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Torelli: Secoli Agostiniani - Tomo V

Agostino, san Giovanni il Battista e san Gerolamo in un bella tappezzeria di fattura fiamminga del XVI secolo

Agostino, il Battista e san Gerolamo

 

 

ANNO 1293

Anni di Christo 1293 - della Religione 907

 

 

 

 

1 - Erano di già passati otto Mesi, e più, doppo la morte del Santo Pontefice Nicola IV e nondimeno li Cardinali, doppo tante Sessioni fatte, per eleggere il nuovo Pontefice, con grave danno di tutta la Christianità, non s'erano mai potuti accordare nel fare la detta elettione, tanto necessaria al publico bene della Chiesa, e del Mondo, e specialmente al gravissimo affare della ricuperatione di Terra Santa, alla quale haveva applicato l'animo suo grande, con tanta premura, e zelo, il Pontefice; laonde si deve magnificare grandemente la Divina Provvidenza, la quale, con tutto ciò che i Cardinali sudetti si dimostrasero così discordi nell'eleggere il nuovo Pastore universale, nulladimeno fece sì, che i zelanti Predicatori degli Ordini Mendicanti, e specialmente di S. Domenico, di S. Francesco, e del nostro, non cessassero mai nella predicatione della Santa Crociata, già pubblicata dal Pontefice Nicola, come scrivessimo nell'anno scorso, con produrre la Bolla che dallo stesso fu precisamente al nostro Ordine diretta.

2 - E' di vero non si affaticarono invano li famosi Predicatori di questi Ordini santi, ma cavarono dalle loro gloriose fatiche un'immenso frutto; imperciochè, non solo mossero con le loro sante esortationi, in ogni parte della Christianità, una gran moltitudine di gente a prendere la Croce, et ad arruolarsi fra i Soldati della sagra militia; ma di vantaggio furono cagione, che alcuni Prelati celebrassero Concilij Provinciali, per maggiormente promuovere un negotio di tanta importanza. Et in ispecie gli è certissimo (e lo riferiscono Bernardino Corio, e Francesco Besozzi, quegli nell'Historie di Milano, e questi nell'Historia Pontificale della medesima Città) che in quest'anno medesimo Ottone Visconti Arcivescovo di Milano radunò nel Mese di Novembre un Concilio Provinciale, nel quale si trattò seriamente del modo più efficace, di proseguire la detta impresa di Terra Santa; e si determinò, che dovessero andare al soccorso, e ricuperatione di quella, non solo li due Ordini de' Cavalieri Templarj, e de' Gerosolimitani, od Hospitalarj, ma etiamdio il terzo de' Cavalieri Teutonici, sotto la direttione de' quali, dovesse poi militare la moltitudine de' Crocesegnati; rimettendo però questa determinatione con altre simili al beneplacito del futuro Pontefice; furono poi anche fatti alcuni decreti in questo medesimo Concilio, li quali perché portavano seco qualche difficoltà, furono dati da esaminarli alli Vescovi di Vercelli, di Brecia, e di Lodi, et a quello di Savoia (io penso, che fosse quello di Chiamberì, o di Terantasia) et alli Priori, di S. Domenico, e di S. Marco dell'Ordine nostro, et al Guardiano de' Minori. Che conclusione poi, e che effetto producessero queste grandi diligenze, lo vedremo negli anni a venire.

