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Ciclo agostiniano di Chieti

Agostino sul letto di morte

Morte di sant'Agostino

 

 

MICHELE CLERICI

1746-1751

Chieti, chiesa di sant'Agostino, cappella del Sacro Cuore di Gesù

 

Morte di sant'Agostino

 

 

 

In questa formella scolpita in altorilievo l'artista ha modellato le immagini con la tecnica a stucco. L'opera si trova nella Cappella del Sacro Cuore di Gesù ed ha una struttura rettangolare incorniciata dalle dimensioni di cm 43 per 110 di lunghezza.

La scena è piuttosto affollata di personaggi che si soffermano al capezzale di Agostino.

Il santo è disteso su letto, mentre alle sue spalle un angelo regge con le mani la mitra episcopale. Il bastone pastorale è ritto dietro le sue ali. Attorno al capezzale di Agostino si affollano quattro personaggi: un vescovo che con la mano destra accenna una benedizione, un giovane con gli abiti monacali e una donna anch'essa vestita con la tonaca agostiniana. Poco discosto sulla sinistra se ne sta seduto un giovane ragazzo che osserva la scena, la cui presenza potrebbe richiamare il celebre episodio leggendario dell'incontro di Agostino con un Bambino in riva al mare. Sulla sinistra l'ambiente si apre verso uno spazio più ampio con la presenza di alcuni elementi arborei che introducono ad un orizzonte naturalistico e bucolico.

 

La chiesa di sant'Agostino a Chieti venne ristrutturata nel Settecento e riccamente decorata a stucco da maestranze lombarde. Dopo l'attività di Girolamo Rizza da Veglio nei primi anni del Settecento i lavori si trascinarono per decenni tanto che nel 1731 venne firmata una convenzione tra i padri e Vittore Fontana per la ripresa dei lavori che erano stati interrotti per mancanza di finanziamenti. Ulteriori lavori furono eseguiti da Domenico Poma nel 1735-1736 e Michele Clerici dal 1746 al 1751. Quest'ultimo, architetto e stuccatore lombardo, fu molto attivo nella provincia di Chieti. Clerici apportò notevoli modifiche al progetto originario tra cui la più importante la realizzazione di una copertura a vela anziché a cupola. L'intera decorazione interna conferma l'eccezionale perizia plastica degli stuccatori lombardi. Di notevole resa pittorica appaiono tanto i pannelli illustranti i principali santi agostiniani, quanto il preziosissimo velario che copre tutta la volta con un fitto e minuto ricamo.

Michele Clerici arriva in Abruzzo verso la metà del Settecento e si afferma come stuccatore e architetto. Appartiene a un gruppo di artisti lombardi, tra cui di Giovan Battista Gianni e Giambattista Gamba, che seguono le orme del milanese Giambattista Ferradini che stuccò l'oratorio di Sant'Antonio dei Cavalieri de Nardis all'Aquila (1646-1687). Ercole Ferradini e Francesco Pozzi stuccarono la Cattedrale dell'Aquila nel 1662 e nel 1673 sotto il controllo di Francesco Bedeschini realizzarono la decorazione della Basilica di Collemaggio. Nel 1692 Loreto Ferradini decora con stucchi la chiesa di San Paolo dei Barnabiti all'Aquila, poi dopo il 1703 decora l'interno del complesso agostiniano di Sant'Amico. In Chieti altri lavori di Michele Clerici li troviamo in Santa Chiara dove collaborò con Carlo Piazzola e Girolamo Rizza.

In sant'Agostino a Michele Clerici va attribuita la realizzazione degli stucchi della Cappella della Madonna della cintura con il dossale inquadrato da arco a tutto sesto fiancheggiato da angeli reggi medaglione. Nell'archivolto si rinvengono decorazioni a stucco con motivi vegetali; due statue e altrettante figure di angeli sopra il loro capo addossati ai pilastri laterali. Al centro è stata collocata la pala di Donato Teodoro della Madonna della Cintura, mentre il coronamento è strutturato con architrave mistilineo su cui poggiano due angeli. Anche la cimasa presenta una decorazione figurata a stucco. L'intera struttura è arricchita da stucchi modellati e medaglioni che riproducono scene della vita di Agostino.

Nella cartella centrale, sopra il dipinto, si legge l'iscrizione sacra () SINT LUMB[...]/ ESTRI PRAECINTI/ [...]

Sempre a Clerici vanno attribuiti gli stucchi che si trovano nella Cappella di sant'Agata della medesima chiesa.