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VICARI GENERALI: AGOSTINO DI CREMA

Agostino da Crema terzo Vicario Generale

Il Venerabile Agostino Cazzuli da Crema

 

III° VICARIO GENERALE

AGOSTINO DI CREMA

(1451)

 

 

 

[Pag. 63] Dalla picciola, ma però notabile, et dovitiosa Città all'hora Castello di Crema trasse l'origine Agostino, et dalla Fameglia Cazulli non dozzinale in quei tempi. Hebbe fratello quel Bartolomeo, che precedendolo quantunque d'età minore nell'ingresso dell'ordine lo precorse ancora nell'aquisto della gloria chiamato il primogenito de fonti

[Pag. 64] dell'osservanza, et con titolo di Beato communemente venerato. Abbracciò l'instituto di questa S. Congregatione Agostino l'anno del Signore 1441, ne a pena si conobbe religioso, che fu stimato nella religione perfetto. Di tanto avanzandosi in brevissimo corso di tempo nel merito, et sapere, che in esso quasi in celata radice ammiravan tutti il dolce germoglio di quell'eccellenza religiosa, che poi lo rese a tutta l'Italia riguardevole. Mandato da superiori con il fratello a Bergomo per ricuperare col beneficio di quell'aria, et sotto la cura di peritissimi Medici la sanità smarrita acquistò con sua modestia, humiltà, devotione, et incontaminata vita il Monastero di S. Agostino della detta Città alla sua Congregatione, quall'hor veduta quei nobili, et cittadini rifiorir in Agostino, et Bartolomeo la purità, et innocenza dell'instituto primiero Agostiniano, et Bartolomeo la purità, et innocenza dell'instituto primiero Agostiniano, con publico decreto stabilirno non convenire la cura del loro Convento di S. Agostino ad altri che a quelli, che con la essemplarità de costumi imitavano la santa vita d'Agostino. Passò la gioventù senza mai conoscersi che fosse giovane, fuorchè negli anni onde a pena Sacerdote fu a maggiori, et più rilevati maneggi del publico destinato, rilucendo in esso sotto il velo d'un età giovanile un maturissimo et sanijssimo senno, abile ad intraprendere qualsivoglia honorata, benchè difficoltosa impresa. Giubilavano i santi fondatori della Congregatione invedere in Agostino rassicurati i progressi dell'osservanza, et quanto più humile, quieto, riverente, devoto, pacifico, et charitativo lo ravvisavano, tanto più eran certi di vederla a glorie maggiori incaminata. Già per lo spazio d'anni dodeci era stata la Congregatione da suoi tre Beati institutori governata; dieci dal Beato Padre Giovanni Rocco che la resse fin al Capitolo di Monte Specchio, uno dal Padre Beato Giorgio di Cremona, et un'altro dal Beato Giovanni di Novara; quando nel capitolo di Ferrara ne fu la carica appoggiata al nostro Agostino, qual tanto prudente, et santamente la moderò, che reso fu degno d'esser confermato in officio anco nel capitolo susseguente di Crema 1452, non meglio potendosi raccomandare una republica pargoleggiante

[Pag. 65] quanto ad Agostino, che non meno col latte della dottrina, che col pane dell'essempio poteva nodrirla, et allevarla. Promosse questa conferma il medemo Padre Generale Giuliano di Salem, che nella lettera a Padri diretta del Capitolo data in Bologna sotto li 4 Febraro 1452, in perpetuo encomio del nostro Agostino lasciò scritto: Veruntamen toto corde hortamur vos ut Fr. Augustinum de Crema quem rectorem peruigilem, et gubernatorem perspicuum cognoscimus, ac dignum circumspecta providentia, ac vitae probitatis, ut a fide dignis viris accepimus, eundem Vicarium vestrum religere dignemini, non abstantibus quibuscumque constitutionibus, et diffinitionibus per nos facstis in Monte Speculi, quia clara virtutum suarum merita eundem nobis repraesentant, ut ad vestrorum regimen de eodem inclinemur. Dispensantes super dispositionibus factis videlicet, quod nullus Vicarius possit ultra duos annos, imo volumus, quod si ipsum contigerit reelegi, quod supradictum officium exrcere possit. Ne questa fu l'ultima volta, che governò l'osservanza il buon servo di Dio, qualhor cinqu'altre fiate, et in diversi tempi fatto Vicario Generale, cioè negl'anni 1468, 1469, 1482, 1485, et 1488, diede con l'esperienza a vedere ch'il concetto del suo gran merito non era punto alla verità del fatto inferiore, non potendosi da qualsivoglia critico censore trovare ne suoi santi reggimenti un diffetto, o mancamento, che meritasse titolo di volontario. Uscito dal Vicariato non uscì mai da fatica, et quantunque dal supremo impiego talhora riposasse, non però mai fu accompagnato dall'otio. Per suo conto sarebbesi potuto ammettere il moto perpetuo, sempre della Congregatione applicato hor al governo de principali Monasteri, hor alla fondatione de nuovi, hor alla riforma degl'antichi, hor a decretar leggi per la conservatione del publico, sendo state sedeci fiate Diffinitore; hor alla visita de Conventi, eletto dieci volte Visitatore; hor alla moderatione de capitoli, de quali fu dodici volte Presidente; et hor ad altri essercitij concernenti lo stabilimento, et perpetuità dell'osservanza.

