Agostino, il Battista e san Gerolamo
ANNO 1317
Anni di Christo 1317 - della Religione 931
1 - Quanto alle notitie delle cose del Secolo, e della Chiesa, altro di rimarcabile in quest’anno non v’è fuori che un Decreto, che fece il nuovo Pontefice Giovanni XII e fu questo, che le Costitutioni, che fece Clemente V suo predecessore nel Concilio di Vienna intorno alla Riforma de gli Ecclesiastici, quali poi chiamoronsi Clementine, fossero inserte, come Leggi Pontificie nel Ius Canonico; et hoggidì si leggono nel fine del Sesto de’ Decretali fra le stravaganti d’altri Pontefici. Lo Spondano, il Bzovio, et altri.
2 - Essendo in questo tempo giunte al nostro P. Generale alcune Lettere ripiene di querimonia, e di lamenti da’ Padri della Provincia di Siena, e precisamente dal Provinciale di quella, contro alcuni Ecclesiastici, li quali cercavano d’impedire li Padri nostri della detta Provincia, affinchè non potessero ascoltare le Confessioni de’ Fedeli, e ministrare loro la Santa Communione, come ancora la Predicatione della Parola di Dio; e cercavano altresì di privarli quanto potevano delle Gratie, e degl’Indulti, che erano stati concessi da molti Sommi Pontefici a tutto l’Ordine nostro, per la qual cosa, tutto infiammato di santo zelo il sudetto Generale, supplicò il Sommo Pontefice Giovanni a voler restar servito di proteggere, con la sua sovrana autorità, con ordinare a’ Prelati di quella Provincia, acciò dovessero rafrenare l’audacia di que’ Persecutori della nostra Religione; laonde ciò inteso il buon Pontefice, com’era molto affettionato all’Ordine nostro, così ben tosto spedì una gravissima Bolla alli Vescovi di Massa, d’Arezzo e di Siena, con ordine espresso, comandandoli a dovere difendere la sudetta Provincia Agostiniana dalle molestie, che ingiustamente inferivano a Padri di quella que’ poco buoni Ecclesiastici di sopra mentovatti. Fu data questa Bolla in Avignone a’ 18 Aprile nell’anno primo del suo Pontificato, cioè in questo del 1317; l’originale poi di questa si conserva nell’Archivio di Sant’Agostino di Roma, e stampata anche si legge nel Bollario Agostiniano a carte 194; il tenore poi è il seguente:
Ioannes Episcopus Servus Servorum Dei.
3 - Venerabilis Fratribus Massano, Arretino et Senensi Episcopis, salutem, et Apostolicam Benedictionem. Etsi quibuslibet Religiosis, et Personis, et Locis ex iniunctae Nobis servitutis officio assistere defensionis praesidio teneamur; illis tamen specialius, et efficatius adesse Nos convenit, qui, Sedi Apostolicae immediate subiecti, non habent, praeter Romanum Pontificem, alium Defensorem. Cum itaque sicut ex parte dilectorum filiorum Prioris Generalis, et Fratrum Ordinis Eremitarum S. Augustini fuerit propositum coram nobis, quod ipsi a nonnullis, super Praedicationibus libere ab eisdem Fratribus faciendis, et audiendis Confessionibus, eis peccata sua volentium confiteri, et alijs iuribus, et libertatibus ipsis ab Apostolica Sede concessis; a Prelatis, Rectoribus, et Clero, alijsque personis contra indulta Privilegiorum dictae Sedis, eis ab eadem Sede concessorum multipliciter molestentur, et gravamina ipsis multiplicia inferantur. Nos volentes eis super hoc de oportuno remedio providere, Fraternitati vestrae per Apostolica scripta mandamus, quatenus vos, vel duo, aut unus vestrum, per vos, vel per alium, seu alios Fratribus dicti Ordinis Provinciae Senensis efficaci defensionis praesidio assistentes, non permittatis eos contra tenorem Privilegiorum ipsorum a praedictis, vel ab alijs quibuscumque molestari, nec eis aliqua gravamina, vel iniuras irrogari; facientes ipsis Fratribus, de illatis eis iniurijs, molestationibus, et gravaminibus contra tenorem eorumdem, ne illis videlicet, quae iudicialem requirunt indaginem, per viam iudicij; in alijs vero prout qualitas ipsorum exegerit iustitiae complementum, ita quod officium, potestas, et Iurisdictio vestra ex nunc perpetuata censeantur. Molestatores, et iniuratores huiusmodi, necnon contradictores, et rebelles quandoque, et quotiescumque expedierit, per censuram Ecclesiasticam, appellatione posposita, compescendo. Non obstantibus, tam de duabus Dietis in Concilio Generali, quam