Agostino "summum vas scientiae
insegna ai suoi monaci
CLIII° VICARIO GENERALE
ANTONIO DA CREMONA
(1605)
[Pag. 408] Antonio Mantegatio di Cremona fu uno de' più degni, de più nobili, de più illustri doppieri, che su'l candeliere riposti della publica honorevolezza, la Congregatione non solo, ma la Patria, la Lombardia, et l'Italia tutta illuminasse. Nella Religione entrato fatto, quasi non dissi di se medesimo discepolo, e maestro prevenendo con l'acquisto delle scienze
[Pag. 409] le diligenze, et fatiche de Lettori, radicò negl'animi de compattrioti della persona sua si alti concetti, che giovinetto d'età fu un Catone di prudenza stimato, e nel fiore degl'anni si giudicò idoneo al coglier que' frutti, che alla più matura staggione vengono riserbati. Così lo godè la Congregatione Lettore, Predicatore, Priore, ma di gran dottrina, ma di gran talenti, ma di gran prudenza, et mentre a pena Sacerdote seppe perito Auriga regger la briglia de più scorretti Monasteri, spalancò a se medesimo le porte a quel credito, che poi lo portò di peso al possesso delle più conspicue dgnità. Cortesissima natura di si amabili qualità dotollo, che con magnetismo d'amore i cuori rapiva, et l'alme incatenava, gratioso ne discorsi, efficace nelle persuasioni, giocondo nelle conversationi, riverente co' suoi maggiori, aaffabile co' suoi pari, amoroso co' gl'infermi, onde n'avenne, che i Monasteri a gara in Priore lo ricercassero, le Città a concorrenza in Predicatore lo richiedessero, Grandi, Prencipi, Duchi, Vescovi, Cardinali tutti alla corrispondenza, et famigliarità del Mantegatio aspirassero, et chi una volta con felice sorte la conseguiva, con eterno legame d'amore avvinto non più staccar si poteva. Pareva havesse su le labra Mercurio, o come lo sposo de cantici miele, et latte dalla bocca stillasse, tanto dolcemente con la soavità delle voci al cuore passava, et se ne rendeva padrone. O disputasse Antonio, o Predicasse, o orasse, o famigliaramente discoresse, mai il tedio o stanchezza s'impossessava di chi l'udiva, et la dove ne gl'altri Dicitori vien in sommo grado la brevità desiderata, in Antonio era abhorrita, et la diuturnità sospirata. Non v'è paragone per descriver quella prudenza, che nel regger i Monasteri gl'assisteva; ogni in negotio alle sue mani confidato, poteva d'essito felice assicurasi tant'era la destrezza con cui Antonio lo maneggiava. Ammirò Roma in più occasioni la finezza del suo trattare, onde nella gratia entrato di chi all'hora reggeva la navicella di Pietro (era Paolo V) se l'humiltà sua non l'havesse fermato fra confini del Monachesimo,
[Pag. 410] sarebbe stato a sogli de maggirori Vescovati d'Italia sollevato, havendogliene lo stesso Papa portare l'essibitioni, e di propria bocca e col mezzo del Cardinale Protettore, benchè senza frutto, trattandosi con uno, che solo della sua Congregatione, non della propria Persona i vantaggi ambiva. Passò nella Religione da minori a maggiori gradi d'honorevolezza, creato finalmente per sugello de suoi eroici gesti tre volte Generale Vicario nel Capitolo di Milano l'anno 1605, in quello di Brescia l'anno 1610, et in quello di Cremona l'anno 1616, continuando quest'ultima fiata per Breve speciale del Pontefice nel governo un biennio; il che poi anco generalmente negl'anni susseguenti pur con auttorità Papale fu per tutti li Vicarij Generali decretato. Quanto amasse la sua Congregatione, le fatiche intraprese, le diligenze usate, i travagli sofferti, i dinari profusi per manutentione de publigi privilegi, per conservatione dell'essentioni per diffesa dell'immunità, per essimerla da gl'aggravij, et oppressioni, fin a giorni nostri durano le rimembranze; già noto a tutti quanto in particolare s'adoperasse, perché al Capitolo della Congregatione fosse il titolo di Capitolo Generale conservato; havendone perciò dalla Santità di Gregorio XV, sotto li 21 Genaro 1623, con Breve speciale, che comincia: Onerosa pastoralis officij cura, et in tempo che esso Antonio era Priore di S. Maria del Popolo, la dichiaratione, et confermatione favorevole riportata. Non mancò in somma al Mantegatio alcuna di quelle parti, che lo potessero far credere amante non solo, ma benemerito figlio della sua Genitrice Congregatione, a cui anco conseguì la devota Chiesa della Madonna di Misericordia di Castelleone Cremonese per l'erettione d'un Monastero, come poi fu pratticato; oltre mill'altri beneficij, et al suo Convento di Cremona, a quello di Roma, et a molti altri generosamente compartiti. Così all'età di 62 anni pervenuto trovandosi all'attual governo del Romano Monastero, già contento, et consolato per il rammentato Breve nell'antecedente Genaro ottenuto, fra le braccia de suoi cari spirò l'anima a Dio l'anno 1623, alli 11 Aprile.
[Pag. 411] Hebbe nella Chiesa del Popolo nobil sepoltura, honorato il mortorio suo da quantità de Prelati, come pur in Cremona nel seguente Maggio le fur pompose essequie celebrate, sendo stato dell'eroiche virtù del Defonto eloquente Panegirista il P. D. Placido Maria Vanni Palermitano de Chierici Regolari. Alla tomba d'Antonio quest'epitaffio fu congionto:
D. O. M. F. Antonij Mantegatij Civis Cremonensis
Congr. Lombardiae Praesulis vigilantiss.
Ossa hic quiescunt
Viri in Reipubl. Administratione consilio,
ac prudentia admirabilis,
et in negotijs transigendis nunquam defessi.
Qui gradatim ad omnes honores ascendens
Ter Vicarij Generalis dignitate
Decoratus fuit.
Ac demum Procurator Generalis, et huius Coenobij
Prior electus,
Dum ad maiores dignitates evolaret, Calamitoso funere
Sublatus est Anno M.D.C.XXIII quarto Idus Aprilis
Aetatis suae LXII
Fratres huius Conventus maestiss.
Pastori benemerito P.P.