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PITTORI: Antonio Boselli

Sant'Agostino e sant'Ambrogio

Sant'Agostino e sant'Ambrogio

 

 

BOSELLI ANTONIO

1500-1510

Bergamo, chiesa di san Michele al Pozzo Bianco

 

Sant'Agostino e sant'Ambrogio

 

 

 

L'affresco conservato nella chiesa di san Michele a Bergamo fu affrescato da Antonio Boselli o da un pittore della sua bottega. L'opera raffigura Cristo in pietà e i dottori della chiesa con Sant'Ambrogio, Sant'Agostino, San Gregorio e San Nicola di Bari, di cui nell'immagine si può osservare la figura di Agostino e di Ambrogio. la scritta alla base dello scrittoio specifica i due Dottori: S. AMBROXIUS a sinistra e S. AGVSTINVS a destra. Entrambi sono stati raffigurati come persone vegliarde, dalla folta barba bianca, vestite da vescovi, con la mitra in testa, intenti a scrivere.

E' interessante notare che Ambrogio porta un paio di occhiali, un particolare che appare anche in altre sue rappresentazioni quattrocentesche e contemporanee. Il dipinto è collocato all'interno di un ciclo di affreschi che si trova nella cappella di San Girolamo nella cripta della chiesa. L'affresco misura cm 150 di lunghezza e si trova in uno stato di conservazione discreto. Lo stesso artista fu attivo nella chiesa di San Michele dipingendo altri affreschi nel presbiterio e nella cripta.

I primi documenti relativi a questa chiesa risalgono al 774 nel "testamento di Taidone", conservato in Biblioteca, dove sono riportati tutti i lasciti che questo nobile longobardo destinò alle varie chiese della città, tra le quali la "Basilica di S. Arcangelo Michele fuori le mura della città di Bergamo". La scoperta di una lapide dedicata a Vulcano nelle vicinanze fa supporre la preesistenza di un tempio pagano, su cui venne edificata la chiesa originaria, che coinciderebbe con l'attuale cripta o "scurolo".

La consacrazione della chiesa avvenne nell'801 ad opera del Vescovo di Reims e in vari documenti del 905 si trova anche l'appellativo "del Pozzo Bianco".

La chiesa è a pianta rettangolare e la navata è divisa in tre campate da due ampi arconi ogivali quattrocenteschi: l'interno, dall'aspetto quattrocentesco, presenta le pareti rivestite da affreschi del 1440 e altri più antichi, di gusto bizantineggiante, sono stati riscoperti nel 1942.

Una scala parallela, ora scomparsa, collegava alla cripta anche la seconda campata di destra, dove fino al 1901 si trovava l'altare barocco ora nello scurolo. Scendendo la scala della seconda campata di sinistra si accede allo scurolo dedicato a san Cristoforo, che era solennemente festeggiato il 7 gennaio di ogni anno, almeno fino ai primi decenni del Novecento.

Fra gli affreschi conservati in questo luogo, interessanti in veste iconografica agostiniana sono quelli della fine del Quattrocento in onore di san Girolamo, dottore della Chiesa, che troneggia nella parete di fondo seduto in cattedra. Indossa l'abito cardinalizio, anche se in realtà il santo rifiutò il titolo di cardinale. La volta a botte è affrescata completamente; al centro si legge un Cristo sul sepolcro e, alla base, gli altri tre grandi santi dottori della Chiesa, Ambrogio, Agostino, Gregorio, cui è stato aggiunto san Nicola da Bari. Sulle pareti laterali troviamo, di diverso autore, scene della vita di Girolamo: il santo nel deserto, una tentazione e una religiosa inginocchiata davanti a un altare su cui è posto un quadro del Santo.

Agostino è stato affrescato di fronte ad Ambrogio mentre è intento a scrivere su un libro con una penna d'oca. Con la mano sinistra si appoggia allo scranno inclinato su cui sta scrivendo con molta attenzione come si evince dallo sguardo premuroso con cui osserva il lavoro che sta svolgendo. Il santo, vestito da vescovo, ha la mitra in testa e il nimbo che gli avvolge il capo. Il viso emaciato, con una folta barba bianca che gli copre le guance, esprime tutta la ricchezza interiore di Agostino e nello stesso tempo rivela tutto il carico di anni che lo accompagna.

Agostino viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.

Il primo a parlare di Agostino come Dottore della Chiesa fu Beda il Venerabile che lo elencò assieme ai santi Gerolamo, Ambrogio e Gregorio papa in un suo scritto dell'VIII secolo. Questo elenco fu approvato il 24 settembre 1294 con lettera di conferma liturgica di papa Bonifacio VIII stilata ad Anagni.