fel. Recordat. Bonifacij Papae Octavi praedecessoris nostri, quarum prima cavetur, ne quis (certis exceptis casibus) extra suam Civitatem, et Dioecesim; secundam vero ne Reus alterius Dioecesis ultra unam Dietam a Fratribus eiusdem Dioecesis ad iudicium evoceretur; et alijs quibuscumque Constitutionibus ab eisdem Praedecessoribus nostris, tam de Iudicibus legatis, quam Conservatoribus, et alijs editis, quae vestrae possent in hac parte iurisdictioni, aut potestati, eiusque libero exercitio quomodolibet obviare, sed si aliquibus a Sede Apostolica sit indultum, quod excommunicari, suspendi, vel interdici non possint per literas Apostolicas non facientes plenam, et expressam, ac de verbo ad verbum de Indulto huiusmodi mentionem, et quibuslibet alijs Indulgentis Privilegijs, et literis Apostolicis quibuscumque, et in quacumque forma verborum concessis, per quae praesentibus non expressa, vel totaliter non inserta. Dictae Iurisdictionis, sive potestatis explicatio possit quomodolibet impediri, de quibus, quorumque totis tenoribus de verbo ad verbum oporteat in nostris literis fieri mentionem. Datum Avenione decimoquarto Kalendas Maij, Pontificatus nostri Anno primo.
4 - E perché lo stesso Generale nel medesimo tempo ricevute haveva altre simili doglianze da’ Padri Provinciali d’alcune altre Provincie, e specialmente della Tolosana, di Fiandra e di Lombardia; perciò havendo pure havuto ricorso allo stesso Pontefice spedì la Santità Sua altre quattro Bolle dello stesso tenore, e date ancora nel medesimo giorno a varj Prelati dell’accennate Provincie, cioè la prima, per la Provincia di Tolosa, all’Arcivescovo di Bordeos, et a’ Vescovi di Tolosa, e di Limoges; e questa leggesi inserta in un’altra di Clemente VII Antipapa, nel Bollario nostro a car. 67. La seconda poi, per la Provincia di Fiandra, fu diretta a gli Arcivescovi di Colonia e di Treviri, che sono anche Elettori del Sagro Romano Imperio, et al Vescovo di Mastrich; conservasi questa nell’Archivio del nostro Convento di Colonia. La terza poi per la Provincia di Lombardia, fu diretta all’Arcivescovo di Milano, et alli Vescovi di Tortona, e di Vercelli; si conserva negli Archivj di Milano e di Pavia. La quarta poi a favore della Provincia di Romagna, e fu diretta all’Arcivescovo di Ravenna, et a’ Vescovi di Bologna e di Rimini; e questa si conserva nell’Archivio del nostro Convento di Rimini.
5 - Erano già passati nove anni, e più, da che la Serafica Vergine la Beata Chiara da Montefalco era volata al Cielo, nel qual tempo haveva il grande Iddio, per i suoi meriti, operati tanti Miracoli così segnalati, e stupendi, a pro e beneficio de’ divoti Fedeli, che si erano raccomandati alla di lei efficacissima intercessione, che ne haveva riempito la Fama con la sua tromba sonora, non solo il Castello di Montefalco, e la Provincia dell’Umbria, ove stà situato, ma di vantaggio ancora l’Italia tutta, e l’altre Provincie Cattoliche dell’Europa; per la qual cosa li Vescovi d’Assisi e di Foligno, e tutti gli altri Prelati del Ducato di Spoleto, e le Città di Perugia, di Spoleti, di Foligno, e tutti gli altri Luoghi dello stesso Ducato, cioè tutti i Monisteri e Collegi, così anche tutte l’altre Città nominate, supplicarono il Sommo Pontefice con tutto il Collegio de’ Cardinali, a volere restar serviti di ordinare, che si facesse il Processo della Vita, Morte e Miracoli della detta Beata in ordine alla di lei solenne Canonizzatione; alle quali istanze, tutto lieto il Pontefice, subitamente sodisfece, spedendo una sua Bolla alli Vescovi di Perugia e di Orvieto, et a Maestro Reginaldo di S. Artemia Canonico di Petragora, Capellano, et Auditore delle Cause di Palazzo, e Rettore del Ducato di Spoleto, nella quale gli ordinò, che dovessero formare il detto Processo tutti tre insieme, overo due almeno ne’ luoghi necessarj, per così grave affare, et havendo prese le dovute autentiche informationi, conforme la forma inviatali, con l’istessa debbano poi ogni cosa inviare per persone idonee alla S. Sede; fu data questa Bolla a’ 24 di Ottobre l’anno secondo del suo Pontificato, cioè di Christo 1317, la di cui copia è la seguente:
Ioannes Episcopus Servus Servorum Dei.
