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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Quattrocento > Maestro di BrugesCICLo AGOSTINIANo dEL MAESTRO DI BRUGES
Agostino incontra Gesù in riva al mare
MAESTRO DI BRUGES
1490 ca.
Metropolitan Museum di New York e National Gallery di Dublino
Agostino incontra il bambino Gesù sulla spiaggia
Questa leggenda è stata espressa in modo molto generale. Il soggetto sembra quasi il pretesto per dipingere un bel paesaggio fiammingo. La scena che ci interessa occupa il posto centrale e ricorda le meditazioni di Agostino sul tema della Trinità.
Un bimbo è seduto in riva al lago e versa dell'acqua nella sabbia: Agostino gli chiede perché lo fa sentendosi poi dare la famosa risposta dell'incapacità umana a comprendere la grandezza di Dio. Un grazioso paesaggio li circonda, fra acqua, terra e cielo: all'orizzonte si staglia una bella città con torri, palazzi e cinta muraria, chiese e campanili. Cinque religiosi passeggiano poco discosti e indossano l'abito eremitano. Lo stesso Agostino indossa il saio dei Canonici.
Cfr. Pierre de Natali, Catalogus Sanctorum
L'episodio descritto in questa leggenda è abbastanza noto: Agostino, grande indagatore del problema del Bene e del Male, un giorno passeggiava per una spiaggia quando incontrò un bambino-angelo che con un secchiello prendeva dell'acqua di mare e la versava in una piccola cavità nella sabbia. Alla domanda del Santo su che cosa stesse facendo, il bambino avrebbe risposto che voleva porre tutto il mare dentro quel buco. Quando il Santo gli fece notare che ciò era impossibile, il bambino avrebbe replicato che così come non era possibile versare tutto il mare dentro la buca allo stesso modo era impossibile che i misteri di Dio e della SS. Trinità entrassero nella sua piccola testa di uomo.
Ciò detto sparì, lasciando il grande filosofo nell'angoscia più completa. Secondo il parere di alcuni studiosi di parabole e leggende la narrazione potrebbe essere considerata un sogno effettivamente fantasticato dal Santo. Altri aggiungono che forse il colloquio non si sarebbe svolto esattamente come è stato raccontato, perché, prima di sparire, il Santo aveva potuto a sua volta replicare che la risposta non lo convinceva, in quanto - avrebbe obiettato - il mare e i misteri di Dio sono due realtà assai diverse. Pur impossibile, sarebbe stato teoricamente verosimile immaginare il versamento del mare in una buca e allora allo stesso modo si sarebbe potuto supporre che i misteri divini avrebbero potuto entrare in un cervello umano adatto allo scopo e se l'uomo non aveva ricevuto una mente con tali qualità la colpa sarebbe da imputare a Dio, che non aveva appunto voluto che i suoi misteri fossero concepiti dall'uomo, per lasciarlo nell'ignoranza e nel dubbio più atroci.
"Perché Dio non vuole essere capito?" avrebbe domandato il Santo al pargolo divenuto improvvisamente pensieroso. "Te lo dimostro subito" rispose il bambino dopo un momento di perplessità e così, mentre parlava, con il secchiello divenuto improvvisamente grandissimo e mostruoso, in un sol colpo raccolse l'acqua del mare, prosciugandolo, e la pose nella buca, che si allargò a dismisura fino ad inghiottire il mondo. A quella vista il Santo si svegliò con le lacrime agli occhi e capì.