3 - Giovami quivi di registrare un raro esempio d'incomparabile fedeltà, dimostrata da un gran Cavaliere d'alto Lignaggio verso il suo Re, il qual esempio, perché ridonda in sommo honore dell'Eccellentissima Casa de' Signori Duchi di Medina Sidonia, della quale fu ascendente il detto Cavaliere, tanto più volentieri riferiamo; e ciò per dimostrare un'atto di gratitudine verso cotesta nobilissima Famiglia, sotto la protettione della quale, vive una buona parte de' Conventi della nostra Provincia dell'Andaluzia nella Spagna; il caso poi nella seguente maniera passò. Haveva il Re Don Sancio di Castiglia, detto il Bravo, tolta per forza dalle mani de' Mori una fortissima Piazza, chiamata Tariffa, e perché desiderava di non la perdere più, cercava di raccomandarla a qualche suo fedele Ministro; ciò inteso s'offerse Alfonso Pereiro Gusmano, per sopranome chiamato il Buono, di togliere a difendere quella Piazza con tutte le sue forze, e di lasciarvi prima la vita con quanto haveva, che di renderla già mai. Poco appresso Giovanni fratello del Re, mosso da una vana, anzi pur empia ambitione, ribellatosi al Re suo fratello, se ne passò alla parte de' Mori, et havendo da essi ottenuto un numeroso Esercito, andò con quello ad assediare la Piazza sudetta; ma perché ella era munita, e provista d'ottimi diffensori, non haveva tema di cadere; quando ecco, che un caso accidentale, e miserabile la pone in manifesto pericolo di darsi nelle mani del barbaro nemico; perochè essendo uscito fuori della Fortezza a fare una sortita, o pure a foraggiare, un Figlio unico di Alfonso, rimase prigioniero degli Aggressori; stimarono all'hora i Mori di havere vinta la guerra, che però fecero intendere al Governatore, che li dasse la Piazza nelle mani, che gli haverebbero restituito il suo Figlio, altrimente gli lo volevano scannare; ma il generoso, e fedele Ministro, fattosi vedere su le mura della Fortezza, non ostante, che i suoi Soldati, l'esortassero a fare la resa della Piazza, per salvare la vita a quel povero Figlio, tutto intrepido disse ad alta voce a Nemici: Se voi haveste cento miei Figli nelle vostre mani, non sarebbero però sufficienti a farmi partire pure un minimo puntino da' termini della fedeltà, e dell'honesto; che se pure havete tanta voglia di scannare mio Figlio, se non vi rendo la Piazza, come mi minacciate, eccovi la mia Spada, et in questo glie la gettò fuori; e ciò detto, si tolse da quel posto; e piangendo ogn'altro, egli solo con occhi asciutti, e volto intrepido se n'andò a desinare con somma quiete. Ma ecco indi a poco sente un grido horribile, e dissonante su le mura, fatto da suoi Soldati; corre veloce, e ne chiede ansioso la cagione, a cui essendo risposto, che pure all'hora havevano i barbari Mori crudelmente scannato il suo Figlio, egli poco meno, che sorridendo, disse: e per questo si facevano da voi queste horribili strida? Io stimavo, che gli Nemici havessero presa la Fortezza; e ciò detto, con intrepida costanza, se ne tornò a terminare il pranzo. Per la qual cosa i Mori disperando di potere piegar l'animo di colui, che non haveva potuto muovere l'amore d'un Figlio unico, e diletto, abbandonando l'assedio, se ne ritornarono nell'Africa. Da questo grand'Huomo trahe la sua nobilissima Origine la Casa de' Duchi di Medina Sidonia in Ispagna. Caso veramente insigne, e da paragonarsi non solo agli antichi, ma da esserli di longa mano anteposto.

4 - Lasciamo hora la Spagna, e facciamo ritorno in Italia, et andiamo nella Provincia Romana, in cui fu celebrato in quest'anno il Capitolo Provinciale (come troviamo scritto nell'antico Registro della suddetta Provincia) nel Convento d'Orvieto, e fu eletto Provinciale F. Matteo de Follis da Camerino, il quale era attualmente Vicario Generale di quel Capitolo (che hora chiamiamo Presidente) ove osserviamo, che in questo non era stato per anche decretato, che i Vicarj, o Presidenti de' Capitoli, non potessero essere eletti Provinciali, come hora si costuma, e con molto senno; perochè havendo il Presidente tutta l'autorità del P. Generale nel Capitolo, le di cui veci, appunto egli tiene, se potesse essere eletto egli, sempre per l'ordinario in lui caderebbe l'elettione. Egli è ben poi necessario, che questo F. Matteo fosse persona molto insigne, e di gran qualità nell'Ordine dotato, mentre essendo egli della Provincia della Marca, di cui fu sempre membro il Convento di Camerino, fu nondimeno fra tanti Padri Illustri della Provincia Romana, scielto egli per Provinciale di quella. Osservisi qui passaggio, che già di certo in questo tempo la Religione haveva Monistero nella Città di Camerino.