6 - Venerabilis Fratribus Perusino, Urbevetano Episcopis, Dilecto filio Magistro Reginaldo de S. Arthemia Canonico Petragoricen. Capellano nostro nostrique Palatij Auditori Causarum, Ducatus Spoletani Rectori, salutem, et Apostolicam Benedictionem. Magna nobis exultationis materia praestatur, et gaudij, magnaque gratiarum actionum, et laudum nobis debita cumulantur, cum novellis Miraculis fidei nostrae inconcussa fundamenta reluceant, rebus spes alta faveatur exhibitis; ac virtutum actibus vivificans charitas inflammetur. Novit namque misericordiarum Pater, et totius Consolationis, Deus omnipotens plebi fidelium quibusque apta temporibus dare, iuvantia conferre remedia, ac Coelestis vitae solatia impartiri, quibus praeteritorum fides astruitur, futurorum impenditur cautio, ac praesentium zelus accenditur liquefaciens animarum, ut sic spe praemij, fortitudine vincamus in asperis, humilitate in prosperis dimicemus; ad quae nostrae aetatis instantius eorum exempla Nos provocant; et familia (forte familiae eius cognita merita suffragantur, qui sic sobrie, sic iuste, sic pie vixisse feruntur in terris, ut inter Sanctorum Agmina collocati credantur in Coelis, cum ad ea sperantes, nitamur ex gratia, quae illi Miraculorum ostensionibus aestimantur adepti. Sane dudum ex parte Venerabilium Fratrum nostrorum Assisinatensis, et Fulginatensis Episcoporum, et Dilectorum filiorum quorundam aliorum Praelatorum Ecclesiarum Saecularium, et Regularium, ipsorumque omnium Capitulorum, Collegiorum, et Conventuum, ac etiam Universitatum Perusinae, Spoletanae, et Fulginatensis, necnon multorum Castrorum, et Villarum Spoletani Ducatus coram Nobis, et Fratribus nostris propositum exstitit, quod recolendae memoriae Clara Monasterij Sanctae Crucis de Montefalco Ordinis S. Augustini Spoletanae Dioecesis Abbatissa, dum viveret, nitore sanctitatis emicuit, conversatione resplenduit, ac multis, magnisque, tam ante, quam post suum obitum, Miraculis coruscavit. Quare pro parte ipsorum fuit Nobis humiliter supplicatum, ut de eiusdem Clarae Vita, et Miraculis inquisitione praemissa, si reperiremus praemissa veritate fulciri, eam ascriberemus Sanctorum Cathalogo, ipsamque facerimus per universas Ecclesias honore congruo solemniter venerari. Verum licet praedicta coram Nobis, et eisdem Fratribus nostris exposita, si vera sint, nostrum, et Fratrum ipsorum corda multiplici iucunditate repleverint; attendentes tamen quod Romana Ecclesia, praesertim in tanto fidei negotio consuevit cum magna maturitate procedere, ubi videlicet de re tam ardua quaeritur, sensibus quidem sunt iuvenibus cum labore, quae in Caelis sunt, quis investigabit? Dilecto filio nostro Neapolioni Sancti Adriani Diacono Cardinali commisimus, ut apud Sedem Apostolicam de abdita ignota scientijs, et novo quodam probandi genere, vita utique, et Miraculis comprobandis. Nam si difficile, quae in terra sunt, et quae in prospectu, huiusmodi sanctae vitae, ac Miraculi praedictae Clarae informationem per testimonia fide dignorum reciperet, illamque Nobis referre curaret, ut veresimilitudine inde sumpta tutius possemus procedere in negotio praelibato. Et quia per D. Cardinalis relationem fidelem coram Nobis, et Fratribus nostris factam accepimus aliqualem informationem de Sanctitate, ac Miraculis antedictis. Nos pium, et congruum reputandum, ut praefata ulterius sub dissimulatione non debeant pertransiri, de ipsorum Fratrum nostrorum consilio supplicationi huiusmodi, prout praesentium describitur serie duximus annuendum. Quocirca discretioni vestrae de qua plenam in Domino fiduciam obtinemus, per Apostolica scripta mandamus, quetenus vos, vel duo vestrum in loco, vel locis, ubi expedire videritis, de vita, conversatione, et Miraculis Clarae praedictae, caeterisque circunstantijs huiusmodi negotium contingentibus iuxta formam, quam vobis sub Bulla nostra mittimus introclusam, inquiratis diligentius veritatem, et quae super praemissis inveneritis fideliter in scriptis redacta, sub testimonio sigillorum vestrorum, per viros idoneos, ad Sedem Apostolicam destinetis, ut per inquisitionem vestram sufficienter instructi, sicut res exigit, et expediens visum fuerit, securius in ipso negotio procedere valeamus. Dat. Avenion. 8 Kalend. Novembris, Pontificatus nostri Anno secundo.