[Pag. 66] Ei fondò il nobilissimo Monastero di Vergini detto di Santa Monica nella Città di Crema, ove allo scrivere del Vescovo segnino cento, et più Monache servivano l'eterno sposo Giesù Christo. Fu versatissimo nelle lettere tanto sagre, quanto profane, et come era zelantissimo della Congregatione sua, così compose tre libri a memoria perpetua della sua santa origine, et fortunati progressi, che furno:

- Epimeris, seu de origine Congregationis.

- De Impugnationibus Congregationis.

- De Incremento eiusdem.

Tutti dedicandoli al P.Vicario Generale Benigno da Genova l'anno 1477, che poi per decreto del Capitolo Generale dell'Eremo l'anno 1523, furno alle stampe destinati. Aggionse altre operette c'hor vedono la luce del mondo, et sono:

- Historia divi Pantaleonis mart. ad magnificam, et gloriosam Cremensem Communitatem anni 1494.

- Translatio Brachij eiusdem divi Mart. Pantaleonis.

- Divi Ioannis Boni Mantuani Ord. FF. Erem. S. Augustini in provincicijs Romandiolae, Lombardiae, ac Venetiarum primi Institutoris, ac fundatoris Historia. Ad Illustriss. Principem Federicum Gonzagam Mantuae Marchionem 1484.

Riuscì predicatore eccellentissimo, e di tal credito, et fama, che ovunque Agostino predicava portava seco lo sbanco di qualsivoglia Predicatore si trovasse in quella Città. L'essempio, la dottrina, l'energia, l'affetto, lo spirito, con cui dispensava la divina parola eran catene che legavano l'anime, erano strali che ferivano i cuori. Quindi il Beato Giovanni Rocco sendo l'anno 1461 Vicario Generale concesse ad Agostino amplissima patente di portarsi a predicare in qualunque Città, et luogo le fosse parso, anzi sotto precetto di santa obedienza glielo commandò, dandogli d'avantaggio piena facoltà di condur seco tre, e quattro Frati ad arbitrio suo deputandolo per tal tempo loro Priore, et d'accettar giovani nella Congregatione come più distesamente si legge nella lettera, che si conserva nell'Archivio di Roma di questo tenore:

[Pag. 67] Frater Ioannes Rochus Vic. Generalis Congreg. Obs. Lomb. Ord. Fratrum Eremitarum S. Augustini licet immeritus. Venerabili, religiosoque Viro in Christo nobis dilecto Fr. Augustino de Crema Priori nostri Conventus Cremae eiusdem ordinis salutem in Domino sempiternam. Cum Dominus noster Iesus Christus in caelum ascendere vellet convocatis discipulis suis ait illis: Euntes in mundum universum praedicate Evangelium omni Creaturae. Igitur praedicatio Evangelij est illud singulare praeceptum, quod nobis adimplendum mandavit Dominus, quia per praedicationem cognitus est Deus, illuminata est anima, et de potestate Daemonis erepta, cui data est spes possessionis regni caelorum, tantaque est virtus praedicationis, quod per praedicationem Angelorum totus mundus fuit renovatus, et nunc etiam per divini Verbi praedicationem quotidie renovatur, dum ij, qui erant immersi peccatis, et in anima mortui per praedicationem ad vitam revocantur; magis enim obligamur divini Verbi praedicatoribus, quam nostris carnalibus patribus, isti enim ad interitum, et mortem nos generant illi autem ad vitam, et gloriam aeternam producant. Cum igitur Tibi praefato F. Augustino Divina Clementia grandem predicationis gratiam contulerit, adeo ut ubicunque praedicaveris maximum concursum populi ad te accesserit, qui hausto divini Verbi pabulo compuncti ad paenitentiam concurrunt. Alij vero ex divinis Verbis a tuo ore prolatis quasi vulnerati intrinsecus a charitate Christi ad religionem confugerunt. Ut igitur honorem Dei, et salutem animarum predicando melius efficere possis licentiam concedimus, imo in meritum sanctae obedientiae mandamus, ut cum tibi vacaveris ad quascunque civitates, et loca sicut tibi videbitur praedicaturus accedas, manereque possis in nostris conventibus, et aliorum religiosorum, domibusque aliarum quarumcunque personarum honestarum tanto tempore, quanto discretio tua iudicaverit secundum preadicationis opportunitatem