5 - In questo Capitolo furono fatti, et ordinati molti Decreti, e Deffinitioni, fra le quali, le seguenti mi sono parse più notabili dell'altre. Fu primieramente decretato, che non fosse in verun conto permesso a' Frati nostri Conversi, e Laici, d'imparare a leggere, sotto pena a questi di perdere i Libri, et a Priori, che ciò comporteranno, d'essere privi del Priorato; et in vero questo Decreto, fu fatto con molta ragione, perochè da questo abuso ne nascevano grandissimi disordini nella Religione; perché i Laici, come sanno leggere, subito gli entra in capo l'Ambitione, et aborrendo li servigi bassi, a quali dall'Ubbidienza sono applicati, li fanno con pochissima carità, et altra mira non hanno, che di pensare, come possino anch'essi divenire Sacerdoti; laonde piacesse a Dio, che questo Decreto si osservasse inviolabilmente per tutto l'Ordine, perochè si viverebbe con assai maggior quiete; se bene da poco tempo in qua, pare che le cose, intorno a questo particolare caminino meglio assai, che prima non facevano; ma però è stato necessario, che la Sede Apostolica vi ponga ella le mani, tanto s'era questo abbominevole abuso dilatato, ed avanzato per tutte le Religioni massime Mendicanti.

6 - In oltre fu decretato, che si dovessero dare 50 Fiorini, per due anni seguenti, a F. Giacomo da Viterbo, il quale pur all'hora haveva con grandissimo applauso, ricevuta la Laurea Magistrale in Parigi, e questi gli havevano a servire per aiuto di costa, affinchè potesse attendere a scrivere, e comporre Opere in Teologia, per honore, e decoro della Religione; il che fece poi egli abbondevolmente, come a suo tempo vedremo; che però, anche altre volte gli furono somministrati altri aiuti di costa, per lo stesso effetto, non pure dalla stessa sua Provincia, ma quello, che maggiormente rilieva, da tutto l'Ordine; ed oh, piacesse al Cielo, che così hoggi si constumasse, che fiorirebbero più huomini segnalati nella Religione, e si vedrebbero più Opere alle Stampe; ma Dio perdoni a chi è cagione, che non succeda un tanto bene.

7 - E perché era nata qualche gara fra il Monistero d'Orvieto, et il nuovo di Acquapendente intorno al mendicare le limosine, perocchè, come erano confinanti questi due Conventi, ciacheduno andava a mendicare ne' luoghi, ove l'altro haveva mendicato, ed era solito di mendicare, e così v'era fra di loro qualche poco di confusione; ed anche i Secolari ne cavavano occasione di qualche scandalo; hora i Padri del Capitolo, affinchè cessasse di fatto ogni occasione di disturbo fra li due Monisteri suddetti, divise in questo Capitolo ad entrambi i luoghi, ed i paesi, ove havevano per l'avvenire a mendicare, senza che l'uno entrasse nella giurisdittione dell'altro.

8 - Gli è certo, che il Convento della nobil Terra del Vasto nella Provincia d'Abbruzzo, è più antico di questo tempo, perochè nell'ornamento nella Porta della Chiesa, il quale è di marmo, vi si vede intagliato da quel Scultore, che Maestro Ruggiero chiamavasi, il presente millesimo 1293. Quanto però prima di questo tempo egli fosse stato fondato, e chi ne fosse il Fondatore, non si puole francamente asserire; solo dice il P. Errera nel suo Alfabeto Agostiniano, che da' Cittadini di questa Patria si ha per tradittione, che un certo Rolando Palatino ne fosse fondatore, e che sue sono alcune Armi, che adornano le mura della Chiesa; è questa consagrata in honore del P. S. Agostino. Debbo qui soggiungere, che l'Eccellentiss. Casa d'Avolos gode del Feudo del Vasto sudetto in qualità di Marchesato; e di questa Famiglia, e morto ultimamente F. Bonaventura d'Avolos Maestro in Teologia di nostra Religione, il quale fu creato Vescovo da Papa Urbano VIII della Vulturara in Puglia, e poi da Papa Innocenzo X fu trasferito al Vescovato di Nocera de' Pagani in terra di Lavoro.

