Agostino, il Battista e san Gerolamo
ADDITIONI AL VOLUME QUINTO
Nell'Anno 1295 aggiungi dopo il numero 23
24 - S'egli è vero ciò, che scrive Lodovico Iacobilli nel Tomo primo de' suoi Santi dell'Umbria, e precisamente nella Vita, che fa della nostra Beata Marina da Spoleto, cioè, che la detta Serva di Dio havendo fondato il Monistero di S. Matteo nell'Anno di Christo 1265 e che poi in quello, per lo spatio di 30 Anni, doppo havere menata in terra una vita totalmente Angelica, finalmente ricca di meriti incomparabili, se ne volasse al Cielo; fa dunque di mestieri, che noi assolutamente diciamo, che la sua Morte beata successe, non nell'Anno 1300 come dice il sopracitato Autore, ma ben si in questo del 1295 laonde supposta questa verità, dobbiamo quivi dare un brieve saggio della Santa Vita, e Morte di questa Beata Religiosa Agostiniana. Brieve saggio della Vita, e Morte pretiosa della Beata Marina da Spoleto
25 - Già fin sotto l'Anno 1254 nell'Additione al nostro Tomo quarto, dicessimo, che la B. Marina nacque nell'antica Città di Spoleto, e fu figlia d'un Nobile Cittadino, chiamato Silvestro Petrocciani; e se bene non sappiamo il nome, e la Famiglia della sua Genitrice, potiamo nulladimeno darci a credere, che fosse anch'ella di nobil Stirpe nata. E perché la loro Bambina fu da essi allevata, e nutrita molto Christianamente, e perché altresì hebbe un cuore molto inclinato, fin da tenera fanciulla, al Divino Amore, et al totale servitio del suo Celeste Sposo Giesù Christo; perciò quando fu in età capace di poter farsi Religiosa, deliberò, con buona gratia de' suoi Genitori, di prendere l'Habito del nostro Gran Padre S. Agostino nel Convento detto della Stella, il quale, pur poco dianzi, era stato fondato in quella sua Patria dal Vescovo di quella.
26 - Vedendo dunque gli accennati suoi Parenti, che la loro figliuola Marina non voleva sposarsi con altro Sposo, che con Giesù Christo, gran contento ne sentirono, e di buona voglia li concessero di poter mandare ad effetto il suo generoso, e santo pensiero. Così dunque la buona Figliuola, con gran contento dell'Anima sua, fu accettata, e ricevuta nel sudetto Monistero della Stella, e dell'Habito Santo Eremitano vestita. E perché amava il suo Celeste Sposo con tutto il cuore, pensò altresì di dovere a quello tutto donarlo senza salvarne alcuna parte per qual si voglia cosa creata; quindi è, che ogni suo pensiero, et ogni sua attione, ad altro scopo non era indrizzata, fuori che ad esso, e perciò quasi del continuo orava, per haver occasione di star sempre ad esso lui rivolta; le sue Meditationi, le quali erano frequentissime, altro oggetto non havevano fuori, che i beneficj grandi fatti da Dio al Genere humano nella Creatione, nella Incarnatione, nella Redentione, e nella Passione del suo Unigenito Figlio, e finalmente nella Glorificatione dell'Anime giuste, e sante: questi erano i suoi trattenimenti, et i suoi diporti quotidiani.
27 - Et affinchè il Senso non havesse mai forza, e valore di potere in alcun modo sottomettere la Ragione, si studiava ella per tanto di tenerlo continuamente alla sudetta Ragione soggetto, affligendolo del continuo con rigorosi digiuni, con aspre discipline, con horribili cilicj, e con altre rigide mortificationi, e penitenze; laonde, com'era grande l'esempio, che di tanta sua bontà dava all'altre Monache, così non era poco il frutto, che queste ne cavavano; laonde ben si poteva dire, che quantunque ella fosse forse la più giovane di quelle, nulladimeno ella serviva, come di Maestra veterana di tutte le virtù, alle più Antiane di lei.
