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CICLo AGOSTINIANo del Chiostro dei Morti a firenze

San Tommaso da Villanova risana un bambino schiacciato da un carro

San Tommaso da Villanova risana un bambino: particolare del santo

 

 

PERINI GIOVANNI

1658-1670

Chiostro dei Morti del Convento di S. Spirito a Firenze

 

San Tommaso da Villanova risana un bambino schiacciato da un carro

 

 

 

"Nella Terza si mira effigiato da Giovanni Perini il miracolo che fece l'istesso S. Tommaso di sanare un fanciullo, che mortalmente era stato offeso da un Carro."

La scena si riferisce ad un episodio miracoloso che vede come protagonista san Tommaso da Villanova agostiniano. Come specifica la scritta [SAN TOMMASO] RISANA UN FANCIULLO OFFESO MORTALMENTE DA UN CARRO. Il santo occupa il centro dell'episodio ed allargando le braccia rivolge lo sguardo al cielo in preghiera supplice. Fra le nuvole sta assiso sant'Agostino in abiti vescovili, che con il suo intervento aiuta ed esaudisce la richiesta di Tommaso da Villanova.

Davanti a lui sta accasciato esanime un giovane travolto da un carro, sorretto pietosamente da due persone, di cui la più anziana con la barba bianca è forse il padre che implora aiuto.

Tutto intorno altre persone e ragazzi assistono alla scena con curiosità, trafelazione e partecipazione alla tragedia che si è appena compiuta in cui il ragazzo è stato travolto e martoriato mortalmente dal carro. Secondo la tradizione l'intercessione di san Tommaso da Villanova permetterà al ragazzo di riprendersi e superare l'esito della ferita mortale.

Sulla destra un gruppo di animali, un cane, una capra, un agnello osservano la scena. L'episodio narrato completa i riferimenti che il ciclo pittorico riserva a Tommaso da Villanova, frate agostiniano di grande spiritualità, proclamato santo dell'Ordine alle origini assieme a san Nicola da Tolentino. Quanto al valore della preghiera san Tommaso soleva affermare che «La preghiera è come il calore naturale per lo stomaco: senza di esso è impossibile che il cibo sia digerito».

 

San Tommaso da Villanova

Tommaso di Villanova, al secolo Tomás García Martínez (Fuenllana, 1488 circa - Valencia, 1555), fu un religioso spagnolo degli Eremitani di sant'Agostino, divenuto poi arcivescovo di Valencia. Fu anche asceta e predicatore ed è stato proclamato santo da papa Alessandro VII nel 1658. Figlio di un mugnaio, crebbe nella città di Villanueva de los Infantes: studiò presso l'Università di Alcalá de Henares, dove dopo la laurea divenne anche professore di filosofia (1514). Nel 1516 prese la decisione di entrare tra gli agostiniani di Salamanca: emise i voti perpetui nel 1518 e fu ordinato sacerdote; fu Superiore di vari conventi, poi Priore Provinciale per l'Andalusia e la Castiglia: fu il primo ad inviare dei missionari agostiniani nelle Americhe. Fu scelto da Carlo V come suo consigliere spirituale e confessore personale: l'imperatore lo stimava a tal punto da offrirgli l'arcivescovado di Granada, ma Tommaso di Villanuova rifiutò per umiltà; nel 1544, sollecitato anche dal papa, venne eletto arcivescovo di Valencia, pur continuando a occuparsi del suo Ordine. Valencia si trovava in una condizione spirituale deplorevole: più di un secolo senza un vescovo residente, molti chierici in situazione irregolare, moreschi agitati. Tommaso, per prima cosa, dirige i suoi sforzi alla ricristianizzazione della diocesi. Per formare un clero capace di dare con la sua vita una testimonianza autentica, fonda il collegio-seminario della Presentazione (1550).

Convoca un sinodo e visita tutte le parrocchie, agendo con mano energica e paterna. Tra le sue opere pastorali, due in particolare meritano di essere ricordate: l'assistenza ai poveri e l'evangelizzazione dei moreschi. La riuscita attività in favore del gregge che gli era stato affidato e la sua erudizione fecero di lui uno degli uomini più rispettati del tempo e l'immagine del vescovo ideale. Morì nel 1555 a causa di una angina pectoris. I suoi resti sono esposti alla venerazione dei fedeli nella cattedrale di Valencia.

 

 

Giovanni Perini

Pittore poco noto, fu allievo  del Pignoni, e dipinse in Santo Spirito quattro lunette. I tipi scarni e appuntiti dei volti ricordano lo stile di opere analoghe, quali gli sportelli dipinti della sagrestia di Santa Maria Novella. I suoi episodi si contraddistinguono per l'abbondanza dei particolari descrittivi, che vengono disposti attorno all'evento miracoloso. Le espressioni dei volti e la gestualità dei personaggi conferiscono accenti di intensa solennità. Il pittore è in grado in questa occasione di esprimere al meglio la sua ispirazione artistica di origine pignonesca con accenti marcati cortoneschi.