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CICLI AGOSTINIANI in AFRICA: IPPONA

Morte di Agostino a Ippona

Morte di Agostino a Ippona

 

 

ANTOINE BESSAC

1924

Basilica di sant'Agostino a Ippona

 

Morte di Agostino a Ippona nel 430

 

 

 

Narra Possidio che Agostino negli ultimi giorni fece trascrivere i salmi davidici che trattano della penitenza e fece affiggere i fogli contro la parete, così che stando a letto durante la sua infermità li poteva vedere e leggere, e piangeva ininterrottamente a calde lacrime ... e in tutto quel tempo stette in preghiera ... si addormentò coi suoi padri, in prospera vecchiaia (1 Re, 2, 10).

Bessac ha riletto e rispettato il racconto di Possidio con l'aggiunta della donna che con il suo bambino ammalato si affaccia nella camera del santo vescovo per chiederne la guarigione. La malattia si aggrava; fa scrivere sulla parete di fronte al letto i Salmi penitenziali e li legge ogni tanto con occhi bagnati di lacrime. Medita e prega, in un colloquio continuo con Dio. Nelle piene facoltà mentali, si rende conto della sua malattia. Ma la forte fibra ormai non resiste più. Tutti i suoi sono intorno alletto e pregano meravigliati della sua serena e luminosa malattia. Quando l'anima prende il volo per il ciclo, tutti si inginocchiano e pregano un santo. Agostino si addormenta nel Signore la notte del 28 agosto del 430; ha settantasei anni.

Muore povero, senza testamento, perchè è vissuto povero e non ha nulla da lasciare. Ma alla Chiesa lascia un clero numeroso e monasteri pieni di uomini e di donne votate al Signore. Ha preparato per i secoli il tesoro inestimabile della sua biblioteca con le sue opere e i molti codici che egli stesso ha raccolto. Il suo corpo è tumulato subito nella basilica, teatro delle sue molte vittorie. Iddio lo ha esaudito: in mezzo al suo popolo, per il quale si è sacrificato, vive e veglia a difesa della fede.

Dopo undici mesi di assedio Ippona resiste ancora; poi, dopo alterne vicende, i barbari si allontanano, ma per poco tempo, perchè, sconfitte le truppe imperiali, ritornano indietro e sfogano la loro vendetta sulla città; ma i cittadini l'hanno abbandonata in tempo. Tutto è distrutto: le case, i teatri, il foro sono incendiati; soltanto le chiese sono risparmiate. Così il sepolcro di Agostino è salvo. Per secoli i cristiani dell'Africa vanno pellegrini a pregare su quelle sacre spoglie, finché all'inizio del secolo VIII le invasioni mussulmane minacciano di profanarle.