Agostino "summum vas scientiae
insegna ai suoi monaci
CXXXV° VICARIO GENERALE
AMBROGIO DI BASSANO
(1585)
[Pag. 361] Nella Marca di Treviso sorge il nobilissimo Castello di Bassano per mille capi celebre, et illustre, ma per haver data la vita al nostro Ambrogio sempre memorando, et d'eterni encomij meritevole. Nacque questi nell'anno 1537, 18 Novembre d'Ambrogio Frigerio, et Leonora Rossi de più riguardevoli Cittadini del Luogo, et con la Veneta
[Pag. 362] nobiltà imparentati; ma nacque qual serena aurora di lucidissimo Sole precorritrice, mentre dalle degne qualità, che ne gl'anni della sua fanciullezza l'accompagnorno, con sicuro vaticinio fu lecito argomentarne l'eroiche sue operationi, che poi in tutt'il tempo della sua vita produsse. Fanciullo venusto era d'aspetto, d'animo generoso, di memoria tenace, d'intelletto veloce, ne passi modesto, ne gl'occhi mortificato, nelle parole accorto, e sopra il tutto mansueto, humile, devoto, et religioso, onde potiam dire non venisse alla Religione per imparar le virtù, ma per praticcar con perpetua franchezza quelle, che già dall'uso erano divenute ad Ambrogio connaturali. Vestì l'habito in Reggio l'anno 1554, et professò in Bergamo alli 29 Aprile 1555; et di qui postosi nella carriera delle dottrine, et religiose perfettioni, ne toccò ben presto la meta, stimato per queste un vero lume dell'osservanza, creduto per quelle la gloria de pergami, et splendore delle chathedre; et se così nobili prerogative lo constituirno perpetuo ogetto di stima, et veneratione, l'affidabilità, sovavità, humanità, et amorevolezza, con le quali i suoi nobili costumi condiva, tanto amabile, et dolce al palato d'ogn'uno lo resero, ch'era sto per dire qual terreno Nume da chi lo conosceva adorato, hormai fatto padrone Ambrogio del cuore di tutti, perchè tutti ad amarlo con si care qualità di rapina. Maneggiava a suo piacere la gratia di Guilelmo Duca di Mantova, che l'haveva in suo Teologo, et Confessore deputato; et come fosse devotissimo del glorioso Padre S. Nicola di Tolentino, così s'accinse a scriverne la Vita, che poi diede alle stampe di bellissime figure fregiata dedicandola all'immortalità di Sisto Papa V l'anno 1558 con questo titolo: Vita gloriosissima, et miracoli eccelsi del Beato Confessore Nicola di Tolentino, oltre altre compositioni di Prediche, Discorsi, Sermoni, et Homilie, che manuscritte si leggono in molte Librerie della Congregatione. Hebbe di molti, et molti Monasteri de principali dell'osservanza il governo,
[Pag. 363] fu Visitatore, Deffinitore, et nell'anno 1585 Vicario Generale; per la cui elettione quanta fosse la consolatione del publico, chiaramente dalle lettere scritte al Cardinal Protettore, et al General dell'ordine si raccoglie leggendosi nella prima a gloria del Frigerio le seguenti parole: Adeo nobis omnibus in ijs ultro excipiendis, quae tu nos paterna pietate monebas, et in eisdem opere complendis, par fuit animus, unum cor, et idem spiritus, aequa voluntas. Praecipue vero (quod et res ipsa declarat) in R. P. Vicarij Gener. nostrae Congreg. electione, summus omnium fuit consensus; in unum etenim R. Patrem Fr. Ambrosium a Bassano cunctorum vota, non sine ingenti laetitia conspirarunt, quippe qui de tota nostra Conregatione, et litteris, et morum suavitate, et regendi prudentia optime meritus est. Huius opera futurum speramus, ut haec Resp. nostra procul effugatis errorum tenebris in meliorem, atque angustiorem formam restituatur etc. et nella seconda, che pur può servir di panegirico ai meriti sublimi d'Ambrogio queste altre: Miro omnium in Domino applausu et consensu eligimus in Vic. Gener. nostrae Congreg. R. Patrem Fr. Ambrosium Bassanensem virum sane probum, et prudentem, cuius praeclara vistus et tuae Reverendiss. Paternitati, ni fallimur, rutilat; Virum certe adeo integrum, quod dumtaxat praerit ut prosit, solum proderit ut caeteri ad sui idaeam recte praesint etc. Conobbe il merito d'Ambrogio il Pontefice Clemente VII, onde alle prime instanze fattele in Ferrara da Veneti Ambasciadori concorse al deputarlo Vescovo di Sebenico in Dalmatia, benchè poi dalla morte pervenuto non potesse riceverne la consecutione. Così gionse all'ultimo de suoi giorni il buon Padre nella stessa Città di Ferrara, ov'era Priore di S. Andrea l'anno 1598, narrandosi per singolar maraviglia, che mentre agonizante a letto giaceva, alla statua del glorioso S. Nicola scolpita in finissimo marmo, che sopra un Altare vicino alla Sacristia s'honora, cadè improvisamente et senza
[Pag. 364] alcun estero impulso, la corona di capo. Ve la ripose il Sacrista, ne a pena tornò co' PP. in Monastero, che di nuovo la corona venne a basso, et a piedi della statua si collocò. Osservarno questa mossa alcuni, et richiamato il Sacrista di nuovo sopra la testa del Santo fu in modo addattata, che più non potesse cadere. Ma che? Non perdè l'hora uno de suoi quarti, che con reiterato prodigio si spiccò per la terza volta da quel beato capo la corona, et in modo in mezzo dell'Altare si ripose, che sembrava cosi l'havesse religiosa mano collocata; et nel punto che questa terza fiata cadè del Santo la corona, l'anima d'Ambrogio si staccò dal corpo, et dal suo Fattore fece ritorno. Così forsi volendo il Santo con atto di gratitudine compensar con questa dimostranza le fatiche d'Ambrogio per sua essaltatione tolerate; et cadendoli al morir del Frigerio la corona di capo, mostrar che con la sua penna glie l'haveva in testa risposta col render il suo nome per tutto l'Universo famoso.