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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Settecento > Scuola lisbonetaCICLo AGOSTINIANo di Coimbra
Monica consolata da un vescovo
SCUOLA LISBONETA
1730-1740
Coimbra, chiesa di santa Cruz
Monica consolata da un vescovo
L'episodio qui presentato appartiene alla scena più generale del Tolle lege, dove, a destra e a sinistra, l'artista ha voluto indicare avvenimenti importanti che hanno preceduto il momento della conversione di Agostino. A sinistra viene presentato l'episodio di Monica che si confida con un vescovo circa le difficoltà spirituali del figlio. Monica, preoccupata per la vita del figlio, decise di rivolgersi a un vescovo, pregandolo di incontrarlo per confutargli gli errori dottrinali. Costui però rifiutò invitando Monica a pregare e a fargli continuare gli studi per avvedersi dei suoi errori.
E un altro responso mi hai dato a quell'epoca, che ora torna alla memoria (molte cose tralascio nella fretta di arrivare a ciò che più mi preme confessarti, e molte altre non le ricordo). Un responso, dunque, dato attraverso un tuo sacerdote, un vescovo allevato nella chiesa ed esperto dei tuoi libri. Quando quella donna lo pregò - come era solita fare con tutte le persone che le parevano adatte allo scopo - perché si degnasse di parlare con me e di confutare i miei errori e di distogliermi dalle male dottrine per insegnarmi quelle giuste, quello rifiutò, e saggiamente, come capii più tardi. Rispose infatti che ero ancora sordo a ogni insegnamento, perché tutto gonfio della novità di quell'eresia, e con le mie sottigliezze avevo già messo in agitazione parecchi sprovveduti, come aveva saputo da lei.
"Ma," disse, "lascialo stare dov'è. Prega soltanto il Signore per lui. Troverà da solo, leggendo, che errore sia quello e quanto grande la sua empietà". Poi le raccontò come anche lui da ragazzino fosse stato affidato ai Manichei da sua madre, che ne era rimasta affascinata, e disse che non solo aveva letto quasi tutti i loro libri, ma se li era anche trascritti, e mentre lo faceva gli si era reso evidente, senza che nessuno discutesse con lui e cercasse di convincerlo, che bisognava fuggirla, quella setta. E così aveva fatto. Ma lei nonostante queste parole non voleva rassegnarsi e insisteva, con implorazioni e lacrime sempre più abbondanti, perché mi vedesse e parlasse con me: e quello, che ormai non ne poteva più, concluse: "Lasciami in pace e continua a vivere così, non è possibile che il figlio di tante lacrime perisca".
Parole che ella, nelle nostre conversazioni, ricordava spesso di aver accolto come se fossero risuonate dal cielo.
AGOSTINO, Confessioni 3, 12, 21
PHILIPPE DE HARVENGT, Vita beati Augustini, 4
JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea
Non è noto chi fosse quel vescovo. Papini nella sua celebre opera "Sant'Agostino", considerando che a quell'epoca Tagaste non era sede episcopale, propone il vescovo della sede più vicina e cioè Madaura. In tal caso dovremmo riconoscere in Antigono il vescovo consultato da Monica. Antigono intervenne nel 349 al Concilio di Cartagine dove si lamentò della slealtà di Optanzio. Chiunque fosse non era certo un apostolo molto coraggioso perchè ostinatamente si rifiutò di incontrare Agostino. Egli sapeva, racconta Agostino, che costui aveva messo a mal partito nelle zuffe verbali parecchia gente e pensò che in quel primo il bollore non fosse conveniente affrontarlo. Eppoi Antigono aveva una sua molto comoda teoria circa il Manicheismo, non certo condivisa da Agostino cristiano. Diceva a Monica che egli pure da giovane era stato manicheo ma che con il tempo, senza bisogni di aiuto, si era convinto della falsità di quella setta e che lo stesso sarebbe accaduto ad Agostino. Questo metodo passivo del prudentissimo, troppo prudente vescovo, non andava a genio a Monica che tornava sempre a pregarlo, inframmezzando le suppliche con grandi scoppi di pianto. Ma il vescovo perdurò nel suo rifiuto.