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monaci e cultura agostiniani: I MUSICISTI

Chiesa e convento di S. Agostino a Como: catasto teresiano del XVIII secolo

Chiesa e convento di S. Agostino a Como

 

 

Frate GUGLIEMO LIPPARINO

(Bologna 1570 - Bologna ...)

 

 

 

Ancora giovane Lipparino, nato a Bologna verso il 1570, entrò nella Congregazione agostiniana detta di Lombardia, che nella sua città natale conduceva il convento di San Giacomo. Fra Gugliemo studiò musica sotto la guida di Tiburzio Massaino, anch'egli agostiniano dell'Osservanza. Probabilmente seguì nel 1594 il maestro fino a Cremona. Forse fu proprio da questo convento agostiniano cremonese che Ercole Sfrondati, duca di Montemarciano e nipote di Gregorio XIV, lo trasse per farne il precettore musicale del figlio Paolo nato nel 1591. Guglielmo Lipparino seguì in seguito lo Sfrondati a Bellagio, dove di solito soggiornava frequentemente. In questi anni il musicista agostiniano cominciò a pubblicare le proprie composizioni con il I° e II° Libro delle canzonette a Tre Voci nel 1600 e 1605.

La lettera dedicatoria della terza opera rivolta allo Sfrondati, data "Bellagio li 15 marzo 1609" suona come un cortese congedo dal proprio mecenate. Nel frontespizio di quest'opera non figura alcuna "qualifica personale" o "professionale" accanto al nome dell'autore, il che lascia intendere che il Lipparino non avesse più alcun incarico. Tuttavia poco dopo lo troviamo nella nuova veste di Maestro di Cappella del Duomo di Como, carica ottenuta probabilmente con l'appoggio dello Sfrondati stesso. E' pur tuttavia vero che solo nel 1618 egli viene esplicitamente qualificato come "Maestro di Cappella": ma la lettera dedicatoria al cardinale di Cremona nella sua opera "Messe", stampata nel 1623, esprime chiaramente che "io che per molt'anni vivo a parte dei gusti di questa città, servendo (benchè indegnamente) per maestro di Cappella nella Cattedrale."

Il che conferma l'ipotesi che il Lipparino abbia assunto questa carica nel 1609 o poco dopo. Rimase certamente a Como in questa veste fino a tutto il dicembre del 1628, dopodichè se ne perdono le tracce per qualche anno. Molto probabilmente durante la carestia del 1629 o alle prime avvisaglie della pestilenza se ne ritornò a Bologna nel suo convento di san Giacomo, dove viveva ancora nel 1637. Sua residenza negli ultimi anni trascorsi a Como fu certamente il convento di sant'Agostino nell'omonimo borgo.

Tornato semplice frate a Bologna, passò nel suo S. Giacomo, tranquillo e sereno, il resto della sua vita. Pubblicò 14 opere, l'ultima delle quali nel 1637: di queste, sette si trovano al Liceo Musicale di Bologna.

1) Il I Libro delle Canzonette, a 3 voci (Venezia, Vincenti, 1600)

2) Il II Libro delle Canzonette, a 3 voci (Venezia, Vincenti, 1605)

3) Il I Libro dei Mottetti a 7-8 e uno a 15 voci (Venezia, Raverio, 1609).

4) Canzoni, a 2, 4 e 8 voci (Venezia, 1619)

5) Litanie della B. V., a 1, 2, 3 voci con il Basso e l'Organo (Venezia, 1623)

6) Messe a 8 e 9 voci con il Te Deum Laudamus a 8 il suo Basso continuo (Venezia, Vincenti, 1623).

7) Sacri concerti a 4-5-6-8 e 10 voci con il Basso continuo Libro II (Venezia, Vincenti, 1627). Sono 26 composizioni.

8) Sacri concerti a 5 voci con il suo Baso per l'Organo, Libro I op. XI (Vincenti, 1629).

9) Sacri concerti da 1 a 4 v. con le litanie. (Venezia, Vincenti, 1635).

In calce ai 25 componimenti che contiene quest'opera - che è la XIII - sono otto sonate per violino, ognuna delle quali è intestata a una delle nobili famiglie bolognesi; cioè: La Bentivoglia - La Paleota - La Campeggia - La Bovia - La Guidota - La Pepoli - La Malvezza - La Bologneta.

10) Salmi concertati, a 8 voci - op. XIV (Venezia, Vincenti, 1637). E' dedicata al R. P. Giulio Cesare Quaquarelli da Bologna "padre mio in X.to osservandissimo", e datata da Venezia il 15 marzo 1637.

Quando il Lipparino sia tornato definitivamente alla sua Bologna, come accennavo dianzi, si può arguire con probabilità dalla sua opera XII del 1634, nella quale non si dice più M° di Como, e la quale dedica "alla sacratissima et miracolosa imagine della B. V. M. del Baraccano", venerata in Bologna. L'op. ha per titolo: "Le Sacre laudi, che si cantano nella S. Casa di Loreto" a 3-4-5 e 8 voci; e le litanie vi sono musicate in 14 maniere diverse.

Prova del pregio in cui le composizioni del Lipparino erano tenute anche all'estero, è il fatto che Abramo Schad - oculato raccoglitore delle musiche più pregevoli - nel suo Promptuarii musici Pars I.a (Strasburgo, 1611) incluse due pezzi del nostro: Hodie nobis, a 7 e Puer meus a 8 voci.

A proposito del Lipparino il Gaspari è tormentato da un punto interrogativo: dato che i frati erano maestri di cappella soltanto nelle loro chiese, come va che troviamo il Lipparino maestro nella cattedrale di Como? Perché questa eccezione? E non sa che cosa rispondersi. Intanto questa eccezione non è né la prima, né la sola; perché sono ben sei agostiniani maestri di cappella in otto cattedrali: P. Mario Agatea a Modena - P. Ippolito Baccusi a Mantova e Verona - P. Gerolamo Bartei a Volterra - P. Tiburzio Massaini a Piacenza e Lodi - P. Carlo Milanuzzi a Camerino - P. Stefano Vanni in Ascoli. Il principio, dunque, "i frati nelle loro chiese" non è così generale come crede il Gaspari. E allora la risposta al suo interrogativo non mi sembra difficile.

Se si trattasse di un caso isolato, non trovandoci di fronte a un genio, si potrebbe pensare a una combinazione qualunque, o a una simpatia personale. Ma, dato il ripetersi di queste eccezioni, mi pare che esse depongano a favore della valentia (o virtuosità, come allora dicevano) degli eletti in chiese non loro; tanto maggiore quanto il principio "i frati a casa loro" è più generale. Oppure dobbiamo ammettere - perché non ci si rinfacci il Cicero pro domo sua - per lo meno che in quelle determinate circostanze non si trovavano facilmente maestri migliori e più degni.