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PITTORI: De Sacchis Giovanni Antonio

Sant'Agostino in trono indica i suoi libri

Sant'Agostino in trono indica i suoi libri

 

 

DE SACCHIS GIOVANNI ANTONIO

1530-1540

Parigi, Museo del Louvre, Fondo Disegni

 

Sant'Agostino in trono indica i suoi libri

 

 

 

Questo disegno, che si trova al Museo del Louvre di Parigi nel Fondo dei Disegni e della miniature di Piccolo formato, è una copia di un'opera di Giovanni Antonio de Sacchis noto anche con il soprannome di Pordenone.

Questo disegno  prodotto dalla scuola veneta presenta come soggetto la figura di sant'Agostino assiso in trono mentre pone le sue mani su due libri aperti che sono sorretti da angeli.

Il santo, dall'espressione del viso aspra e penetrante, ha entrambe le braccia allargate e con le due mani indica con forza due brani che si trovano su una pagina di un libro aperto. Un altro angioletto, a destra, regge un voluminoso libro, che però è chiuso da nastri. Cinque sono i ragazzi dall'aspetto di angioletti che rallegrano la scena rendendola dinamica nello sviluppo della narrazione. Un angioletto sullo sfondo regge il bastone pastorale. Agostino, dalla intensa espressione emotiva, ha un viso segnato dal tempo e una foltissima barba riccioluta che gli scende fin sul petto.

 

 

 

Giovanni Antonio de' Sacchis

Più noto con il soprannome di Pordenone, Giovanni de' Sacchis nacque a Pordenone nel 1484. È considerato il più grande pittore friulano del Rinascimento. Dopo aver conosciuto l'arte romana di Raffaello e Michelangelo, il suo stile si orientò verso un personale equilibrio tra ricordi classici e citazioni narrative di indole popolare. Ricordato da Vasari, venne definito: "il più raro e celebre [...] nell'invenzione delle storie, nel disegno, nella bravura, nella pratica de' colori, nel lavoro a fresco, nella velocità, nel rilievo grande et in ogni altra cosa delle nostre arti". La sua formazione, secondo il Vasari, avvenne sotto l'influsso del Giorgione e quasi sicuramente, agli esordi della sua attività, venne influenzato da Andrea Mantegna, dalle incisioni del Dürer e di altri artisti nordici. Nel 1514-1515 risiedette a Roma, dove conobbe l'opera di Raffaello e Michelangelo. Lavorò in vari paesi del Friuli, in Umbria, nei possedimenti dei d'Alviano, signori di Pordenone, a Venezia e in Emilia, tra il 1529-1530. Nel 1532 si trasferì a Genova. Verso il 1530 conobbe Tiziano: l'opera di quest'ultimo prese il sopravvento nell'ambiente artistico lagunare, emarginandolo il Pordenone. Costui morì a Ferrara nel 1539, in circostanze misteriose, dove si era recato per fornire disegni per arazzi su commissione di Ercole II d'Este.