum veneretur diversitas, et ab adversarijs timeatur societatis unitas in eiusdem. Has itaque, consideratione habita, Dominus Alexander Papa IV nobis vivo ad nos sermone directo mandavit, ut diversarum professionum fratres sive domos, quarum quaedam S. Guilelmi, quaedam S. Augustini ordinum, nonnullae autem Fratris Ioannis Boni, aliae vero de Fabali, aliae autem de Brictinis, et aliae aliorum vocabulorum nuncupationibus censebantur in unum Fratrum Eremitarum Ordinem unire sub una Professione secundum B. Augustini Regulam deberemus. [Pag. 666] Nos vero mandatum Apostolicum, et unionis huiusmodi negotium exequi cupientes praedictarum Domorum Priores cum singulis Fratribus ab eorum Capitulis electis cum sufficientibus mandatis, iuxta quod eisdem Dominus Papa mandaverat, ad Urbem venerant in loco Sanctae Mariae de Populo pro celebrando in unum Capitulo Generali eorum congregari fecimus coram nobis, qui omnes, nemine discordante compromiserunt in nos, ut eis deberemus, et possemus de Generali Priore secundum nostrum arbitrium providere. Et nos suscepto hoc compromisso virum Religiosum Fratrem Lanfrancum de Mediolano eis praefecimus, et auctoritate Summi Pontificis confirmavimus in Priorem. Quia vero vos, sive Fratres Ordinis vestri in paupertate Domino servientes Beati Augustini profitemini Regulam, et praeterquam in habitu in modico a praedicto Eremitarum Ordine discrepatis, ut Ordo ipse ex vestri Ordinis, quamvis pusilli, aggregatione surgat fortior contra spirituales nequitias pugnaturus, et vos ex eorumdem Fratrum societate, et unione maiori quiete, et potiori fortitudine gaudeatis, universos, et singulos vos rogamus in Domino, et hortamur ac vobis auctoritate praedicta praecipiendo mandamus, quatenus eas ipsas domos vestras, ac alia omnia bona vestra mobilia, et immobilia, et iura quaelibet ad vos, sive praefatas domos vestras quocumque modo spectantia, Ordini praedicto Eremitarum dare, unire, tradere, et incorporare, et praedicto Fratri Lanfranco Ordinis eiusdem Generali Priori, vel Fratri Iacobo de Cremona eiusdem, ad haec munera specialiter de mandato nostro directo omnes, vel unus vestrum sua, et aliorum omnium vice, et nomine, scilicet tu fili Provincialis Prior obedientiam, et reverentiam perpetuam promittere debeatis, postquam promissionem, et datum de quibus generalia, vel specialia fiant Instrumenta, vos, et domos vestras cum omnibus vestris, et earum iuribus, et bonis sicut ...... Domos, et Fratres dicti Ordinis cum eorum iuribus, et bonis sub protectione nostra suscipimus, et quod per Sedem Apostolicam cura, et protectio nobis praedicti Ordinis, tam in temporalibus, quam in spiritualibus sit commissa. Agentes igitur Deo, a quo omne datum optimum est, et omne donum perfectum, gratias, quod ad unionem, et societatem hanc universaliter necessariam; vos praedipimus, et vocamus, sic studeatis mandatum nostrum implere, ut per hoc negotium vobis iterum scribere non cogamur; quod quidem tunc nos sufficienter fecisse praecipiemus, et dicemus, cum saltem te Provincialis Prior per publicum Instrumentum tuo, et aliorum nomine, dummodo aliquorum consensum habeas, constiterit id fecisse. In horum autem testimonium praesentes Litteras sigilli nostri fecimus appensione muniri. Datum Laterani 8 Kalend. Iunij Pontificatus Domini Alexandri Papae IV Anno Secundo. Actum, ut supra. Interfuerunt testes Gazzo filius quondam Negronis de Casate; et Amizzo filius quondam Cazzaguerrae Calderarei, et Paulus filius Alberti Verpilij de Paderno, et Guillelmus filius quondam Ottonis Castelli de Solario, et alij plures omnes Portae Cumanae. Ego Gasparus Notarius filius Domini Castelli Nazarei de Corcamana Civis Mediolanem. Portae Cumanae iussu dicti Castelli Notarij scripsi.
70 - Queste sono le copie così dell'Istromento, come del Diploma, continenti l'unione, et incorporatione de' Poveri Cattolici all'Ordine nostro Agostiniano. Nel primo giorno d'Agosto poi il Provinciale del detto Ordine de' Poveri Cattolici fece la cessione generale di tutto il detto suo Ordine nelle mani del sopradetto F. Giacomo da Cremona Procuratore Generale dell'Ordine nostro; la quale poi anche fu confirmata con una Bolla Apostolica da Papa Alessandro IV nell'anno seguente del 1257.
Nel medesimo Anno aggiungi dopo il numero 137.
138 - Ma non sono ancora terminate tutte le controversie, imperciochè [pag. 667] fa di mestiere, che rispondiamo ad alcune oppositioni, che muove, contro L'Ordine nostro, in materia di Precedenza, il Dottissimo Padre Bordoni nel Tomo 4 delle sue Opere Morali, e specialmente nel Tratttato da esso chiamato Theatrum Praecedentiae, et Maioritatis; nel quale appunto nella Resolutione 398, trattando della precedenza, che all'Ordine nostro Agostiniano si deve fra gli Ordini Mendicanti e risponde, che li si deve il terzo luogo doppo gli Ordini di S. Domenico, e di S. Francesco; che tal luogo appunto li viene assegnato nel sesto de' Decretali, in Capite Religionum de Religiosis Domibus in sexto, et anche altrove passim. Soggiunge poi, che questo luogo tiene, perché è stato approvato da' Pontefici Romani, doppo gli Ordini suddetti de' Santi Domenico, e Francesco, dipendendo la precedenza d'un Ordine (com'egli pensa) dal tempo, in cui è stato dal Pontefice approvato; hor certo, è che l'Ordine Agostiniano non fu mai approvato se non da Papa Alessndro IV la dove quelli furono approvati da Papa Honorio III l'uno, cioè quello di S. Domenico sotto l'anno 1216 e l'altro, cioè quello de'Minori, sotto l'anno 1224 come errando soggiunge, ma sotto l'anno 1223 come sodamente prova, e dimostra il Vadingo nel Tomo primo de' suoi Annali de' Minori.
