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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Settecento > ChietiCICLo AGOSTINIANo di Chieti
Interno della chiesa di S. Agostino a Chieti
MICHELE CLERICI
1746-1751
Chieti, chiesa di sant'Agostino
Durante l'età barocca la chiesa di sant'Agostino a Chieti è stata arricchita di stucchi, decorazioni e altorilievi che rappresentano scene della vita di Sant'Agostino e di altri santi dello stesso ordine, come Santa Rita da Cascia, Santa Monica, San Giovanni Buono. La decorazione filiforme delle superfici interne rivela la presenza di maestranze lombarde che hanno introdotto in Abruzzo nuovi sistemi decorativi sconosciuti a Napoli o a Roma ma ritrovati in alcune chiese a Penne, Città Sant'Angelo e Chieti. Anche la struttura degli altari presenta qualche particolarità con la definizione di una superficie flessa e movimentata. Allo stesso periodo appartiene il dipinto ad olio su tela raffigurante la Trasverberazione di S. Agostino collocato sul fondo dell'abside.
Lungo ogni lato della chiesa si trovano due altari ed una cappella. Sul primo altare della parete destra è un dipinto ad olio su tela del XVIII secolo, a firma di Romualdus Formosa pinxit. La tela rappresenta San Michele Arcangelo alato, circondato di angeli, mentre con una spada cerca di fronteggiare Satana. In basso, accanto ad un calice dal quale escono tre bisce è la scritta: "Estote prudentes sicut serpentes". Sul secondo altare è un'altra tela ad olio seicentesca, attribuita a Luca Giordano che raffigura il Transito di San Giuseppe. La composizione si presenta armonica e ben gestita: al centro è il santo morente sdraiato sul letto con a destra la Vergine e a sinistra il Redentore scalzo, mentre in alto putti e angeli completano la scena. Sulla parete sinistra nella cappella del Cristo morto e della Madonna Addolorata si conservano due statue settecentesche. Una raffigura il Cristo e l'altra l'Addolorata.
Sul secondo altare del lato sinistro una tela del XVIII secolo attribuita al pittore chietino Ludovico Teodoro raffigura la Madonna della Cintura nell'atto di consegnare la sacra cintura a Santa Monica. Sulla stessa parete c'è una statua della Madonna della Cintura di scuola napoletana del Settecento. Rispettando la tipica iconografia agostiniana di questo tema, l'artigiano ha raffigurato la Madonna che, con una cintura avvolta intorno alla vita, regge con la mano sinistra il Bambino, e con la destra una cintura rosso scuro.
La chiesa venne ristrutturata nel Settecento e riccamente decorata a stucco da maestranze lombarde. Vi lavorò Girolamo Rizza da Veglio nei primi anni del Settecento sul modello gesuitico adottato nelle chiese francescane di Atri, Piscina, Celano e Città Sant'Angelo e nella chiesa di San Marco a L'Aquila. I lavori si trascinarono per decenni tanto che nel 1731 si firmò una convenzione tra i padri e Vittore Fontana per la ripresa dei lavori interrotti dal medesimo per mancanza di un saldo. Ulteriori lavori furono eseguiti da Domenico Poma nel 1735-1736 e Michele Clerici dal 1746 al 1751. Quest'ultimo, architetto e stuccatore lombardo, fu molto attivo nella provincia di Chieti. Clerici apporta notevoli modifiche al progetto originario tra cui la più importante una copertura a vela anziché a cupola. L'intera decorazione interna conferma l'eccezionale perizia plastica degli stuccatori lombardi. Di notevole resa pittorica appaiono tanto i pannelli illustranti i principali santi agostiniani, quanto il preziosissimo velario che copre tutta la volta con un fitto e minuto ricamo.
Finalmente a metà Settecento i lavori possono dirsi conclusi perchè l'anno seguente viene eretto il portale in pietra come testimonia l'iscrizione sull'architrave: A. D. 1751, ad opera dell'Arciconfraternita della Cintura, come attestato dallo stemma in pietra raffigurante una cintura scolpito al di sopra della porta.
All'età barocca risalgono alcuni oggetti dell'arte orafa, crocifissi, reliquiari, ostensori, calici in argento, un candelabro ed un piatto da questua in ottone presenti all'interno della chiesa. Al Settecento appartiene un reliquiario in legno tinteggiato e dorato. All'interno del busto di San Filippo Neri è conservata una sua reliquia.
Accanto alla chiesa si trova il complesso dell'antico convento degli Agostiniani, la cui presenza in Chieti risale al 1316. Vi rimasero fino al 1866, quando venne decisa la soppressione degli ordini religiosi. Il convento venne trasformato in caserma militare e tale restò fino all'ultima guerra, fino a quando l'allora parroco don Antonio Iannucci, poi divenuto arcivescovo di Pescara. lo trasformò in asilo e ricreatorio per i bambini della parrocchia. Oggi è centro di rieducazione e di riabilitazione "Paolo VI".