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PITTORI: De Donati Bernardino

Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

 

 

DE DONATI BERNARDINO

1520-1524

Gravedona, Convento di S. Maria delle Grazie

 

Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

 

 

 

Questo dipinto che si trova nel convento agostiniano di santa Maria delle Grazie a Gravedona raffigura un episodio legato alla devozione agostiniana. L'affresco è stato realizzato da Bernardino De Donati che lavorò in convento e nella chiesa nel secondo decennio del Cinquecento.

L'affresco è di grandi dimensioni, misura 300 x 280 cm. ma si presenta mutilo. Ciò non impedisce di comprendere il significato del tema trattato. Nella fascia inferiore osserviamo un anziano Agostino con una lunga barba grigiastra che allarga le braccia, dalle cui mani in origine uscivano due cartigli. Un terso cartiglio probabilmente si sviluppava dalla sua testa fino al Bambino Gesù in grembo alla vergine. Il santo indossa l'abito nero dei monaci agostiniani e un piviale che in parte vi si sovrappone.

In una fascia superiore, sopra le nuvole, si osservano il Cristo legato ad una colonna in una fase del suo supplizio e, a destra, la vergine con il Bambino.

L'episodio narrato esplicita una leggenda che è nata probabilmente in Italia. Diversi pittori si sono ispirati ad essa la cui definizione trae spunto da passi delle meditazioni di Agostino: il santo è presentato innanzi al Cristo crocefisso ed alla Vergine, mentre, pregando, si domanda: "Hinc a vulnere pascor", e, volgendosi verso Maria, soggiunge: "Hinc lactor ab Ubere", concludendo: "Positus in medio quod me vertere nescio, Dicam ergo Jesu Maria miserere". Sembra che l'episodio prenda spunto da un passo della S. Aurelii Augustini Hipponensis episcopi et S. R. E. doctoris vita di Cornelius Lancelotz (1574-1622) O.S.A. edito ad Anversa nel 1616.

Lancillottus scrive, riportando parole apocrife di Agostino: "Positus in medio quo me vertam nescio. Hinc pascor a vulnere, hinc lactor ab ubere." La medesima scritta fu riportata da Francesco Francia e poi da Kartarius, un incisore nativo di Viterbo, che lavorò a Roma fra il 1560 e il 1570, nella sua stampa della Vita di Agostino edita nel 1570.

La prima immagine di Maria "Galactotrephousa" (così era chiamata in Oriente, mentre in Occidente veniva appellata come "Maria Lactans") è di origine copta e si trova in una cella monastica di Banit in Egitto e in una caverna eremitica del Monte Latmos in Asia minore (entrambi del sec. VI - VII) nonché a Roma in un frammento di scultura del secolo VI rinvenuto nel Cimitero di San Sebastiano. L'immagine paleocristiana della Virgo lactans, che nella rappresentazione del gesto materno per eccellenza evidenziava l'incarnazione del Cristo in una creatura terrena, fu recuperata nel secolo XII e incontrò enorme successo a partire dal XIII secolo, in coincidenza con la diffusione, promossa dai crociati, delle icone della Galactotrephousa che stimolò una fiorente produzione d'immagini devozionali sia nella pittura che nella scultura.

 

 

Bernardino De Donati

Bernardino apparteneva probabilmente a una famiglia di scultori, pittori e artigiani milanesi che operarono tra il 1480 e il 1530. Grazie alle documentazioni archivistiche conosciamo i nomi di Giovanni, che sappiamo ancora vivo il 24 gennaio 1484 ma che e già morto il 3 dicembre dello stesso anno. Non si hanno altre notizie di questo "magister", né si conoscono sue opere. Sono noti i figli Francesco, Giovanni Pietro., Giovanni Ambrogio e Ludovico. Francesco è citato per la prima volta a Pavia il 18 dicembre 1484.