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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Cinquecento: Ambrogio da FossanoPITTORI: Ambrogio da Fossano
Vergine in trono con Santi e devoto Calagrani
AMBROGIO DA FOSSANO detto il BERGOGNONE
1487
Arona, chiesa dei Santi Martiri Graziano e Felino, ex abbazia benedettina
Vergine in trono con Santi e devoto Calagrani
Il dipinto raffigura la Madonna in trono col Bambino tra i Santi Gerolamo, Gregorio, Agostino, Ambrogio e il donatore inginocchiato, a sinistra, e i Santi martiri Gratiniano, Felino, Fedele e Carpoforo, a destra. L'opera venne eseguita per l'altare maggiore della chiesa dell'Abbazia benedettina di Arona, dedicata ai Santi martiri Gratiniano e Felino: sono infatti raffigurati, sulla destra, i quattro martiri di Arona, le cui spoglie sono inumate in questa chiesa. Il committente dell'opera, in basso a sinistra, è con ogni probabilità Gerolamo Calagrani. Questi, nato a Ceva verso la metà del xv secolo, entrò al servizio del cardinale genovese Giovanni Antonio Cybo. L'elevazione al pontificato del Cybo, con il nome di Innocenzo VIII, il 29 agosto 1484, segnò la fortuna del Calagrani, che entrò a far parte della Curia romana. Innocenzo VIII 10 nominò il 12 settembre dello stesso anno suo cubiculario segreto, il 12 aprile 1485 subdiaconus partecipans, il 20 ottobre 1455 scrittore apostolico.
Alla corte di Innocenzo VIII egli ricoprì sempre un ruolo di grande importanza, partecipando attivamente alle cerimonie pontificie e alla vita politica. Con Bolla dell'11 luglio 1487 Innocenzo VIII diede in commenda la Badia di Arona a "Mons. Girolamo Calagrani Cherico di Pavia, Protonotario, e Suddiacono Appostolico, e suo familiare". L'ecclesiastico era succeduto come abate di Arona a Francesco De Eustachi di Pavia "Apostolicus decretorum doctor [ ... ] Apostolicus protonotarius, et Ducalis Consiliarus". In realtà sembra che il Calagrani abbia sempre risieduto a Roma in quegli anni: fu infatti Giacomo Gherardi da Volterra, nunzio apostolico presso il duca di Milano, a prendere possesso a suo nome dell' Abbazia il 5 febbraio 1488, alla presenza del Capitolo riunito sotto la cappella grande della nuova chiesa non ancora terminata, essendo stata già distrutta l'antica. Il 6 febbraio 1488 viene emanata una Bolla papale, nella quale si annuncia la traslazione delle spoglie dei santi martiri aronesi nel giugno seguente.
In realtà, a causa dei ritardi dei lavori per la ricostruzione della chiesa, la solenne cerimonia della traslazione delle reliquie avviene soltanto un anno più tardi: è ancora Giacomo da Volterra, provveditore dell'Abbazia in nome e per conto del Calagrani, ad assistere il 2 giugno 1489 alla solenne cerimonia della ricognizione e della traslazione delle spoglie dei Santi Gratiniano e Felino in un'urna che viene collocata nell'altare maggiore della chiesa; e dei Santi Carpoforo e Fedele in un nuovo altare situato sulla parete destra della cappella maggiore. La cerimonia è ricordata anche nella lastra marmorea proveniente dall'arca dei Santi Gratiniano e Felino.
La riedificazione delle strutture murarie della chiesa è dunque terminata soltanto in questo momento. Lo stesso donatore raffigurato nella pala di Arona compare, vestito con i medesimi abiti ecclesiastici, in un'altra ancona del Bergognone, oggi conservata alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano. Questo dipinto si trovava, negli anni Settanta del Settecento, nella sagrestia della chiesa di San Pietro in Ciel d'Oro a Pavia. Come ha proposto però Roberta Battaglia, sulla base dell'analisi iconografica, l'opera sarebbe stata realizzata in origine per la chiesa pavese di Sant'Epifanio, officiata dai Canonici regolari di Sant' Agostino, che si trasferirono in San Pietro in Ciel d'Oro nel 1773, quando il loro tempio venne soppresso. Non si hanno purtroppo notizie precise sul ruolo e sulle cariche ufficiali assunti a Pavia dal Calagrani, che i documenti e la lapide di Arona definiscono "clericus Papiensis".
