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VICARI GENERALI: AURELIO DI TREVIGLIO

Agostino insegna ai suoi monaci in una miniatura medioevale

Agostino "summum vas scientiae

insegna ai suoi monaci

 

 

CXLVI° VICARIO GENERALE

AURELIO DI TREVIGLIO

(1598)

 

 

 

Passato all'altra vita Costanzo di S. Gervaso Vicario Generale, pria ch'un'anno compisse del suo governo, non tardò la providenza del Romano Pontefice a destinar alla Congregatione nuovo capo, deputandoli per Breve con la confermatione di tutti gl'altri Ministri Aurelio Carminati da Treviglio, Padre di gran credito, et stima, stato Priore de più degni Monasteri, Visitatore, più volte Deffinitore, per virtù segnalato, per scienze sublime, per osservanza singolare, per integrità, et bontà di vita impareggiabile. Non v'era pallio che nello stadio delle Dottrine non havesse guadagnato, o fosse nel cimento delle dispute, o nella ringhiera de Pergami, o nelle contentioni de casi di conscienza, o nelle controversie de dogmi, o ne duelli della penna, in ogni luogo,

[Pag. 386] in ogni tempo, in occasione si manifestò non punto dal suo nome degenerante, che dall'oro deriva, perché qual oro a punto Prencipe de metalli fu stimato Aurelio, Prencipe del sapere, et Padre dell'intelligenza. Ovunque Aurelio fu da Superiori pel governo de Monasteri mandato procurò sempre ogni mal herba d'inosservanza sradicare, onde difficilmente i rilassati potevano il giogo portare dell'obedienza d'Aurelio, al contrario de buoni, che nel santo reggimento del buon Padre felicemente trionfavano. Rarissimi que' Conventi sono, ne quali, essendo Priore, qualche particolar devotione, o di digiuni, o di macerationi, o di preghiere non introducesse, et fu quegli Aurelio, che nel Monastero di Luca ordinò le Preci del Sabbato alla gloriosa Vergine del Sasso, non altro mai meditando, che la maggior gloria del Signore, et profitto ispirituale dell'anime. Non si tosto l'hebbe in Roma il Pontefice Clemente, che l'annoverò ai deputati sopra la riforma delle Religioni, e perché il Breve del suo Vicariato Generale spirava al tempo del Capitolo, con nuovo Breve l'anno 1598, nello stesso posto lo riconfermò, stimandolo il Pontefice per la consecutione de fini da lui pretesi, ch'erano quelli della riforma, molto idoneo, et col paragone dell'opera conosciuto ottimo per i suoi meditati dissegni. Per l'essecutione de i decreti di Clemente incontrò varie durezze, che però con la prudenza, et patienza dolcemente ammollì, et quantunque stimato fosse da troppo delicati aspro, et rigoroso, pur conoscendo tutti con quanta integrità, et giustitia per la via della retitudine le sue operationi incaminasse, non v'era chi non lo venerasse, et non ammirasse nel suo cuore rinovato il zelo d'Helia per l'honore di Dio, et beneficio della Congregatione. Uscì d'officio l'anno 1599, ma per non mai riposare, adoperato Aurelio ne più rilevanti interessi del Publico, stato poi più volte Deffinitore, et Presidente, anzi il perpetuo direttore dell'osservanza, et indefesso Procuratore della Riforma. Era stato fra Deffinitori il primo l'anno 1604, et successivamente a lui la futura Presidenza del Capitolo riservata veniva, quando

[Pag. 387] colto da ostinatissima infirmità, che più mesi lo tenne a letto disteso, scopertosi un vivo essemplare di patienza, bontà, religione, charità, provisto d'ogni sagra, et spirituale armatura s'accinse alla morte, che l'anno stesso 1604, nel mese d'Ottobre lo privò di vita, et in un sepolcro lo confinò.