7 - Questa è la copia germana della sudetta Bolla di Papa Giovanni XII quale habbiamo quivi trascritta dall’eruditissimo Clipeo della Risposta Pacifica del nostro Errera registrata a carte 282 nella quale torni ad osservare il Lettore erudito, così di passaggio, che il Pontefice chiama assolutamente la Beata Chiara Professa dell’Ordine di S. Agostino, senza fare alcuna mentione, che ella fosse stata prima del Terz’Ordine di S. Francesco, né di quello delle Clarisse, o Minorisse, come pretendono anche, doppo tante Sentenze della Santa Sede, li Padri Minori, e del Terz’Ordine, contro ogni ragione. Leggasi la Controversia fatta da noi più sopra, cioè sotto l’anno 1290 intorno a questo gravissimo punto.
8 - Scrivono alcuni nostri Autori, e spetialmente Ambrosio Coriolano, et il Ven. Servo di Dio F. Alfonso d’Orosco ambi nelle loro Croniche brievi, che scrissero dell’Ordine nostro, che illustrò molto con la sua santa Vita, e con i suoi stupendi Miracoli, la nostra Sagra Religione, un gran Servo di Dio di Natione Germano, chiamato il B. Artuago di Gocia, o di Gotta, diferente però dal B. Ertinodo, di cui altrove in questo istesso Tomo habbiamo favellato; produciamo hora ciò, che dice il primo Autore: Beatus Artuagus de Gocia, totam illam Patriam Miraculis illustravit. Niuno però di questi Autori assegna il tempo preciso, in cui questo Servo di Dio fiorì; solo il P. Errera nel Tomo I dell’Alfabeto a car. 8 parlando di questo Beato, dice, che se è vero, che il B. Giordano di Sassonia habbia parlato di quello nel suo Libro delle Vite de’ Frati, dovette fiorire per lo meno intorno a questo tempo in cui stiamo hora scrivendo; quali fossero poi le virtù, che resero cospicuo negli occhi del Mondo questo Beato, e quali fossero i Miracoli altresì, che operò il Signor Dio per i suoi meriti, non v’è alcuno, che ne parli.
9 - Habbiamo ben sì di certo, che prima di quest’anno era già ritornato dalla gran Città di Parigi in questa sua Patria di Bologna, il nostro B. Giovanni della Lana, imperochè lo ritroviamo in molte Scriture di quest’anno col nome di Priore, nel quale Ufficio durò per longo tempo; e sotto il di lui Priorato, riferisce il B. Giordano di Sassonia, di haver studiato in questo Monistero per alcun tempo; ed esso lui riferisse molte virtù, delle quali ampiamente parlaremo, quando nel tempo della di lui beata Morte daremo un succinto ragguaglio della sua santa vita. Solo per hora ci giova d’accennare, che in Parigi haveva già letto sopra i quattro Libri del Maestro delle Sentenze, e ne haveva scritti dottissimi Commentarj, quali vengono citati alcune volte dal nostro famoso Gregorio da Rimini.
10 - Fioriva parimente in questo medesimo tempo nella Romana Provincia un gran Servo di Dio Romano, per nome F. Francesco, di cui si legge nel Registro antico di quella Provincia, da noi più sopra in varj luoghi citato, che essendo stato eletto Provinciale di quella sotto l’anno 1315, e non dovendo durare nell’Ufficio più di un anno, fu però in altri cinque Capitoli susseguenti, per la sua molta virtù, sempre confirmato, benchè contro sua voglia; e parlando l’Autore del detto Registro del Capitolo Provinciale celebrato in quest’anno del 1317 nel Castello della Pieve, hora Città, che fu il terzo doppo la sua prima elettione, e non volendo egli contro il volere de’ Padri proseguire nel detto Ufficio, dice il sudetto Autore, che congregati i Padri per eleggere forse un altro, nulladimeno, per divina ispiratione, tornarono ad eleggere esso con pienezza di Voti: Per divinam ispirationem (sono parole del Registro) nullo dissentiente fuit reelectus Frater Franciscus de Roma Lector. E proseguirono poi a fare lo stesso negli altri tre anni seguenti 1318, 1319 e 1320, dal che chiaramente si comprende quanto fosse grande la bontà di questo Servo di Dio, e quanto santamente governasse quella sua Provincia, mentre vediamo, che i buoni Padri di quella, pareva, che non sapessero eleggere altro Superiore, che esso.