139 - A questo suo primo discorso di buona voglia ci sottoscriviamo, quanto a quella parte, in cui dice, che l'Ordine nostro tiene il terzo luogo fra gli Ordini Mendicanti, perché veramente tal luogo, come Mendicante le si deve; attesochè essendo egli stato prima per molte centinaia d'anni puramente Monastico, et Eremitico; quando poi per ordine della S. Sede prese lo stato di Mendicante, il che fu, come molti vogliono, al tempo d'Alessandro IV doppo la grand'Unione di quello, fu poi necessitato a prendere fra gli altri Ordini Mendicanti, quel luogo, che per ragion di tempo li conveniva, cioè il terzo, che se si havesse havuto riguardo alla più antica Istitutione, certoche non il terzo luogo, ma il primo fra li Mendicanti si doveva; imperciochè gli è notissimo, e lo confessa ancor egli il P. Borboni, che l'Ordine Agostiniano fu istituito molto prima del gran Concilio Lateranense, come chiaramente si deduce dal Capitolo Unico de Religiosis Domibus in sexto, ove in Capite Religionum, nel Paragrafo Caeterum espressamente si dice Caeterum Eremitarum, et Carmelitarum Ordines, quorum Institutio illud Generale Concilium praecessit, in suo solido statu volumus permanere, etc. dalle quali parole, come chiaramente si conosce essere stato il nosto Ordine molto prima istituito degli Ordini di S. Domenico, e di S. Francesco; così parimente si convince non essere così vera, universalmente parlando, la Propsitione del P. Bordoni, mentre dice, che la precedenza degli Ordini si deve prendere precisamente dalla più antica Approbatione, e che però non essendo certo, che l'Ordine nostro, tutto che più antico, fosse confirmato prima di quel gran Concilio, così poi essendo, dice stato confirmato doppo di quello da Papa Alessandro IV in tempo posteriore all'Approbatione dalli due Ordini de' Predicatori, e de' Minori, indi ne siegue, che non il primo, ma il terzo luogo debba havere l'Ordine nostro.
140 - A queste oopositioni io torno a replicare, che se bene non potiamo mostrare alcuna Bolla Pontificia, con la quale fosse confirmato l'Ordine nostro prima del gran Concilio Lateranense; nulladimeno molte ne potiamo produrre di que' tempi antichi prima del detto Concilio, nelle quali, o si concedono gratie ad alcuni Monisteri dell'Ordine, o si tratta di Cause gravi, et in quelle chiaramente si vede, che li Pontefici, che spedirono le dette Bolle, stimavano l'Ordine nostro per vero Ordine Regolare ben fondato, e ben piantato nella Chiesa di Dio. Legga il P. Bordoni il nostro quarto Tomo, et in quello ne ritrovarà tre d'Alessandro III, una di Clemente III e due d'Innocenzo III, Pontefici tutti anteriori al gran Concilio Lateranense; e nella seconda d'Innocenzo III, data sotto l'Anno 1210 fa mentione d'Eugenio III ed Alessandro III suoi predecessori, li quali havevano determinato lo stesso, che egli intendeva di determinare in quella Bolla intorno ad una Causa litigiosa, che verteva fra l'Ordine di S. Benedetto, et il nostro sopra d'alcuni Conventi.
141 - Si aggiunge, che prima del gran Concilio non era necessaria l'Approbatione, o Conferma del Sommo Pontefice, il quale non haveva per anco riservate a se stesso tali Approbationi, né lo fece prima del detto Concilio, come espressamente si cava dal Capitolo Ne nimia etc. perché prima dell'accennato Concilio bastava la sola Approbatione de' Vescovi, come ampiamente io dimostrai nel suddetto mio Tomo 4 sotto l'anno 1214 dal numero 2 fino al 41 inclusive, con la scorta sicura di molti classici Dottori e Canonisti; laonde non haveva poi bisogno l'Ordine nostro di prendere nuova conferma dalla S. Sede doppo la riserva accennata fatta nel mentovato Concilio Lateranense. Che però non è vero ciò che dice il P. Bordoni, cioè che Alessandro IV confirmasse l'Ordine nostro; attesochè quella Bolla, che egli chiama Bolla di Conferma dell'Ordine nostro, non è altro, che una Conferma dell'Unione d'Alcuni Ordini e Conventi fatta all'Ordine nostro Agostiniano sotto l'Anno di Christo 1256 come possono in quella vedere gli eruditi Lettori sotto il detto anno nel nostro Tomo quarto.
142 - E ben conobbe il P. Bordoni la verità da noi spiegata nel numero passato, cioè, che l'Ordine nostro è più antico del Gran Concilio Lateranense, et ammette anche, che fosse confirmato da' Vescovi; sogiunge però, che anche per tal cagione deve essere preceduto dall'Ordine Domenicano, et Francescano, perché questi furono confirmati da un Pontefice, et il nostro da' Vescovi; e già poi si sa (dice egli) che maggiore, e più degna è l'Autorità, e la Conferma d'un Pontefice, che quella d'un semplice Vescovo, si come maggiore, e più degna è la luce del Sole, che quella delle Stelle. Ma quanto poco vaglia questa sua, non so se dirmi debba fuga, o pur ragione, io la rimetto al purgato giudicio degli eruditi Lettori, pur che siano neutrali, e noi gli faremo toccare con mano fra poco, quanto sia stata poca stimata questa sua propositione dall'istessa S. Sede Apostolica. Ramentisi dunque, questo per altro dottissimo Padre, che quando il sagro Concilio di Lione celebrato nell'anno 1274, con un Decreto solenne abbollì tutti gli Ordini Mendicanti, li quali erano stati istituiti doppo il gran Concilio Lateranense; perché sotto di quel Decreto vi capivano fra gli altri li due Ordini di S. Domenico, e di S. Francesco, il sudetto Sagro Concilio havendo riguardo all'utile grande, che recavano alla Chiesa di Dio, si compiacque d'eccettuarli dal sudetto Decreto di Suppressione con il Paragrafo Sane, etc. e perché alcuno non dicesse, che dovevano rimanere parimente Suppressi, in vigore della mentovata Decretale, gli altri due Ordini Mendicanti di S. Agostino e del Carmine, li quali havevano anch'ssi preso quello stato di Mendicante, doppo l'accenato Concilio Lateranense, volle per tanto il mentovato Concilio di Lione, dichiarare nella stessa sua Decretale con il Paragrafo Caeterum, che li detti due Ordini non dovevano rimanere Suppressi, benchè fossero divenuti Mendicanti doppo il gran Concilio Lateranense; attesochè molto tempo prima del sudetto Concilio di Laterano, erano stati leggittimamente istituiti e fondati; la dove gli altri due Ordini Mendicanti erano stati fondati doppo il detto Concilio, benchè havessero preso lo stato di Mendicante prima dell'Ordine nostro, e di quello del Carmine; che però chiaramente si conosce, che il Pontefice Gregorio X et il Concilio di Lione fecero più stima della nostra antichissima Istitutione e Fondatione, benchè con la sola Approbatione de' Vescovi, che dell'Istitutione degli Ordini Mendicanti Istituiti doppo il Gran Concilio Lateranense, benchè spalleggiata, e fortificata dall'pprobatione, e Conferma della S. Sede Apostolica; laonde con questo [pag. 669] sensato discorso svanisce affatto l'esempio, prodotto dal Padre Bordoni, della luce del Sole, che è maggiore di quella delle Stelle, e così essendo anche maggiore l'Autorità del Papa, che quella de'Vescovi, voleva poi dedurne, che per questo capo dovevasi la precedenaza all'Ordine Domenicano, e Francescano sopra del nostro, e quello del Carmine.