28 - Ma perché ella haverebbe volsuto, che quel suo Monistero, per obligo di Costitutione, havesse menata una vita rigida, e penitente in quello stesso grado, ch'ella faceva, non parendole di potere ciò conseguire così agevolmente, alla perfine doppo essersi molto di cuore raccomandata a Dio benedetto, pensò (così ispirata da S.D.M. come certamente credere si deve) di fondare, con buona gratia del Vescovo sopramentovato, il quale ancor viveva, un nuovo Monistero in un certo Ospitale dedicato a S. Matteo Apostolo, il quale era già stato habitato da alcuni Tertiarj Francescani: e così nell'Anno del Signore 1265 con la dovuta licenza si trasferì nel detto luogo con sei altre Monache della Stella, et ivi diede principio ad una nuova Riforma, la quale consisteva in una perfetta osservanza della Regola, e delle Costitutioni, le quali in quel tempo esattissimamente osservavansi in tutto l'Ordine Eremitano di S. Agostino. In questo Monistero poi proseguendo sempre la B. Marina con le Religiose sue compagne ad avanzarsi con notabili progressi nell'acquisto di tutte le virtù, per lo spatio d'Anni 30 finalmente intorno all'Anno 1295 fu dal suo Celeste Amante chiamata in Paradiso a godere l'eterne Nozze della Celeste Beatitudine. Successe poi il suo beato passaggio a 18 di Giugno, nel qual tempo, dice il sopracitato Iacobilli, che tramontando il Sole, fu veduto uno de' Raggi suoi miracolosamente stare sopra il suo Corpo; e per i suoi meriti, soggiunge, che Nostro Signore operò molti stupendi Miracoli, per la qual cosa le Monache la seppellirono in un Sepolcro particolare di Marmo assai bello, dal qual poi, in progresso di molto tempo fu trasferito in un altro molto più bello, essendosi sempre conservato il suo Santo Corpo incorrotto, come pur tuttavia hoggi si conserva in una Cassa d'Argento dentro dell'accennato Sepolcro. Come poi 200 Anni, e più, doppo la morte di questa Beata Religiosa, così questo Convento di S. Matteo, come quello della Stella, lasciato l'Habito nostro, prendessero quello de' Canonici Regolari Lateranensi, à quali erano state date in governo, lo scriveremo, col divino volere, sotto l'Anno di Christo 1506 nel quale ancora vedremo, come sei Monache del Convento della Stella, ricusando di mutar Habito, e Religione, se n'uscirono di quello, et andarono a fondare il Monistero di S. Angelo. Vedasi l'accennato Lodovico Iacobilli nel sopramentovato Tomo primo de' suoi Santi, e Beati dell'Umbria a car. 645.
Nell'Anno 1312 aggiungi dopo il numero 13
14 - Il nostro dottissimo Maestro F. Felice Milensio nel suo Alfabeto Germanico Agostiniano, parlando dell'antichità del Convento di Neoburgo nella Provincia di Baviera, dice di non haver potuta rinvenire la vera origine primaria di quello: testifica ben sì d'haver ritrovato, che in quest'Anno del Signore 1312 Bernardo Vescovo di Patavia con un suo Episcopale Diploma, confirmò non solo tutte le Indulgenze, che erano state concesse per avanti da qual si voglia altro Prelato alla Chiesa del sudetto Monistero, ma ve n'aggiunse anch'egli alcune altre. Di questo Monistero dura la memoria ne' Registri dell'Ordine fino all'Anno di Christo 1536 se hoggidì poi più si conservi, non l'habbiamo potuto rinvenire: solo dobbiamo aggiungere, che intorno a questo Monistero passa controversia fra il sopradetto Milensio, e l'Errera, attesoché il primo stima, ch'egli sia una cosa medesima col Convento di Cornauburgo; il secondo però ha per costante, che sia differente, sì per la diversità del Nome, e sì anche per la diversità del Titolo della Chiesa; imperciochè, là dove il Convento, e Chiesa di Neoburgo è dedicata al Santissimo Corpo di Christo, all'incontro quello di Cornauburgo chiamasi la Casa Santa.