11 - L’Erudito Errera trattando nel suo Tomo 2 dell’Alfabeto Agostiniano a car. 259 di F. Pietro Bruniquello nostro Religioso, che molto chiaro si rese in questi tempi, non meno per la Santità della Vita, come testifica il Venerabile Servo di Dio F. Alfonso d’Orosco nella sua Cronica Agostiniana, che per alcune Opere, che compose molto gravi, e dotte, dice, che si chiama Bruniquello, non perché sia questo il Cognome della Famiglia, ma per la Patria, dalla quale trasse i suoi natali, che fu per appunto un Castello nella Guascogna poco lontano da Mont’Albano, chiamato Bruniquello. Dice poi, che fu Vecovo di Città Nuova in Istria, e pensa, che fosse creato per lo meno da Gio. XXII perché dice, che in quest’anno del 1317 egli era Vescovo, e come tale sottoscrisse insieme con molti altri Vescovi, un Breve d’Indulgenze, dato in Avignone in quest’anno del 1317 nel Mese di Marzo, Inditione 15, qual viene prodotto da Luca Castellini Domenicano, nell’Opera, che divulgò de Canonizatione Sanctorum, nella giunta, che fa de Extasi. Hor questo Pietro non è punto diferente da quello, che noi più sopra sotto l’anno 1311 scrivessimo, con la scorta sicura dell’Abbate Ughelli, essere stato creato Vescovo di Città Nuova in Istria da Clemente V in luogo d’un altro Pietro Domenicano; visse poi questo nostro Pietro fino all’anno 1328 nel quale appunto il mentovato Ughelli li da per successore un altro Prelato per nome Friddiano. Nelle nostre Librarie di Roma e di Cremona si conserva un’Opera insigne di questo Pietro intitolata Historia Veteris, et NoviTestamenti, quale dedicò al Card. Berengario Vescovo di Tosculano, e Sommo Penitentiero, che morì allo scrivere del Ciacconi, l’anno di Christo 1321.
12 - Nell’anno scorso scrivessimo, che li Padri nostri di Todi partendosi dal vecchio Monistero, che era fuori della Città, si trasferirono dentro di quella a fondarne un nuovo appresso la Chiesa Parrocchiale di Santa Pressede, che li fu donata dal Capitolo della Catedrale, che ne haveva il Ius Patronato con alcuni patti, che all’hora notassimo inserti in un publico Istromento, che si fece della detta Donatione, quale producessimo in detto anno; in cui aggiungessimo, che il sudetto Capitolo, volle riserbare per se stesso, non solo i Beni stabili, che erano della detta Parochia, ma di vantaggio ancora la Parocchia medesima. Hora considerando, così li nostri Padri sudetti, come molto più gli Huomini della detta Parochia, che quella sarebbe stata meglio amministrata, e servita da nostri Religiosi, che da un semplice Capellano, per tanto così gli uni, come gli altri, supplicarono il mentovato Capitolo a volere compiacersi di lasciare l’amministratione della mentovata Parocchia alli sudetti Padri; e finalmente, doppo varie consulte, come piacque a Dio, il sudetto Capitolo, si contentò di lasciare ancora l’amministratione sudetta gli accennati Religiosi di S. Prassede, con patto però, che dovessero ogni anno nel giorno festivo di S. Prassede pagare al detto Capitolo lire venti di danari Cortonesi. E tutto ciò apparisce in un publico Istromento, che fu fatto in quest’anno alli 11 di Febraio con il Rogito di Francesco di Giovanni da Todi. Notiamo però quivi, che nella stessa Relatione trasmessaci da Todi, si nota, che nell’anno 1324, a’ 5 d’Agosto, con un altro publico Istromento rogato per mano di Giovanni del già Bartolomeo Notaio di Todi, il mentovato Capitolo, gratiosamente liberò il sudetto nostro Convento di S. Prassede dall’accennato peso di pagare le dette lire 20 e tutto ciò, che si fece, così nella Donatione della Chiesa, come nella Concessione della Parocchia, e liberatione del detto Peso, fu per l’amore, che tutta quella Città portava al B. Simone Rinalducci, che era Sindico in quel tempo. Li sudetti Instromenti si conservano nel mentovato Convento di S. Prassede.