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VICARI GENERALI: TOMASO DI BRESCIA

Agostino insegna ai suoi monaci in una miniatura medioevale

Agostino "summum vas scientiae

insegna ai suoi monaci

 

 

CXXXVIII° VICARIO GENERALE

TOMASO DI BRESCIA

(1588)

 

 

 

[Pag. 368] Oriondo da Tirano luogo ne' confini della Valle Tellina situato, nacque in Brescia Tomaso della fameglia Rossi l'anno 1542, onde poi non da Tirano, ma di Brescia fu communemente addimandato. Preso l'habito Agostiniano, et datosi in preda a studij, ne fece in breve tempo così pieno acquisto, che potè esser annoverato fra migliori,

[Pag. 369] ma come che il genio alla predica lo stimolasse, qui rivolta la prora de suoi nobili desiderij, spinse felicemente la nave de degni talenti nel vasto Mare della predicatione, così portatosi felicemente nel posto de gl'applausi, che poi sempre le sue apostoliche fatiche accompagnorno. Sortì natura liberale, splendida, et generosa, et abbominando ogni fine di cupidigia, et interesse, manifestò non haver cuore, che per servire chi a lui ricorreva, che per beneficare chi da lui richiedeva, che per amare chi in lui confidava. Nemico giurato delle fintioni, simulationi, et doppiezze caminava con il seno aperto, nè sapendo esprimer concetti, se non quali dal cuore uscivano, non potevi discernere se la lingua, o il cuore parlasse, mentre sempre con il cuore sopra la lingua favellante l'udivi. Ma come anco la rosa somministra a Scarafaggi il veleno, così dall'ingenua, schietta, et sincera natura di Tomaso fu chi ne trasse il veleno del livore, et invidia, per cui al buon Padre non mancorno occasioni d'essercitare la religiosa toleranza, benchè in fine novello Anteo dalle cadute più vigoroso sorgesse a consolatione de suoi amici. Ne governi propose col proprio essempio la forma per mantener l'osservanza, per conservar la pace, per conciliarsi l'amor de sudditi, et far de gl'affetti altrui vittorioso bottino. Mai conobbe l'igratitudine, o sconoscenza, il di cui nome solo le cagionava horrore, non potendo capire che tal diffetto in cuore humano s'annidasse, onde nella retributione de beneficij sempre di prodigo, mai d'avaro hebbe il nome, già che con mano magnanima ne gl'atti di gratitudine di continuo s'impiegava. Ancor giovine d'anni quaranta sei hebbe favorevoli i Voti de Padri per esser Vic. Generale, il che a punto nel Capitolo di Cremona successe l'anno 1588, entrato poi quattro altre volte nello stesso posto sempre con pari sodisfattione del publico, perché sempre usò l'arte medesima con che si rendeva tributarij i cuori, e gl'ffetti incatenava. Fu gratissimo a Prencipij, et Cardinali, che nella cara, et gioconda conversatione di Tomaso l'hore consumavano di loro maggior sodisfattione;

[Pag. 370] et se lo troveremo con eccesso di cordialità da questi tre Cardinali Priuli, Dolfino, e Scaglia amato, et accarezzato, sapremo ancora non sarebbe al suo merito una mitra mancata, come cento volte e cento glie ne fecero l'instanza, quando la religiosa sua quiete non li havesse persuaso più agevole il peso d'un capuccio, che d'un piviale, et più mille volte amabile la ritiratezza de chiostri, che la frequenza de Palazzi. A tal grado di credito ascese in Roma, ove per nove anni in tempi diversi governò quel Monastero, che nella Sede vacante di Clemente VIII, essendo fra Cardinali in conclave circa l'elettione del Pontefice discrepanza, fu seriamente dal Cardinale Dolfini il P. Tomaso proposto Priore del Popolo, et parecchi Cardinali nella stessa intentione concorsero; onde poi ne seguì, ch'andato Tomaso a bracciar il piede al novello Pontefice, prorompesse questi, abbracciando il Padre, che seco si congratulava, perché fatto meritevole d'esser stato seco nel Papato concorrente. Così pieno di meriti, ad una veneranda decrepità arrivato d'anni ottanta due, essendo del suo Monastero di Brescia Priore l'anno 1624, chiuse in sonno di pace le luci.