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VICARI GENERALI: TEODORO DI MANTOVA

Agostino insegna ai suoi monaci in una miniatura medioevale

 

 

CIII° VICARIO GENERALE

TEODORO DI MANTOVA

(1551)

 

 

 

[Pag. 286] Figlio di Galeazzo Quaglia Cittadino di Mantova venne Teodoro al mondo l'anno della salute 1509, et come che la famiglia sua fosse in que' tempi delle più ricche, et commode di Mantova, così fu educato con ogni pontualità, et diligenza, non altro studiando Galeazzo che d'arichir il figlio delle più nobili, et desiderate virtù.

[Pag. 287] Accompagnò Teodoro all'educatione l'ingegno così pronto, e vivace, che nato sembrava per sollevarsi qual Aquila generosa verso le stelle, non per star alla terra attaccato. In età di deciott'anni, quando cominciava il Padre a meditare d'accasarlo, all'improviso, senza participar a chi chi fosse il suo santo pensiero, diè di calcio al Mondo, et si ricovrò in grembo della religione Agostiniana, ricevendo l'habito dal P. Nicolò di Carignano già stato Vicario Generale, et allhora Priore di S. Agnese di Mantova l'anno a punto 1527. Fatto religioso Teodoro non si può dire quanto coraggiosamente battesse il sentiero dell'osservanza, et essemplarità. Era mirato da tutti, et ammirato per un ritratto non solo della religiosa vita, ma insieme per un oracolo di sapere, per un'arca d'intelligenza. Formava ogn'uno di Teodoro altissimi concetti, imprimendo egli in tutti pensieri non ordinarij di straordinarie aspettationi. Cattivava i cuori con l'aspetto signorile, che seco portava, legava gl'animi con le amabili parole, con cui discorreva, imprigionava gl'affetti co' tratti cortesi, che con ogn'uno essercitava. Così passò felicemente la carriera de suoi studij pervenendo glorioso all'acquisto di quegl'honori, che suole la Congregatione a Virtuosi compartire. Ma come in risguardo de suoi meriti, et de gl'affetti, che da tutti i cuori conciliato s'era, fossero deboli guiderdoni le consuete honorevolezze, ecco Teodoro nel Capitolo di Casale dell'anno 1551, trovandosi egli ancor giovine di quarantadue anni, portato dal publico applauso al grado sommo della Congregatione di Vicario Generale, non perche allhora s'havessero le sue glorie a terminare, ma perchè le servisse di certa caparra di dover sempre havere la Congregatione in pugno; come in effetto seguì, che cinqu'altre volte fu nella medema dignità collocato, cioè gl'anni 1558, 1565, 1572, 1574 e 1580. Si manifestò nel governo ricco d'una prudenza, et accortezza senza pari, onde bastevole era creduto al governare un Mondo intiero, non che una Congregatione di Religisi. Formò ordini bellissimi per la conservatione dell'ossevanza,

[Pag. 288] et procurò sempre avvantaggiare gl'interessi de suoi monasteri, quanto mai le fosse possibile. L'aspetto suo venerando accresceva decoro, et riverenza alla dignità, onde trovandosi alla visita del Convento di Torino, et portatosi a riverire l'Altezza Reale di quel Duca, maravigliato il buon Prencipe della conspicua presenza di Teodoro, e suoi nobili portamenti, fu astretto trattenerlo per correr alla Duchessa dicendo: >Venite Madama a vedere il più bello, et venerando Padre, che mai occhio mortale vagheggiar possa; et la condusse a Teodoro, che non men del Consorte rimase nella vista di così giocondo aspetto stupefatta. Ne si fermorno gl'honori di Teodoro nel solo officio di Vicario Generale, posciachè i gradi quasi tutti della Congregatione furno in varij tempi a lui compartiti. Visitatore, dieci volte Deffinitore, sei Presidente, dieci anni Priore di Roma, oltre molte altre delle più cospicue, et insigni Prioranze della Congregatione da Teodoro con ogni prudenza, et integrità amministrare. Di questo buon Padre fanno degne memorie il Panfilo, l'Herrera, il Donesmondi, et altri chiamandolo soggetto di gran valore, et prudenza, di singolar osservanza, et integrità. Uscito dal Vicariato Generale l'ultima volta, che fu del 1580, et destinato Priore di Roma, l'anno susseguente in età di 71 anno lasciò con la sua morte addolorata la Congregatione, havendo ricevuto con ogni decoro, et maestà la condegna sepoltura.