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PITTORI: Giovanni Pietro da Cemmo

Sant'Agostino con in mano il testo della sua regola

Sant'Agostino con il testo della sua regola

 

 

GIOVANNI PIETRO DA CEMMO

1500-1507

Bergamo, Biblioteca Mai, Ordo manualis conventus sancti Augustini Cremae

 

Sant'Agostino e la sua regola

 

 

 

La miniatura che raffigura sant'Agostino è stata realizzata in una lettera iniziale C tratta dal manoscritto "Ordo manualis conventus sancti Augustini Cremae, al foglio 156v "Concede quesumus".

Questo manoscritto è di tipo membranaceo del secolo XVI ineunte, prodotto a Crema in scrittura gotica "de forma", cc. 227, 306x223x94 mm segnatura Cassaforte 2 3 (già Phi 6 5) conservato a Bergamo presso la Biblioteca Angelo Mai.

Il santo è stato raffigurato come vescovo con un bel piviale verdastro ricamato con gigli d'oro e con in testa la mitra circondata da un'aureola. Nella mano sinistra tiene fra le dita un sottile ed elegante bastone pastorale, mentre con la mano destra tiene ben stretto al petto un libro chiuso. Lo sfondo è un cielo stellato azzurro secondo i canoni estetici medioevali e tardo medioevali.

Agostino, come spesso capita nelle raffigurazioni iconografiche promosse dagli agostiniani, compare con la tonaca nera dei frati agostiniani sotto il piviale episcopale.

Questo particolare era curato con attenzione dei monaci di regola agostiniana che in tal modo desideravano evidenziare la loro stretta dipendenza da Agostino, che veniva considerato il loro vero e proprio fondatore, colui che aveva dettato, molti secoli innanzi, la regola professata dall'Ordine.

 

Come dichiarato nell'"incipit", questo Messale manuale di piccole dimensioni, venne scritto e miniato per il convento S. Agostino di Crema. Tra i codici sopravvissuti provenienti da quel convento, è il volume di maggior pregio. L'ornamentazione è di mano di un unico maestro, che è stato recentemente identificato in Giovanni Pietro da Cemmo, che alla più nota attività di affrescatore, ha affiancato anche quella di miniatore. Lo stile della decorazione tiene ampiamente conto dei maggiori testi del Rinascimento padano. Questo messale sembra posteriore agli Antifonari cremonesi scritti da Apollonio da Calvisano nel 1495 e quasi certamente va datato al periodo in cui venne decorato il refettorio del convento cremasco, che fu terminato nel 1507. Il genere di cantonali e/o di umboni, si manifesta frequentemente su Antifonari, Corali, Graduali e Salteri. L'ornamentazione su metallo costituita dall'agnello crucifero, dalla Madonna ed il Bambino – fregio notato in analoga foggia sulla contrograffa di una legatura presente nella stessa Biblioteca Mai -, e dal sole raggiato, sono analoghi a quelli presenti sul cuoio delle legature del tempo. Caratteristiche per le legature italiane coeve, le zigrinature che sono state realizzate nel metallo. La ricchezza ornamentale della ferramenta non è inusuale, come testimoniano due inedite legature coeve custodite nel Museo Diocesano di Brescia.