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CICLI AGOSTINIANI in AFRICA: IPPONA

Agostino a familiari nel rus Cassiciacum di Verecondo

Agostino a familiari nel rus Cassiciacum di Verecondo

 

 

ANTOINE BESSAC

1924

Basilica di sant'Agostino a Ippona

 

Agostino, Monica, Navigio e Adeodato a rus Cassiciacum

 

 

 

La scena proposta da Bessac ha una propria straordinaria forza, tanto più che il soggetto è trattato con grande originalità. Con lo sfondo di un riposante paesaggio agreste l'episodio principale vede Agostino e Monica seduti fianco a fianco immersi nella meditazione della lettura della Parola di Dio. Li osservano partecipi Adeodato e probabilmente il fratello Navigio più che l'amico Alipio. Agostino e Monica sono nimbati: Monica sembra quasi raccomandare qualcosa ad Agostino il cui sguardo vola verso l'eterno. Adeodato, con le mani congiunte, è seduto dinanzi con uno sguardo attento e partecipe. veglia con profonda intensità su tutti Navigio. La scena si ispira e rende l'idea di quello che fu il cenacolo agostiniano nella villa di Verecondo a Cassago Brianza.

Fra il 386 e il 387 Agostino fu ospitato dall'amico grammatico milanese Verecondo nella sua villa di campagna nel rus Cassiciacum. Vi scrisse i Dialoghi e alcune lettere, dove traspare la prorompente vitalità della sua adesione al cristianesimo.  Agostino si ritira nella quiete delle Prealpi con la madre, il figlio, il fratello Navigo, Alipio, gli amici e discepoli di Tagaste Trigezio e Licenzio, i cugini Lastidiano e Rustico. Qui ritempra la sua salute e perfeziona la meditazione su alcuni temi fondamentali. Nel silenzio e nella pace della natura hanno inizio le dispute di filosofia su tre argomenti: la certezza, la felicità, il male. All'inizio della Quaresima del 387 lascia Cassiciaco, per far ritorno a Milano.

Si preparano con lui al Battesimo il figlio Adeodato e l'amico prediletto Alipio. Frutto delle discussioni con gli amici sono quattro dialoghi: Contro gli Accademici, La Felicità, l'Ordine, I Soliloqui. Medita, prega, legge con indicibile gaudio i Salmi; passa molte ore del giorno in dispute e colloqui con familiari e amici. La villa di Cassiciaco diventa un cenacolo di alta cultura e di spiritualità. Agostino si mostra dottore di inesauribile vena, di eccezionale equilibrio, di saggezza straordinaria. Sotto il meraviglioso cielo di Lombardia, la vista da una parte degli sterminati orizzonti della sua vasta pianura, dall'altra delle Alpi maestose e candide di nevi, tutto lo incanta e lo spinge a sognare la fulgida visione della verità, "ad cantandum de medullis omnibus".

Un eccezionale ed appassionato ricordo di quel luogo ci è stato assicurato in un passo del IX libro delle Confessioni, quando testualmente Agostino scrive: « ... Tuoi siamo, lo attestano le tue esortazioni e poi le tue consolazioni: fedele alle promesse, rendi a Verecondo, in cambio della sua campagna a Cassiciaco, ove riposammo in te dalla bufera del mondo, l'amenità in eterno verdeggiante del tuo paradiso, poiché gli hai rimesso i suoi peccati sulla terra, sulla montagna pingue, la tua montagna, la montagna ubertosa ... »