Nell'Anno 1317 aggiungi dopo il numero 4
5 - Alle sopradette cinque Bolle date di sopra, le quali furono spedite dal nostro buon Pontefice Giovanni XXII a varj Prelati della Chiesa di Dio, per difesa, e protettione d'alcune nostre Provincie dell'Italia, della Francia, e della Fiandra, ci giova di quivi aggiungerne un'altra, che fu spedita pur anche dal medesimo Pontefice nello stesso giorno, et Anno, e con le medesime parole formali (eccetuate però quelle de' nomi de' Prelati, e delle Provincie in quella nominate) e fu diretta all'Arcivescovo di Salzburg, et à Vescovi di Ratisbona, e di Praga, à quali comanda, che debbano proteggere, e diffendere li Religiosi dell'Ordine nostro delle due Provincie di Baviera, e di Boemia, da tutti que' Prelati, Chierici, et anche Secolari, li quali havessero ardire di molestare, disturbare, et impedire nelle loro funtioni, così Ecclesiastiche, come temporali, li sudetti Religiosi dell'accennate due Provincie, contro la forma, et il tenore de' Privilegi loro specialmente ottenuti, et impetrati dalla sagrosanta Apostolica Sede. Questa poi originale si conserva in Vienna nella Libraria Imperiale di Cesare, ed è la seguente. Ioannes Episcopus Servus Servorum Dei.
6 - Venerabilibus Fratribus Archiepiscopo Salisburgensi, et Ratisponensi, ac Pragensi Episcopis, salutem, et Apostolicam Benedictionem. Et si quibuslibet Religiosis, et Personis, et Locis ex iniunctae Nobis servitutis officio assistere defensionis praesidio teneamur, illis tamen specialius, et efficatius adesse nos convenit, qui Sedi Apostolicae immediate subiecti, non habent, praeter Romanum Pontificem, alium defensorem. Cum itaque sicut ex parte dilectorum filiorum Prioris Generalis, et Fratrum Ordinis Eremitarum S. Augustini fuerit propositum coram nobis, quod ipsi a nonnullis, super Praedicationibus libere ab eisdem Fratribus faciendis, et audiendis Confessionibus, eis peccata sua volentium confiteri, et alijs iuribus, et libertatibus ipsis ab Apostolica Sede concessis, a Prelatis, Rectoribus, et Clero, alijsque Personis contra Indulta Privilegiorum dictae Sedis, eis ab eadem Sede concessorum multipliciter molestentur, et gravamina ipsis multiplicia inferantur. Nos volentes eis super hoc de opportuno remedio providere, Fraternitati vestrae per Apostolica scripta mandamus, quatenus vos, vel duo, aut unus vestrum, per vos, vel per alium, seu alios Fratribus dicti Ordinis Provinciae Bavariae, et Boemiae efficaci defensionis praesidio assistentes, non permitatis eos contra tenorem Privilegiorum ipsorum a praedictis, vel ab alijs quibuscumque molestari, nec eis aliqua gravamina, vel iniurias irrogari; facientes ipsis Fratribus, de illatis eis iniurijs, molestationibus, et gravaminibus contra tenorem eorumdem, ne illis videlicet, quae iudicialem requirunt indaginem, per viam iudicij, in alijs vero prout qualitas ipsorum exegerit iustitiae complementum, ita quod officium, potestas, et iurisdictio vestra ex nunc perpetuata censeantur. Molestatores, et iniuriatores huiusmodi, necnon contradictores, et rebelles, quandocumque, et quotiescumque expedierit, per Censuram Ecclesiasticam, appellatione posposita, compescendo. Non obstantibus, Constitutionibus, tam de duabus Dietis in Concilio Generali, quam felicis recordationis Bonifacij Papae VIII praedecessoris nostri, quarum prima cavetur, ne quis (certis exceptis casibus) extra suam Civitatem, et Dioecesim, secunda vero ne reus alterius Dioecesis ultra unam Dietam a Fratribus eiusdem Dioecesis ad iudicium evocetur; et alijs quibuscumque Constitutionibus ab eisdem Praedecessoribus nostris, tam de iudicibus Legatis, quam Conservatoribus, et alijs editis, quae vestrae possent in hac parte iurisdictioni, aut potestati, eiusque libero exercitio quomodolibet obviare, sed si aliquibus a Sede Apostolica sit indultum, quod excommunicari, suspendi, vel interdici non possint per litteras Apostolicas non facientes plenam, et expressam, ac de verbo ad verbum, de indulto huiusmodi mentionem, et quibuslibet alijs Indulgentijs, Privilegijs, et Litteris Apostolicis, quibuscumque, et in quacumque forma verborum concessis, per quae praesentibus non expressa, vel totaliter non inserta, dictae iurisdictionis, sive potestatis explicatio possit quomodolibet impediri, de quibus, quocumque totis tenoribus de verbo ad verbum opporteat in nostris litteris fieri mentionem. Datum Avenione decimoquarto Kalen. Maij, Pontificatus nostri Anno primo.
