Fra Donato Calvi da Bergamo
Vicario Generale (1661-1663)
CLXXXV° VICARIO GENERALE
DONATO DI BERGAMO
(1661-1663)
[Pag. 510] Come nell'elettione mia, più la Divina dispositione, che il merito v'havesse parte, così per seguitar l'ordine cominciato devo qui introdurmi, non perché degno me ne riconosca. Furno i natali miei nel 1613, 11 Novembre, di Martino Calvi, et Flamminia Zerbini ambi honorati, et antichi Cittadini di Bergamo. Passata nelle scuole la pueritia, m'invogliai della Religione, et dalla vicinanza dell'habitatione dell'ordine Agostiniano, mi portai di peso fra le braccia di questo sagro instituto, ricevendo l'habito dal P. Giovanni Antonio Coreggio Priore di S. Agostino l'anno 1629, 16 Aprile. Le contingenze del contaggio sopravenuto mi rubborno due anni di studio, onde a pena nel 1632, potei a Cremona condurmi, ivi di famiglia destinato per l'incominciamento, et prosecutione delle scienze. Mi fu Maestro, e Lettore il sempre celebre, et virtuosissimo Padre Imerio Oscasali Cremonese, sotto la cui disciplina, per otto continui anni il modo appresi di separarmi da gl'ignoranti, benchè l'intelletto mio radente il suolo, non sapesse spiccar que' voli, ch'il Maestro m'insegnava. Terminato delle scienze il corso m'ascrisse il P. Dalmatio Vicario Generale al numero de Lettori fatte le consuete prove di dispute, et rigidissimi essami, indi dispostomi di fameglia in Patria, volle constituirmi capo, et Lettore d'alcuni Giovani, che tutti ridussi alla desiderata mèta del Lettorato. Altri dopo lo studio primiero ne successero, intrecciandosi ogni anno li studij di Logica, Filosofia, et Theologia; et così per venti anni continuando, non fui guardingo al communicar a gl'altri quel puoco sapere possedevo, aggionto numero de Religiosi nostri moltissimi secolari, in modo che di questi
[Pag. 511] più di cinquecento nel corso dell'accennato tempo, discepoli mi resero. Per l'occasione poi de publici impieghi, particolarmente del Vicariato Generale la Lettura deposi; ma forsi per più vigorosamente ripigliarla, mentre l'anno 1664, volendo li Signori Presidenti della Misericordia Maggiore di Bergamo tre publici Lettori eleggere, che col pricipiar ogni anno, et proseguir la filosofica carriera, moltiplicassero nuovi germogli di virtù alla paria, obligorno con replicate instanze la povertà della mia sufficienza, a primiera dispensar quel puoco, che ne scrigni del mio sapere stava riposto, onde per servir la patria mia, et que' Signori d'alhora a chi tanto devo, n'accettai l'incombenza, et ne continuai per un triennio le fatiche. Per l'occasione dell'accennate Letture fui di ottanta, et più cathedre debol assistente, et molti Compatrioti, in tempo che dal Veneto Dominio erano li PP. Giesuiti essiliati, volendo di quegl'arredi di virtù, ch'in Milano, et altrove acquistato havevano far in patria maestosa pompa, alla debolezza mia ricorrevano per l'assistenza, che più d'ogni'altro haveva d'appoggio bisogno. Sopra molti pulpiti d'Italia negotiai con qualche fortuna la meschinità de miei talenti. Fui per il Quaresimal corso nelle cathedrali di Pavia, Cremona, Massa Cybea, et due volte d'Alessandria, nelle celebri Basiliche delle Vigne di Genova, di S. Gaudentio di Novara, di S. Lorenzo Maggiore di Milano, di Santa Maria formosa di Venetia, di S. Prospero di Reggio, di S. Alessandro, et ultimamente nella famosa di S. Maria Maggiore di Bergamo, et nelle Chiese de Conventi di Viadana, Imola, Casale, et Cremona udito; et come non ancor Sacerdote l'Apostolico ministero cominciassi, così favorì il Cielo la dispositione della mia puoca habilità, perché fra gl'altri potessi comparire. Benchè non virtuoso, pur della virtù amante, cooperai per l'erettione in Bergamo d'un Accademia di belle lettere, et congionto a Bonifacio Agliardi stato d'Adria Illustrissimo Pastore, et Clemente Rivola fu poi Arciprete di S. Maria antica di Verona, furno le fondamenta gettate di quell'Accademia,