143 - Aggiungo, che se si ammettesse questa sua ragione, o esempio, ne seguirebbero molti incovenienti, et assurdi, imperciochè li Sacerdoti, che fossero ordinati da' Pontefici, dovrebbero precedere, ed havere la maggioranza sopra de' Sacerdoti ordinati da' Vescovi quantunque questi fossero più antiani di quelli. E ciò, che più rilieva, tutti li Santi, che sono stati Canonizzati da' Sommi Pontefici, benchè in tempi moderni, dovrebbero precedere, e tenere il luogo sopra tutti i Santi antichi, li quali sono stati acclamati per tali da Vescovi, e da Popoli fedeli, e pure fra questi vi capiscono li Santi Apostoli, li Santi Evangelisti, li quattro antichi Dottori della Chiesa, et altri innumerabili Santi, che non sono stati Canonizzati da' Sommi Pontefici, la qual cosa è falsissima; hor veda il P. Bordoni, quanto sia impropria la sua esemplare ragione della luce del Sole e delle Stelle. Si che concludasi pure, che se gli Ordini di S. Domenico, e di S. Francesco hanno la precedenza sopra del nostro, e di quello del Carmine, ciò non precede dalla loro più antica Istitutione, nè tampoco dalla loro più antica Approbatione Pontificia, ma ben sì solo per havere, così il nostro Ordine, come quello del Carmine, per commandamento della S. Sede, preso lo Stato Mendicante doppo li suddetti due Ordini mentovati. Ma di questa perdita di precedenza, che habbiamo fatta col passare dallo stato puro Monastico, et Eremitico per ordine dell'Apostolica Sede a quello di Mendicante, poco, o niun caso ne facciamo, perché sappiamo haver detto di sua propria bocca Giesù Christo Nostro Signore, che chi si assentarà alla Mensa di questo Mondo nell'ultimo luogo, farà poi nella gran Cena del Paradiso fatto passare nel primo luogo, e finalmente ci ricordiamo havere altresì detto il medesimo nostro Salvatore, che erunt primi novissimi et novissimi primi.
144 - Ove poi lo stesso Padre Bordoni nella medesima Risolutione 398 dice, e soggiunge, che se bene alcuni stimano, che l'Ordine nostro sia stato istituito da S. Agostino, nulladimeno egli è di parere, che sia più probabile la Sentenza di coloro, che ciò negano, Io rispondo, che ben si vede, che questo Padre non haveva letto fuori che i soli Libri divolgati da' nostri Aversarj, e poco amorevoli; che se egli havesse letti all'incontro i Libri dati in luce da' nostri Scrittori, e massime il Tomo primo de' miei Secoli Agostiniani, e susseguentemente gli altri tre da me stampati, non solo non havrebbe stimata più probabile l'opinatione di quellli, che niegano essere stato l'Ordine nostro istituito dal P. S. Agostino, ma l'haverebbe riputata per ogni lato improbabile. Imperciochè non trovarà mai il sudetto Autore, che alcun Pontefice Romano habbi mai detto nelle sue Bolle, che l'Ordine nostro non habbi havuto per fondatore, ed Istitutore il P. S. Agostino; là dove io molti ne ho ritrovati all'incontro, li quali nelle loro Bolle, et anche altrove hanno assertivamente, et con ben chiare parole, detto, et affermato, havere il sudetto Santo Dottore istituito e fondato questo suo Ordine Eremitano, il quale dal di lui gran nome, altresì Agostiniano si chiama; legga il curioso, et erudito Lettore ciò, che io scrivo nell'anno di Christo 1214 dal numero 20 fino al 33 nel quarto Tomo, che ivi vedrà li Testi espressi di dieci Pontefici, li quali asseriscono ciò, che habbiamo poco dianzi accennato; a quali potiamo aggiungere il Testimonio di Gregorio XI il quale in una sua Bolla, in cui dà facoltà all'Ordine nostro di fondare un Convento nella nobil Terra della Specie nella Liguria, chiama il P. S. Agostino fondatore del sudetto Ordine nostro; la qual Bolla daremo nel seto Tomo. Hor già poi si sa, che assai più vale il Testimonio d'un Pontefice (quanto più poi quello d'undici) che non vale quello di 100 mila Scrittori, che dicono il contrario; attesochè, come dicono i Canonisti: Pontifex censetur habere, tamquam in scrinio cordis omnia Iura; e ciò dicono con molta ragione, imperciochè i Pontefici per l'assistenza, che hanno di tante sagre Congregationi, ripiene d'Huomini dottissimi, e sapientissimi, hanno perfetta cognitione di tutte le cose più gravi, et importanti. Tralascio di rispondere all'opinione, che il Bordoni mostra d'havere, che S. Guglielmo possa essere stato nostro Istitutore, attesochè non producendo egli di questo suo sentimento alcun minimo fondamento, noi perciò alcun caso non ne facciamo, ma solamente l'esortiamo a leggere nel tomo terzo, ed anche nel quarto la Conversione, et ingresso del detto Santo nell'Ordine nostro con tutto il progresso della sua Santa Vita, et ivi vedrà chi fosse il detto Santo, e se fosse Istitutore dell'Ordine nostro, come egli mostra di credere, o pure se fu, com'è verissimo, riformatore d'una parte del detto Ordine nella Toscana, della qual parte se ne venne poi a formare una Congregatione così grande, che prese il nome d'Ordine, che si denominò, dal suo gran Riformatore, l'Ordine de' Guglielmiti; e questo poi altresì nella grand'Unione generale tornò ad incorporarsi per la maggior parte nell'Ordine nostro Agostiniano, e ciò per comissione di Papa Alessandro IV.
Nell'Anno 1257 aggiungi doppo il numero 25.
26 - Li Padri ancora del nostro Convento insigne di Perugia ritrovandosi anch'essi in quest'anno strettamente angustiati da varie necessità, e bisogni, così del Convento, come della Chiesa, supplicarono con humilissime istanze lo stesso Santo Pontefice a volerli concedere di potere ricevere dagli Usurarj penitenti, a titolo di carità, fino alla somma di lire 300 di Ravenna, mentre non si possi sapere a chi se ne dovrebbe fare la restitutione, e non altrimente; con patto però, che non possino rilasciare alcuna parte della detta somma a' mentovati Usurarj, altrimente nulla vaglia l'assolutione datale; e che possino parimente dispensare sopra de' Voti fatti con l'autorità degli Ordinarj, eccettuato quello di Gierusalemme, con altre clausule consuete, il che li fu benignamente concesso con una Bolla data nel Laterano a' 23 di Febraio nell'anno terzo del suo Pontificato, e di Christo 1257, il cui tenore è il seguente:
Alexander Episcopus Servus Servorum Dei.
