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VICARI GENERALI: HIPPOLITO DI BOLOGNA

Agostino insegna ai suoi monaci in una miniatura medioevale

Agostino "summum vas scientiae

insegna ai suoi monaci

 

 

CLXVIII° VICARIO GENERALE

HIPPOLITO DI BOLOGNA

(1624-1625)

 

 

 

[Pag. 446] La Città insigne di Bologna fu d'Hippolito la Patria, la fameglia Merati fu la genitrice, ch'al mondo lo donò, l'anno 1580, fu il primiero, che l'aura vitale li porse. Passata la pueritia fra studij minori non toccò a pena il terzo lustro de suoi giorni, che con l'habito d'Agostino vestitosi, vestì con esso un nuovo huomo, in sì fatta forma postosi

[Pag. 447] fra le braccia delle virtù, et scienze, che parve li fosse l'anima dell'inteligenza communicata, tanto egregiamente, et con maraviglia di tutti il pregiato acquisto ne fece. Il genio al comparir sopra pergami, et la natural dispositione all'arte oratoria, aggionta la cognitione essattissima di quelle materie tutte profane, come sagre, che tal essercitio richiede, lo portorno di lancio, qual pietra al centro, al dispensar la divina parola; nella qual professione quali applausi raccogliesse, quali glorie mietesse, quali profitti recasse, per me lo diranno le più nobili Città d'Italia, che con innumerarabil concorso le facevan corona; le più sapienti Università, che con infiniti encomij n'inghirlandavano il merito; et i primi pulpiti della Chiesa, che dalle predicationi del Merati si conobbero in uno illustrati, et accreditati. D'anni ventisette in supplemento del P. Barbarossa infermo nella Cathedrale di Ferrara predicò, rimasti nello stupore estatici il Vescovo Fontana, et Città tutta, che oltre il consueto honorario aggionsero ad Hippolito il donativo di cento scudi, et più quello de cuori, che le fur da Ferraresi in perpetuo omaggio consagrati. Venetia n'ammirò tre volte, et nella medesima Chiesa di S. Lorenzo i prodigi, che mai satia d'udir Hippolito nelle replicate sue predicationi, replicate sperimentò a se stessa le gioie, non sapendo il Merati sparger parole senza seminar gemme di diletti, o dispensar concetti senza multiplicar in chi l'udiva le sodisfattioni. Nel governo de Monasteri mostrò quanto potesse, quanto valesse l'humana prudenza, et zelo del publico bene; sei anni successivavente essercitò di Compagno l'impiego, allo spirar de quali passò nel Capitolo di Milano dell'anno 1624, alla prima dignità della Congregatione, che sostenne un biennio con singolar decoro, et riputatione; dignità ch'indi nel Capitolo del 1630, le fu novellamente compartita, et altre volte di certo goduta l'havrebbe, se troppo sollecita la morte non l'havesse nell'auge de suoi trionfi a sè rapito. Per la sua Congregatione oprò tanto, che si vidder col suo mezzo varij litigi troncati, che frequentemente per occasione delle visite del

[Pag. 448] P. Reverendissimo Generale dell'Ordine insorgevano, havendo dalla Santità d'Urbano VIII, 8 Luglio 1631, con Bolla speciale che comincia: In supremo Apostolicae dignitatis culmine, non solo conseguita la confermatione delle Bolle d'Innocenzo VIII, et Gregorio XV circa la visita predetta, ma d'avantaggio l'espressa dichiaratione, che non possa il P. Generale visitare se non i più insigni Monasteri della Congregatione di volta in volta da dissegnarseli dal Cardinal Protettore, et ciò per una volta sola in sei anni durante l'officio suo, et con otto soli Religiosi, et altretante cavalcature; nè habbi a visitare se non in compagnia del Vicario Generale, o Assistente, seu Visitatore della Congregatione da eleggersi dallo stesso Generale, qual Vicario Generale, o Visitatore, habbi con il P. Generale voto non solo consultivo, ma decisivo, et ciò privatamente per ordine a ciascun altro, anco Assistenti della Religione. Dopo qual Bolla altra pur n'uscì dello stesso Pontefice sotto li 14 Settembre 1632, che comincia: Iniuncti nobis per abundantiam divinae gratiae, dello stesso tenore, che nella quarta parte di quest'Istorie da noi registrate saranno. Fu stimolo questa gloriosa impresa d'Hippolito a Mutio Filateo nel Libro a Lode di questo Prelato impresso non solo di paragonarlo ad Hercole, et chiamarlo Sacer, et civilis nostrorum temporum Hercules, ma d'attribuirli quel degno encomio: Propugnator publicae libertatis acerrimus, per cui sarà sempre il Merati in Congregatione creduto il diffensore della libertà, lo scudo de privilegi, et Tutelare della publica immunità. Non hebbe Hippolito dopo l'interessi communi cosa che più a cuore le fosse, quanto de suoi due Monasteri di Bologna gl'avanzamenti, onde se per quello della Misericordia più di cinquanta milla lire spese, di Bologna la Chiesa, fra l'altre cose, arricchendo con organo eccellentissimo, tabernacolo, et cantorie maravigliosamente intagliate, et altre suppellettili; pur per quello di S. Biagio venticinque milla in comprar case per aggrandir la fabrica del Monastero ne sborsò.

[Pag. 449] Oltre altre venticinque milla, che, per beneficio de medesimi Monasteri nello suo spoglio abbandonò. Intravenne primo Deffinitore nel Capitolo di Cremona 1634, et l'anno seguente alli 25 Agosto in età di cinquantacinque anni lasciò con la propria morte i figli addolorati, e tutta la Congregatione afflitta. Leggesi alla tomba sua l'Epitaffio seguente postovi dopo alcuni anni da Padri compatrioti:

Mortale Hyppoliti Merati Bononiensis Hic situm est.

Qui Ore italiae Insub. Congreg. Opere P. August. reddens eam secundus ditionis Pont. Rexit.

Primus non semel, semper moderans ipsius lux vivens

Decendens Firmamentum agnitus,

Cui Deus omne absolutum Conven. S. Mariae Misericordiarum

Inceptum S. Blasij debent Maioraque

Ni undecimo vitae lustro Nat. Christi anni 1635.

Illius ad astra evolasset immortale.

F. Ioseph Maria de Cavallinis a Bononia

Huius Coenobij Prior, et PP. Bononienses Patriae paren.

In Grati animi monumentium P. 1644.