[Pag. 512] ch'or detta de gl'Eccitati a qualunque altra nella coppia, et qualità de suoi allievi non invidia. Tengo in essa il titolo d'Ansioso, et con la carica di Vice Prencipe, piacque a miei Signori Conaccademici la reggessi. Dal sagro Tribunale dell'Inquisitione hebbi l'impiego di Consultore, et Vicario del S. Officio; onde poi per commissione del Serenissimo Prencipe, Vescovo, et Inquisitore fui l'anno 1657, nella valle Cavallina, inviato per l'estirpatione de Settarij novellamente introdutti detti Pelagini, et vi posi il necessario rimedio. Cagione d'alcuni decreti fatti nella Sinodo Diocesana 1648, allo stato regolare pregiudiciali, convennero i Religiosi tutti della Città, et Diocesi all'eleggermi unitamente con il P. D. Giovanni Caleppio Teatino soggetto de più eminenti di virtù habbia la nostra Città in capo del Clero regolare; nè dall'impresa si ritirassimo, prima di veder, anco con Ducale del Prencipe 19 Giugno 1649, que' decreti sopiti, et l'ordine regolare nello stato primiero di quiete riposto. Dalla benignità della Congregatione, et suoi Superiori, quegl'honori riconosco, che poi servirno alla mia puoca intelligenza di fregio. Nel capitolo primo di Roma nel rollo de Priori mi vidi descritto, in quello di Ferrara 1648, il peso m'addossorno del Monastero di Bergamo, che sei continuati anni governai. Nel Capitolo di Lodi 1654, mi vollero Visitator Generale, ricadutami novellamente, per la rinontia del P. Faustino Asperti l'anno 1646, la Prioranza di Bergamo nelle mani. Indi uscito l'anno 1657, Pontificio Breve, creato Compagno mi riconobbi del P. Carlo Commi Vicario Generale; et per nuovo Breve del 1659, riconfermato con il sucessore Fulgentio di Casale nel medesimo posto. Dopo di che celebratosi in Casale il Capitolo, eccomi l'anno 1661, in sito collocato di maggioranza suprema quanto al mio ineguale, altretanto a me cagione di mortificatione; sendo d'avantaggio piaciuto alla Santità d'Alessandro VII ordinarmi per l'anno terzo la continuatione nell'officio. Hor da questi uscito pur mi trovai dalla Prioranza di Bergamo, et Vicegerenza, come pur al presente
[Pag. 513] da questa aggravato, ferma restandomi la speranza d'haver anco un giorno a viver a me stesso, et la sospirata quiete pienamente godere. Quantunque per mille capi diffettoso, et di mancamenti ripieno pur l'osservanza regolare, et sopra tutto il culto di Dio con ogni maggior decoro, et essemplarità mi fu sempre a cuore, et se è lecito de doni di Dio gloriarsi senza minimo neo di vana ostentatione, ringratio la D. M., che mai permettesse in me un minimo prurito di vestire ne pur un paro calzette d'altro colore, che bianco conforme l'antico instituto della Congregatione; di mai uscir con il mantello (se non forsi in tempo di pioggia) di casa, anco quando il sangue nel fiore della gioventù mi bolliva; ne mai senza compagno fuor di Monastero da che indegnamente porto l'habito di S. Agostino essermi lasciato vedere. Procurai con l'espressione de miei sudori beneficar il mio Monastero; onde in esso mutai luoghi inhabitabili in commodissime stanze, et molto nobili, che a me hor servono d'habitatione; raccolsi forbita, et scielta Libreria con spesa di più di mille doppie; feci la nuova Cisterna del chiostro primo nel mezzo d'esso fabricare; accrebbi la Sagristia di sagre suppellettili; arrichij la Chiesa de sagri depositi del corpo di S. Placido Martire, et insigni Reliquie de Santi Nemesio, Celso, Vittoria, et Ellodoro. Finalmente le Capelle dal lato destro della Chiesa nell'entrare, all'uniformità ridussi, et architettura nel prospetto di quelle della sinistra. Affaticai anco con la penna più per non star in otio, che perché lodi ne sperassi, onde del mio alle stampe si trovano:
Le glorie di Bergamo per S. Fermo Martire.