27 - Dilectis filijs Priori, et Fratribus Eremitis Perusiae Ordinis Sancti Augustini salutem et Apostolicam Benedictionem. Vestrae meritis Religionis inducimur, ut vos prosequamur gratia, quae vestris necessitatibus esse dignoscitur opportuna. Hinc est, quod nos vestris supplicationibus annuentes, ut de usuris, rapinis, et alijs male acquisitis, dummodo ij, quibus ipsorum restitutio fieri debeat, omnino inveniri non possint; nec non de redemptionibus Votorum, auctoritate Dioecesanorum prius factis, Hierosolymitano dumtaxat excepto, usque ad summam trecentarum librarum Ravenatum recipere valeatis, auctoritate vobis praesentium duximus concedendum; si pro similium receptione alias, non sitis a nobis huiusmodi gratiam consecuti. Ita quod, si aliquid de ipsis trecentis libris dimiseritis, vel restitueritis, vel dederitis illis, a quibus eas receperitis, huiusmodi dimissum, vel restitutum; seu datum, nihil ad liberationem eorum prosit, nec quantum ad illud habeantur aliquatenus absoluti. Nulli ergo omnino hominum liceat hanc paginam nostrae Concessionis infringere, vel ausu temerario contraire, etc. Datum Laterani sexto kalendas Martii, Pontificatus nostri Anno tertio.
Nel medesimo Anno aggiungi dopo il numero 51.
52 - L'Errera nel Tomo primo del suo Alfabeto Agostiniano a carte 76 parlando dell'Antichità del nostro Monistero di S. Agostino d'Arezzo, Città nobile della Toscana, dice non havere trovata memoria di quello ne' registri dell'Ordine più antica dell'anno del Signore 1388 e ciò fu, perché egli non hebbe sorte di vedere il Registro del General Gregorio da Rimini nel quale si fa memoria di questo Convento sotto l'anno del 1358 ma sia lodato Iddio, che in questo nostro tempo, per la buona diligenza del P. Maestro F. Giovanni Nelli da Mont'Alcino al presente Priore dell'accennato Convento d'Arezzo, si è ritrovata la sua vera origine, la quale appunto successe in quest'anno del Signore 1257 in cui Guglielmo, o Guglielmino della nobil Casa Ubertini, Vescovo d'Arezzo, pregato da alcuni Religiosi dell'Ordine nostro, benedì la prima Pietra, e poi anche la gettò nelle fondamenta d'un loro Convento, che si doveva fondare nella Città d'Arezzo in un sito, che era stato d'Arnaldo de Fuoro vicino ad un luogo detto la Carbonaia. La Supplica poi de' suddetti Frati, con la gratia fattale dal Vescovo mentovato, fu con publico Istromento rogata per Ser Viva di Bonagiunta publico Notaio sotto il giorno 10 di Luglio di quest'anno 1257, il quale Istromento originale conservasi nell'Archivio del detto Convento, e stampato anche si legge nel Libro delle Vite de' Vescovi d'Arezzo, e precisamente in quella del mentovato Guglielmo, composto da Giacomo Burali da Arezzo, Accademico Discorde, la di cui copia è questa: In Domine Amen.
53 - Cum Fratres S. Augustini ad reverentiam Dei, et Mariae Virginis, Sanctae Magdalenae, et Beati Augustini vellent costruere Ecclesiam, vel Oratorium in quodam Terreno, quod fuit Arnaldi de Fuoro prope Carbonariam Civitatis Aretij, supplicaverunt humiliter, et devote D. Guilelmo Episcopo Aretino, ut poneret primum Lapidem cosecratum in loco praenominato, et daret eis authoritatem, et licentiam ibidem costruendi Ecclesiam et Conventum. Qui Episcopus annuens votis eorum cantando ibidem Missam solemniter coram populo Aretino, et ad honorem Dei et dictorum Sanctorum, accepto Lapide consecrato, posuit eum in quadam fovea manitum acta, et dedit plenam licentiam aedificandi in eo loco Ecclesiam et Oratorium, faciendo perdonantiam 40 dierum omnibus, qui ibidem cum oblationibus haberent reverentiam, et devotionem pro tempore. Praesentibus D. Nicolao, D. Plebano de S. Vito, D. Bono Abbate de S. Flora, D. Tarlato, D. Ubertino de Petramala, D. Roicello Iudice, D. Moncello Iudice, etc. testibus. Anno Domini 1257, Alexandro Papa IV residente, Imperatore vacante. Die 10 Iulij exeunte. Ego Viva Notarius olim Bonagiuntae his omnibus supradictis interfui de mandato, etc. scripsi et publicavi.
54 - Questa è la copia dell'Istromento della Fondatione del Convento d'Arezzo; resta hora, che vediamo se potiamo rinvenire, chi fossero, que' Religiosi Agostiniani, che fondarono il detto Convento; il P. Maestro Nelli suddetto in una sua Lettera scrittaci sotto il giorno 10 di Luglio nell'anno del Signore 1676 ci significa, che è antichissima tradittione così del Convento, come della Città, che i Fondatori di quel Momistero fossero alcuni Frati dell'antichissimo Convento di Sasseto, che ora è un picciolo Conventino lontano d'Arezzo dieci miglia, in cui, per concessione Apostolica ad istanza de' Signori Marchesi del Monte di S. Maria, vi stanno di stanza due soli Religiosi, et ha molto del verisimile, che così fosse; attesochè li Fondatori del Monistero sudetto d'Arezzo, oltre il titolo di S. Agostino, vollero ancora aggiungervi quello di S. Maria Maddalena, che è appunto il titolo della chiesa di Sasseto.
55 - In questa Città vi sono altresì di presente tre Monisteri di Monache dell'Ordine nostro Agostiniano, cioè la Santissima Annunciata, S. Giusto, e Santa Catterina; tutti tre questi poi sono più antichi dell'anno 1372 se ben poi non si sa di certo la loro sicura origine, solo dice il sudetto P. Nelli, che prima del detto tempo ve n'erano quattro, cioè quello di S. Orsola, quello di Tutti i Santi, quello di S. Elisabetta, e quello di Santa Catterina, ma doppo il detto anno li due primi, come forse troppo scaduti, furono incorporati a quello dell'Annunciata, e quello di S. Elisabetta si unì a quello di S. Giusto. In quel tempo, a Dio piacendo, se potremo rinvenire più distinta notitia, la registraremo con la dovuta esattezza.
Nell'Anno 1260 aggiungi doppo il numero 10.
