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VICARI GENERALI: ELEUTERIO DI CREMA

Agostino insegna ai suoi monaci in una miniatura medioevale

Agostino "summum vas scientiae

insegna ai suoi monaci

 

 

CLXVI° VICARIO GENERALE

ELEUTERIO DI CREMA

(1620-1621)

 

 

 

Figlio di Lodovico Anzelli di Crema vestì l'habito sagro della Congregatione nostra Eleuterio l'anno del Signore 1580, sotto cui con religiosi vantaggi s'approfittò di modo nella via delle christiane virtù, che fu creduto uno de buoni, et savij havesse la Religione. Dopo il corso de più maturi studij felicemente terminati applicò l'animo alle cognitioni Astronomiche con tanto diletto suo, et sodisfattione,

[Pag. 440] che tolte l'hore destinate al Cielo, o a publici servigi, tutto nella pervestigatione de gl'altri, et loro aspetti s'inviscerava, havendone poi bellissime Tavole formato, che mostrando il nascer, et tramontar delle stelle, il corso del Sole, le variationi della Luna, et mutationi de tempi, mostravano insieme, quanto in tal professione Eleuterio valesse, et quanto per commune utilità volentieri s'affaticasse. Era poi delle virtù morali così riccamente adorno, che pareva a proportione del cognome viver in terra angelica vita, humile, discreto, clemente, benigno, quieto, ritirato, e perciò generalmente da tutti amato, et da chi haveva delle degne sue qualità notitia, riverito. Da governi lontano procurò sempre viver a se stesso, quantunque l'obbedienza, et fine di servir la sua Congregatione al prender l'obligasse di varij Monasteri la cura, che sempre resse con ogni prudenza, circonspettione, et charità. Era priore di Macerata, quando nel Capitolo Generale di Ferrara del 1620, in concorrenza di qualificatissimi soggetti della Patria sua, senza che pur egli v'havesse piegato sopra con il pensiero fu al Vicariato Generale portato. Contro sua voglia n'accettò il peso, più per incontrar i voleri de Prelati, et Votanti, che per qualsivoglia ancorchè lontana pretensione; et quanto il suo biennio fu alla Congregatione tutta d'aggradimento, et soddisfattione, altretanto a lui di tedio, pressura, et oppressione riuscì. Quindi a pena scosso il giogo del publico governo, si ritirò i Crema nel picciolo luogo di S. Marino, ove la bramata pace, et sospirata quiete godendo, alle cose del Cielo intento il rimanente di sua vita felice, et fortunatamente guidò. Tre volte fu Deffinitore, et a lui la Presidenza nel Capitolo di Bologna del 1630, s'aspettava, se i rumori del contaggio non li havessero vietato l'accesso. Morì nell'eletto suo luogo di S. Marino l'anno 1638, et alla Chiesa di S. Agostino fu il suo corpo portato.