Agostino "summum vas scientiae
insegna ai suoi monaci
XLVI° VICARIO GENERALE
MARCELLINO DI MILANO
(1494)
Vero specchio di Santità fu il Ven. Marcellino Marmori di Milano, ch'entrato nella Congregatione di Lombardia, et preso l'habito nel Convento della Coronata, la prima cosa, che imparò fra chiostri, fu la mortificatione di se stesso, et la portual osservanza de gl'ordini della Religione. Consumò l'adolescenza nel secolo applicato a studij
[Pag. 160] nell'università di Pavia, et riportarne la laurea Dottorale, ma il buon essempio de Padri della Osservanza di Lombardia lo condusse al Monastero, protestando ei medesimo haver fatta breccia maggiore nel suo cuore la modestia ne discorsi, ne gl'habiti, et nell'opere de Frati della Coronata, che le parole, et eloquenza de più eruditi Predicatori de suoi tempi. Riuscì nell'arte del predicare maraviglioso, qualhor pria con la santità dell'opre, che con la lingua predicando, infiniti Peccatori ritraheva dal vitio, et convertiva al Creatore. Ove Marcellino dispensava la divina parola, ivi erano concorsi maggiori de Popoli, che nelle più frequentate fiere a segno che incapaci le Chiese al gran numero delle genti, era necessario piantar i Pergami sopra le piazze, acciò tutti potessero esser a parte delle sue predicationi. Fu perciò della Congregatione molte volte deputato uno dei quattro Predicatori Generali privilegiati eletti per Capitolo, trovandosene special memoria g'anni 1471, 1472, et 1475, non dovendosi, conforme il precetto dello Spirito Santo, tener al Bue tritarante legata la bocca, ma a somiglianze de gl'animali d'Ezechiele lasciar che i Predicatori caminino, ove li porta l'impeto dello spirito. Bramoso veder gl'ostinati Ebrei ridotti in grembo di Christo s'applicò con ogni studio alla cognitione della lingua santa, e con sorte si fortunata che non men facilmente in questa lingua predicava, di quello potesse fare nella nativa Italiana, che perciò molti, e molti di quella natione cavò dalle tenebre, et diede loro a conoscere la chiara luce dell'Evangelica verità. Era Marcellino sopra modo verso gl'infermi charitativo, visitandoli, consolandoli, ristorandoli ne travagli loro, et col benedetto pane di S. Nicola liberandone molti da morbi, et infermità. Non mai di Monastero usciva, che non si portasse a gl'Ospitali, et infelice per l'anima sua chiamava quel giorno, che non s'era pro de languenti in qualche cosa essercitato. Zelantissimo sempre si mostrò dell'osservanza regolare non potendo soffrire vederla benchè nelle cose minime trascurata, quindi ne riportò talhora il nome di rigoroso, et severo, non guardando egli in faccia a chi chi sia,
[Pag. 161] quando si trattava del mantenimento di quelli. Fu dalla Congregatione mandato ad introdurla nel nuovo Convento di Pontremoli l'anno 1474, destinatovi in primo Priore, e così bene ve la fondò, che rese in breve tempo quella Casa un albergo di santità. Visse famigliarissimo del grand'Arcivescovo di Milano Carlo Gabriele Sforza, di cui a suo piacere reggeva la coscienza, et moderava i sentimenti, et potiam ben dire, instituisse quel buon Prelato in suo Erede universale il il Convento della Coronata, non tanto per l'affetto partiale portava alla sua Madre Congregatione, quanto per l'amore, che indissolubilmente a Marcellino lo legava. Dieci volte hebbe l'impiego di Deffinitore, sette volte di Visitatore, tre fiate essercitò la carica di Presidente, et altre tante quella di Vicario Generale, cioè gl'anni 1494, 1503, et 1508, in ogni officio singolar prudenza, et saviezza mostrando, procurando fossero formate, et formando sante leggi, per conservatione dell'Instituto, che professava. In ogni luogo, che fu alla sua cura destinato, come Genova, Milano, Bergamo, Torino, Casale, Pontremoli, et altri, lasciò del suo buon governo perpetui contrasegni non trascurando fatica intentata, purchè potesse o nello spirituale, o nel temporale avantaggiare gl'interessi del suo Monastero. L'ultima volta, che di Marcellino habbiamo memoria è l'anno 1513, ove lo troviamo nella dispositione della fameglia di Milano, per la sua veneranda decrepità, et continuate fatiche da ogni impiego, et carica essentato, con l'assegnatione di Frate, che lo servisse, et precedenza d'ogni altro dopo il Priore, leggendosi ivi queste parole: Rev. P. in Christo Marcellinus de Mediolano, qui ob maturam suam aetatem, probitatemque morum, et perpessos pro Congregatione labores primum locum tenebit post Priorem, volumus insuper ut unum ex Fratribus Conventus Mediolani, quem elegerit, habeat servitorem, et ad aliqua Congregationis onera nisi sua sponte non cogatur; et habeat curam Monialium S. Ambrosini; si che mancando i registri di più parlare dobbiamo certamente credere, che l'anno stesso, o il susseguente se ne volasse a goder la quiete della Patria.