Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Trecento: Bartolo di Fredi

CICLo AGOSTINIANo a Montalcino

Agostino ascolta a Milano le prediche di Ambrogio

Agostino ascolta a Milano le prediche di Ambrogio

 

 

BARTOLO DI FREDI

1384-1388

Montalcino, chiesa di S. Agostino

 

Agostino ascolta a Milano le prediche di Ambrogio

 

 

 

Nella scena dipinta da Bartolo scopriamo una struttura simmetrica con al centro un personaggio assiso su un trono ed ai suoi lati, a destra e a sinistra, un gruppo di persone che lo ascoltano. Più precisamente c'è un gruppo di uomini a sinistra e un gruppo di donne a destra. Tra quest'ultime si nota la presenza di Monica, con una aureola in testa, che partecipa all'evento. La sua presenza esclude che si tratti di Agostino mentre insegna retorica a Roma, Cartagine o Milano. Siccome la lunetta successiva illustra la scena del battesimo è più probabile che il frescante abbia qui voluto raffigurare le predicazioni di Ambrogio, cui partecipava il popolo cristiano di Milano e fra questi Monica e sant'Agostino.

Purtroppo il cattivo stato di conservazione dell'affresco non permette di riconoscere con precisione la figura di Agostino.

 

Frequentavo assiduamente le sue prediche pubbliche, non però mosso dalla giusta intenzione: volevo piuttosto sincerarmi se la sua eloquenza meritava la fama di cui godeva, ovvero ne era superiore o inferiore. Stavo attento, sospeso alle sue parole, ma non m'interessavo al contenuto, anzi lo disdegnavo. La soavità della sua parola m'incantava. Era più dotta, ma meno gioviale e carezzevole di quella di Fausto quanto alla forma; quanto alla sostanza però, nessun paragone era possibile.

AGOSTINO, Confessioni 5, 13, 23

 

 

Bartolo di Fredi

Bartolo di Fredi fu un pittore italiano attivo nella seconda metà del secolo XIV (Siena 1330 circa - San Gimignano 1410), uno dei più operosi del tempo. Ma le sue numerose opere svelano l'intrinseca debolezza del suo linguaggio artistico, ridotto a una sigla eclettica, derivata da Simone Martini, dai Lorenzetti e da Niccolò Tegliacci, di cui forse fu scolaro. Il primo documento che lo ricorda è del 1353, associato con Andrea Vanni.