9 - Lasciassimo già scritto sotto l'anno 1219, num. 8, nel Tomo 4, che il primo Convento, che havesse la Religione nella gran Metropoli della Francia, Parigi, fu quello di S. Maria Egitiaca (per quanto almeno si può dedurre dall'Historie antiche) poco tratto fuori della Porta per cui si va al Monte de' Martiri; e soggiungessimo, che il detto Convento era più antico del suddetto anno 1219, attesochè li nostri Padri precedono, per ragione di maggiore antichità, li Padri Francescani, li quali, al riferire del P. Vadingo, sotto il numero 42 di quell'anno, fondarono in quel tempo il loro Monistero. Aggiungessimo poscia sotto l'anno 1240, al num. 21 e 22, che la Religione tuttavia dimorava nello stesso Monistero; in prova di che producessimo l'attestato d'un'antico Ufficiale pubblico di Parigi; et ivi pur anche dimorava nell'anno 1269, nel quale appunto il Santo Re Luigi IX lasciò per Testamento, al mentovato Convento lire quindici di Francia, somma assai considerabile in que' tempi; concludessimo poi finalmente sotto l'anno 1285 in questo quinto Tomo al num. 22 che nel detto anno, lasciato il vecchio Convento, come troppo fuori di mano, ne fondò la Religione in un sito più commodo un altro chiamato Cardineto. Hor finalmente in quest'anno 1293 essendo Generale il nostro gran Dottore Maestro Egidio Colonna ottenne da Filippo il Bello Re di Francia, di cui era stato Maestro, il Monistero, che era già stato de' Padri Sacciti, o vogliamo dire della Penitenza di Giesù Cristo, in sito, e luogo nobilissimo, tutto perché egli è appunto situato dirimpetto al gran Palazzo Reale, chiamato communemente il Loure, et hoggidì viene da noi chiamato il gran Convento, il quale è soggetto immediatamente al Padre Reverendiss. Generale, et in esso v'è sempre stato, e pur tutt'hora vi si conserva, e mantiene lo Studio Generale di tutte le Provincie, non solo della Francia, ma etiamdio di tutta la Religine.

10 - Ma non solo il Re Filippo suddetto donò, per quanto a lui spettava, alla Religione il suddetto Convento, ma lo stesso ancora fece l'Arcivescovo di Parigi, che era in quel tempo Simone Buci; in prova di che habbiamo un suo Diploma, in cui registrata si legge la di lui cortese Concessione, nella quale si dichiara, che egli cede alli nostri Padri tutta quella Giuridittione, che egli poteva havere nel detto Monistero, già lasciato affatto da' Padri Sacciti, a cagione della Suppressione, che fu già fatta dell'Ordine loro dal sagro Concilio di Lione l'anno del Signore 1274. La Copia poi del Diploma, è questa, che siegue:

11 - Universis praesentes litteras inspecturis. Simon permissione Divina Parisiensis Ecclesiae Minister, licet indignus, salutem in Domino sempiternam. Suscepti regiminis non cura solicitat, ut subiectorum utilitatibus, illisque praecipue, per quos animarum saluti consulitur, solicite providere curemus. Sane cum Fratres Saccati de Poenitentia Iesu Christi Locum, quem Parisijs hactenus habuerunt, cum suis appendicijs, et pertinentijs dimiserint, ac totaliter ipsum deseruerint vacuum, et vacantem, ac ad praefatum Locum, Fratres Ordinis Erem. S. Augustini se transtulerint, de nostro beneplacito, et assensu; circa eosdem Augustinianos Fratres informati pia intentione, pios affectus nostros dirigentes ad ipsos, quos fama publica referente, percepimus religiose vivere, ac Theologiae studijs viriliter insudare, potissimum ad favorem dilecti nostri Fratris Aegidij Romani dicti Ordinis sacrae paginae Professoris, si quid Iuris habemus in praefato loco Fratrum Poenitententiae Iesu Christi, praedictis Augustinensibus Fratribus concedimus, et donamus, etc. Datum apud Tiliacum Anno Domini 1293. Die Martis post Nativitatem Domini.