In Bergamo per Marc'Antonio Rossi 1641.
Dolcezze amare sotto nome di Vito Canaldo.
Che per anagramma dice Donato Calvi. In Finale per Matteo Squadra 1643.
Galeria della morte, che contiene cento epitaffi giocosi.
In Bergamo per il Rossi 1643.
Nei Giovedì estivi.
Sono:
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Il Parto di Scarpi: Prosa, et Canzone
Discors. accad. se più in un giovane disdica mancanza d'Amore, o in un vecchio l'esser bersaglio de strali di Cupido.
La Genitrice percossa. Declamatione
Sechelo sbranato.
Prosa, et versi con altre compositioni tutte in Bergamo per il Rossi 1645.
Osservationi sopra l'universal Giubileo dell'Anno Santo 1650.
Publicate per ordine di Monsign. Dovara Arcivescovo d'Aleppo Vic. Generale dal suo Capellano. Ivi 1650.
Ragguaglio di Sparta narratione panegirica per le glorie di Paolo Leoni Podestà. Ivi 1652.
Saggio della vita, et meriti di S. Nicola etc. Ivi 1652.
Misteriose pitture del Palazzo Moroni. Ivi 1655.
L'aggroppamento de Pianeti Panegirico per S. Aquilino Mar. In Milano per il Gariboldi 1656.
Tenue tributo di lodi per le glorie di Pietro Gradenigo etc. In Bergamo per il Rossi 1657.
Rituale August. Congreg. Obs. Lomb. etc. Bergomi apud Rubeos 1662.
Scena letteraria degli Scrittori Bergamaschi. Ivi 1664.
Campidoglio de Guerrieri, et altri illustri personaggi di Bergamo. In Milano per Francesco Vigone 1668.
Delle memorie Istoriche della Congr. Oss. di Lombardia dell'Ordine di S. Agostino. Parte prima. Ivi.
Pur altre mie debolezze allestite sono, et altre si vanno pian piano disponendo cioè:
Filosofia delle donne conforme l'ordine d'Aristotele etc.
Disputationi, et questioni accademiche.
Cento discorsi sopra la regola del gran Patriarca S. Agostino.
Delle memorie Istoriche della Congr. Oss. di Lombar. parte seconda, terza, et quarta.
Effemeride sagro profana di Bergamo, et suo Territorio etc.
Sagro concistoro de Prelati Bergamaschi.
Panteone de Santi, Beati, et Servi di Dio di Bergamo.
Teatro d'honore delle fameglie patritie di Bergamo.
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Corso morale sopra i Vangeli festivi di tutto l'anno.
Discorsi accademici.
Stillicidij poetici.
Impressiones Italicae Scelectiorum omnium librorum, qui ab ortu typographiae usque in hodienum diem prodierunt in lucem Cathalogus; in quo auctorum opera, et nomina item, et impressionis Urbium, locorum, typographorum, etc. annorum brevi, et clara methodo secundum Civitatum, et materiorum Ordinem recensentur, omnibus etc.