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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Quattrocento > Maestro di BrugesCICLo AGOSTINIANo dEL MAESTRO DI BRUGES
La Pala del Maestro di Bruges: Morte di Agostino
alla National Gallery di Dublino
MAESTRO DI BRUGES
1490 ca.
Metropolitan Museum di New York e National Gallery di Dublino
Agostino sul letto di morte
L'autore ha realizzato in modo drammatico gli ultimi istanti della vita del santo. Lo si vede allungato su letto con il busto e il viso smagriti. Dei raggi di luce coronano la sua testa coperta da un berretto. Ai piedi del suo letto c'è un uomo che implora la sua guarigione. Agostino morente si volge verso la sua comunità che ha invaso l'intera camera.
Tutti i religiosi indossano il rocchetto e una corta cappa nera: tutti hanno la stessa capigliatura, ma le espressioni sono diverse. Il canonico che offre ad Agostino un cero, gli presenta con affetto anche un crocifisso.
Un altro porta la croce, altri due leggono un libro. Una tavola che rappresenta la Trinità è appeso sopra il letto mentre ai suoi piedi sono stati deposti tutti gli strumenti della quotidiana attività di ministro di Dio. Questo dipinto vero e drammatico è stato attribuito a Simone Marmion.
31. 1. Quel sant'uomo, nella lunga vita che Dio gli aveva concesso per l'utilità e il bene della santa chiesa (infatti visse 76 anni, e circa 40 anni da prete e vescovo), parlando con noi familiarmente era solito dire che, ricevuto il battesimo, neppure i cristiani e i sacerdoti più apprezzati debbono separarsi dal corpo senza degna e adatta penitenza.
31. 2. In tal modo egli si comportò nella sua ultima malattia: fece trascrivere i salmi davidici che trattano della penitenza - sono molto pochi - e fece affiggere i fogli contro la parete, così che stando a letto durante la sua infermità li poteva vedere e leggere, e piangeva ininterrottamente a calde lacrime.
31. 3. Perché nessuno disturbasse il suo raccoglimento, circa dieci giorni prima di morire, disse a noi, che lo assistevamo, di non far entrare nessuno, se non soltanto nelle ore in cui i medici entravano a visitarlo o gli si portava da mangiare. La sua disposizione fu osservata, ed egli in tutto quel tempo stette in preghiera.
31. 4. Fino alla sua ultima malattia predicò in chiesa la parola di Dio ininterrottamente, con zelo e con forza, con lucidità e intelligenza.
31. 5. Conservando intatte tutte le membra del corpo, sani la vista e l'udito, mentre noi eravamo presenti osservavamo e pregavamo, egli - come fu scritto - si addormentò coi suoi padri, in prospera vecchiaia (1 Re, 2, 10). Per accompagnare la deposizione del suo corpo, fu offerto a Dio il sacrificio in nostra presenza, e poi fu sepolto.
31. 6. Non fece testamento, perché povero di Dio non aveva motivo di farlo. Raccomandava sempre di conservare diligentemente per i posteri la biblioteca della chiesa con tutti i codici. Quel che la chiesa aveva di suppellettili e ornamenti, affidò al prete che alle sue dipendenze curava l'amministrazione della casa annessa alla chiesa.
31. 7. Né durante la vita né al momento di morire trattò i suoi parenti, sia quelli dediti alla vita monastica sia quelli di fuori, nel modo consueto nel mondo. Quando viveva, dava a costoro, se era necessario, quel che usava dare agli altri, non perché avessero ricchezze ma perché non fossero poveri e non lo fossero troppo.
31. 8. Lasciò alla chiesa clero abbondante e monasteri di uomini e donne praticanti la continenza con i loro superiori; inoltre, biblioteche contenenti libri e prediche sia suoi sia di altri santi, dai quali si può conoscere quanta sia stata, per dono di Dio, la sua grandezza nella chiesa e nei quali i fedeli lo trovano sempre vivo. In tal senso un poeta pagano, disponendo che i suoi gli facessero la tomba in luogo pubblico ed elevato, dettò questa epigrafe: Vuoi sapere, o viandante, che il poeta vive dopo la morte? Ecco, io dico ciò che tu leggi: la tua voce è la mia.
POSSIDIO, Gesta Augustini 31, 1 - 8