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PITTORI: Bergognone

Sant'Agostino vescovo nel Polittico della Pentecoste

Sant'Agostino vescovo nel Polittico della Pentecoste

 

 

AMBROGIO DA FOSSANO detto il BERGOGNONE

1508-1512

Bergamo, chiesa di Santo Spirito

 

Sant'Agostino vescovo e il bambino sulla spiaggia nel Polittico della Pentecoste

 

 

 

Ambrogio da Fossano detto il Bergognone è l'autore di questo sant'Agostino, particolare del cosiddetto Polittico della Pentecoste che realizzò per la chiesa della Pentecoste a Bergamo fra il 1508 e il 1512. Dipinto con la tecnica a tempera su tavola l'opera misura cm 143x53. L'opera mostra una evoluzione nello stile artistico del Bergognone con l'utilizzo di colori più caldi e una piena acquisizione dello scorcio prospettico. Ordinata da Domenico Tassi nel 1508 e consegnato nel 1512 il famoso polittico rappresenta la più importante testimonianza della cultura artistica milanese a Bergamo, prima dell'arrivo del Lotto e degli altri veneziani.

Agostino è stato raffigurato come vescovo, con un ricco piviale. Con la mano destra accenna a una benedizione, mentre con la sinistra tiene il bastone pastorale. Entrambe le mani portano dei guanti bianchi. In testa porta la mitra ed un'aureola cerchia la testa.

Sullo sfondo si vede una marina, sulla cui spiaggia si riesce a notare un bambino che gioca. E' evidente il riferimento all'episodio leggendario dove Agostino incontra un Bambino sulla spiaggia che cerca di versare tutta l'acqua del mare in una buca che ha scavato con un cucchiaio. Alla domanda di Agostino, che chiede cosa stia facendo, il bambino risponde che vuole riempire la buca con l'acqua del mare.

Agostino gli obietta che non è possibile, al che il bambino gli fa presente che neppure lui può sperare di comprendere il Mistero della Trinità perché la sua mente non può contenere l'infinità di Dio.

La scena è ripresa nella iconografia agostiniana più volte dal medioevo in poi come simbolo della ricerca del Mistero trinitario da parte di Agostino.

 

 

Ambrogio da Fossano detto il Bergognone (1450-1522)

Di formazione foppesca, anche se ne ingentilisce i modi, Bergognone riprende dalla cultura fiamminga, giuntagli attraverso la Liguria, sia gli stilemi iconografici quanto l'uso della luce e degli ariosi paesaggi. Alla fine degli anni ottanta venne influenzato dall'opera sia di Leonardo che, soprattutto, di Bramante. I suoi paesaggi preludono ai pittori realistici bresciani nel Cinquecento, mentre il pietismo dei soggetti religiosi lo si ritrova sia nei leonardeschi lombardi sia in tanta pittura tarda manieristica. Molti pittori furono suoi allievi e seguaci, tra i quali si distinse Bernardino Lanzani di San Colombano al Lambro.

Risalgono agli anni giovanili anche le sue prime due pale con Madonna e Santi dal respiro monumentale, dipinte per il protonotario apostolico Calegrani, originario di Arona: la prima (1484) si trova ancora alla Collegiata dei SS. Gratiniano e Felino ad Arona, sua collocazione originaria, mentre la seconda (realizzata nel 1488 per la chiesa di San Pietro in Ciel d'Oro a Pavia) è oggi alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano.

Tra il 1488 e il 1495 Bergognone fu attivo nella fabbrica della Certosa di Pavia, dove realizzò, oltre ad un gran numero di affreschi, ben nove pale d'altare (ne rimangono sei, tre in loco, due alla National Gallery di Londra e una a Poznan). Ancora in loco sono oggi la Crocifissione (firmata e datata 1490), i pannelli con i Dottori della Chiesa, le monumentali pale di Sant'Ambrogio (1490) e San Siro (1491). Proprio confrontando questi ultimi due dipinti si nota, tra il 1490 e il 1491, un cambiamento nello stile di Bergognone, che si fa più monumentale ed attento allo spazio prospettico, seguendo la lezione di Bramante.

L'ultimo periodo di attività dell'artista si inaugura con un breve ritorno alla Certosa di Pavia (1514), dove affresca una delicata Madonna del Latte nella volta del refettorio, decorando le lunette dello stesso ambiente con figure di apostoli a mezzo busto. Fra le ultime opere ricordiamo i Santi Rocco e Sebastiano (oggi in una collezione privata a Milano) e i monumentali affreschi nella sala capitolare di Santa Maria della Passione sempre a Milano (1514-1518), uno dei capolavori tardi del maestro. Nel 1518 affresca una cappella di San Pietro in Gessate con il Funerale di S. Martino. Del 1522 è invece l'Incoronazione della Vergine, conservata a Brera ma proveniente da Nerviano.