11 - Concesse parimente in quest'anno medesimo pijssimo Pontefice a' nostri PP. di Verona, mentre ancor stavano nell'antico Convento di S. Agostino, fuori della Porta del Vescovo, con una sua Bolla, che potessero ricevere dagli Usurarj, et anche de' Legati lasciati in generale per sovvenire alle loro necessità lire 200 Imperiali, pur che le Usure fossero di persone ignote, che non si sapesse a chi dovesse farsi la restitutione; con patto altresì di non rilasciare delle sudette lire 200 né pure un solo quattrino alli sudetti Usuraj, sotto pena di non poter godere l'assolutione del reato. Li concede ancora, che possino commutare i Voti, eccettuato quello del Pelegrinaggio al S. Sepolcro in Gierusalemme. Fu data questa Bolla nel Laterano a 18 di Novembre nell'anno sesto del suo Pontificato, e di Christo 1260, e si conserva nell'Archivio del nostro Monistero di S. Eufemia di Verona, et è del tenore, che siegue:
Alexander Episcopus Servus Servorum Dei.
12 - Dilectis filijs ...... Priori, et Fratribus Domus Eremitarum Veronensis Ordinis Sancti Augustini salutem, et Apostolicam Benedictionem. Meritis vestrae Religionis inducimur, ut vos prosequamur gratia, quae vestris necessitatibus esse dignoscitur opportuna. Hinc est, quod nos vestris supplicationibus annuentes, ut de usuris, rapinis, et alijs male acquisitis, si quibus horum restitutio fieri debeat omnino inveniri, vel sciri non possit, nec non de quibuslibet legatis indistincte in pios usus relictis, dummodo executorum Testamentorum ad id accedat assensus, ac de redemptionibus votorum, quae fuerint authoritate Dioecesanorum Pontificum commutata, Hierosolymitano duntaxat excepto, usque ad ducentas libras Imperiales recipere valeatis authoritate vobis praesentium duximus concedendum. Si pro simili receptione alias non sitis a nobis huiusmodi gratiam consecuti. Ita tamen quod si aliquid de ipsis ducentis libris dimiseritis, vel restitueritis, aut dederitis illis a quibus eos receperitis huiusmodi dimissum, restitutum, seu datum nihil ad liberationem eorum prosit, nec quantum ad illud habeantur aliquatenus absoluti. Nulli ergo omnino hominum liceat, etc. Datum Laterani 13 Kalendas Decembris Pontificatus nostri Anno sexto.
Nell'Anno 1261 aggiungi doppo il numero 28.
29 - In quest'anno ritroviamo memoria di due Conventi in questa nostra Provincia, de quali niun Scrittore dell'Ordine, così antico, come moderno, nè ha mai fatta alcuna mentione, tutto perché niuno nè ha havuta cognitione, o notitia, fin a questo tempo presente, in cui stiamo noi scrivendo, e né meno l'havressimo havuta noi, se per gran ventura non ci fosse ultimamente capitata nelle mani una Bolla d'Urbano IV che stava nascosta in un angolo di questo nostro Archivio di S. Giacomo di Bologna fuori dell'Armario, in cui si conservano l'altre Bolle Pontificie. In questa Bolla dunque sono mentovati li nomi degli accennati [pag. 673] due Conventi, e sono questi: di S. Maria di Fabernario nella Diocesi di Ravenna, e di S. Pietro di Transforata nella Diocesi di Forlimpopoli, l'uno poi di questi dipendeva dall'altro, e penso, che fosse quest'ultimo; e così erano poi governati entrambi da un solo Priore. Al Priore, et a' Frati di questi due Monisteri, concesse in quest'anno, poco doppo la di lui assuntione al Sommo Ponteficato, il mentovato Urbano, che potessero a beneficio delli detti Conventi prendere dagli Usurarj penitenti a titolo di limosina 50 lire di moneta corrente dell'Usure fatte da quelli, di persone però incerte, pur che niente del sudetto danaro rilascino a mentovati Usurari. Concede altresì a medesi, che possino assolvere da'Voti, massime di Pellegrinaggio, salvo solo quello di Gierusalemme. Fu data questa Bolla a' 28 d'Ottobre in Viterbo l'anno primo del suo Pontificato, et è questa, che siegue:
Urbanus Episcopus Servus Servorum Dei.
30 - Dilectis filijs Priori, et Fratribus Domorum Eremitarum S. Mariae de Fabernario, et S. Petri de Transforata, quarum una dependet ab alia, Ordinis S. Augustini Ravennatensis, et Foropopiliensis Diocesum, salutem et Apostolicam Benedictionem. Religionis vestrae promeretur affectus, ut petitionibus vestris, quantum cum Domino possumus, annuamus. Hinc est, quod nos vestris necessitatibus Paterno compatientes affectu, ut de usuris, rapinis, et alijs male acquisitis, dummodo hi, quibus horum restitutio fieri debeat, omnino sciri, et inveniri non possint, necnon de quibuslibet Legatis indistincte in pios usus relictis, dummodo executorum Testamentorum ad id accedat assensus, et Votorum commutatione, ac redemptione, Diocesanorum authoritate, prius factis, Hierosolymitano dumtaxat axcepto, usque ad summam quinquaginta librarum usualis monetae pro huiusmodi necessitatibus recipere valeatis, authoritate vobis praesentium indulgemus; si alias pro similium receptione a Sede Apostolica non estis gratiam huiusmodi consecuti. Ita quod si aliquid de ipsis quinquaginta libris dimiseritis, vel restitueritis, aut dederitis illis, a quibus eas receperitis, huiusmodi dimissum, vel restitutum, seu datum nihil ad ad liberationem eorum prosit, nec quantum ad illud habeantur nullatenus absoluti. Nulli ergo omnino hominum liceat hanc nostrae, etc. Si quis autem hoc attentare praesumpserit, etc. Datum Viterbij 5 Kalen. Novembris, Pontificatus nostri Anno primo.
31 - Da questa Bolla, come con ogni più che chiara evidenza, si cava la certa e piena esistenza di questi due Conventi accennati, così resta molto incerta, e dubbiosa la cognitione del loro Fondatore, come altresì dal tempo in cui furono fondati. Quanto al Fondatore io probabilmente mi persuado che potess'essere il glorioso S. Gio. Buono da Mantova, e specialmente in quel tempo in cui egli pacificò le due Città di Ravenna e di Cervia, che fu appunto nell'anno del Signore 1225, imperciochè in quel tempo egli di già haveva fondato alcuni anni prima il Monistero, o Eremo di S. Maria di Budriolo, due millia fuori della Città di Cesena; et haveva parimente fondati altri Conventi fuori d'alcun'altre Città e Luoghi, così della Romagna, come della Lombardia; hora non ha poi del verisimile, che niuno ne havesse fondato fuori della Metropoli della suddetta Romagna, cioè Ravenna; laonde io tengo per costante, che egli fosse Fondatore, come ho accennato di sopra, di questi due di S. Maria di Fabernario e di S. Pietro di Transforata, nel tempo però più sopra accennato, e fors'anche prima; e ciò sia detto senza alcun pregiudicio della verità. Che poi uno di loro, cioè quello di Forlimpopoli, il quale è appunto nominato in secondo luogo, dipendesse dall'altro, non è gran fatto; attesochè forse per la sua picciolezza, e per essere assai vicino all'altro della Diocesi di Ravenna, congruamente non ammetteva il titolo di Priore, ma [pag. 674] solo teneva il posto più tosto di Grancia, che di Convento.