E' probabile però che la sua attività pavese debba essere precedente all'elevazione al soglio pontificio di Innocenzo VIII, il 29 agosto 1484, dato che la sua biografia posteriore a questa data, quando egli diviene un membro autorevole della Curia papale, è ricostruita con notevole precisione e non registra rapporti con la città di Pavia. Va anche detto, d'altra parte, che la medaglia commemorativa dello stesso Calagrani mostra un volto abbastanza differente da quello raffigurato nelle pale di Arona e dell'Ambrosiana. Le due ancone dell'Ambrosiana e di Arona mostrano una composizione assai simile. A destra della Vergine con il Bambino sono raffigurati i Quattro Dottori della Chiesa e il donatore; quest'ultimo sembra avere una particolare devozione nei confronti dei Santi Gerolamo e Agostino: in entrambe le tavole, infatti, Gerolamo, il santo di cui il Calagrani porta il nome, gli tiene la mano sul capo, in segno di protezione, mentre Agostino è collocato immediatamente dietro il devoto inginocchiato; nel retablo aronese il vescovo di Ippona gli tiene addirittura una mano sulla spalla. Ciò potrebbe significare che il Calagrani, se è di lui che si tratta, aveva avuto dei rapporti con l'Ordine agostiniano, al quale del resto appartenevano le chiese pavesi di Sant'Epifanio e di San Pietro in Ciel d'Oro, da cui proviene la tavola conservata all'Ambrosiana.
Una certa distanza stilistica separa le due ancone: quella pavese, in cui assume un grande rilievo la monumentale architettura architravata, è probabilmente più antica, come si vede nelle figure allungate ed eleganti dei santi, di sapore ancora cortese, e nei volti accentuatamente ovali. La pala dei Santi Gratiniano e Felino di Arona (che con ogni probabilità era completata dalla lunetta con i Santi Paolo Eremita e Antonio Abate che spezzano il pane sotto la palma, conservata fino ad anni recenti nella sagrestia della stessa chiesa) viene commissionata dopo il luglio 1487, quando il Calagrani è nominato abate commendatario di Arona, e forse anche prima del 5 febbraio 1488, quando entra effettivamente in carica: infatti nella Bolla papale del 6 febbraio 1488, già citata, si dice che il sarcofago marmoreo, che il prelato aveva fatto preparare per accogliere i corpi dei Santi Gratiniano e Felino, era già stato scolpito: dunque l'arredo dell'altare maggiore era stato progettato diversi mesi prima.
L'esecuzione del dipinto deve essere quindi situata tra la fine del 1487 e, probabilmente, gli ultimi mesi dell'anno seguente, prima dell'inizio dell'attività del Bergognone alla Certosa di Pavia.
Ambrogio da Fossano detto il Bergognone (1450-1522)
Di formazione foppesca, anche se ne ingentilisce i modi, Bergognone riprende dalla cultura fiamminga, giuntagli attraverso la Liguria, sia gli stilemi iconografici quanto l'uso della luce e degli ariosi paesaggi. Alla fine degli anni ottanta venne influenzato dall'opera sia di Leonardo che, soprattutto, di Bramante. I suoi paesaggi preludono ai pittori realistici bresciani nel Cinquecento, mentre il pietismo dei soggetti religiosi lo si ritrova sia nei leonardeschi lombardi sia in tanta pittura tarda manieristica. Molti pittori furono suoi allievi e seguaci, tra i quali si distinse Bernardino Lanzani di San Colombano al Lambro.
Risalgono agli anni giovanili anche le sue prime due pale con Madonna e Santi dal respiro monumentale, dipinte per il protonotario apostolico Calegrani, originario di Arona: la prima (1484) si trova ancora alla Collegiata dei SS. Gratiniano e Felino ad Arona, sua collocazione originaria, mentre la seconda (realizzata nel 1488 per la chiesa di San Pietro in Ciel d'Oro a Pavia) è oggi alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano.
Tra il 1488 e il 1495 Bergognone fu attivo nella fabbrica della Certosa di Pavia, dove realizzò, oltre ad un gran numero di affreschi, ben nove pale d'altare (ne rimangono sei, tre in loco, due alla National Gallery di Londra e una a Poznan). Ancora in loco sono oggi la Crocifissione (firmata e datata 1490), i pannelli con i Dottori della Chiesa, le monumentali pale di Sant'Ambrogio (1490) e San Siro (1491). Proprio confrontando questi ultimi due dipinti si nota, tra il 1490 e il 1491, un cambiamento nello stile di Bergognone, che si fa più monumentale ed attento allo spazio prospettico, seguendo la lezione di Bramante.
L'ultimo periodo di attività dell'artista si inaugura con un breve ritorno alla Certosa di Pavia (1514), dove affresca una delicata Madonna del Latte nella volta del refettorio, decorando le lunette dello stesso ambiente con figure di apostoli a mezzo busto. Fra le ultime opere ricordiamo i Santi Rocco e Sebastiano (oggi in una collezione privata a Milano) e i monumentali affreschi nella sala capitolare di Santa Maria della Passione sempre a Milano (1514-1518), uno dei capolavori tardi del maestro. Nel 1518 affresca una cappella di San Pietro in Gessate con il Funerale di S. Martino. Del 1522 è invece l'Incoronazione della Vergine, conservata a Brera ma proveniente da Nerviano.