Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Cinquecento: Maestro piacentino

PITTORI: Maestro piacentino

Agostino scrive libri e trattati

Agostino scrive libri e trattati

 

 

MAESTRO PIACENTINO

1560-1590

Bobbio, località sconosciuta

 

Agostino scrive libri e trattati

 

 

 

L'opera è una copia ben riuscita di un lavoro del Pordenone che raffigura sant'Agostino in cattedra mentre scrive trattati.

Il dipinto realizzato con la tecnica ad olio su tela misura cm 270x170 ed è stato realizzato da un anonimo pittore che lavorava in una bottega piacentina. Il pittore ha dipinto una iscrizione sacra su un libro del seguente tenore: liber decimus/ [...]/ Sic Itaq divine pro/ [...] placuit ordi/ [...] e in lettere corsive una ulteriore iscrizione sacra recita: Ave/ qp/ ecq/ cu/ tis/ fidel/ ex eo/ tras[...]/ mu [...]/ [...]/ fu sep/ Osea/ pfo[...].

 

Una copia della stessa opera è conservata sotto forma di disegno a Parigi al Museo del Louvre.

L'originale si trova a Campagna nella Basilica di Santa Maria: all'ingresso della chiesa, nel primo braccio, si trovano due affreschi staccati. A sinistra si trova il sant'Agostino, che il Pordenone dipinse nel 1529-1530, raffigurato all'interno di un'armoniosa architettura classica, con un'edicola dorata che gli fa da sfondo. Questa scelta architettonica del Pordenone ha come effetto quello di rendere monumentale la figura di Agostino, sottolineando il suo lavoro di teologo. La sua veste di Dottore della chiesa è sottolineata con vigore dalla presenza di cinque putti che reggono i volumi delle sue opere. La loro presenza contribuisce ad alleggerire e a rendere più briosa la figura corrucciata e quasi altera del santo.

 

 

Giovanni Antonio de' Sacchis

Più noto con il soprannome di Pordenone, Giovanni de' Sacchis nacque a Pordenone nel 1484. È considerato il più grande pittore friulano del Rinascimento. Dopo aver conosciuto l'arte romana di Raffaello e Michelangelo, il suo stile si orientò verso un personale equilibrio tra ricordi classici e citazioni narrative di indole popolare. Ricordato da Vasari, venne definito: "il più raro e celebre [...] nell'invenzione delle storie, nel disegno, nella bravura, nella pratica de' colori, nel lavoro a fresco, nella velocità, nel rilievo grande et in ogni altra cosa delle nostre arti". La sua formazione, secondo il Vasari, avvenne sotto l'influsso del Giorgione e quasi sicuramente, agli esordi della sua attività, venne influenzato da Andrea Mantegna, dalle incisioni del Dürer e di altri artisti nordici. Nel 1514-1515 risiedette a Roma, dove conobbe l'opera di Raffaello e Michelangelo. Lavorò in vari paesi del Friuli, in Umbria, nei possedimenti dei d'Alviano, signori di Pordenone, a Venezia e in Emilia, tra il 1529-1530. Nel 1532 si trasferì a Genova. Verso il 1530 conobbe Tiziano: l'opera di quest'ultimo prese il sopravvento nell'ambiente artistico lagunare, emarginandolo il Pordenone. Costui morì a Ferrara nel 1539, in circostanze misteriose, dove si era recato per fornire disegni per arazzi su commissione di Ercole II d'Este.