12 - Questa è la copia del Diploma del Vescovo di Parigi, il quale si conserva nell'Archivio del gran Monistero sudetto, e ne fa mentione Renato Copino nel libro primo del suo Monastico a car. 37 e ne produce la copia il Padre Marquez nel Paragrafo 3 capitolo 16 a car. 248, e non solo l'accennato Re Filippo, et il Vescovo sudetto donarono, per quanto a loro spettava, quel Convento a' nostri Padri, ma lo stesso fecero ancora volontariamente, li medesimi PP. Sacciti, che ancora dimoravano in quello, de' quali appunto riferisce Giacomo Breul nel lib.2 delle sue Antichità Parigine alla pagina 550, che spontaneamente rinonciarono nelle mani del Generale Egidio sopramentovato, il detto Monistero.

13 - Fu poi la Chiesa di questo gran Convento, o di nuovo fabricata, o per lo meno in gran parte ristorata da Carlo V Re di Francia, come scrivono di commune accordo li sopracitati Breul, e Belloforestio; e fu consagrata altresì per opera del P. Maestro Nicola Emerico l'anno di Chrito 1453 a' 6 di Maggio da Guglielmo Chartier Vescovo di Parigi. Nella medesima Chiesa fabbbicò una Cappella sontuosa in honore dell'Immacolata Concettione di Maria sempre Vergine l'anno 1440. Maestro F. Roberto dalla Porta Consigliero del Re di Francia; la quale poi in progresso di poco tempo hebbe una Confraternità, e fu arricchita con molte Indulgenze da alcuni Pontefici, e specialmente da Eugenio IV come testifica il mentovato Breul nelle sue Antichità Parigine, e fu anche arricchita con alcune rendite temporali dal P. Maestro F. Maestro Lodovico Canthereau, già Confessore del Re, e Regina di Francia, e poi Vecovo di Matiscone intorno all'anno 1530.

14 - Mi giova altresi di aggiungere per maggior decoro di questa nostra Chiesa, che nell'anno di Christo 1579 Enrico III, in essa istituì l'Ordine nobilissimo dello Spirito Santo, nel quale non sono ammessi, se non Principi, e Signori Grandi. E nella medesima ancora, d'ordinario, si sogliono fare l'Assemblee generali del Clero della Francia; vi sono poi in detta Chiesa molti Sepolcri di varj Principi, e Signori, li quali grandemente l'adornano.

15 - Soleva già questo gran Convento nutrire una Famiglia di 300 e più Religiosi la maggior parte Studenti, li quali colà si portavano, non solo da tutte le Provincie della Francia, ma anche da altre di diversi Regni, per attendere allo studio della sagra Teologia in quella famosa Università della Sorbona; hoggidì però non arrivano a 200 per la malvagità de' tempi.

16 - Ha questo gran Convento partoriti alla Religione molti Soggetti Illustri, fra quali però sono stati li più degni li sopramentovati Maestri Nicola Emerico, Roberto della Porta, Lodovico Canthareau, e più d'ogn'altro il famoso Maestro F. Giacomo Magni, il quale fioriva intorno all'anno 1409 e fu Confessore di Carlo VI come pensa l'Errera; compose alcune Opere insigni, et essendo stato promosso dal Re all'Arcivescovato di Bordeos, con Religiosa humiltà lo ricusò. Di questo gran Soggetto, e degli altri Alunni più famosi di questo gran Monistero, ci riserbiamo di favellare più di proposito ne' loro tempi, e luoghi proprj.