Nell'Anno 1321 aggiungi dopo il numero 15
16 - In quest'Anno essendosi infermato a morte in Castel S. Pietro, Terra del Contado, e Diocesi di Bologna, F. Mattiolo Cattanei, il quale era per aventura Tertiario dell'Ordine nostro, fece il suo Testamento nel quale ordinò d'essere portato a seppellire nella Chiesa di S. Gio. Battista nella Castellina di Medesano, ove stavano in un assai commodo Monistero alcuni Religiosi dell'Ordine nostro; e di vantaggio lasciò alli sudetti Religiosi, e Convento 23 Tornature di Terra nella Villa, o Commune di Santa Maria di Silustra, affinchè con le Rendite del detto Terreno si vestissero i Frati, che stavano di stanza nell'accennato Monistero; si dichiarò nulladimeno, che voleva, che per dieci Anni a venire si spendessero le dette Rendite in tanti Libri per uso de' sopradetti Frati. E questo Testamento fu fatto nell'ultimo giorno di Luglio, per quanto scrive il nostro Ghirardacci nel Tomo 2 della sua Historia di Bologna a car. 15. Come poi in progresso di tempo fosse lasciato questo Monistero dalla Religione, e per qual cagione, e dove trasferito, lo diremo, col divino favore, nel Tomo 6.
Nell'Anno 1325 aggiungi dopo il numero primo
2 - In quest'Anno il Sommo Pontefice Giovanni XXII concesse un nobile Privilegio a tutto l'Ordine nostro, e fu, che potesse fondare nelle Provincie più grandi, ove fossero Conventi d'altri Ordini Mendicanti, tre Monisteri, e dove non fossero li Conventi sudetti degli Ordini accennati, se potesse fondare 6 con questa conditione però, che in ciascheduno di que' nuovi Conventi vi potessero stare commodamente dodici Religiosi. La Bolla poi nella quale si contiene il mentovato Privilegio, che comincia Sacra vestra Religio, etc. e fu data in Avignone a 5 di Febraio nell'Anno nono del Pontificato del sopradetto Giovanni XXII e si conserva l'originale di questa Bolla nell'Archivio del nostro nobilissimo Monistero di Praga Metropoli del Regno di Boemia.
3 - Lo stesso Pontefice poco appresso, cioè alli 8 di Marzo, in questo medesimo Anno nono del suo Pontificato, concesse un altro Privilegio, all'accennata nostra Religione, di questa sorte; che quando dalla Santa Sede Apostolica sono concessi alcuni Privilegi alle Provincie dell'Ordine nostro, non si debbano intendere le dette Provincie secondo la distributione delle Provincie Metropolitane Ecclesiastiche, ma solo conforme la distributione, et uso della nostra Religione. Il principio poi della detta Bolla è questo: Cum sicut Viri sacrae Religioni dediti, etc. e fu data anch'essa in Avignone, nel giorno, Mese et Anno come sopra. Conservavasi questa nel Convento nostro di Norimberga, et una copia nell'Archivio del Convento di Vienna.