32 - Io mi faccio indubitatamente a credere, che da questi due Conventi, e massime dal primo di Fabernario, si spicassero li Religiosi, che fondarono poi il nostro Monistero di S. Nicolò dentro la sudetta Metropoli di Ravenna, abbandonando fors'anche nello stesso tempo, l'uno e l'altro Convento della Campagna, ben'è vero, che non sappiamo il tempo certo in cui fosse fatta questa traslatione; solo è certo, come habbiamo accennato in questo quinto Tomo, sotto l'anno 1292, che non solo ella non fu fatta prima del 1249 come ivi notassimo, ma né meno prima dell'anno 1261 in cui fu data questa Bolla, quantunque poi certissimo sia, che il sudetto Convento di Ravenna fosse stato fondato alcun tempo prima del sudetto anno di Christo 1292.
Nell'Anno 1262 aggiungi doppo il numero 22.
23 - Essendo dunque entrati li nostri Padri Veronesi dentro della Città nel sudetto Convento di S. Eufemia, e conoscendo, che per ben stabilirsi nel detto luogo, havevano bisogno d'un grande appoggio, procurarono per tanto d'ottenere dal Sommo Pontefice Urbano IV una Bola nella quale li prendesse sotto la di lui Apostolica protettione, et hebbero sorte del Cielo di conseguire l'intento; attesochè la Santità Sua spedì in quest'anno una sua Bolla, nella quale prese il detto Convento e Padri sotto la sua, da essi pretesa, protettione, con clausole molto ampie e magnifiche, conforme il solito, e consueto di simili Bolle; e n'hebbero ben poi non poca necessità per le persecutioni, che partirono nella fabrica della nuova Chiesa e Convento. Fu poi data questa Bolla in Orvieto alli 8 di Novembre nell'anno 2 del suo Pontificato, e di Christo 1262; si conserva nell'Archivio di detto S. Eufemia, e la copia è questa, che siegue:
Urbanus Episcopus Servus Servorum Dei.
24 - Dilectis filijs ......... Priori, et Fratribus Eremitarum Ecclesiae S. Eufemiae Veronensis Ordinis S. Augustini, salutem et Apostolicam Benedictionem. Iustis petentium desiderij dignum est nos, et facilem praebere consensum, et vota, quae a rationis tramite non discordare effectu prosequente complere. Ea propterea dilecti in Domino filij vestris iustis petitionibus grato concurrentes assensu, personas vestras, et locum in quo divino estis obsequio mancipati cum omnibus bonis, quae in praesentiarum rationabiliter possidet, aut in futurum iustis modis praestare Domino poterit adipisci sub Beati Petri, et nostra protectione suscipimus. Specialiter autem reditus, Domos, Possessiones, et alia bona vestra, sicut ea omnia iuste, ac pacifice possidetis, vobis, et per vos Ecclesiae vestrae authoritate Apostolicae confirmamus, praesentis scripti patrocinio communimus. Nulli ergo omnino hominum, etc. Datum apud Urbem veterem 6 Idus Novembris, Pontificatus nostri Anno secundo.
Nell'Anno 1264 aggiungi doppo il numero 51.
52 - Fa di mestieri, che intorno a questo tempo li nostri Padri del Convento di S. Maria di Fabernario situato nella Diocesi di Ravenna (del quale a bastanza favellassimo sotto l'Anno 1261) havessero già trasferito dentro della Città sudetta; attesochè ritroviamo che il Convento di S. Pietro di Trnsforata della Diocesi di Forlimpopoli (il quale stava sotto l'ubbidienza del Priore dell'accennato Convento di S. Maria di Fabernario, come nel sopradetto anno 1261 con una Bolla d'Urbano IV chiaramente dimostrassimo) essendo riamasto solo in quest'anno, e volendo proseguire lo stato suo Religioso Agostiniano, li Frati di quello ricorsero, a tale effetto, dal Vescovo della mentovata Città di Forlimpopoli, [pag. 675] affinchè li prendesse sotto la sua Pastorale Protettione. Era Vescovo in questo tempo Almerico Monaco già Camaldolese, il quale, com'hebbe intense le supplichevoli istanze de' nostri Frati sudetti di Transforata, con molta benignità si compiacque, che proseguissero avanti nel sudetto Convento, e che facessero il loro Priore, con molte altre Concessioni, le quali fece notare in un suo Diploma dato in questo medesimo anno alli 4 di ...... nella settima Inditione, sotto il Pontificato d'Urbano IV. Ma perché in questo Diploma fra le Gratie concesse, framischiò alcuni Patti esorbitanti, e molto repugnanti a Privilegi, et Indulti concessi dalla S. Sede Apostolica all'Ordine nostro, perciò furono poi abbolliti, come nel suo tempo, a Dio piacendo, dimostraremo. Conservasi questo Diploma Episcopale in questo nostro Archivio di Bologna, quale quivi non trascriviamo per essere in gran parte corroso, e guasto, che appena ne habbiamo potuto cavare questo poco di sostantievole. In progresso di tempo si unì questo Convento a quello di S. Croce di Valdinoce esistente nella medesima Diocesi, come faremo costare, con alcune altre Scritture, che pure si conservano in questo Archivio, nel Tomo 6 se cosi sarà la volontà di Dio.
Nell'Anno 1265 aggiungi doppo il numero 18.
19 - Lodovico Iacobelli nella Vita, che egli tesse della nostra Beata Marina da Spoleto, dice, che essendo vissuta per lo spatio d'alcuni anni, con gran Santità nel Monistero della Stella, desiderosa di viè più restringersi, e riformarsi, pensò, così ispirata da Dio, di fondare un nuovo Monistero nella sua Patria; e ben'hebbe propitia la Divina Gratia, imperciochè li fu offerta la Chiesa e l'Ospitale di S. Matteo, il quale in questo tempo doveva essere rimasto deserto, essendo stato prima habitato da alcuni Frati del Terz'Ordine di S. Francesco. Con questa buona occasione dunque, la Vener. Serva di Dio, con la licenza, et assistenza favorevole di Bartolomeo Vorati, Vescovo della detta Città di Spoleto, se ne passò con sei altre Religiose compagne nella mentovata Chiesa et Ospitale di S. Matteo, ove poi visse con le Monache (le quali ben presto moltiplicaronsi notabilmente) con esattissima osservanza della nostra Regola e Costitutioni fino alla morte, la quale successe, come scrive l'accennato Iacobilli, intorno all'anno di Christo 1300.
Nell'Anno 1267 aggiungi doppo il numero primo.
