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Teologi agostiniani: DIONISIO DA SAN SEPOLCRO

Dionisio da San Sepolcro, immagine dalla Libreria del convento di S. Barnaba a Brescia

Dionisio da San Sepolcro

Libreria del convento

di S. Barnaba a Brescia

 

 

DIONISIO DA SAN SEPOLCRO

(ca. 1300 - 1342)

 

 

 

Dionisio di Borgo san Sepolcro fu frate monaco agostiniano di grandi qualità. Abbiamo una sua riproduzione (con in mano un libro aperto e in atteggiamento estatico e riflessivo) negli affreschi della Libreria del Convento agostiniano di santa Barbara a Brescia.

Dionigi di Borgo San Sepolcro fu confessore di Petrarca e insegnò a Boccaccio i primi rudimenti dell'educazione umanistica. Dionisio fu anche vescovo di Monopoli in Puglia.

Egli è noto, cosa non rara nel Trecento, con il nome della città in cui nacque, oggi Sansepolcro in Toscana. In realtà apparteneva alla famiglia de' Roberti.

Entrò nel monastero agostiniano di Borgo San Sepolcro in giovane età. Questo monastero era stato fondato nel 1281. Venne inviato a studiare teologia alla Sorbona di Parigi dove si è laureato nel 1317-1318. Si laureò in medicina nel 1324. A Parigi pratica anche l'astrologia e prevede l'inaspettata morte di Castruccio Castracani. Giovanni Villani gli aveva scritto confidandogli le ultime notizie provenienti dall'Italia, profondamente preoccupato per quello che Castracani e l'imperatore Luigi di Baviera stavano architettando. Dionigi gli rispose dicendo che nessuno di quelle cose sarebbe accaduta, perché Castracani stava per morire, il che di fatto avvenne. Egli ha acquisito il titolo di definitore e di magister Sacrae Paginae, anche se questo viene raramente attestato. E' probabile che ne sia insignito dopo aver lasciato l'Università di Parigi. Egli ha viaggiato moto: nel 1329 fu inviato in missione diplomatica dal Cardinale Napoleone Orsini, nel 1332 è stato a Venezia, nel 1333 ha trascorso un lungo periodo ad Avignone insegnando presso il Collegio Agostiniano che sorgeva in quella città. Nel 1335 lo troviamo a Grasse. Nel 1337 si recò a Firenze, a ottobre del 1338 si recò a Napoli per rimanervi tutto il resto della sua vita.

A Napoli ha vissuto nel convento agostiniano e in città conobbe altri intellettuali tra cui Andalò Del Negro, Paolo Minorita, Niccolò Acciaiuoli, Paolo dell'Abbaco, Paolo da Perugia, Graziolo de' Bambaglioli e Cino da Pistoia. Conobbe il favore del re di Napoli Roberto grazie alle sue conoscenze d'astrologia e del suo classico latino. Prima l'inverno del 1338 il re lo incaricò di risolvere una contesa tra le fazioni dei cittadini di L'Aquila. Il 17 marzo 1340 fu consacrato vescovo di Monopoli su richiesta del re. Morì il 31 marzo 1342 e Petrarca ne scrisse epitaffio.

Dionigi era stato il confessore di Petrarca durante il suo soggiorno ad Avignone. Petrarca ebbe con lui anche uno scambio epistolare e molto di ciò che sappiamo su Dionigi deriva da questa corrispondenza. Sappiamo che conobbe Petrarca nel 1333 grazie a Giacomo Colonna. Dionigi raccomanda a Petrarca la lettura delle Confessioni di Agostino, che non aveva mai letto. Dionigi gliene donò una copia tascabile, che Petrarca portava con sè ovunque andasse. Pare che la sua influenza su Petrarca abbia avuto un ruolo fondamentale nella sua crisi morale. Oltre a Laura Dionigi confortò Petrarca quando affrontò la sua lunga ascesa al Mont Ventoux. Dionigi riuscì a convincere il re di Napoli Roberto a conferire a Petrarca una corona di alloro. Petrarca a sua volta invitò Dionigi a visitare Vaucluse mentre si trovava a Napoli nel 1338e lo fece con un versetto lettera pieno di lusinghe per il Re. Dionigi organizzò la visita di Petrarca a Napoli nel febbraio del 1341, quando il re Roberto lo accolse per conferirgli l'alloro.

Giovanni Boccaccio, che aveva vissuto a Napoli ed era stato il benvenuto alla corte di Re Roberto dal 1327, quando aveva quattordici anni, ritornando a Firenze, probabilmente alla fine del 1340, gli scrisse una lettera ricordando la morte del suo "reverendo padre e maestro" Dionigi. La sua morte aveva "lasciato nulla per lui nel mondo". Fu Dionigi a introdurre Boccaccio alla lettura delle opere di Agostino, Seneca e Petrarca

La maggior parte degli scritti di Dionigi sono andati persi. Oggi conserviamo solo:

• Un commento sul primo libro Sententiae di Pietro Lombardo  (sul quale egli aveva conseguito la sua licenza liceale)

• un trattato sulla logica,

• un commento sull'Economia di Aristotele

• un commento a Valerio Massimo (fra i libri che Boccaccio lasciò il eredità al convento fiorentino di Santo Spirito, c’è anche uno "Scriptum magistri Dionisii de Burgo super Valerio Maximo.")

Quest'ultimo è stato stampato, a Strasburgo nel 1470. Gli sono stati attribuiti alcuni altri commenti.