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CICLo AGOSTINIANo in san Marco a Vercelli

Icnografia della chiesa di san Marco a Vercelli

Icnografia della chiesa agostiniana di san Marco a Vercelli

a. cappella dei santi Leonardo ed Elena

b. cappella di santa Dorotea      c. cappella di S. Nicola da Tolentino

d. quarta navata    e. cappella di S. Antonio

f. decorazione volta absidale    h. altare maggiore

k. capitello visconteo     F. campanile

q. Cappella della natività della Vergine Maria

s. affresco con levatrice       N. altare di san Pasquale

M. cappella di san Defendente

 

 

MAESTRO LOMBARDO

1470-1480

Vercelli, chiesa di san Marco

 

Episodi della Vita di sant'Agostino

 

 

 

Risalgono alla fine del Quattrocento gli affreschi scoperti nella terza cappella della navata di destra della chiesa di san Marco a Vercelli e raccontano la storia della vita di Sant'Agostino a partire dalla sua nascita, alla formazione scolastica, per poi passare al viaggio a Roma e culminano con il battesimo di Agostino per opera di sant'Ambrogio a Milano nella Pasqua del 387. Questi affreschi sono stati riportati alla luce dal lavoro di recupero dei restauratori della scuola di Venaria.

Il ritrovamento ha un valore straordinario per l'importanza della scoperta. Questo ciclo di affreschi è più antico e di qualità senza dubbio più alta rispetto al ciclo della Vergine e all'albero di Jesse ritrovati nella stessa chiesa. L'attribuzione è in fase di studio, ma risale quasi certamente a un periodo tra il 1470 e il 1480, e la mano dovrebbe appartenere alla scuola lombarda, in ambito lodigiano.

La cappella dedicata a sant'Agostino e a sua madre Monica corrisponde senz'altro a quella annotata nella visita apostolica di Carlo Borromeo del 1584. Probabilmente le storie della vita del santo proseguivano nella parete sottostante, ma con la successiva apertura delle finestre buona parte di questo ciclo è andata persa.

Il ritrovamento fornirà anche un nuovo tassello alla storia degli affreschi «strappati» da San Marco e riportati su tela, che ora sono conservati al Museo Borgogna. Uno di questi rappresenta proprio, a mezzo busto, Agostino: una scritta sullo sfondo indica chiaramente che si tratta del santo vescovo di Ippona, rappresentato nella tradizionale veste iconografica di vescovo con la mitra, il pastorale e un libro.

La chiesa di San Marco era retta dai frati agostiniani e costituisce uno degli esempi più marcati di architettura gotica a Vercelli. La chiesa di san Marco cessò di essere luogo dì culto dal 1799 e, dopo varie vicende ed usi, fu trasformata in sede di mercato nel 1885. Mentre le linee della facciata sono andate distrutte, l'interno invece si impone per la sua bellezza nonostante le trasformazioni. Le tre navate, con volte a crociera costolonate, sono sorrette da pilastri cilindrici. L'abside poligonale è stata rovinata in basso per l'apertura di una porta. In alto invece si può scorgere l'antica forma pentagonale. Poiché il pavimento è stato sopraelevato le basi dei pilastri sono rimaste coperte. Alla destra del passaggio dalle navate al presbiterio è posto, in alto, un capitello scolpito che reca l'insegna della serpe che divora un bambino, ricordo araldico della dominazione dei Visconti (1335-1427). La chiesa costituiva, con S. Paolo e S. Francesco, uno degli esempi più belli del gotico a Vercelli. L'inizio della costruzione risale al 1266 e la chiesa venne portata a termine più dì due secoli dopo nel 1479. Retta dagli Eremitani di sant'Agostino dalla metà del Trecento fino al primo Cinquecento, fu uno splendido esempio di pittura murale per la città e gli artisti che vi operarono. Parte degli affreschi ricuperati e restaurati sono conservati in alcune sale del Museo Borgogna e costituiscono una testimonianza preziosa dell'importanza della chiesa: si va dai ricordi trecenteschi del grande affresco raffigurante la Madonna col Bambino con una teoria di santi e donatore, agli affreschi quattrocenteschi raffiguranti scene della Crocifissione, un Giudizio Universale, vite di santi e due splendidi monaci muratori.

La chiesa aveva anche molte cappelle, e relativi altari, che ricordavano diverse famiglie appartenenti alla nobiltà vercellese. Ricordiamo l'altare di sant'Agostino, fatto scolpire dalla famiglia Alciati; la cappella di san Nicola di Tolentino, appartenente alla famiglia Pettenati; quella di santa Dorotea, voluta dagli Avogadro di Valdengo. Le trasformazioni hanno conservato poco dell'antico splendore (già nel 1841 la chiesa, dì proprietà in quel momento di Baldassarre Avogadro di Casanova, venne affittata ad “uso cavallerizza"). L'altare maggiore di san Michele proviene da san Marco: é opera della metà del Settecento

e venne donato dal marchese Benedetto Agostino Cusano. Un terzo altare, sempre proveniente da san Marco, fu inserito nella prima cappella a sinistra della chiesa di san Lorenzo, quando, nel 1851-1853, questa chiesa venne rinnovata su disegno dell'architetto Giuseppe Locarni. Uscendo dall'abside si scorge una torre campanaria a base ottagonale forse legata a un edificio appartenente agli Avogadro che tanta parte ebbero nella storia di questa chiesa.

Il convento annesso alla chiesa venne adattato ad usi civili e si può riconoscere nell'odierno palazzo Pugliese Levi uno splendido scalone settecentesco progettato dall'architetto Barberis mentre era impegnato nei lavori del Duomo. Attualmente la chiesa è stata trasformata in uno spazio, definito "Arca", da utilizzare per eventi di straordinario interesse culturale.