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Santa Rita da Cascia con i suoi protettori Agostino,
San Nicola da Tolentino e san Giovanni Battista
LEO COPPENS
1960
Milano, Santuario agostiniano di santa Rita da Cascia
Santa Rita da Cascia con i suoi protettori sant'Agostino, San Nicola da Tolentino e san Giovanni Battista
Il mosaico rappresenta una scena (la terza) della vita di S. Rita cui è dedicato il Santuario agostiniano milanese. La scena mostra la santa in attesa di entrare nel monastero delle suore agostiniane di Cascia: mentre aspetta, si dedica alle opere di carità aiutando chi è più povero di lei. Sullo sfondo si vedono i suoi tre santi protettori, S. Nicola da Tolentino, Agostino e il Battista, che la introdurranno miracolosamente in monastero. Agostino in questa circostanza è raffigurato con i paramenti vescovili e regge sempre in mano il suo cuore fiammante.
Santa Rita è monaca agostiniana, nativa di Roccaporena (1381), che visse nel monastero di Cascia dove morì nel 1447. Di umilissime origini fu sposata a un uomo brutale contro sua volontà, che riuscì ad ammansire. Alla morte del marito e dei figli entrò fra le agostiniane di Cascia dove condusse una vita in santità. Fu beatificata nel 1627 e canonizzata nel 1900.
La sua agiografia è contrassegnata da alcuni miraocli:
Il miracolo delle api bianche: Rita era nata da pochi giorni quando accadde che le api, che ronzavano vicino al volto della neonata senza pungerla, furono scacciate da un mietitore che stava lavorando in un campo di grano vicino. Proprio la mano dell'uomo, feritasi con la falce, fu guarita dalle api bianche nel momento che vi si posarono sopra.
Il miracolo della vite: Rita era da poco arrivata nel Monastero quando la madre badessa la incaricò di innaffiare ogni giorno una pianta di vite ormai irrimediabilmente secca. Davanti a quello che poteva sembrare un compito assurdo, Rita piegò la testa con umiltà e con obbedienza lo eseguì fino a quando un giorno il tralcio di vite tornò a germogliare.
Il miracolo della spina: C'è qualcosa per cui valga la pena di vivere? La Santa trovò la risposta nella passione di Gesù: da patire, giorno per giorno, mese per mese, anno per anno. Per Rita nacque un grande desiderio: soffrire con Gesù crocifisso. Era entrata in Convento già provata dalla vita. Questo nuovo compito le diede nuovo coraggio. Meditare a lungo sulla passione del Signore. Piangere sulle piaghe aperte di Gesù. Era il 18 aprile 1442, venerdì santo, Rita mentre pregava dinanzi ad un Crocifisso affrescato in una parete del Convento. All'improvviso una spina si staccò dalla corona di Gesù e ferì profondamente Rita sulla fronte, dalla parte dell'occhio sinistro. Credette d'essere ferita a morte e cadde riversa per terra. Da quel momento, per quindici anni e fino al giorno della sua morte, la passione di Gesù ebbe anche nelle carni di Rita una dolorosa manifestazione.
Il miracolo avvenuto nel pellegrinaggio a Roma per l'Anno Santo 1450: Si racconta che la Madre badessa e le consorelle di Rita avessero deciso di recarsi a Roma in pellegrinaggio in occasione dell'Anno Santo del 1450. Rita fu inizialmente esclusa per la ferita della spina che ne fiaccava la salute. Ma ancora una volta le sue preghiere furono ascoltate: la ferita si richiuse e Rita fu in grado di partire e visitare così le tombe degli Apostoli, diretti testimoni della vita terrena di Cristo. Si narra che una volta giunte in prossimità di Roma le suore riposassero nella zona di Tor Bella Monaca. Pochi sanno che la borgata romana deve il suo nome alla bella suora che era quel giorno nel gruppo e che si riconosce in Santa Rita.
Il miracolo della rosa e dei fichi: Tornata dal pellegrinaggio romano, sulla fronte di Rita ricomparve la ferita della spina ed una nuova malattia la costrinse a passare gli ultimi quattro anni della sua vita nel letto della sua piccola cella. Era il gennaio del 1457 quando una sua cugina di Roccaporena, come faceva regolarmente, si recò a trovarla. Quel giorno Rita, prima di salutarla, le chiese di portarle una rosa e due fichi dal suo orto. Una richiesta che parve dettata da una mente in preda al delirio a causa del dolore. Ma con grande sorpresa, appena giunta nel piccolo borgo di Roccaporena, sommerso dalla neve, la cugina di Rita trovò realmente una rosa sbocciata e due fichi su un ramo senza foglie. Per Rita quei frutti e quel fiore furono l'ultimo contatto con il luogo dove era nata e dove era vissuta con il marito ed i figli.
Leo Coppens
Padre Coppens (nato a Volkel in Olanda nel 1909) all'epoca della realizzazione di queste opere a tematica agostiniana era Provinciale della Provincia Belga. Passando da Milano di ritorno dal Capitolo Generale di Roma ebbe l'intuizione di un grande ciclo per la chiesa di S. Rita.
Padre Leo Coppens nel 1959 partecipò a un concorso per rivestire con mosaici il catino dell'abside e dell'arco trionfale del Santuario agostiniano di santa Rita da Cascia a Milano. I suoi bozzetti furono preferiti per la efficacia del messaggio grafico che sapeva creare un'atmosfera spirituale squisitamente agostiniana.