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PITTORI: Ambrogio da Fossano

Agostino e donatore, particolare di Ambrogio da Fossano detto il Bergognone

Agostino e donatore, particolare

 

 

AMBROGIO DA FOSSANO detto il BERGOGNONE

1494

Parigi, Museo del Louvre

 

Agostino e donatore

 

 

 

Espressiva, severa, austera è l'immagine di Agostino che ci propone il Bergognone in un dipinto oggi conservato al Louvre di Parigi, dove accompagna un donatore. L'opera (probabilmente dipinta nel 1494), trasportata dalla tavola in legno su tela, misura 1,50 m. x 0,65 m. ed è la parte sinistra di una grande Pala che fu smembrata in tre pannelli distinti in un'epoca imprecisata. Dalla stessa composizione derivano la Presentazione al Tempio e San Pietro Martire con una donatrice inginocchiata. Un recente restauro ha rivelato la presenza sulla destra di un vestito giallo e verde che corrisponde a quello di san Giuseppe nella Presentazione al Tempio. L'opera è stata acquisita dal Louvre nel 1889.

Il Bergognone si cimenterà ancora con sant'Agostino in due scomparti di una predella, oggi alla Galleria Sabauda di Torino, e in altri due quadri: uno presso la Certosa di Pavia e l'altro in dipinto conservato nel Museo di questa stessa Chiesa. L'opera del Bergognone raggiunge la maturità nei dipinti cinquecenteschi, allorché ravviva i suoi toni e rinvigorisce le ombre.

Ambrogio da Fossano, nacque forse a Milano verso il 1450 da una famiglia proveniente dal cuneese. Iscritto dal 1481 nei registri dei pittori milanesi, la sua arte, severa e pia, muove dalla lezione del Foppa. Dal 1490, per cinque anni, opera insieme al fratello Bernardino alla Certosa di Pavia. Lavora anche in S. Maria della Passione. La sua attività raggiunge la maturità nei dipinti cinquecenteschi, allorché ravviva i suoi toni e rinvigorisce le ombre. Muore forse nel 1522 questo artista che taluni hanno voluto chiamare l'Angelico della Lombardia.

 

Qualche volta Agostino viene presentato assieme a devoti o fedeli: si tratta di raffigurazioni votive in cui il committente desidera mettere in risalto la sua particolare devozione al santo secondo una consuetudine cara alla mentalità medioevale. La devozione ai santi è antichissima nella Chiesa; le sue radici affondano nel culto familiare dei defunti presente in tutti i popoli, anche ai nostri giorni. La Chiesa infatti riporta il legame familiare, fondato sui vincoli del sangue, alla dimensione della nuova Famiglia dei figli di Dio, rinati attraverso il sacramento del battesimo. Nasce da qui l'uso di riunirsi a pregare presso le tombe dei defunti, specialmente perché i primi morti cristiani furono i martiri Stefano e Giacomo. Non si trattò quindi soltanto di fratelli nella fede, ma di fratelli morti per la fede.

Il santo è spesso un modello da imitare, una vita che in modo eloquente incarna i valori del vangelo.

 

 

Ambrogio da Fossano detto il Bergognone (1450-1522)

Di formazione foppesca, anche se ne ingentilisce i modi, Bergognone riprende dalla cultura fiamminga, giuntagli attraverso la Liguria, sia gli stilemi iconografici quanto l'uso della luce e degli ariosi paesaggi. Alla fine degli anni ottanta venne influenzato dall'opera sia di Leonardo che, soprattutto, di Bramante. I suoi paesaggi preludono ai pittori realistici bresciani nel Cinquecento, mentre il pietismo dei soggetti religiosi lo si ritrova sia nei leonardeschi lombardi sia in tanta pittura tarda manieristica. Molti pittori furono suoi allievi e seguaci, tra i quali si distinse Bernardino Lanzani di San Colombano al Lambro.

Risalgono agli anni giovanili anche le sue prime due pale con Madonna e Santi dal respiro monumentale, dipinte per il protonotario apostolico Calegrani, originario di Arona: la prima (1484) si trova ancora alla Collegiata dei SS. Gratiniano e Felino ad Arona, sua collocazione originaria, mentre la seconda (realizzata nel 1488 per la chiesa di San Pietro in Ciel d'Oro a Pavia) è oggi alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano.

Tra il 1488 e il 1495 Bergognone fu attivo nella fabbrica della Certosa di Pavia, dove realizzò, oltre ad un gran numero di affreschi, ben nove pale d'altare (ne rimangono sei, tre in loco, due alla National Gallery di Londra e una a Poznan). Ancora in loco sono oggi la Crocifissione (firmata e datata 1490), i pannelli con i Dottori della Chiesa, le monumentali pale di Sant'Ambrogio (1490) e San Siro (1491). Proprio confrontando questi ultimi due dipinti si nota, tra il 1490 e il 1491, un cambiamento nello stile di Bergognone, che si fa più monumentale ed attento allo spazio prospettico, seguendo la lezione di Bramante.

L'ultimo periodo di attività dell'artista si inaugura con un breve ritorno alla Certosa di Pavia (1514), dove affresca una delicata Madonna del Latte nella volta del refettorio, decorando le lunette dello stesso ambiente con figure di apostoli a mezzo busto. Fra le ultime opere ricordiamo i Santi Rocco e Sebastiano (oggi in una collezione privata a Milano) e i monumentali affreschi nella sala capitolare di Santa Maria della Passione sempre a Milano (1514-1518), uno dei capolavori tardi del maestro. Nel 1518 affresca una cappella di San Pietro in Gessate con il Funerale di S. Martino. Del 1522 è invece l'Incoronazione della Vergine, conservata a Brera ma proveniente da Nerviano.