2 - Havendo li nostri Padri di Verona nel nuovo posto, che preso havevano nella detta Città, cominciata a fabricare la nuova Chiesa molto grande e maestosa, e conoscendo molto bene, che per la loro povertà non l'havrebbero mai potuta terminare, se non fossero stati soccorsi con grosse limosine da devoti e pietosi Fedeli, si consigliarono di ricorrere al Santo Pontefice Clemente IV, affinchè si degnasse di raccomandare la detta Opera pia, con una sua efficace Bolla a' Popoli delle Diocesi di Verona, di Mantova e di Brescia, concedendo loro qualche Indulgenza, conforme l'uso della Romana Chiesa. Alle quali humili richieste corrispose subito gratiosamente il Santo Padre con la Bolla, che bramavano; la quale fu data in Viterbo a' 30 di Marzo nell'anno terzo del suo Pontificato, e di Christo 1267 la quale si conserva nell'Archivio di quel Convento, et è la seguente:
Clemens Episcopus Servus Servorum Dei.
3 - Universis Christi fidelibus per Veronensem, Mantuanam, et Brixiensem Civitates, et Diaeceses constitutis, salutem et Apostolicam Benedictionem. Quoniam, ut ait Apostolus omnes stabimus ante Tribunal Christi recepturi prout in corpore gessimus, sive bonum fuerit, sive malum; oportet nos diem missionis extremae [pag. 676] nostris operibus praevenire, ac aeternorum intuitu seminare in Terris, quod redente Domino cum multiplicato fructu recolligere debeamus in Caelis; firmam spem, fiduciamque tenentes, quoniam qui parce seminat, parce et metet, et qui seminat in benedictionibus, de benedictionibus, et metet vitam aeternam. Cum igitur dilecti filij ...... Prior, et Conventus Fratrum Eremitarum S. Euphemiae Veronensis, Ordinis S. Augustini, sicut ipsi nobis significare curarunt, ibidem Ecclesiam ad opus eorum aedificare de novo caeperint opere sumptuoso ad quod fidelium subsidium eis esse dignoscitur opportunum Universitatem vestram rogamus, et hortamur in Domino in remissionem vobis peccaminum iniungentes quatenus de Bonis vobis a Deo collatis pias ad hoc eis eleemosynas, et grata subsidia erogetis, ut per subventionem vestram opus praedictum valeat consumari, et vos per haec, et alia bona, quae Domino inspirante feceritis ad aeternae possitis felicitatis gaudia pervenire. Nos enim de Omipotentis Dei misericordia et Beatorum Petri, et Pauli Apostolorum eius authoritate consisi omnibus vere paenitentibus, et Confessis, qui eis ad id manum porrexerint adiutricem centum dies de iniuncta sibi paenitentia misericorditer relaxamus praesentibus post triennium minime valituris. Quas mitti per quaestuarios districtius inibemus, eas, si secus factum fuerit carere iuribus decernentes. Datum Viterbij secundo Kalendas Aprilis, Pontificatus nostri Anno tertio.
Nell'Anno 1268 aggiungi doppo il numero 9.
10 - Havendo parimente li nostri Padri di Perugia desiderio grande di fondare una nuova Chiesa nel luogo della vecchia, e conoscendo di non havere facoltà sufficiente da potere intraprendere, e terminare una così ardua impresa, presentarono per tanto un supplichevole Memoriale al Santo Padre, affinchè si degnasse di raccomandarli alle carità de' Popoli fedeli delle due Città e Diocesi di Perugia, e di Castello, affinchè li soministrasero grosse limosine per potere cominciare e finire la sudetta fabrica sontuosa dell'accennata loro Chiesa; accompagnando la sua autorevole raccomandatione con qualche Santa Indulgenza. Il Pontefice dunque volendo favorire li detti Padri, spedì una Bola a' popoli della mentovata Città, con esortarli a sovenire, e soccorrere que' buoni Religiosi con le loro pie limosine per la fabrica accennata, concedendo a chi ciò havesse fatto, 100 giorni d'Indulgenza con le solite clausole. La Bolla fu data in Viterbo alli 4 d'Agosto l'anno terzo del suo Pontificato, la copia della quale è questa, che siegue:
Clemens Episcopus Servus Servorum Dei.
11 - Universis Christi fidelibus per Urbem vestram Perusinam, et Castellanam Civitates, et Dioeceses constitutis, salutem et Apostolicam Benedictionem. Quoniam, ut ait Apostolus, omnes stabimis ante Tribunal Christi recepturi prout in corpore gessimus, sive bonum fuerit, sive malum, oportet nos diem messionis extremae misericordiae operibus praevenire, ac aeternorum intuitu seminare in terris, quod redente Domino cum multiplicato fructu recolligere debeamus in Coelis, firmam spem, fiduciamque tenentes, quoniam qui parce seminat, parce, et metet, et qui seminat in Benedictionibus de Benedictionibus, et metet vitam aeternam. Cum igitur dilecti filij Prior, et Fratres Eremitarum Perusiae Ordinis Sancti Augustini, sicut ipsi in sua nobis petitione monstrarunt, ecclesiam eorum de novo aedificare caeperint opere sumptuoso, nec ad ipsius consumationem propriae sibi suppetant facultates. Universitatem vestram rogamus, et hortamur in Domino in remissionem vobis peccaminum iniungentes, quatenus de bonis vobis collatis a Deo pias ad hoc eis eleemosynas, et grata charitatis subsidia erogetis, [pag. 677] ut per subventionem vestram opus huiusmodi valeat consumari, et vos per haec, et alia bona, quae (Domino spirante) feceritis ad aeternae possitis faelicitatis gaudia pervenire. Nos enim de Omnipotentis Dei misericordia, et Beatorum Petri, et Pauli Apostolorum eius auctoritate consisi, omnibus vere poenitentibus, et Confessis, qui eis ad hoc manum porrexerint adiutricem, centum dies de iniuncta sibi poenitentia misericorditer relaxamus. Praesentibus post triennium minime valituris. Quas mitti per quaestuarios districtius inhibemus, si secus actum fuerit, carere viribus decernentes. Datum Viterbij secondo nonas Augusti Pontificatus nostri Anno tertio.
Nell'Anno 1272 aggiungi doppo il numero 21.
22 - Diamo ora li due Diplomi di sopra accennati in virtù de' quali si fece la fondatione del sopramentovato Convento di Cantiano, et in primo luogo produciamo quello del Vescovo di Gubbio, che fu il primo che concesse la licenza per fondare, per quanto ad esso spettava, il sudetto Convento, il di cui originale si conserva nel medesimo Monistero; in cui parimente conservasi originale la facoltà, per la sudetta fabrica, concessa dal Vicario Generale del ducato di Spoleto, quale doppo quella del Vescovo di Gubbio registraremo.
