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PITTORI: Matteo di Giovanni

Sant'Agostino ha la visione di san Gerolamo a Chicago, Art Institute

Agostino ha la visione di san Gerolamo

 

 

MATTEO DI GIOVANNI

1476

Chicago, Art Institute

 

Agostino ha la visione di san Gerolamo

 

 

 

Questo pittore senese è menzionato verso il 1452. Muore nel 1495. Matteo di Giovanni ha raffigurato in questo pannello di una predella il sogno di Agostino che vede che vede, grazie all'intervento di san Gerolamo, il destino dei defunti del Purgatorio. La tavola  è conservata presso l'Art Institute di Chicago (già nella Collezione del visconte Allendale di Londra). Agostino indossa la tipica cocolla nera degli Agostiniani sotto i paramenti vescovili. In testa ha la mitra ed è intento nel suo studio a scrivere una lettera. In una arco dello studio gli appaiono i defunti mentre all'esterno dell'edificio un giovane monaco agostiniano osserva l'intera scena.

La scenografia piuttosto articolata in diversi episodi si svolge in un ambiente ricco di particolari dove prevalgono architetture classicheggianti di stile rinascimentale.

 

La leggenda viene riferita da Petrus Calo Clugiensis (il frate predicatore domenicano Petrus Calo de Clugia ossia da Chioggia) nel 1348 (Acta Sanctorum, settembre, VII, 423) e ripresa da Ludovicus de Angelis nel suo Libri VI de vita et laudibus S. Patris Aurelii Augustini Hipponensis episcopi et Ecclesiae doctoris eximii, pubblicato a Conimbricae nel 1612. Questo episodio si riferisce al contenuto di una lettera apocrifa in cui Agostino assicura di avere visto in sogno Gerolamo e san Giovanni Battista. Quest'ultimo gli spiega che la sua terza corona è quella del martirio: "Cogitas Augustine quid laudis debeas de Hieronymo in veritate proferre ... Sertum vero tertium, quod plus illo fero, aureola martyrii est ... Serta vero duo alia, quae habemus, aureolae sunt quae solum virginibus et doctoribus dantur, ut ab aliis discernantur." Il testo prosegue cercando di introdurre il senso della beatitudine celeste e riporta ancora: "Avide cogitans, qualis inesset animabus beatorum, qui cum Christo gaudent, gloriae et laetitiam quantitatis ... ut brevem scriberem epistolam sanctissimo Hieronymo destinandam, ut quidquid ex hoc sentiret, responderet ... cumque iam scribens salutatio-nis exordium Hieronymo praenotarem, ineffabile subito lumen nostris invisum temporibus nostrisque minime linguis declarandum cum ineffabili inauditaque odorum omnium fragrantia, cellulam, in qua stabam, intravit, hora iam completorii. Quo a me viso, stupore admirationeque commotus, animi et membrorum virtutes repente amisi. Nesciebam enim tunc quod dextera mirabilis Dei exaltasset servum suum, notas faciens in populis vitutes suas; nesciebam etenim quod Deus antiquae miserationis servuum suum fidelem a carnis immunditiis dissolvisset et tam sublimen ei in caelo sedem parasset ... Inter haec autem meis in me perstrepentibus cogitationibus quid hoc esset, de luce haec dicens verba vox emicuit: Augustine, Augustine, quid quaeris ? Putasne brevi immittere vasculo mare totum ?" PSEUDO AGOSTINO, Epistola ad Cyrillum Ierosolymitanum episcopum 33, 1126