[Pag. 68] cum tribus, vel quatuor socijs fratribus nostrae Congregationis, quos sub tua cura, tanquam sub eorum Priore constituimus, super quibus etiam in spiritualibus nostra fungaris auctoritate. Insuper etiam concedimus ut quoscunque iuvenes ad nostram religionem venire cupientes, quos aptos iudicaveris induere possis ubicunque fueris, illosque sic indutos, vel etiam inducendos, ad quos volueris nostrae Congregationis conventus transmittere possis. Igitur commissum te, et socios tuos facimus omnibus personis tam ecclesiasticis, quam secularibus ut intuitu pietatis, et religionis te, et tuos socios benigne suscipiant, et charitative in Domino pertractent. Datum in nostro Conventu Cremae.

Anno Domini 1461, die 3 Iulij, Vicariatus officij sub sigillo

Fr. Io. R. V. Gen. Locus + Sigilli

 

Ne solo il Beato Giovanni Rocco honorò in si fatta guisa le virtù, et meriti d'Agostino, ma i successori tutti Vicarij Generali a gara, procurarono sempre confermarlo nella medesima auttorità, persuadendosi poter far ingiuria allo stesso Spirito Santo, qualunque volta non fosse permesso ad Agostino sparger a sua libertà della divina parola il seme ne cuori humani. Sembrava in somma dalla divina Providenza scielto con particolar dispositione per questo officio, predicando fin sette, et otto volte al giorno in luoghi diversi, et distanti e purchè potesse far preda dell'anime sarebbe trapassato per mezzo il fuoco, non che a lontanissime regioni. Fra gl'altri impieghi fu dalla Congregatione destinato con il Padre Paolo di Bergomo al negotiare con il Cardinale Alessandro di Sassoferrato interessi rilevantissimi del publico: anzi da Bianca Maria Duchessa di Milano hebbe il titolo, et carica di suo Ambasciadore alla Santità di Paolo II, Sommo Pontefice, qual hor trovandosi questi in Mantova, haveva quivi convocata una dieta per affari importantissimi della Christianità. Pochi erano i negocij, o di Stato, o di conscienza, che questa Prencipessa non communicasse ad Agostino, per riceverne i suoi consegli, et servirsi dell'opra, et sovragiongendoli in sua lontananza

[Pag. 69] cose di rilievo, o con lettera a sè lo richiamava, o le apriva in carta gl'interessi, che che per mano teneva. Così fra incessanti fatiche di studii, predicationi, governi, opre di charità, et spirituali essercitij s'inoltrò il servo di Dio ne gl'anni della decrepità, et non ostante il tempo pian piano andasse lo stame di sua vita rodendo, pur intrepido ne Divini Ministeri rintuzzava con la fortezza dell'animo le ingiurie del tempo, et le minaccie della stessa morte disprezzava. Giunse finalmente al termine de suoi benedetti giorni, indi armatosi de Santi Sacramenti col nome di Giesù in bocca, et il Crocefisso alle mani, dopo 54 anni di religione se ne passò a goder nell'empireo il premio de suoi sudori l'anno 1495, lasciando dopo di sè nome di Beato, et seco rapendo i cuori de fratelli, che nella perdita d'Agostino sembravano smarrire ogni loro consolatione. Vien come Beato in più Monasteri della Congregatione dipinto coi raggi alle tempie, et il Padre Basilio Ripa, che fu Vicario Generale l'anno 1500, di lui, et altri Padri primi dell'osservanza, così nell'oratione manuscritta conservata nella libraria di Brescia, che fece pro renunciatione officij Vicariatus discorre: Nec alios tamen quia propinquiores, aut nobis magis familiares minus aestimandos esse putemus, videlicet AUGUSTINUM DE CREMA, Benignum de Ianua, Paulum de Bergomo, Thadaeum de Ipporegia. Bartholomaeum de Palazzolo, Paulinum de Mediolano, et alios plurimos, quos caelestes iam tenere sedes minime dubitamus. Ipsi sunt, qui apud Deum continuis precibus instant. Ipsi qui Amalechitas inimicos nostros oppugnant. Ipsi sunt, quorum meritis, et orationibus Adversarij nostri prosternentur.