In Dei Nomine Amen
23 - Anno Domini 1272 tempore Domini Gregorij Papae Decimi, Indictione duodecima die secunda Mensis Aprilis. Ad honorem Omnipotentis Dei, et Beatae Mariae semper Virginis, Beatorumque Augustini, Mariani, et Iacobi, et Beati Ubaldi Confessoris. Nos Iacobus Dei gratia Episcopus Eugubinus, ob reverentiam praedictorum, et pro remissione peccatorum nostrorum, Religiosorumque nostrorum Fratrum Ordinis S. Augustini notis, et iustis petitionibus, ac supplicationibus inclinantes, damus, et concedimus licentiam, et plenariam potestatem vobis Fratri Mathaeo Provincialis de Valle Spoletana, et Fratri Deodato de dicto Ordine recipientibus nomine nostro, et omnium Fratrum vestrorum, et successorum vestrorum Ordinis supradicti morandi, et Deo serviendi in Curia Castri Cantiani Eugubinae Dioecesis intra portam extra dictum Castrum Cantiani, quae fuit, vel est Ranerij Bartoli, et fratrum eiusdem iuxta latera seu fines, a primo est aqua, quae dicitur Bonni, a secundo alia aqua, quae dicitur Tenetria, a tertio, et quarto Bonacurtius Ioannis, Ecclesiam, et Oratorium, ac etiam Domos, et Officinas pro necessitate omnium, qui ibidem moraturi sunt, construendi, divinaque Officia dicendi, atque cantandi alte, vel basse sine praeiudicio Iuris alieni; dando, et concedendo vobis, ob reverentiam praedictorum, et pro remissione peccatorum nostrorum, primarium Lapidem, et cum Signo Crucis. Datum in Civitate Eugubij in Camera ipsius Domini Episcopi praesentibus Domino Ranerio Abbati, Petrutio de Paterno Spoletanae Dioecesis, et Adamandutio Realis de Eugubio familiaribus ipsius Domini Episcopi testibus rogatis, et vocatis, etc. Ego Franciscus Guilelmi publicus Notarius licentiam praedictam Domini Episcopi praedicti scripsi, et publicavi, et sigillum ipsius Domini Episcopi de mandato, et voluntate ipsius apposui.
24 - Gregorius de Porta, Archidiaconus Placensis, Ducatus Spoletani Vicarius in spiritualibus generalis. Religiosis Viris Priori, et Conventui Fratrum Eremitarum Ordinis S. Augustini de Cantiano Eugubinae Dioecesis salutem in Domino. Non debet inconstantiae vitio, seu inhabilitatis impugnari, si propter maioris loci amplitudinem, ut possit Domino devotius famulari, Religiosorum interdum voluntas, et conditio variatur; praesertim cum non minus ex causa rationabili, quam deliberatione, et provisa meditatione, et pensatis id fieri contigat [pag. 678] interdum. Cum igitur Prior, et Fratres S. Augustini, qui novam habitationis mansionem ad laudem Dei, et servitium inceperant fabricari in Curia, et Castro loci Cantiani Eugubinae Dioecesis, et largitatis, concessione Venerabilis Patris Domini Dei gratia Episcopi Eugubini, et pro remedio Animarum ex causis iustis, et evedentibus, non longe ab ipsa constructione in fundo, et proprietate ipsorum transferre desiderant. Nos ipsorum iustis petitionibus inclinati, ut ab omnibus solicitudinibus, et aere indebito segregati, quae si in incaepto opere processissent, immenere propensius videbantur, quiete religioni, Deique servitio libentius manciparentur, transferrendi in loco, qui Tenetria dicitur, infra hos confines, videlicet a duobus via, a tertio Magalottus Bernardoli, a quarto Tebaldolus, etc. novamque fabricam construendi sine iuris alterius praeiudicio, plenam, et liberam concedimus facultatem. In autem rei testimonium, et memoriam veritatis praesentes litteras fieri iussimus, et nostri sigilli munimine roborari. Datum Fulginij millesimo ducentesimo septuagesimo secundo, Indictione quintadecima, die duodecima Octobris, tempore Domini Gregorij Papae Decimi.
Nell'Anno 1274 aggiungi doppo il numero 24
25 - Viveva in questo tempo F. Michele da Trento dell'Ordine nostro, il quale per aventura doveva essere stato figlio dell'antico Convento nostro detto del Monte, et essendo poi stato creato Vescovo Bosanense, haveva per qualche tempo servito il Vescovo di Trento Egno in qualità di Suffraganeo; hora essendo morto il detto Vescovo, e desiderando li nostri Religiosi di Trento, che fossero consecrati alcuni Altari della loro nuova Chiesa, et anche Cimitero de' Morti, supplicarono per tanto il sudetto Vescovo Bosanense a volerli far gratia della detta Consagratione. E perché egli non haveva alcuna autorità di ciò fare, per essere spirato con la morte del Vescovo, anche l'ufficio suo di Suffraganeo, per tanto dovendo fare altresì la Consagratione d'altre Chiese fuori della Città di Trento, ma però nella Diocesi, ne chiese la licenza al Capitolo di quella Cattedrale, et ottenutola, fece poi con ogni solennità le sudette Congregationi, concedendo 100 giorni per ciascheduna Consagratione, delle quali sagre fontioni fece il seguente Diploma, dato appresso Arco a' 5 d'Agosto giorno di Domenica, in quest'anno del Signore 1274, ed è questo, che siegue:
Frater Michael Fratrum Eremitarum Ordinis Sancti Augustini sola Divina gratia Episcopus Bosanensis.
26 - Universis in Christo fidelibus praesentes litteras inspecturis, salutem in Domino sempiternam. Intente dirigitur nostrae aspectionis affectus ad cultum divini nominis ubilibet ampliandum, et ad salutem animarum procurandam nostrae solicitudinis studium indefesse suspirat. Cum igitur apud Salurnum unam reconciliavimus Ecclesiam, et Consecravimus dictae Ecclesiae Altare maius, et in Praexano etiam reconciliavimus alteram Ecclesiam, in qua Consecravimus etiam Altare maius. Apud autem Ecclesiam Beati Donati unius Altaris Consecrationem fecimus. Nihilominus vero apud Arcum ad honorem Sancti Arcangeli Michaelis unam Conecravimus Ecclesiam; et supradictae tamen Consecutiones Dioecesi Tridentina, hac de licentia eiusdem Capituli a nobis supradicto Episcopo celebratae, et nobis praefatis reconciliationibus, et Consecrationibus celebrando, moti misericordia, ac intima pietate Consecretionis Altarium, ac Cimiterij Ecclesiae Sancti Marci supradictorum Fratrum in Tridento comorantium, dei Omnipotentis misericordia, ac Beatae Mariae Virginis Matris Christi consisi, ac Beatorum Apostolorum Petri, et Pauli patrocinio confidentes [pag. 678] Populo venienti licet mitenti annuatim ipsa die Consecrationis Altarium, et Cemeterij supradictae Ecclesiae Sancti Marci, et per octavam pro quacumque supradictarum Consecratione praefatarum Ecclesiarum, et Altarium, centum dies de iniuncta poenitentia mesericorditer in domino relaxamus. Datum apud Arcum 1274 die Dominico quinto, intante Augusto.