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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Quattrocento > VercelliCICLo AGOSTINIANo in san Marco a Vercelli
Agostino maestro insegna retorica agli studenti
MAESTRO LOMBARDO
1470-1480
Vercelli, chiesa di san Marco
Agostino insegna retorica
La scena descrive Agostino seduto in cattedra con davanti un libro mentre insegna retorica ai suoi allievi, Il giovane maestro si volge verso il alto alla sua sinistra per interloquire con alcuni personaggi che si sono alzati in piedi. Alla sua destra altri studenti sono seduti ordinatamente e osservano la discussione.
L'episodio si svolge all'interno di un locale dalle dimensioni notevoli che sono ulteriormente amplificate da una ardita veduta prospettica di stampo che prelude al rinascimento.
Agostino insegnò retorica per molti anni a Cartagine, Roma e Milano. Abbiamo testimonianza di questa sua attività negli scritti sia suoi sia in quelli di diversi autori, sia contemporanei che posteriori ad Agostino. In questa circostanza è difficile riconoscere a quale periodo si riferisca la scena.
Così insegnò prima grammatica nella sua città e poi retorica a Cartagine, capitale dell'Africa.
POSSIDIO, Gesta Augustini 1, 2
Dalla mia patria però fuggii ... così dal paese di Tagaste mi trasferii a Cartagine.
AGOSTINO, Confessioni 4, 7, 12
Fu dunque per la tua azione verso di me che mi lasciai indurre a raggiungere Roma e a insegnare piuttosto là ciò che insegnavo a Cartagine.
AGOSTINO, Confessioni 5, 8, 14
Trascorremmo questo periodo di nove anni, dal diciannovesimo al ventottesimo, cadendo e traendo in agguati, fra inganni subiti e attuati, in preda a diverse passioni, pubblicamente praticando l'insegnamento delle cosiddette discipline liberali, privatamente una religione spuria; superbi nel primo, superstizioni nella seconda. Attraverso l'insegnamento inseguivo una fama popolare vuota fino agli applausi teatrali, ai certami poetici, a gare per una corona di fieno, a spettacoli frivoli e passioni sregolate; attraverso la seconda cercavo la purificazione da queste macchie mediante le vivande che portavamo agli eletti e ai santoni, come li chiamavano, affinché nell'officina del loro ventricolo ne fabbricassero per noi gli angeli e gli dei nostri liberatori. Io seguivo queste pratiche, le compivo insieme ai miei amici, ingannandoli e ingannandomi con loro ... In quegli anni insegnavo retorica: vinto cioè dalla mia passione, vendevo chiacchiere atte a vincere cause.
AGOSTINO, Confessioni 4, 1, 1
Agostino insegnò la retorica per diversi anni a Cartagine, poi, all'insaputa della madre si recò a Roma dove aprì una scuola.
JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea
Verso il 384 Agostino lascia Cartagine per andare ad insegnare a Roma.
Agostino in realtà sta cercando di fare carriera e pertanto inizia il viaggio di avvicinamento alla città dove risiede l'imperatore (Milano) passando per Roma, dove ha amici manichei potenti ed influenti.
Agisti dunque su di me fino a farmi maturare la decisione di partire alla volta di Roma, per insegnare là invece che a Cartagine la mia disciplina. Come poi venni a questa convinzione io non te lo voglio tacere, dato che anche in questi fatti bisogna riconoscere e celebrare le tue profondità segrete e la tua attenzione costante e tenerissima per noi. Non volevo andare a Roma per le prospettive di maggiori guadagni e maggior prestigio con cui gli amici volevano allettarmi - benché anche queste cose allora avessero peso sulle mie decisioni. Ma la ragione prima e forse unica era la fama che gli studenti di là avevano d'essere più tranquilli, e disciplinati da un ordinamento più rigoroso: e non avevano l'abitudine di irrompere alla spicciolata e alla rinfusa in una scuola se non erano allievi di quel maestro, anzi non vi erano affatto ammessi senza il suo permesso. A Cartagine invece l'indisciplina degli studenti è vergognosa e sfrenata: hanno l'impudenza di cacciarsi dove vogliono, sono come furie che turbano l'ordine istituito per il profitto degli allievi.
Commettono ogni sorta di insolenze di una scempiaggine incredibile, che le leggi dovrebbero punire, se l'usanza non li proteggesse. E si rivelano tanto più miserabili, in quanto agiscono come se ciò che fanno fosse lecito, mentre per la tua legge non lo sarà mai; e credono di passare impuniti quando è la stessa cecità del loro agire la pena, e soffrono cose incomparabilmente peggiori di quelle che fanno. E io che da studente m'ero sempre rifiutato di indulgere a quegli usi, adesso da professore ero costretto a sopportarli da parte altrui: per questo aspiravo ad andarmene dove questo, stando a chi ne era informato, non sarebbe accaduto.
AGOSTINO, Confessioni 5, 12, 22
Perciò quando il prefetto di Roma ricevette da Milano la richiesta per quella città di un maestro di retorica, con l'offerta anche del viaggio sulle vetture di Stato, proprio io brigai ... perchè Simmaco m'inviasse a Milano.
AGOSTINO, Confessioni 5, 13, 23