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CICLo AGOSTINIANo di Rieti

L'absidiola della chiesa di sant'Agostino a Rieti con gli affreschi dei Manenti

L'absidiola della chiesa di sant'Agostino a Rieti con gli affreschi dei Manenti

 

 

MANENTI ASCANIO E VINCENZO

1630-1640

Rieti, chiesa di sant'Agostino, abside

 

Scene dalla Vita di sant'Agostino

 

 

 

All'interno della chiesa di sant'Agostino a Rieti, si trova la decorazione pittorica delle due absidiole della chiesa con le storie di Sant'Agostino e dei Santi dell'Ordine, riconducibili alla maniera dei Manenti (Ascanio, 1570 ca-1660, e Vincenzo, 1600-1674). Il catino dell'abside centrale fu gravemente lesionato dal terremoto del 1898. Purtroppo sono scarsissime le fonti d'archivio per poter determinare la genesi di quest'opera.

L'autore o gli autori hanno sostanzialmente scelto episodi della vita di Agostino che precedono la conversione e il suo ritorno in Africa.

La chiesa di sant'Agostino risale alla metà del Duecento e fu eretta in stile romanico-gotico. La facciata, di forma rettangolare, si presenta in pietra e termina con un attico leggermente sporgente. Vi si accede da un unico portale, che presenta una strombatura con tre ordini di colonne. A chiusura della strombatura sono presenti cinque archi a tutto sesto completati da un timpano. L'interno si presenta a navata unica con un soffitto a capriate in legno. Il presbiterio è strutturato in tre absidi da dove si aprono una finestra trifora e due bifore. Con Decreto del 17 giugno 2010 questa chiesa ha ottenuto il titolo e la dignità di basilica minore dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.

 

Manenti Ascanio

Ascanio nacque a Capradosso nel 1573. In seguito al matrimonio con una certa Lucia si stabilì ad Orvinio, dove aprì una bottega artistica. Partecipò alla vita politica del paese divenendo Consigliere o priore dal 1611 al 1660, anno della sua morte. Ascanio era a diretto contatto con l’Accademia dei Crescenzi, nata intorno al 1590, che costituiva uno dei più importanti centri artistici romani, che aveva in Cristoforo Roncalli il suo maggior esponente. Lo stretto legame con questo ambiente culturale tardo-manierista plasmò la sua formazione di artista. Tra i suoi dipinti ancora visibili a Rieti, si rammentano il S. Giovanni Battista tra la Maddalena e sant'Eligio in vescovado, un sant'Alessandro papa tra due donatori e la Madonna del Rosario nella chiesa di S. Francesco, le Storie di san Bernardino, affresco nell'oratorio omonimo e un quadro con sant'Andrea apostolo, conservato nel Museo civico. Opere di Ascanio Manenti si trovano anche nella chiesa di Pietro Martire in Rieti e nella chiesa di San Biagio a Tivoli. Ascanio oltre che padre fu il maestro di Vincenzo, che entrò fin da giovanissimo nella bottega artistica di famiglia.

 

Manenti Vincenzo

Nacque a Orvinio, nel Reatino, nel 1600 da Lucia e da Ascanio. Iniziò a lavorare nella bottega del padre, i cui insegnamenti gli servirono per comprendere i tratti del a cultura figurativa del tardo manierismo romano. Conosciamo poco i suoi primi lavori, anche perchè sono andati perduti. Accusato di aver aggredito una fanciulla, dovette allontanarsi da Orvinio trovando riparo in Abruzzo presso i nobili Ricci, presso cui lavorò tra il 1629 e il 1630 dipingendo scene mitologiche nel loro palazzo.

Dopo il ritorno in Sabina, presumibilmente a Rieti, si sposò con Beatrice De Amicis nel 1631. In città affrescò le lunette dei portali della cattedrale il che gli valse una successiva commissione per dipingere due cappelle interne. Nel chiostro nuovo del convento di S. Domenico realizzò nel 1634 alcune lunette con Storie di santa Colomba. In quel periodo Vincenzo si impegnò nella ricerca di un linguaggio pittorico svincolato dal tardo manierismo. Sembra che si sia recato a Roma, come testimonia una lettera del 10 maggio 1635 di suo padre Ascanio al governatore di Rieti.

Il secondo matrimonio nel 1638 con Margherita Oddi da Moricone prelude ad un'intensa campagna decorativa nei luoghi di culto di Subiaco. Ulteriori testimonianze dei suoi lavori si possono rintracciare a Montopoli Sabina (1645), a Subiaco (1646), a Rieti (1647) e a Farfa, dove si stabilì nel 1648 per decorare il refettorio dell'abbazia benedettina. Verso il 1655 il pittore sostò per la terza volta a Subiaco e successivamente tornò nella cittadina d'origine. Morì a Orvinio nel 1674.